Era il momento, appena tornato a casa sua, anche se ormai non la sentiva più come tale. Freddo, il cuore batteva e desiderava con tutto se stesso di trovarsi da un'altra parte. Aveva paura, era la prima volta che lo ammetteva in sedici anni di vita, certo aveva avuto paura altre volte, come quando al primo anno era stato obbligato a entrare nella foresta proibita, come quando rischiava di cadere dalla scopa durante i primi allenamenti di quidditch, come quando aveva visto il marchio nero che si staglia e nel cielo la notte della coppa del mondo. Ma quel giorno la paura era diversa, più viva più sentita, e non era paura solo per se stesso, ma anche per gli altri, la sua famiglia, i suoi amici, se così li poteva chiamare. Paura, un sentimento forte, quasi più forte dell' odio o della rabbia, ma anche un sentimento sottovalutato, nessuna l'ascolta mai quando la sente. Lui la stava ascoltando, e gli diceva di scappare, lontano da tutto e da tutti, in luogo tranquillo e in pace. Ma non poteva, non poteva far questo a sua madre, che era in parte a lui e che in quel momento stava pregando perché almeno suo figlio venisse risparmiato; a suo padre che l'avrebbe reso orgoglioso. La sua vita girava intorno a questo, cercare un po' di bontà in sua madre e rendere fiero suo padre, non importava cosa voleva lui, in cosa credeva, che cosa volesse fare, no. Gli altri decidevano per lui e l'avrebbero sempre fatto. Respirò a pieni polmoni ed entrò in casa, c'erano tutti dai più anziani ai novellini di qualche anno in più di lui. S'inginocchiò e il tutto durò pochi secondi. Pochi secondi di puro dolore. Un dolore atroce che li fece venir voglia di staccarsi il braccio, che non avrebbe più avuto il coraggio di guardare. Trattenne le lacrime, non poteva mostrarsi debole. Si alzò in piedi e fece un inchino. << Dovrai uccidere Silente >> disse sparendo subito dopo. Lui rimase fermo immobile sentendo la sua anima spaccarsi in due, e a quel punto capì qual'era il vero dolore, il dolore emotivo, quello dell'anima, quello che ti strazia e non ti da tregua. Andò in camera sua senza voltarsi verso sua madre in lacrime, si buttò sul letto e pianse per tutta la notte. Draco Malfoy da quel giorno imparò a convivere con la paura e il dolore ormai diventati i suoi unici amici.