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Autore: Lea Coleman    05/05/2015    3 recensioni
Sin da quando aprì gli occhi e sbadigliò la prima volta, i denti affilatissimi aveva indotto i benpensanti a brutti presentimenti – era cucciolo, e debole, ma il suo aspetto era terrificante: Inu-Yasha, con un nome da demone lo chiamarono, e crebbe in fretta.
Più passava il tempo più il suo corpo prendeva sembianze terribili e il suo sguardo si faceva spaventoso.
E chi ha un carattere fragile
cresce immaginando di essere come lo vedono gli altri.
[…]
«Hai le unghie troppo lunghe; un uomo non dovrebbe avere le unghie lunghe, altrimenti non riesce bene a lavorare i campi!» lo rimproverò lei scherzosamente, «sei solo e triste, sembri disperato, quindi sarò tua amica, e giocheremo sempre insieme.»
Si chiamava Kagome, e gli promise, da buona amica, che ogni pomeriggio avrebbero raccolto le margherite e ne avrebbero fatte corone.

{Piccola leggenda Nordica, versione Inu/Kag.}
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Corone di Margherite
{La la la, 704 parole!}



 




      Non molto lontano dalle montagne del nord, una madre aveva dato alla luce i sui pargoli: tre figli sani e forti, dai capelli neri e gli occhi grigi, tutti gemelli, meno uno. Il più piccolo, aveva i capelli argentati, gli occhi demoniaci ed assomigliava ad un lupo.
 
      Sin da quando aprì gli occhi e sbadigliò la prima volta, i denti affilatissimi aveva indotto i benpensanti a brutti presentimenti – era cucciolo, e debole, ma il suo aspetto era terrificante: Inu-Yasha, con un nome da demone lo chiamarono, e crebbe in fretta.
 
      Divenne un bambino, solitario e ripudiato.
Vedeva i fratelli giocare senza lui, mentre la madre non lo degnava di uno guardo. Di lui tutti avevano paura, persino la famiglia. Non faceva nulla di particolarmente terribile, non era più cattivo degli altri, ma bastava guardarlo e ti si drizzavano i capelli.
 
      Cresceva così Inu-Yasha, e più passava il tempo più il suo corpo prendeva sembianze terribili e il suo sguardo si faceva spaventoso.
 
      E chi ha un carattere fragile cresce immaginando di essere come lo vedono gli altri.
 
      E fu così che finì per commettere azioni crudeli verso gli abitanti del suo villaggio, e persino verso i fratelli. Ben presto venne esiliato e cominciò a vagare solo tra le montagne, nelle immense foreste di betulle.
 
      Ovunque andasse seminava terrore.
 
      Tutti gli animali lo temevano, persino gli orsi. La natura stessa si scostava al suo passaggio per timore di divenir vittima delle sue zampe o dei suoi denti aguzzi.
 
      Era ormai diventato Inu-Yasha, il feroce mostro. Più era temuto, più la sua crudeltà aumentava alimentata da una profonda solitudine e lui, mentendo a se stesso, gonfiava il petto d'orgoglio per questo regno del terrore di cui era il Signore indiscusso.
 
      Non avrebbe certo immaginato che sarebbe stata l'ingenuità e la dolcezza di una fanciulla ad infrangere la sua corazza e a penetrare dritta nel suo cuore: vagava, un giorno, senza meta, quando vide una ragazzina raccogliere margherite.
 
      Quando lei lo notò, non si spaventò:  «Hai le unghie troppo lunghe; un uomo non dovrebbe avere le unghie lunghe, altrimenti non riesce bene a lavorare i campi!»   lo rimproverò lei scherzosamente, dopo averlo avvicinato. Per un istante, il pauroso essere ebbe timore di lei, della giovane che gli aveva parlato.
 
      Lei intrecciò una corona di margherite e gliela posò sulla testa:  «Sei solo e triste, sembri disperato, quindi sarò tua amica, e giocheremo sempre insieme.»
 
      Si chiamava Kagome, e gli promise, da buona amica, che ogni pomeriggio avrebbero raccolto le margherite e ne avrebbero fatte corone – avrebbero giocato al principe e alla principessa, avrebbe corso tra i campi, rubato le mele più succose e guardato il cielo fino al tramontare del sole, quando lei tornava a casa.
 
      E per un anno, Inu-Yasha attendeva il pomeriggio per stare con Kagome, giocare con lei e non sentirsi più solo.
 
      Un giorno però – al suo quindicesimo compleanno – la trovò sul prato di margherite a piangere.
 
      Preoccupato, il mostro le chiese cosa succedesse, e lei:  «Ho raggiunto l’età in cui mio padre vuole accasarmi. Se troverò marito, dovrò stare a casa tutti i pomeriggi ad accudire i nostri figli, ed a pulire, ed ad attendere il suo ritorno. Non potremo più giocare assieme, e tu ritornerai a vagare in solitudine nelle foreste.»
 
      I due restarono insieme fin dopo il tramonto, quando Kagome si obbligò ad andare via.
 
      Il giorno dopo non venne a giocare. Passò una settimana, e la fanciulla non si faceva vedere.
 
      In preda al panico, Inu-Yasha la cercò senza sosta nel paesotto a sud – dove la ragazza viveva – seminando il terrore ed il panico, fino a quando non la vide, nella casa paterna, a piangere senza lacrime. Aveva singhiozzato per tutta la settimana dopo il loro ultimo incontro, e di lacrime non ne aveva più.
 
      Senza pensarci due volte, il mostro la rapì, scatenando la rivolta dei popolani, che li seguirono fino al campo di fiori: giunsero che oramai i due erano spariti. Tuttavia, trovarono due corone di margherita, una intrecciata all'altra.
 
      Avrebbero giocato per sempre, ora, una tra le braccia dell’altro.
 






 
 
 
 
      Okay, può darsi che tutto ciò non abbia il ben che minimo senso, forse dovrei mettermi a studiare o a fare qualcosa di più – ehm – costruttivo, ma…
Ho trovato una serie smisurabile di bellissime storie Nordiche (*O*) e me ne sono innamorata: indi, il mio cervellino ha detto, “Beh, perché no? Facciamo una in versione Inu-Yasha!”
 
Non so perché io continui a dargli retta, eppure lo faccio :D
È abbastanza corta, forse a mala pena settecento parole, non è un gran che in fatto di lunghezza… ma va beh!
 
Ecco la mia follia ‘o’

  
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