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Autore: Beriadan    05/05/2015    1 recensioni
Dai soleggiati campi coltivati della Virginia, passando tra i boschi e le gole degli Appalachi fino al freddo settentrione del Quebec francese seguiamo la marcia e le storie intrecciarsi in quel 1756 che vedrà la nascita di un nuovo eroe nel nuovo mondo: George Washington.
Genere: Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Prologo: Una terra non più vergine

Nel 1756 la Colonia Inglese della Virgina era un consolidato dominion britannico. Città come Jamestown e Williamsburg erano ricolme di vita e nelle fertili campagne circostanti gli schiavi neri lavoravano con ardore il cotone ed il tabacco per la madrepatria. Il sole risplendeva invitto su tutto l'Impero Britannico facendosi più luminoso e caldo su quella bella terra d'oltreoceano, da cui partivano i prodotti per i mercati di Plymouth e Londra. Purtroppo questa pace idilliaca non poteva che cessare improvvisamente e per cause nefaste. Infatti, uomini fedeli al Re di Francia Luigi XV di Borbone iniziarono a costruire fortificazioni nel nord-est del paese,  minacciando gli interessi e le libertà stesse dei coloni inglesi, i quali si vedevano preclusi una possibile espansione verso oriente, oltre i monti Appalachi. Gli incidenti al confine si intensificarono drammaticamente così come i rapporti diplomatici, portati avanti dai consoli locali.

Il Governatore della Virginia Robert Dinwiddie, un grasso uomo dall'aspetto di un vecchio bulldog inglese, sedeva dietro la sua scrivania in mogano, tamburellando nervosamente le dita grassocce su di una mappa geografica stesa di fronte a se, raffigurante le tredici colonie e i loro prossimi confini. Sbuffava continuamente, assottigliando lo sguardo sui piccoli quadratini segnati con mano malferma da qualche ignoto esploratore. D'un tratto, dalla porta posta dall'altro lato dell'ampia stanza, si sentì bussare energicamente. Robert rispose con un grugnito d'assenso e dall'uscio aperto vi entrò un giovane uomo sorridente, dal passo deciso.

"Sua Eccellenza mi ha convocato, sono dunque felice di.."
"Siediti George, dobbiamo parlare. E togliti quel sorrisetto dalla faccia."


Rispose funereo il governatore, fermandolo sul nascere, ed indicandogli imperioso la sedia poco distante. L'avventore si sedette comodamente, aggrottando la fronte preoccupato.  L'indice di Robert ticchettò sul piccolo atlante in corrispondenza dell'intersezione dei fiumi Allegheny e Monongahela.

"Fort Duquesne.. Lo conosci bene, vero?"

Domandò retoricamente, alzandosi in piedi e sistemandosi la candida parrucca sul capo.

"E' passato esattamente un anno da quando Tu e Braddock, buon anima, falliste il vostro attacco a tale fortificazione. Londra esige che venga ritentata l'impresa, Colonnello Washington."

Le iridi fredde e grigie di George si rabbuiarono al rimembrare la spedizione fallita, la morte del Generale ed il disonore delle armi.

"Sono anni che non mi chiami con il mio cognome, Rob, e sai meglio di me che sarebbe un massacro. I Mangiarane conoscono alla perfezione quel territorio. Ci ritroveremo con le baionette in culo ancor prima di combattere."

Rispose, scuotendo piano la testa, fissando mentalmente il percorso tra le strette gole degli appalachi e i pericolosi boschi pullulanti di pellerossa.

"Inventati qualcosa e modera il linguaggio, ragazzo! Non sono più lo zerbino di Campbell, fosse stato per lui avrebbe cercato una via diplomatica a questa crisi, quel codardo! Inoltre questa è la tua occasione per redimerti davanti gli occhi del tuo paese dopo Fort Necessity."

Sbottò rosso e simile ad un grosso peperone, le guance frementi di rabbia. Il colonnello aprì la bocca, pronto a controbattere ma venne nuovamente battuto sul tempo da Dinwiddie.

"Basta! E' deciso. Non intendo perder tempo a sentir lamentarsi un ufficiale di Sua Maestà Re Giorgio II, dentro a questa lettera troverai tutte le informazioni che ti servono e vedi di tornare con le armi in pugno questa volta."

Con un gesto stizzoso, il grasso governatore lasciò tra le mani di George una missiva in carta pergamena, finemente scritta e dal timbro in cera ritraente la cotta d'armi della Casa d'Hannover.

"Ora puoi anche lasciarmi, l'assemblea coloniale della House of Burgesses mi sta rodendo il fegato a causa degli ultimi dazi sul tabacco. E chiudi la porta quando esci."

Concluse boriosamente, tornando a sedersi ed estraniandosi da qualsiasi cosa se non un documento lasciato sul lato destro della tavola. Con la ruvida carta tra le mani, George si levò fulminandolo con lo sguardo e, senza dire una parola, uscì dallo studio, chiudendo con malcelata insofferenza il legno. Quando uscì da Villa Dinwiddie il cocente sole della Virginia lo accolse, era una splendida giornata di metà luglio.Il ventiquattrenne Colonnello Washington, memore della sconfitta nel luglio 1754 a Fort Necessity e della fallimentare campagna del Generale Braddock , venne dunque incaricato dal nuovo Governatore Robert Dinwiddie, succedutosi a John Campbell, di conquistare Forte Duquesne, riducendo così l'influenza francese nella zona e creando una testa di ponte oltre i monti Appalachi.
   
 
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