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Autore: Penguimms    04/05/2015    7 recensioni
"Ti ferirai più di quello che sei già."
"Lo so. Ferirsi per le persone per cui vale la pena è giusto. E lui ne vale, eccome se ne vale."
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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.1.

 

Nuovo anno, stessa combinazione. Le dita smaltate di azzurro scivolarono sul metallo grigio del mio armadietto, aprendolo piano. Con delicatezza, infilai i libri al suo interno, svuotando così lo zaino lilla che pesava solo su una spalla. Non ero mentalmente pronta per iniziare un nuovo anno, e dalle facce che vedevo camminare per i corridoi, capivo che non ero l'unica. L'anno prima, l'avevo passsato nascosta nei maglioni extra-large, in fondo all'aula ad ascoltare le lezioni. O forse sarebbe più accurato dire fingere, di ascoltare le lezioni. Ma poco importava in quel momento. Osservai apatica le tante persone passarmi davanti agli occhi, mentre appoggiavo la schiena contro agli armadietti, una volta chiuso il mio. Era tutto così triste, lì dentro. Le mura di un giallo ingrigito, il pavimento grigio topo, rovinato dai mille passi degli studenti, gli armadietti neri laccati. E le persone. Tutte così indifferenti, uguali fra loro. Vedevo mille fotocopie, con colori diversi, ma uguali in tutto. Vi erano cheerlader, giocatori di Basket, i nerd, quelli popolari senza un apparente motivo. E ogni mattina la stessa storia. La mia non era una scuola dove i ragazzi fighi si divertono a fare i bulletti, sia chiaro. Ma si mettono in contrasto per le attenzioni che la gente offre loro. Gli lasciano i tavoli della mensa, gli aprono le porte, si spostano nei corridoi. Così anche per le cheerlader. Alcune, oche insopportabili, sono così vanitose che pure l'aria intorno a loro sembra viziata, mentre altre sono anche simpatiche. Una fortuna, dato che nei mille libri e storie online trovavo solo scuole dove i ragazzi sbattevano a terra le sfigate e le ragazze cinguettavano intorno al ragazzo più figo. Anche perchè una ragazza con i capelli blu, sarebbe finita a terra troppo facilmente.
"Sta cominciando un nuovo anno!" una voce ben conosciuta canzonò al mio orecchio.
"Buongiorno anche a te, Wendy." ridacchiai, voltandomi a guardare la mora al mio fianco. Wendy era forse l'unica ragazza che sapeva comprendere quello che succedeva sotto ai miei capelli azzurri. Aveva due grandi occhi verdi, un fisico slanciato e magro e i capelli mori.
"Come stai?" domandò, sorridendomi felice.
"Bene, direi. Sta iniziando un altro schifoso anno, non potrei stare meglio. Davvero." sdrammatizzai, cominciando a camminare piano a fianco della mia amica.
"Ti prego Lilith." mi riprese altezzosamente, quando mi chiamava con il nome intero mi spaventava un po'. "Sento che quest'anno sarà diverso, pieno di sorprese." percepii l'emozione incrinarle la voce, e sorrisi scuotendo il capo. L'unica cosa a cui pensai, fu lui. Solo lui.
"Se lo dici tu.." mi arresi, scostando con la mano una ciocca ribelle. Al solo pensiero del ragazzo, sentii le guance riempirsi di sangue, potei giurare che il solito colorito rosso avesse preso posto.
"Ma che hai?" ridacchiò Wendy, ma proprio quando stavo per risponderle, lo vidi. Le converse nere, mangiate ormai dal tempo calzavano a perfezione sui suoi lunghi piedi. Le gambe lunghe e magre erano fasciate dagli skinny neri, strappati come sempre sulle ginocchia. A coprirgli il petto ci pensava una maglia bianca, con le maniche nere a tre quarti. Un bellissimo sorriso aleggiava spensierato sul suo volto, gli occhi azzurri ridotti a due fessure e il ciuffo biondo coperto dal gel all'insù. Un essere umano non poteva essere così bello, forse me lo ripetevo da un anno, ma era vero.
"Oh, capisco.." sentii per poco la voce dolce di Wendy. "Andiamo in classe, dai."

Seriamente, a cosa serve sapere le parabole? E' inutile, quanto lo è la matematica.
Ridacchiai, rigirandomi il bigliettino tra le dita. Wendy sbuffò, facendo scivolare il suo fondoschiena sulla sedia in legno chiaro. Ero pienamente d'accordo con lei, io e la matematica non saremmo mai andate d'accordo. Le dita smaltate di porpora della mia amica acchiapparono agilmente il bigliettino, cominciando a scribacchiare qualcosa.
Oggi da me? Ti aspetto alle tre, mia mamma ha fatto il tiramisù. E un tiramisù dei suoi è poco per una persona.
Per la seconda volta ridacchiai, scrivendo velocmente un 'ci sarò' e passarglielo sinistramente. Ci pensò la campanella a salvarmi da quella noia. E come pesci in cerca di acqua, tutti i ragazzi sgattaiolarono fuori dall'aula, me e Wendy comprese.
"Che hai adesso?" chiese, frugando nervosamente nella sua tracolla.
"Uhm.." diedi uno sguardo veloce al programma che tenevo tra le mani. "Educazione artistica. Tu?"
"Tedesco. Non sai quanto ti invidio, sorella." picchiò un palmo sulla mia spalla, coperta da una felpa nera.
"Dai, è la terza ora. Passa in fretta, no?" ridacchiai, guardandola di sottecchi.
"Tu non puoi capire, io sono negata nelle lingue straniere." emise un sospiro sconsolato.
"Sta tranquilla, ci vediamo in mensa, giusto?" le sorrisi, poggiandole una mano sul braccio.
"Come sempre." sembrò sollevata di poco. "A dopo, Lil." mi lanciò un veloce bacio, correndo verso la sua classe. M'incamminai verso l'armadietto, e una volta presi i libri mi diressi verso l'aula di arte. Arrivata davanti alla porta bianca, ancora aperta, sentii qualcuno urtarmi la spalla. Se non fosse stato per i miei riflessi nello stringere i libri, sarebbero caduti tutti a terra, facendomi così fare una gran figuraccia davanti a tutti.
"Dio, scusami tanto!" una voce dolce arrivò direttamente alle mie orecchie. Non appena vidi i ricci tenuti a bada da una bandana rossa, mi si bloccò il respiro in gola. L'avevo visto varie volte con lui, era uno dei suoi amici, sicuramente.
"Non è successo nulla, tranquillo." riuscii a dire, abbozzando un sorriso timido.
"No davvero, ho la testa altrove e sono venuto a sbattere contro di te. Scusa." sorrise, grattandosi il lieve accenno di barba. Non ricordavo il suo nome, e la cosa mi sembrava strana. Solitamente mi ricordavo i nomi di chi aveva sorrisi così belli, ma su di lui avevo il vuoto.
"Fa niente davvero." mi strinsi tra le spalle, e dopo avergli sorriso per un'ultima volta, andai al mio posto.
Per tutta la lezione sull'arte fiamminga, non feci che pensare a quelle due fossette, a quegli occhi color miele, a quei ricci biondi tenuti a bada da una bandana rossa. La voce dolce rimbombava ancora nella mia testa, punzecchiando fastidiosamente i vani tentativi di ascoltare la lezione. 
E così passai anche la lezione di filosofia. Al posto di ascoltare le opere di Oscar Wilde, pensai solo al ragazzo. L'avevo già visto con l'angelo dagli occhi azzurri, molte volte. Eppure il nome fuggiva alla mia mente, che suggerì anche di cercarlo e chiederglielo. Ma sarebbe stata una situazione troppo imbarazzante per me, quindi decisi di chiedere informazioni a Wendy.
"Mh, vediamo che mi ricordo.. Hai detto riccio, alto e muscoloso?" masticò piano la sua insalata. Annuii.
"Amico di.." non la lasciai finire, evitando di sentire anche solo pronunciare il suo nome, e annuii per la seconda volta.
"Beh, scartando gli altri due, direi proprio che si tratta di Irwin." decretò, posando delicatamente la forchetta nel piatto in plastica.
"Irwin?" chiesi, incarnando un sopracciglio.
"Si, Irwin. Ashton Irwin." sorrise quasi felice. "Hai avuto uno scontro accidentale con uno dei ragazzi più popolari della scuola, amica mia." notai un lieve tremolio in lei, forse dovuto all'emozione.
"Non è stato niente di importante. Ha già avuto la sua fine, Wendy." cercai di convincerla, accavallando le gambe.
"Lilith, sono contro la violenza, lo sai. Ma tu mi stai offrendo tutti gli strumenti per cambiare idea, sappilo."
"Smettila di dire cazzate, lui è su, mentre io sono giù." sospirai tranquillamente. La cosa non mi toccava affatto, ci ero abituata a osservare la vita da fuori. A osservare come la gente andava tranquillamente avanti senza la mia presenza, anche perchè era quello che sarebbe successo. Scacciai velocemente quel pensiero orribile, cercando di focalizzarmi su Wendy che mi stava spiegando.. No, sembrava volesse avvertirmi di qualcosa.
"Cosa stai dicendo?" inclinai il capo da un lato, osservandola meglio.
"Sto dicendo che Ashton Irwin ti ha parlato, diamine! Ti rendi conto che fortuna hai avuto?!" fece una piccola pausa, bevendo velocemente un sorso d'acqua. "Ma che domande, certo che no." sbuffò, gettando al cielo le braccia.
"Dovresti ascoltarmi, piuttosto che costruire castelli in aria." scossi la chioma blu. "Mi ha urtato, ogni persona con un po' di sale in zucca chiede scusa dopo aver sbattuto contro qualcuno. Anche se questo qualcuno è una persona insignificante. Come me." ragionai astuziamente, guardando i suoi occhi verdi smeraldo.
"Non sei insignificante, Lil." mi riprese dolcemente, ammorbidendo anche il tono.
"Wendy, ti prego." respirai a fondo. "Potrei capire se mi avesse cercata nei corridoi per parlarmi, ma questo incontro non l'ha voluto lui."
"Fai un po' come vuoi, allora. Io sarei felice, anche perchè è amico di.."
"Si, lui." sorrisi teneramente, bloccandola prima che dicesse quel nome. Il suo nome.

Passarono tre giorni dall'incontro con Ashton. E quel quarto giorno, dopo essere stata da Wendy per studiare, mi ritirai nella mia stanza. Avevo solo voglia di un bel film e tanto, tanto silenzio. Pensavo di continuo ad Ashton, al suo sorriso e alla sua bandana rossa. Solitamente non mi piacevano tra i capelli, ma su di lui aveva tutt'altro effetto. Era un bel ragazzo, Irwin, ma una cosa restava sicura. Non poteva superare lui, no di certo. Verso le undici, quando i primi titoli di coda cominciarono a scorrere, misi via il pc e mi accoccolai nel letto, con due occhi azzurro cielo stampati, come sempre d'altronde, in testa.

"Tesoro, sarebbe ora di svegliarsi." la dolce voce di mia madre pensò a togliermi dalle dolci braccia di Morfeo, svegliandomi piano.
"Ora scendo, solo cinque minuti." aprii piano gli occhi, mettendo a fuoco i suoi capelli biondi. Annuì, per poi lasciare la stanza silenziosamente. Che la solita routine abbia inizio, allora. Alzarsi, lavarsi, vestirsi, mangiare, scuola. Scelsi dei jeans chiari a sigaretta abbinati a un maglioncino grigio. Scesi ancora a piedi scalzi, sedendomi al tavolo. La vibrazione del mio telefono mi distrasse, e non appena lessi il buongiorno di Wendy sorrisi tra me e me.
"Va bene un po' di latte e caffè? Scusami tanto, ma oggi hanno proprio bisogno di me." disse sbrigativa, poggiandomi davanti la tazza color caramello.
"Mamma, se dovevi andare potevi farlo anche prima. So prepararmi una colazione." ridacchiai, osservandola saltare da una parte all'altra della cucina.
"Non volevo lasciare sola mia figlia per la colazione." mi fece il verso, amichevolmente.
"Vai mamma, ci vediamo oggi." le lasciai un bacio sulla guancia non appena si abbassò verso di me.
"Fai la brava a scuola, e miraccomando.." si bloccò, fissando le mie iridi scure. "Non fare sforzi, sai come potrebbe andare a.."
"Tranquilla, lo so. Buona giornata." la bloccai, sentendo la fame scivolare via dal mio stomaco. Finsi un ultimo sorriso, prima d'osservare la porta chiudersi piano. Mi alzai di scatto, posando tutto quando nel lavandino. Le sette e quaranta. Perfetto. Saltai velocemente nelle mie Vans grigie, abbandonando così quelle nere per il giorno dopo. Queste avevano un po' più di anni di quelle nere, ma mi erano sempre piaciute moltissimo. Il grigio era un colore spento, morto, ma che diceva tanto. Non era bianco, e nemmeno nero. Era grigio. E mi piaceva da morire, mi piaceva perchè era una cosa imprecisata. Le emozioni che il bianco ti dava, mischiate con quelle che il nero ti offriva. Avevo anche visto un paio di canotte e maglioncini grigi su di lui, e ricordando quella visione non potei certo negarmi un sorriso. Quel ragazzo non era umano, mi ripetevo. Eppure, una volta davanti a scuola, lo vidi. Vans completamente nere, jeans a sigaretta del medesimo colore e una camicia a quadretti rossa. Potevo morire. Il ciuffo all'insù venne scosso dalle sue dita lunghe e affusolate. La voglia di andare a dirgli che era perfetto così com'era era tanta, ma lo avevo visto tante volte mettersi le dita tra i capelli, quasi come un tic dolcissimo. Stava parlando con il ragazzo dalla pelle ambrata, gli occhi scuri e i capelli mori. Calum Hood.
"Ma buongiorno!" Wendy mi scosse dai pensieri su quel ragazzo biondo, fin troppo bello per essere vero.
"Giorno." sorrisi alla mia amica, forse troppo felice per le otto di mattina.
"Stai.. Stai bene?" chiese dubbiosa, mentre mi esaminava.
"Certo! Ora andiamo, sta per suonare la campana." la presi divertita per un braccio, trascinandola dentro all'edificio. Non appena passai a fianco di lui mille brividi mi inondarono la mente, solo sentendo il profumo che vi era intorno a loro.
"Lil, tu non stai molto bene." sai che novità, mi trovai a pensare, per la seconda volta nella mattina. Seguì il silenzio, mentre mi fermavo nel corridoio. "Scusami tanto, non volevo dire quello. Scusa scusa scusa." farfugliò, piazzandosi davanti a me.
"E' okay." dissi, apatica. Era un argomento abbastanza delicato per me, soprattutto molto difficile in quel momento.
"Ehm, allora io vado in classe, ci.. Ci vediamo dopo, vero?" domandò, con sguardo colpevole.
"Okay." riuscii a dire, con gli occhi persi nel vuoto. La sentii sospirare appena, per poi scomparire in mezzo alla massa degli studenti. Respirai a fondo anche io, percependo un dolore al petto. Ma andava tutto bene, mi ripetevo. Andava tutto stramaledettamente bene. Quando ormai tutti gli studenti si ritirarono nelle loro aule, cominciai a camminare pigramente verso la mia, strisciando la suola consumata dal tempo contro il pavimento. Era ancora strano per me la sensazione di vuoto, allora perchè delle lacrime cominciavano a ofuscarmi la vista? Sopirai pesantemente, sistemando lo zaino in spalla.
"RAGAZZA DAI CAPELLI BLU!" una voce acuta sembrò quasi entusiasta. Ma non appena alzai lo sguardo, rimasi letteralmente con il fiato nei polmoni.


Heei!
Eccomi qui, come promesso, con un'altra storia sul nostro Lucas ;)
Dunque, ho buttato giù questo capitolo dopo aver passato una notte insonne, e dato che l'idea mi ronzava in testa già da un po' ho deciso di pubblicarla, spero davvero che vi piaccia come vi è piaciuta Try Hard ;)
Sarà una storia un po' particolare, vi avviso già, molto diversa dal genere della scorsa, ma ho voluto cimentarmi in qualcosa di nuovo. Mi dispiace non essere riuscita a scrivere qualcosa di 'astratto' come mi avevate consigliato, spero comunque che questa vi piaccia :)
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!
Giorgia,xx

 
 
 
 
  
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