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Autore: SusanTheGentle    05/05/2015    6 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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IN FONDO LE MAPPE DI NARNIA E DEL MONDODISOTTO


33. Le creature delle tenebre
 
Di tanto in tanto mi sento un po’ sola,
e tu non ci sei mai…
 
 
 
Una decina di lanterne si accesero, illuminando l’entrata della caverna di una fredda luce verdastra.
La compagni di Narnia osservò stupita le creature del Mondodisotto: appartenevano a una razza sconosciuta, o forse a più di una razza. Ce n’erano alcune alte più di due metri, smilze, la faccia piatta e lunga come Mullughuterum. Altre erano piccole come Gnomi, con occhi troppo grandi rispetto al resto del viso. C’erano esseri con spalle larghe e corpi massicci, la testa piatta incavata nelle spalle; c’era chi era provvisto di lunghe code, di artigli al posto delle mani, di piedi piatti ed enormi; nasi lunghi e appuntiti, lunghe proboscidi; uno aveva un corno sulla fronte. E ancora, creature con masse di capelli simili a liane che gli ricoprivano la faccia, oppure calve ma con una gran barba ispida o baffi lunghi fino a terra.
Una cosa sola li accomunava tutti: l’espressione triste.
Dopo una prima occhiata, i ragazzi sentirono il timore svanire lentamente, sostituito da una gran compassione per quegli esseri che non dovevano aver mai provato il calore di un sorriso. Dubitarono persino che non potessero sorridere affatto, o che non conoscessero il significato di quella parola.
Infine, Mullughuterum riprese a parlare con la sua voce cantilenante, priva di qualsiasi inflessione.
“Signori del Mondodisopra, cosa vi ha spinto fin quaggiù?”
Caspian avanzò di un passo. “Sto cercando i miei figli: il Principe Rilian e la Principessa Myra. Io sono Caspian X il Liberatore, Re di Narnia, Signore di Cair Paravel e Imperatore delle Isole Solitarie”
Un beve brusio si levò dalle creature.
“Molti sono coloro che cadono nelle viscere del Mondodisotto, pochi coloro che tornano nel Mondodisopra, scaldato dal sole”
Edmund deglutì. “Ecco parole che ti rassicurano” mormorò.
Caspian gli fece cenno di tacere. “Avete detto che solo i Prescelti possono passare. Cosa significa esattamente?”
“Solo coloro che impugnano le Sette Spade di Luce sono invitati a oltrepassare questa grotta” rispose Mullughuterum. “Come guardiano del Mondodisotto, ho il dovere di far rispettare questa legge”
“E’ giusto. Sei un bravo guardiano, ma dimmi: chi ti ha dato quest’ordine?”
“La Dama Verde, regina del Regno delle Tenebre. Ho l’ordine di condurvi da lei”
I ragazzi si mossero nervosamente. Il falco, sulla spalla di Caspian, agitò le ali una volta.
“E’ una trappola” sussurrò Emeth.
“Forse lo è” gli rispose il Liberatore, senza interrompere il contatto con gli inespressivi occhi di Mullughuterum. “Ma va a nostro vantaggio: potremo entrare nel castello”
Il soldato abbassò la scimitarra. Il Re aveva ragione: avrebbero potuto entrarvi su richiesta della misteriosa regina invece che di nascosto. Sarebbe stato più facile, ma l’invito era esteso solo ai Sette Amici di Narnia, e lui non voleva lasciare Lucy.
“Ci dispiace ma non possiamo accettare” intervenne Peter. “Perlomeno, io non posso”
“Che diavolo dici?” sbottò Eustace a bassa voce.
“Allora nemmeno gli altri sei potranno farlo” disse prontamente Mullughuterum.
“Per favore” si fece avanti Jill, “lasciateci passare tutti insieme. E’ il Grande Aslan che ci ha affidato questa missione, quella di salvare i figli del Re e della Regina di Narnia” la ragazza lanciò uno sguardo alle proprie spalle, dove Pozzanghera e gli altri attendevano sul carro. “I nostri compagni laggiù…”
Mullughuterum scosse la testa, interrompendola. “Non è possibile”
“Vi prego!”
“No”
Le creature alle spalle di Mullughuterum avanzarono di pochi passi, le armi sfoderate per metà come avvertimento: se gli umani avessero tentato di violare le regole, avrebbero attaccato.
I ragazzi erano pronti a fare lo stesso. Caspian per primo mise mano sull’elsa di Rhasador, ma gli artigli del falco gli punsero la spalla: Susan lo avvertiva di non fare gesti avventati. Lui lo capì lanciandole uno sguardo. Il becco del falco si aprì in un suono sommesso,mosse le ali una volta.
Gli abitanti del Mondodisotto erano il doppio di loro, sia in numero che in stazza. Non avrebbero potuto batterli, senza contare che senza il loro aiuto non sarebbero riusciti comunque a passare per quella grotta. Caspian aveva la netta sensazione là dentro si celavano spiacevoli sorprese. Ovviamente poteva sbagliarsi, ma sembrava tanto la tana di un drago, a vederla così
Il Re di Narnia fece cenno agli altri di abbassare le armi. Poi si rivolse a Mullughuterum. “Possiamo parlarne un momento tra di noi?”
Il guardiano assenti con un movimento del capo. “Certo. Prendetevi il tempo che desiderate. Quando avrete deciso cosa fare ci troverete ancora qu.Tuttavia, la mia risposta sarà sempre la stessa: solo sette possono passare. Gli altri devono restare.”
Così dicendo, le creature del Mondodisotto voltarono le spalle al gruppo e ritornarono dentro la grotta.
Non appena sparirono, Eustace alzò la voce in direzione del Magnifico.
“Si può sapere che ti è preso? Ci stanno invitando nel palazzo! E’ il nostro passaporto per trovare i gemelli e tu lo butti al vento?”
Il Re Supremo rivolse uno sguardo ai compagni, dispiaciuto ma determinato. “Io non lascio Miriel”
“E io non lascerò Lucy” gli fece subito eco Emeth.
La Valorosa incontrò i suoi occhi e gli sorrise, un tuffo al cuore mentre percepiva tutto il suo amore per lei. Emeth poteva non essere un principe di sangue reale, ma era il suo principe. Era così che lei lo vedeva. Gli si accostò piano e gli afferrò la mano.
Ritornarono poi accanto al carro. Miriel scese a terra e abbracciò Peter, baciandolo una volta sulle labbra. Lei e gli altri avevano sentito tutto quello che i compagni si erano detti con le creature del Mondodisotto. Ora rimaneva da decidere il da farsi. Lord Erton continuò a ripetere più volte che non c’erano altre vie percorribili: l' unica era quella che correva sul ciglio della grande gola. Ma la compagnia non si fidava più dell' ex Duca. Non dopo tutte le volte che aveva cercato di fargli perdere l’orientamento.
“Troveremo un’altra strada” disse Peter a Miriel, accarezzandole i capelli. “Non ci separeremo”
“Non c’è un’altra strada” replicò immediatamente Lord Erton.
“Tacete, per l’amor del cielo” sospirò il Re Supremo.
“Forse mi sbaglio, però…” disse Miriel, un poco incerta. “Io credo che esista davvero un’altra via”
“Cosa te lo fa pensare?” indagò Erton, scettico.
“La Terra mi parla” rispose la Driade con naturalezza. “Sussurra qualcosa. Io posso udirla”
Sguardi ammirati si posarono su di lei.
“Ma certo!” esclamò Lucy. “Dopotutto sei la guida della terra”
Miriel sorrise e annuì. Si inginocchiò e posò le mani a palmo aperto sul terreno. “Aslan creò la Terra, e la Terra riconosce il ruolo di cui Aslan mi ha investita. Sa che ho il potere di creare una connessione con lei ed è come se mi stesse aiutando.  Sento le sue vibrazioni. Le ho sentite fin da quando siamo scesi quaggiù. Non vi ho detto nulla fino ad ora perché non ce n’era bisogno: stavamo seguendo la via giusta, le vibrazioni procedevano con noi. Poco fa, invece, quando siamo arrivati dinnanzi a quella grotta, hanno iniziato a cambiare direzione, come se…”
“Volesse indicanti una nuova direzione” disse Shira.
“Sì” Miriel aggrottò la fronte. “Sì, però…è incerta. La Terra si sposta avanti e indietro, da est a ovest. Non sa bene dove condurci. Come se ci fossero due strade ma non sapesse qual è la più sicura per noi”
Lord Erton trattene rumorosamente una risata. Peter gli lanciò uno sguardo infuocato.
“Non azzardatevi a ridere di lei!”
L’ex Duca si schiarì la voce nel tentativo di tornare serio. “Quante sciocchezze, per tutte le ombre! La Terra vibra e parla…”
“Che c’è di strano?” fece Ombroso. “Anche io parlo, no?”
“Tu sei uno scherzo della natura!”
“Anche voi lo site” ribatterono in coro il pipistrello e Caspian.
Gli altri trattennero le risate.
“Bravo, Sire, mi congratulo” disse Ombroso. “Stavolta siamo d’accordo”
Il pipistrello non avrebbe potuto giurarci ma gli parve proprio che il Liberatore gli avesse sorriso.
“Allora, cosa facciamo?” incalzò Jill l’attimo dopo.
“Io non vorrei separarmi da voi” disse Lucy, mordendosi un labbro.
“Non c’è un’altra via” ripeté Lord Erton per l'ennesima volta. Non potete passare per quella grotta. Dovete dirigervi verso la grande gola, entrare nella foresta e da lì…”
 “Ehi, sentite un po’!” esclamò Jill, ignorandolo completamente . “Perché non decidiamo per alzata di mano?”
Peter, Lucy e Edmund la guardarono allibiti. Eustace si batté una mano sulla fronte. Miriel e gli altri si scambiarono un'occhiata dubbia.
Infine, Caspian fissò Jill con espressione persa e chiese: “Che cosa vuol dire?”
“E’ una cosa che si usa nel nostro mondo. Vedi, quando non si arriva a una decisione si fanno certi…ehm, giochetti. Ad esempio, si tira a sorte con dei fiammiferi – chi prende il più corto perde – ma siccome non li abbiamo, possiamo fare per alzata di mano e…”
“Pole, risparmiaci, ti prego” sospirò Eustace.
“Perché? Mi sembrava una buona idea” Jill arrossì, rendendosi conto di aver detto una sciocchezza.
Scese il silenzio. Caspian prese a camminare lentamente avanti e indietro, le mani sui fianchi, il falco sulla spalla.
Eustace strusciò un piede a terra. “Io sono per dividerci. Scusami Miriel. Ma non possiamo basarci su indicazioni incerte”
La Driade guardò il cugino dei Pevensie con espressione triste. “Non mi credi?”
“Sì, ti credo! Altroché se ti credo! So cosa puoi fare. Mi ricordo ancora come assorbisti l’acqua del mare, costringendo la nave di Rabadash ad arenarsi quando ci battemmo con il suo equipaggio per la prima volta. Però ha ragione Emeth: è tutta una trappola. Anche Caspian la pensa così” aggiunse, come se il fatto che il Re di Narnia fosse d’accordo con lui nessuno avrebbe potuto contestarlo. Eustace non lo ammetteva ancora ma, anche se a bordo del Veliero dell’Alba lo aveva spesso definito un despota, ora lo ammirava davvero: ne ammirava il. sangue freddo e la forza sia fisica che emotiva. Benché la maledizione lo avesse cambiato internamente, indurendo il suo cuore, Caspian continuava a possedere tutte le qualità che facevano di lui un vero condottiero. Un vero Re.
“Provate a pensarci” proseguì Eustace. “Tutto un tratto appaiono quelle creature a dirci che la loro regina, alias Signora dalla Veste Verde, vuole i Sette Amici di Narnia al suo castello. Noi non sappiamo nulla di lei ma lei conosce noi a quanto sembra, e bene. Chissà da quanto tempo ci sta sorvegliando a nostra insaputa. Forse lo sta facendo dal giorno in cui l’abbiamo incontrata sul Ponte dei Giganti assieme a quel cavaliere. Sa chi siamo e cosa vogliamo fare. Lei ha i gemelli, e sta cercando di dividerci per renderci più difficile il compito di salvarli. Ma…” Eustace alzò un dito in segno di avvertimento, “in realtà è proprio quello che dobbiamo fare: dividerci. Qualcosa mi dice che, se passassimo tutti attraverso quella grotta laggiù, non ne usciremo mai più. Ma se ci dividiamo, qualcuno avrà la possibilità di sopravvivere”
“Oh, non dire così!” esclamò Shanna. “Nessuno di noi morirà!”
“Non puoi saperlo”
“Eustace!” lo ammonì Edmund.
“E’ la verità, solo che nessuno di noi lo vuole confessare ad alta voce. Ci avviciniamo alla meta, le cose diverranno ancora più difficili. Dobbiamo scendere a dei compromessi se vogliamo portare a termine la missione, anche se ci costerà caro. Lo so, ora mi direte che sono un’idiota guastafeste, e scusami ancora Miriel, ma io la penso così”
Nessuno disse niente per lunghi secondi.
Jill fissava Eustace con ammirazione. Lui era sempre stato l’amico un po’ sciocco e arrogante, per lei. Sentirlo parlare in quel modo era starno. D’un tratto gli apparve più adulto, più coraggioso. E forse persino più bello. Nei suoi occhi chiari c’era una luce diversa. Il suo viso non aveva la solita aria corrucciata di chi è pronto a replicare su qualsiasi cosa. Sì, era quello che aveva appena fatto, ma non si era lamentato, aveva espresso un suo pensiero, profondo e veritiero: aveva messo tutti quanti davanti alla cruda realtà. Jill si era sentita importante quando aveva saputo di essere la tanto attesa Settima Amica di Narnia. Quell’avventura le era apparsa straordinaria ma era vera, non un romanzo. Qualcuno di loro poteva morire. Jill non ci aveva mai pensato seriamente. Nel corso delle settimane erano accadute molte cose: Susan era rimasta ferita, Miriel si era ammalata gravemente, avevano rischiato di venire mangiati dai Giganti. Eppure, anche in quei momenti di incertezza, pericolo e preoccupazione, non aveva mai dubitato che tutto potesse concludersi nel migliore dei modi. Non aveva mai percepito davvero quanto la morte fosse sempre stata in agguato sul loro cammino. Erano stati fortunati a cavarsela sempre, o forse era merito di Aslan se erano ancora tutti vivi e in salute. Ma sarebbe sempre andata così? Un brivido la percorse da capo ai piedi e lo stomaco le si contorse.
“Eustace non ha tutti i torti” intervenne Lucy. “Se ci dividessimo, Pozzanghera, Ombroso, Shira, Miriel, Shanna e Emeth…”
“E il Duca” disse Lord Erton indicando sé stesso.
“Ehm...sì, certamente” lo liquidò la Valorosa. “Dicevo: Miriel e gli altri potrebbero proseguire secondo le indicazioni della Terra. Noi sette, invece, andremo con le creature del Mondodisotto. Ci ritroveremo tutti al castello della Signora dalla Veste Verde”
“E se qualcosa andasse storto?” disse in fretta Emeth, stringendole la mano che non le aveva mai lasciato.
“Allora ci rincontreremo a Narnia. A Cair Paravel. Te lo prometto” Lucy prese il viso del soldato tra le mani e lo baciò con più passione di quanta si fosse mai concessa.
Gli altri distolsero lo sguardo, un poco imbarazzati.
“Ti amo, Lu” sussurrò Emeth quando si separarono.
“Lo so” sorrise lei. Nei suoi occhi azzurri brillava l’audacia che aveva fatto di lei la Regina Valorosa di Narnia.
“Allora abbiamo deciso” disse Caspian. Non era una domanda.
“Oh, io non voglio separarmi dalla mia adorabile signora!” esclamò Ombroso con fare teatrale. “Cara, quanto mi mancherete! Mia dolce lady falco, voi siet…AHG!”
Caspian afferrò il pipistrello per il collo. “Vuoi smetterla di fare lo stupido? La situazione è seria!”
“M-ma Sire, io sono serio!”
Il falco si staccò dalla spalla del Re e, mentre questi metteva a terra il pipistrello, gli si accostò con un verso melodioso, gentile.
Ombroso non poté resistere e scoppiò a piangere senza ritegno.
Il Liberatore fece roteare lo occhi, poi si rivolse agli altri. “Siamo tutti d’accordo, dunque?”
A malincuore, Peter annuì; lo stesso fecero Jill, Edmund e Shanna.
“Pozzanghera? Shira?”
“Lo sono” assicurò il falchetto.
“Sono d’accordo anch’io, Maestà” le fece eco il Paludrone. “Anche se è quasi certo che il nostro gruppo si perderà senza scampo e voi sette  finirete imprigionati dalla Dama Verde. Ma se i miei amati Sovrani lo comandano, farò quello che devo fare. Per Narnia e i principini”
Caspian sorrise malgrado tutto.
Fu così che la compagnia si apprestò a sperarsi.
Peter e Miriel si strinsero in un nuovo abbraccio che sembrò durare in eterno, sussurrandosi parole dolci, rassicuranti.
Caspian li osservava da lontano: loro, Lucy e Emeth, Edmund e Shanna…e perché no, anche Eustace e Jill. C’era del tenero tra quei due, lo aveva capito.
Il Liberatore si allontanò per primo dal gruppo, fermandosi qualche metro più in là. Si voltò verso il falco, posata sul suo braccio. Sedette con lei sopra una roccia, lisciandole le pene del collo, in silenzio.
Susan emise un suono sommesso, guardandolo fisso, preoccupata.
“Va tutto bene, piccola. Va tutto bene” ripeté, più per convincere sé stesso che lei. Perché Susan era diventata forte, glielo aveva detto Ombroso. Lo era sempre stata, ma se mai avesse dovuto trovare un difetto in sua moglie, questo sarebbe stato la tendenza a lasciarsi andare troppo in fretta di fronte a un problema di grandi proporzioni. Quando le sue certezze crollavano, per lei era difficile rialzarsi. Non era abituata ad appoggiarsi solo su sé sessa. A lui non era mai pesato: voleva esserci per lei, sempre, anche quando non ce n’era bisogno. Anche quando non erano necessarie parole di conforto, Caspian sentiva il bisogno di rassicurarla, di farle sapere che era lì e mai se ne sarebbe andato. Ma tramite i racconti di Ombroso aveva conosciuto una nuova Susan: sua moglie aveva imparato a fare tutto anche senza di lui, e ne era fiero.
La sua Sue...il suo pesciolino.
Sorrise, ripensando a quando la chiamava in quel modo. A lei era sempre piaciuto. Quando avrebbe potuto tornare a parlare in quel modo?
Voltò di nuovo lo sugli amici. Tutti avevano qualcuno da abbracciare, da amare. Anche lui aveva Susan, e l’amava ogni giorno come il primo, ma non poteva averla acanto come gli altri avevano accanto la persona più cara.
Infine si alzò dalla roccia e fece ancora qualche passò verso la grotta. Tutto era immobile. Gli abitanti del Mondodisotto non si vedevano ma lui sapeva che erano là che li aspettavano.
Caspian era stanco e impaziente. Voleva chiudere quella faccenda il prima possibile. Ora basta con inseguimenti e incertezze: voleva entrare in quel castello e trovare i suoi figli.
“Andiamo” incitò poi gli altri.
Peter, Lucy, Eustace e Jill si mossero pian piano verso di lui, salutando ancora tutti gli altri.  Edmund fu l’ultimo.
“Io prendo anche questa, che dici? Non si sa mai” disse a Shanna, recuperando in fretta una balestra dal carro.
Gli occhi blu di Shanna penetrarono nei suoi. Si fissarono senza dire niente.
“Se avessi un cielo sopra la mia testa, invece che tutta questa roccia” disse la fanciulla, gettando il capo all’indietro, “potrei aiutarvi anche io”
“Ci hai aiutati a trovare Harfang”
“Lo so, ma…”
“E hai ritemprato le Spade”
“Sì, però…”
“Oh, la smetti di sminuirti sempre?!” la rimproverò il Giusto, abbracciandola saldamente.
“Vorrei fare di più. Per te, Ed”
Il ragazzo affondò il viso nei suoi bei capelli biondi. “Mi basta che tu ci sia. Non voglio altro”
Shanna lo guardò in viso, seria. “Ricordi cosa ti ho detto ad Harfang? Che riesco sempre a sentire dove sei?”
“Sì, lo ricordo”
“Non sarai lontano da me anche se non saremo insieme” Gli posò una mano sul cuore e lui sentì caldo. “Io sono qui. Anche tu puoi sentirmi se vuoi, Edmund. Devi crederlo e volerlo”
Il giovane le cinse la vita e la baciò, affondando le labbra tra quelle di lei, sentendola sospirare.
“Non ascoltare tutto ciò che dice Eustace” le disse, i volti ancora vicinissimi. “E’ uno stupido imbecille, parla perché ha la bocca”
Lei ridacchiò. La faceva sempre sorridere con quelle battute e così riusciva a dissimulare le sue paure. Edmund l’aveva fatta diventare più coraggiosa. Solo con la sua presenza le infondeva una fiducia in sé stessa che non aveva mai avuto. Si sarebbe sentita persa senza di lui.
“Eustace era preoccupato, per questo ha detto quelle cose. Ma c’è del vero nelle sue parole e lo sappiamo bene. Ma so anche che Aslan non permetterà mai che accada qualcosa a voi sette”
“Nemmeno a voi” aggiunse in fretta Edmund. “Sii prudente”
La Stella annuì. “Tu fa lo stesso”
Edmund le baciò la fronte, poi dovette lasciarla andare per unirsi ai fratelli, Caspian, Jill e Eustace, che lo aspettavano qualche metro più in là. Si fermò a metà strada, rivoltandosi verso di lei.
“Shanna, io…”
“No” lo fermò la ragazza,alzando una mano. “Non adesso. Lo so, Ed. Anch’io. Ma non dirmelo adesso”
Il cuore del Giusto accelerò all’impazzata. L’amore non lo aveva mai attirato. Avere una ragazza non gli era mai interessato particolarmente. Non credeva nemmeno si sarebbe mai impegnato seriamente. Litigava spesso con Lucy per queste sue convinzioni, perché Lucy, come Susan, era convinta che l’amore arriva per tutti prima o poi, e quando lui avesse incontrato la ragazza giusta avrebbe inevitabilmente cambiato idea. Bè, le sue sorelle avevano avuto pienamente ragione. Due occhi blu, lunghi capelli biondi e una voce leggera come brezza: questa era la ragazza che lo aveva fatto innamorare. Questa era Shanna. E lui…l’amava. Tanto. Voleva dirglielo ma lei lo aveva fermato. Forse non aveva fatto male. Decise che poteva aspettare mentre le voltava di nuovo le spalle. Avrebbe aspettato che tutto fosse finito,quando avrebbe avuto la certezza di poterle confessare pienamente i propri sentimenti senza paura che niente lo avesse impedito.
“Lord Erton” fece Caspian, volgendosi indietro un momento. “Non fate sciocchezze. Se solo avrò il sospetto che avete tentato di fuggire o mettere i miei amici in pericolo, vi taglierò la gola non appena avrò la sfortuna di rincontrarvi”
L’ex Duca fece una smorfia mentre Emeth si assicurava che le corde che gli imprigionavano le braccia erano fossero ben strette. “Rallegratevi, Maestà, perché probabilmente non mi rivedrete. Siete degli sciocchi senza speranza: mi avete minacciato più volte perché vi guidassi quaggiù e adesso vi fate un baffo delle mie istruzioni. La strada è una soltanto: non si può passare per quella grotta. Quei mostri vi condurranno verso morte certa, ma tanto peggio per voi”
Shira si posò sulla testa del Lord e lo beccò così forte da strappargli un urlo.
“Non date retta a ciò che dice questo brutto vecchiaccio! Andate, e che Aslan sia con voi”
Lentamente ma con passo deciso, i Sette Amici di Narnia tornarono di fronte all’entrata della caverna. Il silenzio permeava l’ambiente come una cappa spessa e pesante. Avrebbero voluto udire il canto degli uccelli della superficie, il fruscio degli alberi, il rumore della pioggia o quello più sommesso della neve. Invece, l’unico suono che udirono di lì a poco fu quello delle ruote del carro che si allontanava.
Lucy e Jill si voltarono indietro. Furono le uniche. I ragazzi non si mossero.
Ma Emeth, Pozzanghera e gli altri erano spariti e non poterono più vederli.
Poi, ecco ricomparire le creature del Mondodisotto. Si schierarono nuovamente dinnanzi all’entrata della caverna, fronteggiando gli amici di Narnia.
“Avete preso una decisione?” chiese Mullughuterum.
“Passeremo solo noi sette” rispose prontamente Caspian.
“E’ la scelta più saggia. Se foste tornati con i vostri compagni ci avreste costretto a farvi cambiare idea con la forza”
“Non farete loro del male, vero?” domandò Edmund.
“No, li lasceremo in pace. Non siamo un popolo bellicoso. Tutto ciò che desideriamo è mantenere l’equilibrio e la tranquillità del nostro Mondo, scacciando i possibili invasori”
“Noi non siamo invasori” assicurò il Giusto. “Non vogliamo far nulla alla vostra gente”
“In tanti lo dissero prima di voi” rispose Mullughuterum con aria mesta. “Molti come voi si sono avventurati quaggiù e hanno tentato di contravvenire alle regole stabilite, credendo di poterci invadere, di comandarci”
Le altre creature annuirono in silenzio.
“C’è qualcuno che vi sta opprimendo?” chiese Peter, preso da un improvviso sesto senso. “La vostra regina è una brava sovrana?”
Mullughuterum batté la parte bassa del manico della sua lancia contro il terreno. “Niente più domande. E’ ora di andare”
Il modo in cui liquidò la questione insospettì non poco i ragazzi. Tuttavia, preferirono non chiedere altro. Mullughuterum aveva detto che il suo non era un popolo bellicoso, ma non si poteva mai essere sicuri: poteva non essere una buona idea irritarli.
I Sette Amici di Narnia seguirono gli abitanti del Mondodisotto all’interno dell’immensa caverna.
Jill cercò la mano di Eustace quando l’oscurità piombò su di loro, punteggiata solo dagli aloni verdastri delle torce che le creature tenevano in mano.
“Hai paura?” le chiese lui, ricambiando la stretta. La vide annuire in quella penombra spettrale.
“Ho paura di mancare il quarto segno”
“Parlava di qualcuno che avrebbe invocato Aslan, vero?”
Jill annui. Le parve di risentire la voce del Leone e ripeté le parole.  “Se troverete il principe e la principessa scomparsi, li riconoscerete perché saranno le prime persone nel corso del vostro viaggio a implorarvi di fare qualcosa in mio nome, il nome di Aslan”. Guardò il ragazzo. “Eustace, io non so che aspetto abbiano Rilian e Myra”
“Bè, nemmeno io so che aspetto abbiano. Li ho visti per pochissimo tempo quando erano in fasce”
“Sì, ma se li incontrassi e per sbaglio pensassi che siano dei nemici?”
“Mi sembra alquanto improbabile”
“No, non è vero. Metti il caso che la Signora dalla Veste Verde ci prenda in inganno con qualche trucco e….non lo so…io…che cosa farò?”
Eustace le strattonò piano il braccio. “Ehi, non sei da sola. Ci siamo noi”
Jill lo fissò con occhi impauriti. “Anche tu eri insicuro come me al tuo primo viaggio a Narnia?”
“Io?” il ragazzo emise una risatina. “Io ero molto peggio di te! Non ricordi cosa ho scritto nel libro?”
Lei gli diede una spintarella. “Nel tuo libro ti sei reso più simpatico, quindi non conta”
“Perché, non sono un tipo simaptico?”
“Per nulla! Però ti voglio bene, Eustace”
Lui deglutì sonoramente, arrossendo fino alla punta del capelli.
Jill abbassò il capo, i capelli biondi a coprire il rossore apparso anche sulle sue guance. Si rese conto di aver detto qualcosa che non aveva mai detto, ma che pensava. Voleva bene a Eustace. Più bene di quanto si fosse mai resa conto in tutti gli anni in cui erano stati amici.
“Puoi…puoi tenermi per mano?” gli chiese, incerta.
“Certo” rispose lui come se nulla fosse.
“Mi fa sentire più sicura, sai”
“Mh-mh”
“Sei cresciuto, Scrubb”. Gli sorrise, rialzando il viso. “Sei più maturo. Me n’ero già accorta nel nostro Mondo, ma adesso me ne rendo conto maggiormente”
Eustace deglutì di nuovo. “G-grazie. Sì, insomma….grazie”
“Oh, non c’è di che”
 
 
Camminarono nell’oscurità per molti metri. La strada era piana e spaziosa, facilmente percorribile. Nessuno parlava. I Sette Amici di Narnia avevano i nervi tesi ma la curiosità mitigava la tensione. Seppur oscura e facilmente associabile a un luogo pieno di mille insidie, man mano che avanzavano la caverna divenne calda, infondendo in loro una quiete interiore. Ebbero timore che potesse già trattarsi di un trucco degli abitanti del Mondodisotto, o della regina. Ma, dentro di loro, sentivano che era così. Tutti i posti in cui erano stati fin da quando erano scesi nel sottosuolo, erano sembrati ostili, tristi. Ma questo no. Non si sa come, sembrò loro di essere risaliti a Narnia, di essere abbracciati dalla sua aura benefica che infondeva coraggio e forza. In contrapposizione a ciò, persisteva però la malinconia che permeava ogni angolo di quel regno sotterraneo.
Dopo lunghi minuti di cammino svoltarono un angolo dove la galleria curvava. In lontananza notarono una luce debole e diffusa. Più si avvicinavano, più le torce diventavano inutili e, infine, vennero spente. La strada divenne un vero sentiero, che correva in mezzo a un giardino dal terreno soffice, coperto di muschio. Non c’erano fiori ma erano presenti alberi dalle fronde flaccide e pallide. La luce, come per altri luoghi del Mondodisotto, veniva proprio dalle piante e dal tappeto di muschio. Su di esso, qua e là, erano disseminati curiosi ammassi di rocce dalle forme irregolari. Un’occhiata più attenta fece in seguito capire ai ragazzi che non erano affatto rocce, ma strani animali distesi sul terreno, profondamente addormentati. Alcuni sembravano draghi, altri erano unicorni, cavalli alati, enormi pipistrelli, creature dalle forme femminili le cui gambe sembravano unirsi al terreno come radici di un albero.
“Che sorta di creature sono?” chiese Lucy.
“Appartengono al Vecchio Mondo” rispose Mullughuterum. “All’alba dei tempi vivevano nel Mondodisopra, poi caddero quaggiù nel Regno delle Tenebre e si addormentarono. Sono molti coloro che cadono nelle viscere del Mondodisotto, pochi coloro che ritornano nel Mondodisopra, scaldato dal sole”
“Che cosa significa questa frase? L’hai ripetuta anche prima”
“Regina Valorosa, sono tante le cose che non hanno risposta. Certi fatti accadono per caso, altri perché è stato deciso. Ma anche ciò che non ha risposta sarà rivelato, un giorno”
Erano parole così enigmatiche che Lucy preferì non insistere oltre. Aveva idea che, più avesse chiesto, più Mullughuterum avrebbe risposto con frasi incomprensibili.
Arrivarono alla fine del giardino, inoltrandosi di nuovo in una galleria oscura. Fu molto breve da percorrere e, quando ne uscirono, trattennero un’esclamazione di stupore: davanti a loro apparve un enorme arco di pietra, il quale dava l’accesso a una nuova parte della caverna. La parte più interna. Pareva una cattedrale, così grande che avrebbe potuto contenere l’intera reggia di Cair Paravel senza problemi Un’immensa sala scolpita di strani simboli e geroglifici: una lingua antichissima, dimenticata. Anche qui vi era una luce diffusa, che non riusciva a illuminare l’altissimo soffitto. Ma illuminava il copro gigantesco di un uomo addormentato esattamente nel mezzo della sala. Occupava quasi tutto lo spazio. Era steso su un letto fatto di pietra che ai ragazzi ricordò tanto la Tavola di Pietra. L’uomo era persino più grande di un Gigante adulto (avrebbe fatto un baffo a re Mastodonte). Il suo viso era bello e nobile, segnato da qualche ruga intorno agli occhi, i capelli ricadenti sulle spalle di un bianco argenteo, così come la barba liscia, non troppo lunga. Portava una lunga veste nera ricamata e teneva tra le mani giunte una spada dall’elsa color del fuoco.
“Chi è?” chiese Caspian a bassa voce, quasi per timore di svegliarlo.
“E’ Padre Tempo” spiegò Mullughuterum, “che una volta regnava sul Mondodisopra. Venne quaggiù di sua volontà. E’ scritto che si sveglierà alla fine del mondo, come le creature che avete visto poco fa nel giardino”
“La fine del mondo?” fece Edmund.
“Così è stato scritto e detto”
“Chi lo ha detto?”
Gli occhi neri di Mullughuterum si spalancarono leggermente. “Oohh, noi non pronunciamo il Suo nome”
“Mai, mai…” sussurrarono gli altri abitanti del Mondodisotto, in tono reverenziale.
“Perché no?” chiese Peter
“Non ci è permesso”. Mullughuterum si voltò, aggirando il letto di pietra di Padre Tempo. Così fecero i suoi seguaci e i Sette Amici di Narnia furono costretti ad imitarli.
Avrebbero voluto sapere di più di quel luogo, di Padre Tempo e della fine del mondo.
“Adesso capisco perché non abbiamo paura” mormorò a un tratto Lucy.
Gli altri si voltarono verso di lei.
“Avete anche voi la sensazione che quaggiù, in questa grotta, nulla possa farci del male, vero?”
“E’ vero” ammise Caspian. “E’ come essere a Narnia”
“E’ perché Padre Tempo dev’essere una creatura di Narnia” disse ancora Lucy. “Non so se mi capite, ma questo posto deve essere protetto da Aslan. Sono certa che , molto molto tempo fa, Aslan e Padre Tempo si sono conosciuti”
“Mullughuterum ha detto che regnò sul Mondodisopra” disse Edmund. “Chissà in quale epoca…”
E mentre ancora discutevano sui misteri della caverna, gli abitanti del Mondodisotto li condussero fuori da essa. C’era una fitta boscaglia poco più in là, dove Mullughuterum li fece fermare.
“E’ quasi il tramonto” disse Caspian, sentendo su di sé gli effetti della maledizione.
“E’ vero” disse il guardiano. “Ci fermeremo qui per la notte. Domattina dovrete essere riposati e in ordine prima di giungere al cospetto della regina. Volete mangiare qualcosa?”
“Io mi vorrei tanto fare un bagno” borbottò Jill.
“Potete. Laggiù c’è un fiume”
Si addentrarono ancora un po’ tra gli alberi, poi si fermarono. La maggior parte delle creature del Mondodisotto sparì chissà dove. Rimasero solo Mullughuterum e qualche altro.
“Non sembrano davvero pericolosi” commentò Lucy.  “Sono anche gentili”
“Attenta” l’avvertì Peter. “Ricordi cosa è successo ad Harfang? Bei pranzetti, begli abiti, letti comodi e poi volevano metterci in pentola”
“Ops. E’ vero”
“Tutta questa gentilezza è solo una facciata Lu State all’erta stanotte” disse Caspian, facendo posare il falco su un cespuglietto.
“Come faremo a giustificare la presenza di Susan e la tua scomparsa?” chiese Eustace, osservando ora il Re ora il falco.
Caspian poggiò sui talloni, abbassandosi per carezzarla. “Non credo ce ne sarà bisogno. Quando ci hanno detto che solo noi sette potevamo passare intendevano anche lei. sapevano che il falco è Susan”
“Come?”
“Non ne ho idea, ma in qualche modo lo sanno”
“Forse è stata la loro regina a dirglielo” suggerì Jill.
Peter annuì. “Può darsi che la Signora dalla Veste Verde sappia tutta la storia. Dopotutto ha rapito i gemelli, è alleata di Lord Erton, conosce Rabadash…”
“Tutto si collega” annuì a sua volta Caspian, alzandosi. “State all’erta stanotte. Dormite con un occhio solo”
“Puoi giurarci” fece Edmund.
Con quelle ultime parole, il Liberatore si allontanò. Mullughuterum e i suoi non lo fermarono, non chiesero dove andava, neppure lo degnarono di uno sguardo.
“Bè, sentite” fece Jill, spazzolandosi i vestiti dalla polvere. “Io prima di mangiare vorrei davvero fare quel bagno. Lucy, vieni con me?”
“Certamente. Solo un momento” la Valorosa frugò nel mantello che Caspian aveva lasciato, estraendone il corno di Susan. “Portiamo questo per sicurezza” disse, rivolta ai fratelli e al cugino. “Se servirà lo suoneremo”
“State attente, mi raccomando”
“Certo Peter”
“Portiamo anche le nostre Spade, che dici?” suggerì Jill.
“Sì, mi sembra una buona idea”
Così, le due ragazze si allontanarono. Anche nel loro caso, le creature del Mondodisotto non fecero e non dissero nulla. Portarono con sé i mantelli con i quali si sarebbero asciugate; non li usavano da tempo, ormai: nel Mondodisotto faceva più caldo che in superficie. Arrivate al fiume si spogliarono, posando gli abiti sul terreno muschioso. Piantarono la Spada di Agoz e quella di Rhoop sulla riva, in modo da averle il più vicino possibile. Il corno d’avorio fece compagnia alle due armi.
Lucy si immerse completamente, riemergendo con un sospiro soddisfatto, tirandosi indietro i capelli bagnati. “Jill, cosa c’è?”
L’altra ragazza la fissò incerta, immergendosi quasi fino al naso. “Lucy, tu credi che sarò in grado di usare la mia Spada?”
La Valorosa lanciò un’occhiata ai due talismani. “Certo. Perché non dovresti? Sei diventata brava a tirare di scherma. Eustace ti ha insegnato qualcosa mentre eravamo ad Harfang, vero?”
“Sì, ma quello che intendo io è se sarò capace di usare la sua magia. Io non sono come voi”
Lucy inclinò il capo. “Come noi? In che senso?”
“Non sono una regina”
“Nemmeno Eustace è re”
“Sì, ma è un Lord. Aslan lo ha investito del titolo. Mentre io…io che cos’ho?”
Lucy sorrise. “Aslan non ti avrebbe affidato questa missione se non avesse avuto fiducia in te. Ha letto nel tuo cuore e sa che sei speciale, Jill”
La ragazzi si raddrizzò, le spalle fuori dall’acqua. “Spesso mi sono chiesta perché i quattro segni non li abbia detti a te. Tu sei la sua preferita, vero?”
Lucy arrossì. “Bè…tra me e Aslan c’è un rapporto speciale. Non so da cosa dipenda. Ma lui non fa preferenze. Forse…non voglio vantarmi, ma credo di essere il membro del gruppo che lo sente più vicino. Gli parlo spesso, sai? Anche se lui non è qui per rispondermi, io so che mi ascolta”
“Non hai mai avuto un momento in cui hai dubitato di te stessa?”
“Sì, ne ho avuti, ma non troppi a dire il vero. Io sono sicura al cento per cento che Aslan risolverà ogni cosa. Noi siamo il suo tramite Jill, i suoi prescelti. Ognuno di noi ha avuto la sua occasione, la sua missione: io, Susan, Peter e Edmund siamo stati Re e Regine, come adesso lo è Caspian. Lui ha dovuto lottare duramente per rivendicare il suo trono, come noi quattro per sconfiggere la Strega Bianca. Eustace ha dato il suo contributo nella ricerca delle Sette Spade dei Lord: quando si trasformò in drago ci aiutò a uscire dal labirinto di incubi in cui la Strega ci aveva rinchiusi. Si batté persino contro il serpente marino”
Jill ricordò quegli avvenimenti: li aveva letti nel libro del suo amico.
“E adesso tocca a te” sorrise ancora Lucy. “Questo è il tuo momento Jill, la tua avventura. La magia che temi di non saper usare è dentro di te”
“Io non ho poteri magici”
“Nemmeno noi. La Grande Magia è qualcosa di più grande dei semplici incantesimi che intendi tu. La Grande Magia è la forza attiva di Aslan. E’ il suo spirito. Protegge Narnia, mantiene l’equilibrio di tutti i mondi esistenti. Una volta, Susan disse che la Grande Magia era amore, e io credo che abbia ragione. E’ fatta di questo. Le nostre Spade sono state create con essa e traggono forza da noi, da quello che proviamo. Da quello che siamo. Dal nostro cuore. E’ questo il segreto” Lucy si posò una mano sul petto. “E’ questa la vera magia. Quella che è rinchiusa qui dentro”
Jill rimase ammirata dalle sue parole. Anche se la Valorosa non lo ammetteva perché molto umile, non era difficile capire il motivo per cui fosse la favorita del Grande Leone.
“Grazie, Lu. Mi hai incoraggiata molto”
“Di nulla. Siamo amiche, no?”
“Ma certo!”
Con lo spirito risollevato, Jill finì di lavarsi, chiacchierando ancora con Lucy per qualche minuto.
Infine, la Regina fece un paio di bracciate all’indietro. “Ora andiamo, o gli altri inizieranno a preoccuparsi”
Jill la seguì sulla riva. Si asciugarono ben bene, frazionandosi i capelli e rivestendosi.
D’un tratto, la Valorosa afferrò la Spada di Agoz tenendola alta davanti a sé, scrutando tra gli alberi attorno al fiume.
“Che succede?”
“C’è qualcosa là”. Lucy indicò proprio innanzi a loro. Piano, si chinò per prendere il corno d’avorio mentre Jill afferrava la Spada di Rhoop.
La Valorosa non fecero tempo a raddrizzarsi che cadde a terra, picchiando la schiena, gemendo per il dolore.
“Lucy!”
Lei gridò, mente un tentacolo nero la trascinava di nuovo nel fiume per una caviglia. Nella colluttazione, perse la presa sul corno d’avorio. Jill accorse e lo raccolse, per poi lanciarsi in aiuto della sua amica.
Fece qualche passo dentro il fiume, scrutando nel buio. Lucy non riemergeva.
Furono attimi di angoscia terribile.
Poi, i capelli rossicci appiccicati al viso, la Regina riemerse.
“Suona il corno!” riuscì a gridare.
Che stupida! ,si disse Jill.
Suono più volte, per paura che i ragazzi non udissero il richiamo d’aiuto. Quanto ci avrebbero messo per arrivare? Gli aitanti del Mondodisotto gli avrebbero impedito di aiutarle?
Lucy continuava a sparire e riapparire dal pelo dell’acqua, quando il falco planò in picchiata su di lei – o meglio, sul tentacolo spuntato dal fiume.
“Su…” riuscì solo a dire la Valorosa, prima di affondare di nuovo.
Il falco gridò, volando verso Jill, tornando al fiume: stava cercando di dirle che doveva fare qualcosa.
Jill lo sapeva. Alzò la Spada di Rhoop pregando in silenzio di riuscire ad utilizzarla.
Cosa devo fare?
Poi, il ricordo del giorno in cui il lupo era caduto nel ghiaccio le fece venire un’idea. Quella volta era bastato a Ed, Susan e Eustace piantare le spade nella lastra gelida. Se ora avesse fatto lo stesso con l’acqua…
Senza pensare troppo posò la lama di piatto sulla superficie.
Qualunque cosa ci sia là sotto, che lasci andare Lucy! gridò nella sua mente.
E così accadde. Lucy riemerse per l’ennesima volta, tossendo. Ma questa volta nessun mostro la riportò più sott’acqua. Era libera.
Nonostante avesse entrambe le mani occupate – nella sinistra il corno, nella destra la sua Spada – Jill aiutò l’amica a tornare sulla riva, all’asciutto. Peccato che fossero tutte e due fradicie.
Lucy tossì più volte, ansimando. Poco dopo, il falco gridò di nuovo in segno di avvertimento.
Dagli alberi emergevano creature nere come la notte. Erano mostruose. Forme strane e spaventose semi animalesche. La loro visione immobilizzò le due ragazze per alcuni secondi. Attorno a quei corpi da incubo ondeggiavano neri brandelli d’ombra, come se parte dei loro copri – musi, zampe, dorsi – continuassero a sfrondarsi, come vapore nero, in un vento che soffiava solo attorno ad esse.
A Lucy parve di averle già viste ma non riusciva a ricordare dove. Non ebbe tempo di rifletterci: Jill l’afferrò per un braccio e la fece alzare. Corsero insieme per il bosco, cercando di tornare dai ragazzi. Ma altre creature delle tenebre bloccarono loro la strada, costringendole a tornare indietro, a cambiare direzione più volte tanto da non sapere più dove si trovavano.
“Susan, va via!” esclamò Lucy, inutilmente. Il falco non le dava retta.
Susan volava sopra di loro. Di tanto in tanto cercava di lanciarsi contro uno dei mostri. Ma le unghie dell’uccello non riuscivano a lacerare nulla, e nemmeno i talismani di Agoz e Rhoop poterono. Quando Lucy e Jill tentarono di colpire le creature più vicine, le lame fendettero l’ombra ma si bloccarono dentro quei corpi come se si fossero conficcate nella roccia. I mostri spalancarono le fauci e con un balzò si liberarono delle Spade e delle due ragazze.
Vennero sbalzate lontano, malamente. Tentarono subito di rialzarsi, quando si resero conto che qualcosa non andava.
Affondavano.
Affondavano nel terreno melmoso sopra il quale erano atterrate.
“Sabbie mobili!” commentò Lucy.
“E ora che cosa facciamo?”
“Resta ferma, Jill. Più ferma che puoi”
“Ma le creature…”
“Ragazze!!!” fu il grido che ridiede un po’ di speranza alle due amiche.
Peter, Edmund e Eustace accorrevano di gran carriera in loro aiuto, le Spade dei Lord sguainate e scintillanti. Edmund portava con sé quella di Caspian, Peter quella di Susan.
Il falco passò sopra le loro teste, agitata e impotente. Per ora, Susan non poteva aiutarli molto. La trasformazione non era ancora avvenuta, ma non doveva mancare molto. In quanto a Caspian, uomo o lupo che fosse, doveva aver per forza sentito il suono del corno; tuttavia, il Liberatore non si vedeva da nessuna parte.
Erano solo in cinque, mentre le creature d’ombra erano decine.
Eustace, e i due cugini rimasero senza parole di fronte a quegli abomini.
“Che cosa sono?” chiese il Edmund con disgusto.
“Ed, le ragazze!” lo chiamò Peter.
Il Giusto si voltò, vedendo Lucy e Jill intrappolate nelle sabbie mobili. “Tirale fuori, fratello! Ci pensiamo io e Eustace alle quelle creature”
Peter scattò verso Jill e Lucy.
Edmund fece roteare la Spada di Bern nella mano destra, quella di Revilian nella sinistra.
“Caspian, mi perdonerai se la uso per un po’, vero?” disse tra sé con una punta di sarcasmo. “Fatevi sotto bestiacce!” esclamò, balzando veloce come un felino incontro alle belve oscure.
Eustace gli fu subito dietro ed entrambi non si risparmiarono.
Jill, intrappolata nelle sabbie mobili fino alla vita, osservava sgomenta la scena.
“Perdimi la mano” le disse Lucy, distogliendo la sua attenzione dalla lotta.
Jill si allungò verso di lei, sprofondando ancora di più, ma ce la fece.
“Prendi l’elsa di Rhindon, Lucy” disse Peter alla sorella. “Afferrati saldamente. Jill, non lasciarla andare”
Le ragazze obbedirono, stringendosi più la mano.
Il Re Supremo tolse il suo Dono dal fodero. Quello non gli serviva; gli sarebbe scivolato tra le dita.
Per far si che la sorella potesse aggrapparsi all’impugnatura, lui avrebbe dovuto tenere Rhindon dalla parte della punta. Si tolse la casacca che portava sopra la camicia e l’arrotolò attorno all’arma. Non si ferì fino a che Lucy non prese l’elsa e lui iniziò a tirare. A quel punto fu costretto a stringere la lama. Questa lacerò la stoffa e iniziò a tagliargli la pelle.
Lucy e Jill collaborarono quanto poterono per facilitargli il compito, ma non era così semplice: avevano le gambe pensanti a causa della melma.
“Peter!” esclamò la Valorosa, quando vide il sangue colare sulla mano del fratello.
Lui strinse i denti. “Ancora uno sforzo! Non mollate adesso!”
Pochi secondi dopo, Lucy si liberò dalle sabbie mobili e aiutò Peter a far uscire anche Jill.
Rimasero un istante ad osservare Edmund e Eustace che combattevano contro le creature oscure.
Il primo era uno spettacolo: il miglior spadaccino di Narnia, non c’erano mai stati dubbi.
Dopo essere state ritemprate, le Spade dei Lord si erano adattate in proporzione alla forza fisica dei rispettivi proprietari; ma in mano ad Edmund anche la lama più pesante sembrava essere leggera come una piuma. Lui stesso pareva non sentire la fatica. Usava le due Spade muovendole in perfetta sincronia.  Affondava, parava e affondava di nuovo in gesti repentini. Qualche movimento sfuggì agli occhi dei tre spettatori, che non riuscirono a seguire tutta l’azione.
Eustace non era proprio da meno. Ripicì gli aveva insegnato bene. La sue abilità erano completamente diversa da quelle del cugino: Edmund mischiava una tecnica perfetta con movimenti improvvisati, mentre Eustace, calmo e controllato, girava intorno all’avversario prima di attaccare. Eustace giocava con la sua Spada, proprio come aveva sempre fatto Ripicì.
Peter, Lucy e Jill impugnarono i loro talismani e si lanciarono nella mischia.
Le creature di tenebra balzarono all’indietro, sibilando, grugnendo.
“Temono la luce” disse Lucy. “L’ho notato anche prima”
“E la magia delle spade è fatta di luce” aggiunse Edmund, ansimando un poco.
“Bene allora” fece Peter, alzando Restimar. La tenne sopra la testa solo per pochi secondi, poi l’abbassò con un movimento rapito, fendendo l’aria.
La scia di luce partì in direzione del primo gruppo di creature, che ulularono di dolore. Purtroppo non era ancora abbastanza, e adesso erano circondati. Li bloccavano su tre lati, furiose. L’unica via d’uscita era dietro di loro, ma c’erano le sabbie mobili laggiù: impossibile fuggire da quella parte. L’unica cosa da fare era sconfiggere quei mostri.
Le bestie avanzarono di nuovo, più minacciose, sfilacciandosi nell’aria immobile, le bocche spaventose aperte.
I cinque compagni colpirono le creature, ed esse colpirono loro. Qualche colpo andò a segno.
Dal braccio di Edmund sgorgò sangue che schizzò sul terreno. Il Giusto si inginocchiò a terra, improvvisamente preda di un dolore lancinante.
“Ed!”
“Sto bene” mentì. Osservò i graffi sul braccio. Non erano profondi ma notò una cosa stranissima: erano divenuti neri.
“Non fatevi colpire!” avvertì i compagni.
“Edmund, che succede?”. Lucy si inginocchiò al suo fianco, esaminando la ferita.
La pelle del ragazzo scottava come fuoco.
“Mi sta bruciando” disse lui, il respiro affannoso.
“Cosa?”
“Non so come altro spiegarlo. Il mio sangue brucia”
Lucy frugò freneticamente nei propri abiti ancora bagnati e sporchi. “Non ho il mio cordiale! L’ho lasciato dentro la mia sacca, all’accampamento!”
In quel momento, una mano si posò sul suo braccio, delicata.
La Valorosa e il Giusto si voltarono, sfoderando un enorme sorriso. “Susan!”
“Restate qui” disse la Regina sorpassandoli. “Peter!”
Il Re Supremo si votò verso di lei, felice di vederla. Subito capì. Si slacciò dalla cintura la Spada di Mavramorn e gliela lanciò. Susan la prese al volo e abbatté con un sol colpo la creatura che cercò di attaccare Edmund e Lucy.
D’un tratto, nella mano sinistra del Giusto, la Spada di Revilian mandò un lampo di luce blu accecante.
“Che succede?” fece Lucy. “La Spada di Caspian sta...”
In quell’esatto momento accadde qualcosa di straordinario e inaspettato: il Re di Narnia apparve dagli alberi. Ed era umano.
La trasformazione era nella fase d’intersezione tra giorno e notte. Quei pochi istanti in cui i due innamorati potevano appena scambiarsi uno sguardo o una parola. Quagli attimi di cui non avevano mai usufruito anche potendo farlo, perché troppo doloroso.
Ancora una volta, tutto era accaduto per caso.
Ma non ci fu tempo di pensare a niente, solo alla battaglia.
Le creature d’ombra si contorsero, riunendosi in un muro nero attorno al gruppo.
Caspian si avvicinò a Edmund ed egli gli passò la Spada di Revilian.
Immediatamente, tutti e sette i talismani vibrarono come di vita propria nelle mani dei loro proprietari. Reagivano, perché i Sette Amici di Narnia erano finalmente riuniti.
Caspian guardò Susan. Lei guardò lui.
Ma fu solo per poco.
Le Spade dei Lord iniziarono a irradiare una luce blu intenso, che presto divenne sempre più chiara, mutando dall’azzurro fino al bianco, abbagliando tutto finché i ragazzi non ne furono avvolti.
E allora, Susan e Caspian non riuscirono più a vedersi.
Il chiarore si espanse fino ad abbracciare il bosco, avvolgendo le creature delle tenebre che cercarono inutilmente di sfuggirle. Si alzò un vento furioso. Un vento di magia che spazzò via l’oscurità. Le belve emanarono suoni orrendi, di sofferenza e paura. Alcune vennero colpite dalla luce, svanendo nel nulla, come neve che si scioglie la sole. Altre riuscirono a resistere.
Edmund fu di nuovo in piedi. Non vedeva più gli altri ma sapeva che erano accanto a lui. Li sentiva.
I Sette Amici di Narnia si lanciarono ognuno in una direzione diversa, con un grido di battaglia, ingaggiando una lotta dove artigli e denti stridettero contro lame incandescenti di luce.
I ragazzi sentivano la forza scaturire dal profondo della loro anima. Una forza sconosciuta mai sperimentata in precedenza. Andò a concentrarsi nelle mani che stringevano le else. Le Spade divenne come prolungamenti delle loro braccia; come se, colpendo le creature, fossero le loro stesse mani a lacerare i corpi delle bestie demoniache, bruciandole, facendo a brandelli i loro corpi.
Ancora un istante infinito e la battaglia cessò.  
Susan vide la luce scomparire, ritirarsi dentro la sua arma e quelle degli amici. Era stata tanto intensa eppure non le aveva dato fastidio. Si guardò subito attorno per vedere se tutti stavano bene. Sì, sembrava di sì, anche se Edmund appariva molto provato dalla misteriosa ferita infertagli dalla creatura. 
“Sto bene” stava dicendo il ragazzo. “Non fa più male come prima”
E poi, lei lo vide: il lupo era là, poco lontano. Probabilmente, Caspian aveva cercando di starle accanto il più possibile. Lo raggiunse, inginocchiandosi davanti a lui. Il lupo abbassò il muso verso il terreno, dove giaceva la Spada di Revilian. Susan la prese e poi lo abbracciò, senza dire una parola. Lo accarezzò, il dorso, la testa, lo baciò sul muso e sul naso. Lui le leccò il viso.
“Lo so. Anch’io” mormorò con un sorriso triste.
“Susan, va tutto bene? State bene?” chiese Peter.
Lei si voltò e annuì. “Tutto a posto. Siete stati meravigliosi”
“E’ stato incredibile!” esclamò Eustace con fervore. “Ehi, Ed: quando rivedrai la tua ragazza puoi dirle che finalmente ho visto i fuochi d’artificio che tanto aspettavo!”
Edmund ridacchiò. “Glielo dirò”
Poi, Peter e il cugino aiutarono il Giusto ad alzarsi. La sua ferita suppurava uno strano liquido nerastro.
“Guarirai” gli assicurò Peter. “Hai la pellaccia dura tu”
“Non fa male come prima, te l’ho detto” ripeté Edmund. “Quando le Spade hanno brillato mi sono sentito più forte il bruciore è diminuito”
Ritornarono indietro, allontanandosi dalle sabbie mobili, delle quali ormai rimaneva ben poco, spazzate via dal fuoco di luce.
“Io non posso ancora crederci” mormorò Jill, fissando la sua arma.
“Ci sei riuscita, hai visto?” le sorrise Lucy.
“Dubitavi di te?” le chiese Susan.
“Bè, si, un pò. Ma tua sorella mi ha aiutata ad aver più fiducia e…ci sono riuscita” Jill fissò la Dolce con espressione seria. “Susan…tu e Caspian…”
La Dolce abbassò lo sguardo, l’ombra di un sorriso sul viso. “Va bene così”
Jill capì che non voleva parlarne e non disse più nulla. “Ma di cosa erano fatte quelle cerature?” chiese allora per cambiare discorso.
“Di ombra e incubi” rispose prontamente Lucy, fermandosi e fronteggiando gli altri, l’espressione seria e preoccupata. “Non le avete riconosciute, vero? Io ne ho avuto il sospetto fin dal primo istante, anche se nemmeno io riuscivo a ricordare dove le avevo già viste”
“Di cosa parli, Lu?” chiese Susan.
“Del labirinto sull’Isola delle Tenebre. Delle creature d’ombra che ci attaccarono laggiù”
Jill non sapeva di cosa stavano parlando, ma i Pevensie e Eustace avevano capito, e adesso parevano assolutamente increduli.
“Non possono essere le stesse” disse Edmund. “Se così fosse vorrebbe dire che…”
“Le ha chiamate lei” disse Lucy annuendo. “Le ha mandate Jadis”

 
 
 
 
 
 
Carissimi, stupendi, affezionati, entusiasti lettori, eccomi ritornata qui da voi!!! Pensavate che avessi abbandonato questa storia? Giammai!!! Mai mai mai potrei lasciare Narnia e i miei Suspian! Purtroppo però, certe volte non è proprio possibile dedicarsi a ciò che si ama, bisogna fare buon viso a cattivo gioco con la vita di tutti i giorni. Spero tanto che, nel frattempo, non mi abbiate tirato addosso maledizioni varie e non vi siate stancati di aspettare >.< Perdonatemi!!! Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, sono ansiosa e mi mancano le vostre recensioni!
 
Ringraziamenti:
 
Per le preferite:
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Per le ricordate:  
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Per le seguite:
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Per le recensioni dello scorso capitolo: LittleWitch_,senoritavale, Shadowfax, The_Warrior_Of_The_Storm, _joy
 
Angolino delle anticipazioni:
Nello scorso avevo detto che si sarebbero visti i gemelli, ma la loro parte, come potete immaginare, slitta nel prossimo capitolo. LI avevamo lasciati dopo che avevano visto Aslan, vi ricordate?
Vedremo poi come gli Amici di Narnia giungeranno al castello delle Tenebre, e anche cosa stanno facendo Miriel e co: avranno trovato un’altra strada per giungere dai compagni?
 

Vorrei aggiornare una volta a settimana, ma non credo che ci riuscirò. Di sicuro, però, il nuovo capitolo arriverà molto prima di questo XD Per sapere quando controllate ogni tanto il mio gruppo facebook Chronicles of Queen, dove trovate anche gli aggiornamenti dell’altra mia fic su Ben Banres: “Two Worlds Collide”.
 
Se trovate errori, non esitate a segnalarmeli! Vi ringrazio tutti per essere ancora qui!!! Continuate a seguirmi, non ve ne pentirete!
Un bacio e un abbraccio giganti,
vostra affezionatissima Susan♥
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