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Autore: Em_    06/05/2015    4 recensioni
Elena Gilbert è una specializzanda in chirurgia del primo anno. Suo padre è il primario e anche sua madre lavora lì.
Qui ritrova i suoi vecchi compagni e amici e scopre con gioia che saranno i suoi nuovi colleghi.
Tutto sembra andare bene finché, la sera del ricevimento per i nuovi arrivati, compare qualcuno dal passato di Stefan ed Elena.
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Dal testo: «Ehi, Stefan? Terra chiama Stefan!» gli dico ridacchiando.
Lui sposta lo sguardo più in là e non mi guarda. «Damon.» dice freddo.
«Ciao fratellino.» risponde sarcastico l’uomo.
Aspetta, cosa? Quel Damon? Il fratello che se n’è andato quando avevamo dieci anni? Che cavolo ci fa qui? Non si fa vedere da sedici anni ed ora si presenta nel nostro luogo di lavoro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. Complicità

 

Sono ancora un po’ frastornata ma riesco a convincere mio padre ad uscire dalla stanza per tornare al lavoro, non ho bisogno di un babysitter tantomeno se si tratta di uno dei miei genitori. Anzi, in questo momento preferirei proprio starmene da sola o al massimo con Damon. Mi giro su un fianco facendo attenzione alle mie varie ammaccature sul corpo, tra poco tutto l’ospedale verrà a sapere cos’è successo e la cosa non mi entusiasma neanche un po’, vorrei poter dimenticare e andare avanti con la mia vita. Vengo distratta da qualcuno che sta bussando alla porta, pian piano questa si apre e sbuca Damon. Mi si stampa un grosso sorriso in faccia non appena lo vedo varcare la soglia e se ne va con la stessa velocità quando noto che non è solo, c’è un poliziotto con lui, vorranno che denunci Nox di sicuro. Mi sollevo pian piano lasciando che Damon mi aiuti con il cuscino mentre l’altro uomo tira fuori quello che sembra un blocco per gli appunti.

«Piacere, sono l’agente Smith.» mi stringe la mano. Io ricambio senza esitazione, ma la sensazione che provo è molto strana, non mi piace per niente, sento un brivido di disgusto percorrermi ogni fibra del corpo. Mi irrigidisco non appena si avvicina più del dovuto al mio letto, sembra che Damon l’abbia notato e gli fa segno di allontanarsi leggermente da me.

«Signorina Gilbert ho bisogno che lei mi racconti cos’è accaduto la notte scorsa così da poter procedere con il verbale d’accusa.»

«Il mio superiore mi ha aggredita, il dottor Albert Nox… Stavo riposando ed era ubriaco… Ho tentato di difendermi e sono caduta svariate volte, ho battuto il gomito e la testa decisamente forte…» spiego cercando di non dare di matto.

«Bene, potrei vedere il livido? E’ solo per avere delle prove, si prenda pure il tempo che le serve.»

Osservo Damon per un secondo, è al mio fianco e non smette di vegliare su di me, con lui vicino mi sento al sicuro e protetta come se nessuno potesse mai più farmi del male. Alzo la manica della maglia per mostrare il gomito ancora nero al poliziotto, lui lo guarda attentamente e scrive tutto nel suo foglio. Non mi sento molto a mio agio in questa situazione e spero davvero passi in fretta.

«Quindi nulla è stato consenziente?» domanda senza alzare lo sguardo.

«No!» sbraito io.

«Non ha mai avuto rapporti extralavorativi con quest’uomo?»

«Certo che no!» rispondo innervosita.

«Va bene, sarà difficile accusarlo… E’ pur sempre la sua parola contro la tua.»

«Scusi? Pensa che possa essermi procurata un livido del genere da sola? E giusto per restare in tema, crede che mi sia fatta venire una commozione celebrale con la bacchetta magica?!» urlo irritata sentendo ricomparire il dolore alla testa.

«Signorina, sto solo facendo il mio lavoro…» cerca di scusarsi.

«Credo che per oggi possa bastare.» interviene Damon

Il poliziotto annuisce e si fa accompagnare fuori, appena mi ritrovo sola non posso far altro che scoppiare a piangere contro il cuscino. Probabilmente non lo incrimineranno neanche così sarà libero di fare del male a qualcun’altra o peggio. Ho bisogno di uscire al più presto da questo ospedale, non mi importa se devo rimanere in osservazione voglio solo andarmene. Quando Damon rientra e mi vede piangere corre subito da me ad abbracciarmi, è così premuroso che non potrei aver trovato uomo migliore anche se tecnicamente non siamo una vera e propria coppia.

«Ehi, Elena, non piangere.» mi sussurra.

«Voglio andare a casa…»

«Non puoi, lo sai.»

«Ti prego, se sto con te non mi accadrà nulla, sei un medico.» provo a convincerlo.

«D’accordo, ti porto a casa mia così ti posso tenere d’occhio.»

«Va bene… E, Damon, grazie.» gli sorrido.

Lui mi bacia dolcemente sulle labbra, poi mi aiuta ad alzarmi e a vestirmi. Insiste perché esca dall’ospedale in sedia a rotelle ma fortunatamente sono abbastanza convincente e mi lascia camminare fino alla sua macchina. Con piacere vedo che ha il tettuccio aperto, non avevo mai viaggiato in una decappottabile e l’idea mi attira molto. Ci sediamo entrambi in auto e lui fa per coprire il tetto ma lo blocco all’istante, sentire il vento tra i capelli mi farà sicuramente bene.

«Elena non voglio che ti ammali.»

«Non sono una bambina, e poi non ho mai provato a stare in un’auto senza tettuccio.»

Lui alza le mani in segno di resa e avvia il motore. L’aria non è particolarmente calda, lo ammetto, ma è una bellissima sensazione viaggiare così. Damon parcheggia nel garage della sua villa e mi accompagna all’interno, mi ordina di stendermi sul divano poi lo vedo scomparire in cucina. Mi guardo intorno, sono stata qui milioni di volte con Stefan eppure in questa casa sembra esserci qualcosa di nuovo ogni volta, oltre ad essere gigantesca ha un sacco di cose dentro, soprattutto libri. Damon ritorna dieci minuti dopo con due tazze in mano, chissà cosa mi avrà preparato! L’afferro ringraziandolo e mi porto alla bocca il liquido dolciastro, è del buonissimo tè inglese, uno dei miei preferiti.

«Come fai a sapere tutte le cose che mi piacciono di più?» chiedo curiosa.

«Ogni uomo ha i suoi segreti.» risponde con un sorrisetto.

«Prima il cibo italiano, poi il mio tè preferito… Te l’ha detto Stefan vero?» domando pensando di aver fatto centro.

«Beccato.» confessa «Ho dovuto faticare per giorni per estorcergli qualcosa!»

Mi viene da ridere pensando al mio migliore amico assillato da suo fratello, non so esattamente come la pensa su di noi, credo abbiano capito tutti che c’è qualcosa tra me e Damon… Più che qualcosa effettivamente. Finisco la mia bevanda tranquillamente e mi stendo tra le braccia di Damon, amo stare a contatto con lui, o meglio, credo di amare ogni sua singola qualità che sia bella o brutta, lui mi fa sentire viva come non mai anche in momenti non proprio felici come questo. Non so se lui la vede come me e un po’ ho paura a chiederglielo perché non vorrei mai rovinare la complicità che c’è tra di noi. E’ la prima persona in ventisei anni che mi fa sentire così bene con me stessa, così bella e apprezzata e non lo ringrazierò mai a sufficienza per avermi regalato dei momenti così meravigliosi in così poco tempo. Lo lascio giocherellare con i miei capelli mentre io cerco di rilassarmi il più possibile, il mal di testa sta pian piano svanendo e non posso chiedere di meglio. Sono felice di essere uscita da quell’ospedale almeno per oggi, certo, ci tornerò a lavorare non ho la minima intenzione di interrompere la specializzazione solo per colpa di un uomo, ho sempre voluto fare il medico in fin dei conti anche se prima di iniziare il college non ne ero convinta al cento per cento. Nonostante volessi rimanere a lavorare a Boston sono felice di essere tornata a Mystic Falls per il mio internato, se così non fosse stato non avrei mai rivisto Damon.

Mi sollevo pian piano e lo guardo negli occhi «Posso chiederti una cosa?»

«Certamente, tutto quello che vuoi.»

«Stefan non mi aveva mai detto nulla di quello che hai passato da piccolo…»

«Qual è la domanda, Elena?» mi domanda sorridendo.

«Pensi che sia successo anche a lui?»

Lo sento irrigidirsi e mi pento un po’ di aver tirato fuori un argomento del genere «No, non credo. Giuseppe è un uomo di parola, credo sia l’unica qualità che ha.»

«Capisco… Io… Non volevo essere indiscreta…» mi scuso.

«Non fa niente, è acqua passata.»

«Stefan è fortunato ad averti come fratello e sono sicura che ti perdonerà.» gli dico convinta.

«Non penso lo farà molto facilmente, Elena… E’ complicato.» mi risponde sospirando.

«Conosco Stefan molto bene, abbiamo condiviso ogni momento da quand’eravamo piccoli, è il mio migliore amico e se ti dico che ti perdonerà un motivo c’è.» affermo non accettando una replica.

«D’accordo, d’accordo non arrabbiarti!» mi risponde prendendomi in giro «A proposito, avete condiviso proprio ogni cosa?» mi chiede sottolineando la parola ogni.

«Damon!» gli urlo un misto tra lo sconvolto e il divertito lanciandogli un cuscino.

«Dai, è lecito chiedere!»

«No, non lo è!» gli dico incrociando le braccia. Mi rivolge il suo sguardo da cucciolo bastonato e scoppio a ridere «Sta tranquillo Stefan ed io siamo sempre stati solo amici… Circa.»

Lo vedo sgranare gli occhi «Cosa significa?»

«Non lo saprai mai mio caro.» affermo facendo finta di cucirmi la bocca.

Lui mi fissa sconcertato dalla mia risposta, non so esattamente a cosa stia pensando credo ci sia rimasto un po’ male anche se la mia intenzione era solo di prenderlo in giro, tra me e Stefan non c’è mai stato nulla di romantico e non ci sarà mai, gli voglio troppo bene per incasinare tutto con una storia. Forse qualcosa è successo ma eravamo solo dei ragazzini che giocavano quindi non conta direi.

«Quindi non mi dirai cosa avete fatto tu e mio fratello?» continua Damon.

«Non so se è il caso di parlarne con te, insomma…»

«Oh, va bene…» mi dice rassegnato.

Io ridacchio attirando la sua attenzione «Stavo scherzando, Damon! Non ho fatto assolutamente niente con Stefan, ci siamo solo baciati una volta a capodanno, ma eravamo leggermente brilli e l’abbiamo fatto solo per ridere.»

«Quindi non siete mai stati insieme…?»

«No, Damon! Attento, la tua gelosia si potrebbe notare.» lo prendo in giro schioccandogli un bacio sulla guancia.

«Non provocarmi, Gilbert!» replica lui con un sorrisetto malizioso.

«Altrimenti?» sorrido ammiccante.

Damon si lancia su di me facendomi quasi cadere dal divano e mi guarda con i suoi meravigliosi occhi azzurri. Fortunatamente mi sento meglio di stamattina così lo bacio appassionatamente senza pensarci due volte. Lui mi solleva ed io allaccio le gambe intorno alla sua vita, cerco di stare attenta al braccio visto che la botta mi fa ancora decisamente male. Con attenzione gli slaccio i bottoni della camicia e gli lascio due baci sul collo, lui mi guarda un po’ incerto ma mi lascia fare. Con un rapido movimento gli sfilo l’indumento così da poter ammirare il suo petto scolpito, dio, la prima volta non avevo guardato bene, è più bello di quanto lo ricordassi.

«Elena, aspetta.» mi interrompe.

«Mh?» mi lamento.

«Ne sei sicura? E’ stata una nottata intensa… Sei ancora convalescente…»

«E’ l’unica cosa di cui sono sicura ora come ora.» affermo convinta.

«Non voglio che tu te ne penta in seguito.»

«Lo so, e non lo farò lo prometto. Fa l’amore con me, Damon.» sorrido.

Mi prende il viso tra le mani e mi bacia in modo dolce, dopo tutto quello che ho passato la notte scorsa ho solo bisogno di lui e il fatto che si preoccupi per me mi fa sentire ancora più sicura di quello che sto facendo. All’improvviso mi prende in braccio sollevandomi dal divano, porto le mani intorno al suo collo e mi lascio trasportare.

«Dove mi porti?» chiedo.

«Nel mio letto.» risponde lui con un sorrisetto.






Angolo autrice
Buongiorno! Eccomi qui con un nuovo capitolo.
Elena costringe Damon a portarla a casa, dopo aver parlato con il poliziotto non ce la fa più a restare lì. Lui l'accontenta e le prepara il suo tè preferito, Elena naturalmente si accorge che Damon sa troppe robe e lo sgama subito :'D oltretutto non si risparmia e comincia a farle domande su lei e suo fratello a cui Elena risponde divertita ahah
Beh l'ultima parte non ha bisogno di spiegazioni...

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, posterò presto il prossimo spero!
Un bacio,
Anna
   
 
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