Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Arian The Gamer    04/05/2015    1 recensioni
"Eren... vuoi davvero andare in guerra? desideri davvero morire per la patria?"
"Io non moriró solo per la patria..."
"E per cosa morirai allora?"
"Armin... forse non lo hai capito... non la stiamo vincendo questa guerra..."
"Questo lo so..."
"Secondo te tutti i civili che sono morti hanno avuto il beneficio di scegliere dove morire?"
"Beh... no..."
"Beh... oggi noi abbiamo la possibbilità di poter scegliere...
E tu Armin? Dove vorresti morire?
In una semplice e stupida campagna, rimanendo ad aspettare la morte... oppure morire impugnando un fucile e dimostrare che ancora non ci siamo arresi?"
"..."
"hanno sottovalutato la nostra capacità di resistere... ricordiamogli che ancora non ci siamo arresi!"
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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~Piccola Introduzione:
Questa è la mia prima fanfinction :D, è solo un prologo quindi mi scuso se sarà un po breve, spero vi piaccia. Ho scelto l'Italia perche i suoi ambienti tipici sono molto simili alle grandi praterie all'interno del primo episodio di Attack on Titan... Spero che questa storia la troverete gradevole a leggere, proprio come io l'ho trovata  gradevole a scrivere...
Buona lettura...

 

1914. Entrata in Guerra anticipata dell'Italia
I passi leggeri e svelti del ragazzino più inteliggente di tutto il paese, Armin. Ad ogni colpo di suola per terra i suoi capelli facevano balzi quasi di gioia; il ragazzo doveva andare ad incontrare il suo miglore amico e fremeva all'idea di rivederlo, di stare un po con lui, di leggere a voce alta qualche libro di avventura o semplicemente per stargli accanto... Per godersi un po di momenti con una persona cara...
Armin vedeva il suo amico ogni giorno, eppure ogni volta gli sembrava l'ultima, ed era così felice di vederlo... Tanto da non riuscire quasi a sollevare il braccio per bussare alla vecchia e screpolata porta di casa...
Toc Toc...
Toc Toc...
Toc Toc...
Non rispondeva nessuno, Armin divenne perplesso... "Dove saranno andati... non credo avessero impegni e se ce li avrebbero avuti mi avrebbero avvertito... Non credo che mi lascino da solo in questo modo..."
Si girò un po attorno... Cominciò a guardare le polverose facciate delle grigie case davanti a lui, osservò i ritrovi di gatti vicino alla spazzatura, poi rivolse lo sguardo alla strada in basalto ormai usurata dalle tante partite di pallone... Si girò alle spalle, c'era un piccolo bar ancora in piedi dal lontano 1884,in quell'anno lui non era nemmeno nato... Cominciò ad osservare i vecchi signori la cui unica lingua parlata era il siciliano, al contrario di lui che parlava quasi esclusivamente l'Italiano... Notò una cosa in quei vecchietti... ridevano e scherzavano come degli amici... chissà da quanto tempo erano amici e invece lui si ritrovava molte volte da solo e l'unica persona cara che ha non lo ha nemmeno avvisato che non era in casa... Per lui quello scenario era insolito... Cominciò a sentire una certa solitudine, un senso di tradimento, ma questo è normale per un quattordicenne... Ma Armin non è un quattordicenne come gli altri... Decise di aspettare lì... Dopotutto sua madre era andata a fare la spesa al mercato e non sarebbe tornata prima di cena e suo padre era a lavorare nei campi, quindi non aveva molti luoghi dove andare... per lui varcare la soglia di quella porta in legno voleva dire entrare in una seconda famigla nella quale poteva trovare persone che si occupavano di lui... persone che gli volevano bene...
Si piegò sulle gambe in modo delicato, per poi buttare il sedere atterra con un tonfo molto simile a quello dei sacchi di patate, poggiò la testa sul muretto e provò a socchiudere gli occhi per qualche secondo... Un po di riposo in fondo non gli poteva fare male... il sonno calò velocemente...
Sognò di stare con il suo amico... Di avere una vita felice, agiata, piena di risate e divertimenti... Sogni anche un po troppo insoliti per un semplice ragazzino... Non credo sia normale sognare un futuro a quest'età...

"l'Italia dichiara guerra a Germania ed Austria!! Armin svegliati!" Queste parole sembravano famigliari... "Armin siamo in guerra! L'Italia è in guerra! Lo dicono tutti al Bar del paese"
Aprì gli occhi quasi di scatto al ripetersi della parola guerra...
Colto dalla sorpresa Armin guardò l'amico in faccia per qualche secondo... Poi diede un'occhiata in torno a sè e prese atto che il sole stava tramontando... Aveva dormito per tutto il pomeriggio nell'attesa del suo amico...
"Eren..." Bisbiglò quasi come se dovesse dire un segreto... "Eren... Cosa hai detto? Siamo in guerra?"
Eren cambiò tono... "Si... Abbiamo tradito i nostri miglori amici... Siamo in guerra contro Germania ed Austria..."
"Cosa vuol dire questo? Non eravamo alleati?" Era di solito Armin a fornire le informazioni sul mondo intorno a loro, ma sta volta si trovava impreparato e pendeva dalle labbra dell'amico
"Dicono che gli uomini in giacca e cravatta stavano prendendo la decisione di non entrare in guerra, ma il rè ha scelto di entrare in guerra e poche ore fà i soldati hanno cominciato a mobilitarsi per il Nord Italia"
Eren continuava a ripetere frasi che aveva a mala pena sentito, mentre Armin cercava di ragionare e fare mente locale di cosa stava succedendo "Eren, ma cosa stai dicendo? Il rè non può scegliere da solo cosa fare"
Dopo questa frase Armin si alzò in piedi pulendosi i pantaloni...
"Armin non mi credi? Mio padre parte domani... Tutti dicono che la situazione è disastrata, l'Austria aveva intenzione di attuare un attacco preventivo contro di noi e il rè ha scelto di attaccare per primo"
Il sole ormai non riusciva neanche a rischiarare i biondi capelli di Armin... Persino il sole... il nostro miglore alleato... la nostra luce... Adesso ci abbandona tristemente...
"Mi dispiace per tuo padre, ma io non capisco... perche tutto questo? Siamo diventati una zamorra per i nostri alleati?"
"Armin... Smettiamola di parlare di questo ok? Vorrei gustarmi la presenza di mio padre finchè posso... Ti consiglio di fare lo stesso con il tuo..."
Eren girò velocemente le spalle con un acceno al pianto... Non credo che quello fosse stato il momento miglore per un abbraccio... comunque Armin scelse di volersi godere la presenza del suo amico piuttosto che quella di suo padre...
Forse loro erano gli unici bambini abbastanza inteliggenti per capire la situazione...

   
 
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