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Autore: Malanova    04/05/2015    2 recensioni
Il regalo di compleanno più lungo che abbia mai fatto XD ... La San Fransokyo Istitute sta per gemellarsi con la Rush Accademy, una scuola di giovani talenti della tecnologia specializzata in mezzi di trasporto. Hiro farà conoscenza con la giovane e in versione adolescente Vanellope e ... Va be, per sapere come continua vi basta leggere ... Buona lettura!
P.S. Tanti auguri Auaura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiro Hamada, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hiro si richiuse la porta di servizio alle spalle mentre Vanellope si guardava in giro “Dove siamo?” domandò cercando di vedere attraverso la penombra. Lui fece un sorrisetto e disse “Qui siamo nel laboratorio privato di una delle prof della scuola …” “E questa qui è abituata a lavorare al buio?” “Certo che no … Siamo solo all’interno di uno dei magazzini … Wow!”. Il ragazzino tastò una lastra di metallo nero e mormorò “Una lastra di titanio nero! Questo metallo è considerato il più resistente al mondo! E qui ce ne sono almeno un milione di blocchi …”. Fece un passo indietro e mormorò “Deve centrare il progetto con il governo …”. Alzò lo sguardo ed esclamò “Guarda lassù! Che cosa sono?”. Al soffitto penzolavano degli oggetti lunghi un metro e mezzo e sottili. Le luci si accesero d’improvviso ed Hiro fu, al principio, spaventato ma poi vide che la ragazzina era affianco all’interruttore con un sopracciglio alzato “Pensavo che ti servisse un po’ di luce, genio”. Lui rispose con una smorfia divertita ed andò verso la scaletta di ferro che costeggiava sul muro, che conduceva su, dove le rampe di ferro costeggiavano attorno a quelle che sembravano altre lastre di metallo. Si arrampicò velocemente fino a poggiare i piedi su uno dei ponti. Si avvicinò pian piano, cercando di stare attento a dove metteva i piedi. Quando fu abbastanza vicino, però, divenne più audace. Tese le mani fino a toccare la lastra. Esse si accesero ed una serie di laser partì da un lato. Il ragazzo fece un piccolo salto ed esclamò “Ma queste … Sono ali! La professoressa Calhoun sta lavorando su dei robot!”.

Vanellope, nel sentire quel nome, fece un sussulto e domandò “Come? Hai detto Calhoun? Lei lavora qui ora?!?” “Si … La conosci?” ribatté Hiro guardando in basso e facendo un passo di lato. La rampa si mise a tremare ed si piegò improvvisamente su un lato. Il ragazzo scivolò con essa, sbatté sulla ringhiera e la scavalcò con una capriola, fino a cadere nel vuoto. “Hiro!” strillò la ragazzina sconvolta, poi chiuse gli occhi e gridò “Glich!”. Essa si teletrasportò a venti metri d’altezza, dove c’era il giovane, lo afferrò per un braccio e, ripetendo quella parola, entrambi si teletrasportarono a terra. Hiro la fissò sorpreso mentre lei lo lasciò andare ed evitava il suo sguardo “Come hai fatto?! Io … Tu … E’ stato pazzesco!”. Lei si voltò dall’altra parte, scossa dai tremori. “Hai un trasportatore di materia portatile? Non te l’ho visto addosso! L’hai ridotto fino ad farlo diventare grande come un orologio?”. Poi il ragazzo notò che ella stava singhiozzando. Lui divenne serio e mormorò “Vanellope … Che cos’hai?”. Lei si asciugò gli occhi con la manica della felpa e rispose “Io … Non ho nessun trasportatore … di materia … M- Ma … S- Sono io!”.

Lui la fissò sorpreso “T- Tu?” balbettò “I- In che senso? Non capisco …”. La ragazza tirò su con il naso e raccontò “Tre anni fa i miei genitori studiavano l’energia di alcuni fossili ritrovati nelle montagne della Svizzermania. Secondo alcuni studi; essi provenivano da uno spazio remoto, ancora più lontano di Plutone ed avevano proprietà strabilianti!”. Si voltò verso il ragazzo e continuò “Quell’energia la si poteva usare per curare le malattie oppure come nuova combustione per le macchine al posto della benzina ad impatto zero sull’ambiente! Insomma … Più si facevano ricerche su questi fossili, più si scoprivano nuovi componenti”. A quel punto i suoi occhi si incupirono “Io volevo partecipare agli studi a tutti i costi … Volevo contribuire alle loro ricerche così … Quel giorno entrai nella camera dove uno dei fossili era sottoposto al calore dei laser … Ed io volevo solo aumentarne il calore del 1,08% perché ero convinta che se lo avessi fatto avrebbe mostrato qualcosa di più grandioso ma …”. Emise un singhiozzo ed le lacrime le rigarono nuovamente il viso “R- Risultò essere troppo eccessivo e … la pietra esplose … distruggendo il laboratorio e … Rimasi incosciente per due giorni …”. Lo guardò nei occhi ed sospirò “I miei genitori non sopravvissero … ed io … sono capace da allora di t- teletrasportarmi” e scoppiò ancor di più a piangere.

Hiro la prese per una mano e l’attirò a sé. La tenne stretta fra le sue braccia e lasciò che si sfogasse. “E’ stata tutta colpa mia, Hiro! Se non mi fossi intromessa nelle loro ricerche ed se avessi lasciato stare …”. Lui non sapeva come consolarla, nonostante capisse il suo dolore. Si limitò ad abbracciarla ed ogni tanto le passava delicatamente una mano sulla schiena. Quando si fu un po’ calmata; Vanellope sollevò la testa dalla sua spalla e mormorò “Calhoun era una delle assistenti di mia madre … Erano grandi amiche …”. Si scosse dal ragazzo ed sorrise, imbarazzata “Scusami …”. Hiro si limitò a sorridere a sua volta “Non fa niente … Fa bene sfogarsi …”. Si guardarono nei occhi ed Hiro le mormorò “Wow …” “Cos’è che c’è?” “I tuoi occhi … Sono cangianti …”. Lei alzò gli occhi al cielo, rossa in viso, ma poi li posò di nuovo su quelli del ragazzo. Cavoli … Era così carino … L’allarme suonò in quel preciso momento ed i muri si tinsero di rosso. I due ragazzini sussultarono ed si guardarono intorno. Una delle porte del magazzino si spalancarono ed una donna fece il suo ingresso. Era alta, dai capelli biondi tagliati alla mascolina e l’aria dura ed autoritaria. I suoi occhi azzurri scintillavano di furore. Hiro deglutì a fatica mentre la donna si avvicinava a loro a passo marziale. Appena fu vicina li guardò trucemente e ringhiò “Ora venite con me”.

Li condusse lungo una serie di corridoi, dove si intravidero una serie di porte dove provenivano dei rumori strani. “Senta prof noi …” “Zitto Hamada … Tu e la signorina Von Scheweetz non dovreste essere qui …”. Arrivarono infine ad un’immensa stanza del laboratorio, piena di ovali schermi di laser ed al centro di essa … “Per tutti i marshmallow giganti …”. Al centro della stanza c’era il più grande insetto robotico che avessero mai visto: grosso quanto un colle; il carapace era fatto da almeno un cinquecentosedici grammi di titanio nero, sei lenti notturne munite di sei camere con definizione 110 decimi, quattro ali dalla livrea plasma laser ed una serie di rasoi a circolo posizionati all’interno della bocca. L’assistente della professoressa Calhoun, il professor Felix Fix, stava usando la fiamma ossidrica per saldare un motore. Il ragazzino guardò la docente “Il progetto per il governo?” “Già … E se lo dici a qualcuno dei tuoi compagni sbarbatelli, specialmente a quel fricchettone di Fred, giuro che ti prendo la milza e te la faccio uscire dalla gola”. Indicò con la mano la sua creatura e borbottò “Vi presento lo Scarafoide, il nuovo esercito privato dei più grandi capitalisti. Capace di sollevare una tonnellata, di vedere al buio, volare a quattrocento chilometri l’ora …” “Cose di cui sono capaci dei normali robot …” ribatté Hiro con un sorrisetto. La bionda fece una smorfia e domandò “Ed i tuoi fantomatici e normali robot sono anche in grado di far cambiare composto del loro carapace e delle abilità a seconda di quello che digeriscono e di riprodursi come i comuni insetti?”. Hiro spalancò gli occhi e la donna fece un sorriso soddisfatto. Poi si voltò verso Vanellope e mormorò “Ciao ragazzina …”. La ragazzina fece un piccolo sorriso e disse con lo stesso tono “Ciao …”. Felix sollevò la maschera di metallo e si rivolse alla bionda “Ho finito con le riparazioni … Dobbiamo solo fare qualche prova e …”. Sentirono una serie di squilli ed una voce computerizzata annunciò “La direttrice è alla porta principale”. Uno schermo si materializzò davanti a Calhoun e mostrò la minuta professoressa Selenio che attendeva impaziente davanti alla porta ed fissava la telecamera con un certo nervosismo. Era in compagnia del preside Candy e di alcuni studenti che risultavano essere gli amici di Hiro ed Ralph, il cugino di Vanellope.

Il preside si rivolse alla direttrice e disse “Se Vanellope è entrata qui dentro; qualunque cosa ci sia all’interno avrà i minuti contati …” “La vuoi chiudere quella bocca o sei affetto da una strana patologia che non ti fa smettere di parlare?”. L’uomo si zittì ma non poté fare a meno di emettere quell’insulsa risatina nervosa. Gli studenti la guardavano sorpresi “Cavoli … la prof Selenio fa paura quando si arrabbia …” sussurrò Wasabi ai altri ma si zittì quando la cerulea si rivolse a lui “Wasabi; riaccompagna il preside Candy ed i tuoi compagni nell’aula magna: nessuno può accedere nel laboratorio se non si è autorizzati …” “Mi dispiace Celeste ma insisto nell’accompagnarti finché non recupero la mia studentessa …” obbiettò l’altro “Vanellope è una ragazza indisciplinata e scavezzacollo però è sotto la mia responsabilità”. La direttrice lo guardò perplessa. C’era qualcosa in lui che la metteva a disagio … Forse era il modo in cui la guardava oppure era il suo sorriso … Le ricordava troppo un lupo di fronte alla sua preda anche se poi lui era svelto a mascherarlo sotto a gesti buffi e risatine bonarie. “Direttrice …” la chiamò Ralph, distraendola dai suoi pensieri. Il ragazzotto di diciotto anni la guardò nervoso e poi disse “Io … Vorrei venire con voi …” “Questo è da escludere!” gridò Candy, furioso “L’hai sentita chiaramente dire che nessuno può accedere in questo edificio senza l’autorizzazione …” “Un autorizzazione che nemmeno tu hai, King …” ribatté la cerulea senza mascherare un’aria di trionfo. Lui aprì e chiuse la bocca come un pesce fuor d’acqua “U- Un m- momento!” balbettò poi “Lì dentro c’è una mia studentessa …” “Ti ho sentito benissimo, non c’e bisogno che me lo ripeta ancora!” sbottò l’altra seccata “La andrò a recuperare in tua vece … Ora puoi tornare tranquillamente indietro altrimenti sarò costretta a dover chiamare la sicurezza della scuola …”. L’uomo digrignò i denti ma sibilò “Va bene … Ma se avrai dei problemi con quella ragazzina non dirmi che non ti avevo avvisato!”. Si voltò verso gli studenti e ringhiò “Cosa avete da guardare?!? Torniamo in aula!”. Dopo che si furono allontanati; la direttrice mormorò “E tanti cari saluti a Zio Sam …”. Poi si voltò verso l’edificio ed entrò dentro.

  
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