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Autore: spluccica    04/05/2015    2 recensioni
Pillole ( da cui il titolo) di incontri mai raccontati tra Sesshoumaru e Kagome.
"Vide il suo sguardo gelido trafiggerla e passarle attraverso come se non esistesse, come se la sua presenza fosse uno spreco d'aria e di spazio e la più infima creatura strisciante valesse più di lei. "
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Kagome/Sesshoumaru
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Correvo attraverso il bosco, ormai i miei piedi avevano sviluppato un'estrema adattabilità ai terreni accidentati dell'epoca Sengoku. Non inciampavo più sulle radici nodose delle quercie, schivavo abilmente sassi e buche con salti non molto aggraziati, ma funzionali.

Però mi mancava il fiato, quando c'era bisogno di correre venivo sempre trasportata da Inuyasha o da Kirara ed evidentemente avevo perso l' atleticità di cui segretamente andavo molto fiera.

Mi fermai esausta, annaspando appoggiai la schiena ad un cipresso e cominciai a respirare profondamente, mi girava la testa e il cuore pulsava ferocemente, dolorosamente.

Arresa ai miei limiti fisici decisi di sedermi, sinceramente spaventata dalla possibilità di farmi venire un'infarto.

Decisi di ripercorrere gli eventi che mi avevano portata in quella situazione, forse a mente fredda sarei riuscita a cogliere qualche dettaglio utile.

Avevamo passato l'ennesimo giorno di vagabondaggio alla ricerca di Naraku quando all'improvviso Inuyasha annusando l'aria aveva sentito un forte odore di sangue nelle vicinanze, ed eravamo andati ad indagare.

Avevamo trovato un villaggio deserto, ovunque a terra tracce di sangue secco indicavano chiaramente che era successo qualcosa di orribile, le porte delle abitazioni in parte scardinate dondolavano in modo sinistro. Miroku era entrato in una casa e ne era uscito immediatamente gettando un'occhiata grave ad Inuyasha. Per un istante avrei voluto andare a vedere cosa c'era dentro la casa, ma l'orrore mi stringeva in una morsa lo stomaco,con dita di ghiaccio.

Dall'interno della foresta che confinava con il villaggio da un lato provenì un urlo.

Inuyasha e Miroku in cima al gruppo erano corsi all'interno del bosco, io, Sango e Shippo li seguivamo in groppa a Kirara.

Ci guardavamo intorno contando sull'udito e l'odorato finissimo di Inuyasha, che diceva di sentire il fetore di carne umana in putrefazione provenire dal profondo della selva, dove la vegetazione si faceva fitta e selvatica. Qualunque tipo di demone fosse, ne era impregnato, ed era il responsabile della strage del villaggio.

Eravamo ormai vicini e l'odore era talmente forte che anche noi umani lo sentivamo chiaramente e resistevamo a stento ai conati. Sebbene lo avessi visto solo per pochi istanti ricordo che il demone era orribile, composto da parti anatomiche umane che si compattavano e fondevano tra loro-. Disgustata avevo distolto lo sguardo e cercato consolazione nei volti dei miei compagni, che apparivano altrettanto orripilati.

Incapace di controllarsi un istante di più Inuyasha era saltato fuori da cespugli e aveva attaccato il demone, e noi lo avevamo seguito.

Il demone ci aveva visti, molti occhi, spesso spaiati, ci osservavano dalle orbite scavate di visi contorti in espressioni angoscianti e macabre, il suo corpo aveva cominciato a fremere e si erano separate delle parti più piccole di lui, che ci avevano aggredito.

Mentre il corpo principale combatteva con Inuyasha, Io, Sango e Miroku fronteggiavamo raccapriccianti poltiglie di arti e busti, capelli e dita.

Non ricordo con esattezza cosa era successo, era troppo, troppo orribile per me, piantavo una freccia dopo l'altra nei molti corpi dell'essere ma quello non moriva mai, mi veniva addosso e sapevo che mi voleva divorare.
Dovevo aver semplicemente cominciato a correre, forse Sango, o Miroku, vedendomi in difficoltà mi aveva suggerito di allontanarmi, ci avvrebbero pensato loro.

Avevo corso più veloce che potevo, per arrivare il più lontano possibile, sicura che comunque non sarebbe stato mai abbastanza. L'orribile "cosa" mi avrebbe perseguitato negli incubi per tutta la vita, mi avrebbe divorata centinaia di volte e non avrei mai potuto dimenticarla.

 

E mi ero trovata appoggiata ad un cipresso, affannata e sconvolta.

Notai solo in quel momento che le mani mi tremavano incontrollabilmente, le strinsi a pungo per fermarle. Digrignavo i denti, brividi freddi mi risalivano la schiena.

All'improvviso un movimento richiamò la mia attenzione, un luccichìo che conoscevo bene.

I capelli di Inuyasha risplendevano di riflessi argentei ad ogni suo movimento, e spesso nei momenti di noia li osservavo assorta, avevano il potere di darmi un forte senso di sicurezza.

Alzai lo sguardo convinta di incontrare il suo sguardo angosciato, ma invece venni trafitta da due occhi ambrati incorniciati da ciglia pallide, la cui elegante bellezza non riusciva a mitigare uno sguardo affilato come una spada, e altrettanto spietato.

Dovevo apparire veramente miserabile, di fronte al grande Sesshoumaru.

Il viso paonazzo e il fiato corto, i capelli informi pieni di rametti e foglie, sola e spaventata rannicchiata contro un cipresso con le ginocchia raccolte al petto, come una bambina che si è persa.

Mentre cercavo di sostenere il suo sguardo sentì qualcosa pungermi gli occhi, come tanti piccoli insetti ogni orribile emozione che avevo provato mi punzecchiava crudelmente gli occhi, e le lacrime premevano contro la diga della mia dignità, minacciando di farla crollare da un momento all'altro.

La prima si arrischiò oltre la rima inferiore del mio occhio e scivolò sulla mia guancia senza che potessi fare niente per fermarla, mi sbrigai ad asciugarla via dal mio viso con la manica dell'uniforme.

Irritata dalla mia fragilità mi alzai e fronteggiai Sesshoumaru, sostenendo il suo sguardo incrociaì le braccia in un inconscio meccanismo di difesa. Stavo per cercare di mandarlo via, ero davvero troppo esausta ed emotivamente scossa per sostenere una conversazione di occhiatacce con lui, ma lui mi precedette.

:- Taci- ordinò imperioso.

Rimasi interdetta, ma allo stesso tempo non avevo intenzione di tollerare soprusi perciò pregaì che la mia voce suonasse risoluta quando dissi :- Non avevo intenzione di parlare con te, volevo dirti di andartene infatti.-

Il suo sguardo si affilò ancora di più e la linea delle sopracciglia si indurì disegnando un'espressione irritata. Dai cespugli dietro di lui si levò la voce petulante di Jaken che emerse dal fogliame enunciando in modo altisonante :- Non puoi dire al grande e potente Sesshoumaru cosa fare!-. Sostenere l'aura minacciosa di Sesshoumaru era arduo e ogni volta mi sembrava di cercare di mantenere l'equilibrio mentre camminavo su una fune sospesa nel vuoto, ma con Jaken era diverso.

:- La sua presenza non è di mio gradimento.- e prima che Jaken potesse rispondere tornai a rivolgere lo sguardo a Sesshoumaru :- Come d'altronde non credo che la mia presenza sia di suo gradimento- dissi seria :- quindi perché infastidirci a vicenda continuando una conversazione che nessuno dei due ha voglia di sostenere?-

Un pesante silenzio calò tra noi, persino Jaken era stato zittito dall'aura che emanava da Sesshoumaru, che con voce gelida mi rispose.

:- Sembri fin troppo ardita- incominciò rivolgendomi uno sguardo sprezzante :- per una umana in lacrime, sola e spaventata in mezzo alla foresta-

Ogni singola stoccata era andata a segno, ma non potevo vacillare o sarei caduta in pezzi.

:- Non sono affatto spaventata, non mi fai alcuna paura- dissi e la mia voce acquistò un po' di sicurezza, era vero, non avevo paura di Sesshoumaru.

:- Non di me, no,ma sei spaventata- le palpebre si socchiusero e mi guardò più intensamente valutandomi.

Stavo per negare di nuovo ma lui mi precedette e con voce atona ordinò :- Non mentire-

Lui vedeva e sentiva la mia paura.

:- Di cosa hai paura?- chiese, la voce profonda e fredda non esprimeva un'oncia di premura o preoccupazione, era una provocazione, un fendente di parole che mirava solo a farmi del male.

A umiliare la mia umanità.

Sospirai, non gli avrei risposto, non gli avrei dato la soddisfazione di avermi piegato.

:- Rispondi-

:- Non vedo perché dovrei- dissi con insolenza, arricciando il naso irritata.

Non avevo mai sostenuto una conversazione tanto lunga, quanto inappropriata e pericolosa con il fratello di Inuyasha. Probabilmente stavo correndo un rischio persino maggiore rispetto a quando fronteggiavo il mostro di carne.

Ma l'aspetto di Sesshoumaru, simile a quello di Inuyasha non riusciva ad incutermi quella paura viscerale, pensai con amarezza che dovevo essere davvero una ragazza superficiale.

Sesshoumaru serrò la mascella e tirò su un braccio mostrandomi la sua mano elegante, le cui lunghe dita terminavano con artigli affilati.

Era una minaccia.

Guardai la mano e poi lui, impassibile.

:- Quanto pensi che ci metterei ad ucciderti?- chiese e un lampo di crudeltà attraversò il suo viso.

:- Un'istante- risposi con sincerità. :- eppure ci siamo incontrati in molte occasioni, e non lo hai mai fatto- Colsi una contrazione muscolare vicino alla sua bocca, e in qualche modo seppi di aver imboccato una strada rischiosa ma vincente.

:- Infatti mi domando perché- dissi, e mentre la mia bocca pronunciava quelle parole il mio cuore ricominciò a battere velocemente, inaspettatamente avevo capito qualcosa di Sesshoumaru, qualcosa di cui forse nemmeno lui era cosciente.

:- la mia morte ferirebbe Inuyasha di certo, forse lo farebbe persino infuriare a tal punto da fargli desiderare di vendicarmi.- Immaginavo perfettamente la scena in qualche modo, come il culmine di una tragedia in cui alla morte dell'amata, l'uomo non avrebbe avuto più nulla da perdere, nessun legame a trattenerlo. :- Avresti potuto creare da tempo la situazione che tanto desideri, un duello mortale in cui Inuyasha accecato dall'odio combatta con tutto se stesso.-

Mi guardava concentrato seguendo il filo logico del mio ragionamento.

:- eppure non lo hai fatto- conclusi cercando di evitare di guardarlo in faccia, avrei avuto il coraggio necessario a fargli quella domanda che desiderava ardentemente uscire dalla mia testa? Anche sapendo che la risposta avrebbe potuto essere quella che in qualche modo, nel profondo del mio cuore,già conoscevo?

:- Perchè?- esalaì.

 

Il silenzio che calò era palpabile e denso, come se ogni suono fosse stato risucchiato dalle mie parole, sentivo solo il mio respiro e il battito del mio cuore.

:- Perché?- disse anche lui.

Alzai lo sguardo e lo vidi, che mi fissava, Jaken ai suoi piedi faceva saettare gli occhi bulbosi tra di noi cercando di capire come fossi riuscita a incuriosire Sesshoumaru, e come sarebbe finita quella discussione surreale.

Non potevo rispondere a quella domanda, anche se dentro di me credevo di conoscere la risposta dirlo ad alta voce sarebbe stato rischioso, avrei anche potuto sbagliare.

D'un tratto gli occhi di Sesshoumaru si aprirono sensibilmente, in un'espressione di moderata sorpresa, la bocca si serrò e mi sembrò disgustato.

:- Folle-

disse guardandomi con disprezzo, si voltò e se ne andò, con Jaken che arrancava cercando di tenere il suo passo.

 

La tensione che provavo in sua presenza scomparve ma non il tumultuoso susseguirsi di pensieri e ipotesi che imperversava nella mia testa, come una tempesta in mare aperto.

 

  
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