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Autore: AlnyFMillen    05/05/2015    2 recensioni
E se Bella non si fosse buttata dallo scoglio? Edward non sarebbe tornato e Jacob avrebbe finalmente conquistato il cuore della sua amata o forse... No?
|fanfiction in revisione|
“Mi dispiace io…”
Tentai di concludere quella dannata frase, così da far comprendere almeno in parte il mio dolore, ma la voce cedette. Non potevo vederlo così.
Ero io l’unica a dover essere arrabbiata, io l’unica a voler piangere, a voler morire. Non lui.
Eppure non potevo vederlo così.
Feci per dischiudere le labbra e parlare ma lui fu più veloce. Proprio quando credevo di averlo perso, si voltò.
Fu l’ultima volta in cui lo vidi, il bellissimo viso contratto da un tormento non più antico ma nuovo.
Quella consapevolezza mi spiazzò: era colpa mia.
Se non fosse stato impossibile avrei detto di aver visto una piccola, scintillante goccia d’acqua solcargli la guancia destra.
Io.
Lui.
Non più noi.
I miei occhi si gonfiarono di lacrime, la vista si offuscò e dovetti aspettare molto prima di accertarmi che se ne fosse andato. Poi mi gettai sul letto, tentando disperatamente di sostenere la voragine che squarciava il mio petto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: New Moon
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!Attenzione!


l'avviso si eliminerà non appena avverrà la prossima pubblicazione
Per problemi vari nell'edit e nella rielaborazione dei capitoli, ho deciso di revisionare l'intera fic. Tornerò quindi il prima possibile, con una trama e uno stile migliorato - o almeno così si spera ^-^
Grazie a chiunque continua a seguire questa storia, nonostante tutto.
A presto,
AlnyFMillen






Capitolo 1 - revisionato






Tic - Tac

Guardai sorpresa l'orologio da polso poggiato sulla scrivania, accanto al computer, quasi non fosse mai stato lì. Preciso, segnava le cinque del mattino. 

Tic - Tac

Impossibile.
Doveva essere rotto.

Tic - Tac

Da quanto ero sveglia?
***

'No, Edward! Edward!' 
Ma in meno di un attimo le mie braccia stringono il vuoto. 
'Edward! Edward, non puoi... Edward... non lasciarmi!
La mia voce trova improvvisamente nuovo vigore, ma lui non c’è più.

Buio.

Sola, nel buio del bosco.
Persa. Persa nel tentativo di ritrovarlo. 
Seduta a terra, nel fango: vestiti stracciati, viso sporco. 
Osservo l’ambiente; niente di familiare. 
Un movimento.
Veloce, rapido, imponente. Innaturale.
Arranco verso la direzione, foglie secche ancora in movimento.
Un' ombra umana, una speranza. Se fosse tornato da me?
Riconosco una mano, bianca come il latte. Sporge da un tronco, traccia le venature della corteccia. 
Avanzo, ipnotizzata. 
Una chioma rossa. 
Mani diventate artigli. Con un balzo mi sovrasta.

Buio.

***

Charlie accorse, pronto: sapeva sarebbe successo.
Io non me ne curai, la vista offuscata dal dolore. Gridai nuovamente.

Portai i palmi aperti a coprire le orecchie, memore della notte precedente. Rannicchiate le ginocchia al petto, schiena aderente alla sedia girevole,  chiusi gli occhi. 
Tenere insieme i pezzi, dovevo tener insieme i pezzi. 
Labbra che si muovono impercettibilmente, litania ormai ricorrente. Una sola parola, facile da ricordare, a darmi l’impressione che lui fosse presente, ancora vicino a me. 
Imposi la calma, ripartii dalle fondamenta. Informazioni semplici che, controvoglia, un medico sconosciuto mi aveva consigliato per ricordarmi chi ero
"Mi chiamo Isabella Swan, ho diciotto anni. I miei genitori si chiamano Charlie e Reneè. Un anno fa sono trasferita dalla Florida nella cittadina di Forks a casa di mio padre, il capo della polizia. Mia madre si è risposata. Il mio migliore amico è  Jacob Black, un licantropo. I miei amici umani a scuola sono Mike Newton, Jessica Stanley e Angela Weber assieme a Ben il suo fid—".
Silenzio.
"Mi chiamo Isabella Swan, ho diciotto anni. I miei genitori sono Charlie e Reneè. Un anno fa mi sono trasferita a Forks, da mio padre. Il mio migliore amico è  Jacob. I miei amici a scuola sono Mike, Jessica, Angela e Ben."
Pausa.
"Sono sola."
Respirare per poi aprire gli occhi, fissare un punto indefinito sul muro.
Charlie si era complimentato molto con me quando avevo eseguito appropriatamente gli ordini del dottore, componendo frasi di senso compiuto. Dopo la fase peggiore della crisi, verificatasi nei quattro mesi successivi al mio ritrovamento nel bosco, tutto sembrava un progresso. Qualunque lettera da me pronunciata, ogni gesto.
Inutile dire che non ci furono mai veri e propri passi avanti.
Costretta a restare bloccata nel tempo, senza più un briciolo di voglia di vivere, proprio come un vampiro.
Una spia luminosa attirò la mia attenzione, prima che altre lacrime potessero sgorgare dagli occhi.
Poggiai la mano sul mouse, tenendo l’altra convulsamente ancorata al polpaccio destro, in modo da poter circondare entrambe le gambe con sicurezza. Riuscii a digitare il codice giusto dopo più e più t e, abituata all'oscurità, venni accecata dalla luce dello schermo. Dopo un attimo di stordimento, il mio corpo reagì in modo involontario, irrigidendosi. 
Sulla pagina aperta, svettavano le mille e-mail senza risposta mandate a quella che credevo la migliore delle amiche, la migliore delle sorelle, colei che sarebbe restata nonostante tutto. 
Lacrime copiose presero a scendere sul mio volto, bagnando un'altra maglietta, tracciando un percorso ormai scolpito.
Scoppiai in singhiozzi e tramite uno scatto troppo forte chiusi il computer, facendolo cadere con un tonfo secco a terra. Mi trascinai il più velocemente possibile sul letto, portandomi in posizione fetale.
Affrettarmi a tornare insieme, prima di spezzarmi. 
Mio malgrado, non riuscii a trovare la lucidità necessaria per riemergere da quel vortice senza fondo. 
Mentre scivolavo nell'incoscienza trovai, da qualche parte, la forza di afferrare il telefono e portarlo all'orecchio. 
Dopo tre squilli una voce roca e familiare rispose. Mi restava la forza solo per un'unica, frammentata frase.
"Aiutami", seguito da "Portami a casa, Jake", mi diedero la certezza di poter lasciare finalmente che il buio mi avvolgesse.
   
 
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