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Autore: Promisen    05/05/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vecchia porta non era nelle sue condizioni migliori e bastò un singolo calcio a romperla e far volare pericolosamente le schegge di legno verso i presenti, che provarono ad indietreggiare nonostante si trovassero già con le spalle al muro.
“Allora quella voce che abbiamo sentito non era falsa!” esordì il giovane umano appena entrato, poggiandosi un forcone arrugginito sulle spalle, probabilmente preso per strada. Aveva gli occhi vibranti di eccitazione, gli si potevano leggere le intenzioni da una sola occhiata.
Dalla porta uscirono altri due umani, uno biondo che sembrava avere la stessa età del primo giovane, e un uomo che poteva essere addirittura loro padre per quanti anni mostrava.
“Guarda quanta feccia in un posto solo, Eran,” disse l'uomo, impugnando un coltello da cucina mentre il biondino si apprestava a frugare senza esitazioni tra gli zaini accumulati.
“Che cosa significa tutto questo?!” urlò il vecchio mezzorco, visibilmente spaventato ma non così tanto da restare immobile come stavano facendo tutti gli altri in quel momento.
“Oh, adesso parlate anche?” disse Eran, spostandosi la forca dalle spalle e impugnandola con due mani.
Il mezzorco strinse i denti, borbottando parole incomprensibili tra i denti.
“Ah? Hai detto qualcosa, mezzosangue di merda?!” urlò il ragazzino esaltato, puntando senza esitazione la forca verso la gola del mezzorco, che rimase pietrificato dalla paura.
La situazione si fermò, nessuno degli Impuri osava fare una mossa. A malapena respiravano.
I tre umani invece sembravano quasi a loro agio: Eran, quello col forcone, aveva un sorriso soddisfatto sul volto mentre affondava leggermente le punte del forcone nella gola verdastra del vecchio, come a fargli capire che non aveva paura di uccidere. Forse lo aveva anche già fatto. L'uomo restava fermo con le spalle al muro, le braccia conserte e la presa stretta sul manico del coltello; e infine il biondo continua a frugare tranquillamente tra gli zaini, ridacchiando tra sé e sé quando probabilmente trovava qualcosa che gli andava a genio.
I secondi scorrevano inesorabilmente lenti, fin quando la voce del ragazzo ruppe quel silenzio immortale.
“Ehi, qui dentro c'è un cazzo di coltello!”
“Uno di questi stronzi è armato?!” urlò Eran, distogliendo lo sguardo dal suo ostaggio e dando a quest'ultimo l'occasione di rispondere. Il mezzorco scattò in piedi, spalancò la sua mandibola, e la richiuse sulla spalla morbida del ragazzo, penetrandogli la carne con forza disumana degna solo di un orco, cosa che l'anziano era solo a metà.
“AAAAAH!” l'urlo spaventato del ragazzo risuonò in tutto l'edificio, trascinando la situazione in un vero inferno.
Successe tutto in fretta: L'uomo corse con il coltello spianato verso l'orco, ma venne fermato da Terien che gli si lanciò addosso; il biondo fece per estrarre il pugnale di Gerwyn ma venne interrotto tempestivamente da quest'ultimo, che gli bloccò il polso contro il muro, facendo volare via il pugnale.
“Lasciami andare, schifoso elfo!” urlò il giovane, visibilmente spaventato dall'aspetto “mostruoso” dell'elfo scuro.
Gerwyn resse il gioco e lo guardò negli occhi, con tutto l'odio che provava per quel tipo di gente.
“Hai paura di me, umano?” sussurrò con divertimento e finto sadismo. Basto questo al biondino per scappare via in preda al panico. Forse era nuovo in quel gruppo, o forse era spaventato da tutt'altra scena. Quando si voltò, Gerwyn comprese da cosa era stato spaventato realmente il biondo.

Il mezzorco era riuscito a prevalere sul ragazzino, arrivando a trafiggergli l'intero corpo con il forcone, lasciandolo inchiodato a terra. Avevano tutti gli occhi spalancati, e Gerwyn non riusciva a capire come quel vecchio potesse lasciare un ragazzo a morire così.
Nonostante tutto era pur sempre una vita.
“C-come-”
La frase di Gerwyn venne interrotta da un evento ancora peggiore: l'uomo riuscì a liberarsi da Terien, e si precipitò con un urlò sul mezzorco, riuscendo ad accoltellarlo alla schiena e a farlo cadere. Lì fu la fine per il vecchio, che venne accoltellato ripetutamente senza pietà dal quel folle.
Perché. Perché non riesco a muovermi? Perché sta succedendo questo? Io...io. Gerwyn era solo un ragazzo, un contadino. Non pensava si sarebbe mai trovato in una situazione simile, e la paura e lo shock del momento gli avevano paralizzato totalmente il corpo. Era impotente.
“Gerwyn, dio mio, fermalo!” urlò Terien, saltando sull'elfo e riuscendo a disarmarlo, ma non a prevalere su di lui. Tempo pochi secondi e l'uomo stava attentando anche alla vita di Terien.
Le mani che premevano con forza sulla gola dell'elfo scuro, le ginocchia che posavano senza pietà sulla pancia del giovane che perdeva forza dopo ogni secondo. Fu solo quando Terien perse i sensi, vicino alla morte, che Gerwyn riprese il controllo del proprio corpo, e disarcionò l'uomo con un calcio in piena guancia.
L'uomo sembrava aver capito lo stato precedente di Gerwyn, infatti fu fin troppo sorpreso quando ricevette quel calcio. Notò un rigolino di sangue sul labbro e guardò in cagnesco l'elfo che era in piedi davanti a lui. “Una feccia come te che mi fa sanguinare,” disse rialzandosi e fissando gli occhi in quelli del giovane. “Te la farò pagare, maledetto bastardo!” l'uomo esplose in uno scatto, sorprendendo Gerwyn e sbattendolo contro al muro. Il giovane era già spaventato e respirava a fatica, non avrebbe mai potuto reggere un confronto simile.
Provò a colpire le braccia dell'uomo, non riuscendo a scostarle e sentendo la grave presa che gli si attanagliava in gola e iniziava a togliergli il fiato.
“Muori figlio di puttana, prega il tuo dio, qualunque esso sia, perché tra poco raggiungerai quel mezzorco merdoso!” urlava l'uomo, in una risata folle ed esaltata, mentre alternava forti ginocchiate nello stomaco dell'elfo per stroncare qualsiasi suo tentativo di liberarsi.
E' la fine. E' finita così, senza neanche iniziare. Mi dispiace Martha, io...non sono stato capace di...proteggere nessuno.
Mentre sentiva i sensi abbandonarlo velocemente, Gerwyn sentì la presa sulla gola allentarsi, fino a sparire, e il ragazzo aprì gli occhi stanchi più che poté, per poter guardare il suo assalitore.
Perché ha smesso? Sono forse già morto?
Gli occhi dell'uomo erano sorpresi e velocemente si spensero, fin quando non cadde a terra rovinosamente, senza vita, e si scoprì cosa gli fosse successo.
Dalla bassa schiena dell'uomo spuntava l'impugnatura e parte del metallo rosso, appartenente al pugnale di Gerwyn. Dietro al corpo dell'uomo si trovava Akai, con le mani e il viso sporco di sangue, le lacrime agli occhi e ancora le mani tremanti.
“Io...l'ho ucciso?” sussultò il bambino, guardando poi suo fratello che perdeva irrimediabilmente i sensi e urlò il suo nome, provando ad aiutarlo, ma tutto quello che venne dopo per Gerwyn fu il buio più assoluto, perché perse del tutto i sensi.

   
 
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