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Autore: Jules_Kennedy    06/05/2015    6 recensioni
"Paura.
Law aveva paura, e Cora lo poteva vedere nei suoi gesti, nelle sue occhiate sempre più folli e spaventate. Le urla del ragazzino lo colpirono più violente di una fucilata, trapassandolo da parte a parte. Perchè lo stava aiutando? Non era più per proteggere il mondo, per evitare che Doflamingo avesse il controllo su quella potenziale minaccia. Cora si era affezionato a Law, ed era deciso a non lasciarlo morire."
A volte il passato va affrontato.. Ma non per forza da soli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Donquijote, Rocinante, Eustass, Kidd, Trafalgar, Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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BE HAPPY, MY SON

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-Cora-San!-

Si svegliò completamente sudato, urlando. L'ennesimo incubo. L'ennesima notte in bianco. Non si poteva andare avanti così, ne era consapevole. Si trascinò fuori dal letto, sperando che la sua amata caffeina lo aiutasse a levarsi di dosso le sensazioni che quelle immagini gli avevano lasciato. 
Entrò nella cucina, ringraziando mentalmente Bepo per avergli lasciato un thermos proprio sul tavolo, accanto ad una tazza ed un paio di biscotti. Sorrise, immaginando l'orso che si premurava, goffo com'era, a lasciare tutte quelle piccolezze sul tavolo, e andarsene soddisfatto, scusandosi per qualcosa che probabilmente non aveva commesso.

Era goffo Bepo, proprio come.. lui. Gli occhi di Law pizzicarono fastidiosamente mentre la sua mente vagava verso un unico viso. Un sorriso troppo largo per poter essere vero, uno stupido berretto nero con due pendagli a forma di cuore, un abbigliamento su cui era meglio soprassedere, e un grosso, ingombrante, e dannatamente infiammabile cappotto nero di piume.
Andava a Cosa San la sua mente, quando lui non si premurava di rinchiudere quei ricordi nel suo cuore. Quando era semplicemente troppo stanco anche per pensare. Si lasciò invadere, stringendo le sottili dita sulla tazza. Non voleva piangere.
 
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-Cora-san, posso farti una domanda?- chiese il piccolo Trafalgar Law, scostando le pesanti coperte in cui era avvolto.
 -Certo Law.-  Il biondo allampanato, seduto a pochi metri da lui nella piccola imbarcazione che avevano trafugato,  stava sistemando la rotta per l'ennesimo ospedale, trafficando in mezzo a cartine geografiche, sigarette e vele. Trasalì quando sentì la voce del piccolo che lo chiamava. Era sempre sollevato nel sapere Law che stava resistendo, che non avrebbe mollato. Che nonostante tutto, era ancora li.
 Si voltò con un grande sorriso sul volto pitturato, attendendo che Law continuasse a parlare.
 Il ragazzino sembrava indeciso su come porre il suo interrogativo, cosa che intenerì Cora. In fondo, per quanto forte potesse dimostrarsi, restava pur sempre un ragazzino di tredici anni. Decise di accendersi una sigaretta, attendendo pazientemente che Law si decidesse a parlare.
 
-Cora-san.-
-Si, Law?-
-Ti va a fuoco la spalla.-
-... Oh.-
 
Law assisteva sconvolto come al solito alla scena di Cora che si rotolava per terra cercando di estinguere le fiamme, dando come unico risultato (per quanto la scienza fosse contraria a ciò) il fare bruciare il suo cappotto nero ancora più violentemente, costringendo il ragazzino a versare le poche scorte di acqua che avevano su quella bagnarola sul goffo biondo, spegnendolo con un sonoro sfrigolio.
Attese pazientemente che Cora si rimettesse seduto, deciso più che mai a conoscere la verità. Quando quello si sistemò il cappello sulla testa e si sedette di fronte a lui, Law sentì che era arrivato il momento di parlare. Inspirò profondamente.
 
-Perchè mi stai aiutando?- chiese secco.
 L'uomo di fronte a lui lo fissò senza mutare espressione, sorridendo solo con un angolo della bocca. Abbassò lo sguardo, facendolo vagare attorno a se. Il silenzio si era fatto come di piombo, una cappa opprimente che non accennava a diminuire.
Law decise di continuare a parlare, supponendo che Cora avesse preso la sua curiosità come una semplice sciocchezza. Lui doveva sapere.
-Nessuno nella mia città si è degnato di aiutarmi. E nessuno nel mondo ha deciso di salvarci. Tu non hai alcun obbligo nel rischiare la vita su questa barca per me, io non te l'ho chiesto, e dubito che Doflamingo sia d'accordo con tutto questo. Perchè hai deciso di barattare la tua esistenza da agente esecutivo per aiutare uno come me?-chiese con voce sempre più arrabbiata e roca. Il biondo continuava a non rispondergli, fissando un punto indefinito alla sua destra. La rabbia montò in Law, che si sentì preso per i fondelli e spudoratamente indifeso. Stava mettendo a parole qualcosa che non aveva voglia di ammettere nemmeno con se stesso. Si stava svuotando, e lui lo ignorava.
 -Perchè mai qualcuno dovrebbe abbandonare la propria vita per cercare di salvare un caso disperato come me? Io non ho futuro Cora-san! Io morirò presto, e non ci sarà nulla che potremo fare a riguardo! Io non ho più una ragione per vivere!- gracchiò acido graffiandosi la gola, mentre lacrime calde gli scendevano lungo le guance. Non aveva intenzione di fermarsi, doveva dirlo, per quanto la verità facesse così male.
 
-GUARDAMI CORAZON!- sbottò all'ennesima assenza di risposta, scostandosi le coperte di dosso e piantando gli occhi in quelli del biondo, che ora lo fissava. C'era qualcosa nello sguardo del biondo, qualcosa che Law avrebbe preferito non vedere. C'era tristezza.. ma c'era anche speranza.
Che speranze aveva lui?
 Un dannatissimo sopravvissuto di Flevance?
Che speranze si meritava di avere lui che era sopravvissuto, mentre tutti quelli che amava erano morti?
 
-NON SONO ALTRO CHE UN MOSTRO! UN MOSTRO BIANCO DI CUI NON IMPORTA NIENTE A NESSUNO! E SE TU NON AVESSI UNA RAGIONE VALIDA PER CUI AIUTARMI TI CONVIENE, NON SARESTI QUI A CERCARE DI SALVARMI DA MORTE CERTA!- urlò alla fine mettendosi in piedi di fronte a Cora, scosso dai singhiozzi e con gli occhi che ardevano di rabbia e risentimento.
 
Rabbia per la sua famiglia.
Rabbia per la sua città.
Rabbia per Corazon.
Non avrebbe permesso mai più a nessuno di entrare nel suo cuore, di renderlo vulnerabile e scoperto. Amare qualcuno significa soffrire nel perderlo. E Law non avrebbe sofferto più come era successo in passato.
La morte non gli importava.
Il dolore gli faceva paura.
 
 
 
Paura.
 
 
Law aveva paura, e Cora lo poteva vedere nei suoi gesti, nelle sue occhiate sempre più folli e spaventate. Le urla del ragazzino lo colpirono più violente di una fucilata, trapassandolo da parte a parte. Perchè lo stava aiutando? Non era più per proteggere il mondo, per evitare che Doflamingo avesse il controllo su quella potenziale minaccia. Cora si era affezionato a Law, ed era deciso a non lasciarlo morire. Ecco perchè era ancora li, a rischiare di far saltare la sua copertura con suo fratello e con la marina, mettendo in gioco tutto se stesso nonostante non ci fosse alcuna motivazione valida per cui lui, Donquixote Rocinante, un uomo spietato che odiava i marmocchi, avesse come unico obiettivo quello di salvare un moccioso che probabilmente aveva i giorni contati.
Sorrise, Corazon. Lui amava Law, e quella era la verità. La semplice, schiacciante e disarmante verità.
" Questa" pensò "è una ragione più che valida per rischiare la vita."
 
Si avvicinò cautamente al ragazzino, cercando di non scatenare in lui quella rabbia che sempre più spesso aveva preso il sopravvento nelle sue decisioni, e che rivelava un lato di Law oscuro e calcolatore, freddo e meschino.
Law non era così, Cora lo sapeva.
Law era buono. Solo che non sapeva esserlo. Un passato crudele come il suo avrebbe piegato anche il più forte degli uomini, di questo il biondo era fermamente convinto.
Non vedeva nel ragazzino un'arma pronta per essere usata, un mostro da sfruttare fino alla fine dei suoi giorni.
Lui non era suo fratello.
 
In Law vedeva molto di più. Un cuore che aveva dimenticato come battere, una mente invidiabile, capacità straordinarie, e tanto gli bastava per convincersi che valeva la pena di sacrificare qualcosa per aiutarlo. Perchè Corazon odiava i mocciosi.
Ma Law era diventato il centro del suo mondo.
 
Quando fu a meno di dieci centimetri dal viso macchiato del ragazzino, Cora allungò le braccia verso di lui con cautela, aspettandosi di vederlo indietreggiare.
Non lo fece, e ciò diede al biondo la spinta per osare di più, avvolgendolo completamente e stringendolo a se. Lo sentiva rigido tra le sue braccia, ma in meno di qualche secondo il ragazzino si sciolse, soffocando contro la sua camicia l'odio che la sofferenza, la malattia e la morte avevano instillato in lui, odio che si era trasformato in follia, follia che in realtà era solo paura.
Lo tenne stretto a se, lasciando che si sfogasse.
Quando sembrò essersi calmato, Cora lo discostò da se, prendendogli una manina con una delle sue. Il ragazzo lo guardò interrogativo, mentre un ampio sorriso si distese sul volto dell'uomo.
-Law, tu hai diritto come chiunque altro di vivere e di essere felice. E io ti faccio una promessa.- tese una mano verso di lui, con il mignolo alzato.
-Ti prometto che farò quanto è in mio potere per vederti guarire, costi quel che costi. Tu in cambio, devi fare una promessa a me, però.- sogghignò cospiratore.
 
Troppo confuso per poter parlare, Law fissò quella mano tesa verso di lui, immaginando di dover afferrare il mignolo di Cora con il suo. Lo fece istintivamente, attendendo istruzioni. Quando l'uomo strinse forte il suo dito con il proprio, sorrise allegramente, e portando un indice alla bocca per dimostrare che era un segreto, si avvicinò a lui, sussurrando: -Tu devi promettere che farai quanto è in tuo possesso per essere felice, Law.-
 
Felice.
Non ci aveva pensato Law, ad essere felice. Non credeva di meritarlo. Non gli importava. Ma Cora era li, davanti a lui, con quel suo stupido sorriso dipinto e la mano stretta con la sua.
E in quel momento, Law capì.
Forse anche lui poteva avere accesso ad una vita normale.
Forse si sarebbe salvato. Cora gli stava facendo una promessa, e lui avrebbe accettato di buon grado lo scambio. Sorrise. Non un ghigno, non una smorfia. Un sorriso vero. La faccia stupida di Cora lo divertiva, tanto che si ritrovò a sorridere con tutti i denti, portando anche lui un indice alla bocca, complice di quel segreto che lui e il biondo si stavano scambiando.
 
Risero Cora e Law, stringendosi i mignoli e promettendosi cose che, almeno per un giorno, non sembravano impossibili.
E Law avrebbe giurato di non essere mai stato così felice in vita sua.
 
 
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Lacrime incandescenti rigavano il viso del chirurgo, riverso sulla tazza di caffè ormai annacquata dal suo pianto silenzioso. Erano anni che sognava sempre la stessa scena, lo sparo, il buio, le urla.. ma non pensava di conservare in se anche quel genere di ricordo.
Quel ricordo che faceva male dolcemente, quello a cui la coscienza di appigliava nei momenti più bui.
Strinse forte gli occhi, imponendosi di mantenere la calma, mentre le dita stringevano spasmodicamente il bordo della tazza, frantumandolo.
Non importava a Law della tazza, del caffè, del sangue che gli copriva la mano. Voleva solo smettere di pensare, smettere di soffrire.
 
Un rumore lo riscosse, facendogli alzare lo sguardo inondato di lacrime verso la porta della cucina, sulla quale si stagliava l'ingombrante figura di Eustass Kidd, a petto nudo e solo con dei pantaloni neri.
-Non volevo svegliarti, Eustass-ya.- disse con aria assente, mentre socchiudeva gli occhi per prendere una profonda boccata d'aria, regolarizzando i respiro.
-Mi avevi già svegliato prima nel letto, coglione. E si può sapere perchè cazzo vieni a deprimerti qui da solo spaccando tazze a caso, mentre potresti benissimo arginare il problema parlandone con me?- sibilò tutto d'un fiato il rosso, sbuffando sonoramente e distogliendo lo sguardo. Law avrebbe giurato di averlo visto arrossire.
-Da quando i miei incubi sono affar tuo, Eustass-ya?- chiese con una punta di sarcasmo, cercando di ristabilire il proprio cinico modo di fare. Kidd tuttavia non aveva intenzione di lasciarlo fare, non quella sera.
Si avvicinò a lui, afferrandolo per un braccio e costringendolo ad alzarsi. Lo strinse forte contro di se, baciandolo avidamente.
Non c'era solo passione in quel bacio.
Law sentiva come Kidd volesse tenerlo stretto a se, consolarlo, in una qualche strana maniera. Gli gettò le braccia al collo, annullando la distanza tra di loro e rispondendo con foga al bacio.  
 
Si staccarono per prendere aria, a meno di un centimetro l'uno dall'altro. Kidd portò una mano alla guancia di Law, asciugando le sue lacrime con il pollice. -I tuoi incubi sono i miei, perchè tu sei mio. E se qualcosa ti spaventa.. cazzo, non sei solo ad affrontarlo. Io sono qui anche per questo, maledizione.- soffiò tra i denti il rosso, cercando di sembrare scazzato ma senza successo.
Law si sentì riscaldato a quelle parole. Solo raramente aveva provato quella sensazione, e solo insieme a Cora.
Sorrise, nella penombra che si era venuta a creare tra i loro visi.
Ne era sicuro, Kidd sarebbe rimasto con lui. Ripensò alla promessa che aveva fatto a Cora, quel freddo pomeriggio in mezzo al mare.
Lui avrebbe fatto quanto era in suo possesso per essere felice, e beh.. Kidd lo rendeva felice.
Anche se si insultavano, lottavano e si urlavano contro, alla fine sarebbero finiti comunque a fare l'amore, come sempre.
 
E forse quel per sempre, sarebbe durato per davvero questa volta.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui! Lo so, è un po' malinconica, ma.. Cora-san ç_ç <3 Io amo la storia del passato di Law, è struggente e davvero toccante, e spero di essere riuscita almeno in parte a trasmetterne la profondità che ha colpito me in primis mentre scrivevo.
Pensavo di pubblicarla come mini Long, ma è molto meglio (secondo me) da leggere tutta d'un fiato. Fatemi sapere cosa ne pensate, davvero, gradirei conoscere il vostro parere su questa shot a cui tengo davvero tanto (considerando che è stata scritta interamente di notte xD)
Al solito, ringrazio chi scrive, legge e recensisce, mi fate felice e non sapete quanto! Un grande bacio e alla prossima <3
 
Jules
   
 
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