Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Beatrix Bonnie    06/05/2015    1 recensioni
Dublino, gennaio 2002.
Maryon, Chris e Colin sono alle prese con un compito davvero difficile: devono risistemare il vecchio teatro della scuola in tempo per la recita su "Sogno d'una notte di mezza estate" di Shakespeare, preparata per la festa di saint Patrick. Ma l'ardua impresa è resa quasi impossibile da un misterioso sabotatore che rallenta i lavori e che riesce addirittura a far sembrare colpevole Chris. I tre amici riusciranno a risolvere il mistero in tempo per la recita? E se la loro ricerca li portasse a scoprire che le antiche tradizioni dell'Irlanda non sono poi così lontane dalla realtà? Forse i folletti non vivono solo nella fantasia delle opere di Shakespeare...
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo di Faerie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 4
Sabotaggi ai lavori




Colin


Colin aveva sperato invano di far leva sul suo viso da angioletto per scampare dalle ire dei suoi genitori, ma quella volta non era bastato. Sua madre, come ogni santa madre irlandese, lo sgridò per un buon quarto d'ora con il mattarello di legno in una mano e lo straccio per le polveri nell'altra. Gli disse che stava prendendo una cattiva strada, che seguire le orme dei gemelli non era una saggia idea, che se avesse continuato così, probabilmente sarebbe finito a rubare autoradio alle macchine dei ricconi. A coronamento della ramanzina, punizione delle punizioni, gli proibì di giocare con la play-station per un mese intero. Infine, gli strappò una promessa che Colin non era certo sarebbe stato in grado di mantenere: gli fece promettere che non avrebbe mai più combinato bravate del genere. Ma, ehi!, era dura fare i bravi con Maryon come migliore amica!
Nel frattempo, i lavori per il restauro del teatro proseguivano molto lentamente: i ragazzi dell'ultimo anno ci dedicavano qualche ora alla settimana, ma non era abbastanza. Il compito delle bambine, guidate da Cloe, era quello di ripulire gli ambienti e ricucire sipario e poltroncine, mentre i ragazzi dovevano sistemare le stanze e tinteggiare le pareti, sotto l'occhio vigile della maestra. Inoltre, un papà volenteroso che faceva l'elettricista, stava sistemando l'impianto elettrico con l'aiuto di Chris.
Maryon era stata inizialmente assegnata al gruppo delle pulizie, ma essendosi rivelata un vero disastro (nel senso che sporcava più che pulire), era passata a quello delle sarte, che lavoravano con l'aiuto di due mamme casalinghe. La prima signora era andata su tutte le furie quando sullo schienale di una delle poltroncine della platea Maryon aveva disegnato con gli spilli una faccia gigante. Probabilmente non apprezzava l'arte, o forse si era arrabbiata perché non riusciva più a recuperare i propri spilli. Così la bambina era stata passata al secondo gruppo di lavoro, decisa più che mai ad impegnarsi fino in fondo. Purtroppo i lavori di pazienza come quello non erano proprio il suo campo: quando finalmente, dopo infiniti tentativi, era riuscita ad infilare il filo nell'ago, aveva cucito al contrario l'intera fila di merletto. Fu così che la signora Mauren decise che di femminile Maryon aveva ben poco e perciò fu affidata al gruppo addetto alla tintura, insieme ai ragazzi. Escludendo l'incidente con i pennelli, quando lei e Daniel combatterono usandoli a mo' di spada e lasciando gocce di pittura dappertutto, fu senza dubbio un'ottima scelta. Dopotutto, la presenza tranquilla di Colin servì a placare l'animo guerresco della bambina e i due amici riuscirono a lavorare insieme in perfetta armonia.
Oltre alla ristrutturazione del vecchio teatro, i ragazzi di sesta erano impegnati con le prove per lo spettacolo: due ore alla settimana venivano completamente dedicate alla lettura dei copioni e alle prove sul palco. Colin stupì tutti ancora una volta quando fu il primo a riuscire ad imparare a memoria la sua parte. A volte non era male essere lui il migliore.
Il MccDragon, dopo la prima settimana di punizione, aveva deciso di continuare per due ore alla settimana extrascolastiche i lavori di ristrutturazione: i ragazzi avevano preso quella decisione perché aveva un certo fascino restare da soli nell'immenso teatro, anche se dovevano lavorare. Colin aveva fregato al padre un vecchio stereo, su cui faceva girare a tutto volume le sue cassette di musica rock: inutile dire come passasse più tempo a fingere di suonare la chitarra elettrica che non a lavorare. Smise di usare il pennello come microfono solo quando si riempì la faccia di pittura per un movimento troppo brusco del braccio.
Ogni tanto lui e Maryon fingevano che le scope fossero delle spade e giocavano a rincorrersi per tutto il teatro, ingaggiando duelli epici sul palco, mentre Chirs cercava inutilmente di richiamarli all'ordine. Qualche volta spegnavano tutte le luci e inventavano storie di paura o andavano in esplorazione per le stanze nascoste con una sola candela per illuminare il cammino. Non avevano parlato a nessuno della porticina segreta dalla quale erano entrati la prima volta: erano gelosi di quel segreto, che pensavano li rendesse in qualche modo i padroni del teatro.
Quel pomeriggio stavano montando uno scaffale di compensato dietro le quinte, sotto l'attenta guida di Chris, ascoltando nel frattempo i Guns'n'roses (con sommo disappunto di quest'ultimo, che aveva smesso di cercare di sostituire le cassette di musica rock con quelle di musica classica solo dopo che Maryon aveva minacciato di spezzargli il braccio se avesse toccato di nuovo lo stereo; Chris non aveva voluto mettere alla prova la parola data).
«Colin! Quella vite non va messa lì!» si lamentò Chris, strappandogli di mano il cacciavite.
«Dai, allora fai tu, intelligentone» si offese Colin.
«Bambini» esclamò Maryon con disappunto.
Colin stava per ribattere che avevano esattamente la stessa età, mese più mese meno, quando un boato improvviso superò perfino il volume della musica. «Cos'è stato?» domandò il ragazzino, preoccupato.
I tre amici abbandonarono lo scaffale incompleto e corsero verso il palco, da dove era venuto il rumore. Lo spettacolo che si presentò davanti ai loro occhi fu terribile: qualcuno aveva violentemente strappato il sipario dai suoi sostegni, tutti i barattoli di pittura erano rovesciati in terra e sulle poltroncine, le scale e gli attrezzi che avevano utilizzato erano rotti e sparpagliati sul palco.
Colin si portò le mani alla bocca, mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime. Non solo tutto il loro lavoro era stato distrutto e avrebbero dovuto ricominciare da zero, ma gli unici responsabili di quel disastro sarebbero stati loro. «La maestra ci darà tutta la colpa» sussurrò allucinato.
«Dobbiamo andarcene immediatamente» suggerì Maryon, come se la fuga potesse in qualche modo scagionarli.
«Non siate sciocchi! È evidente che non siamo stati noi» li fece ragionare Chris. «Se saremo ragionevoli, la maestra ci darà ascolto.»

Christopher


«SARETE SOSPESI!» strillò la signora Mauren su tutte le furie. «Non mi sarei mai aspettata una cosa simile da voi tre!»
Tutti i compagni li squadravano pieni di rabbia e rancore, mentre i tre ragazzini stavano in piedi in mezzo all'ingresso dell'edificio scolastico, come sul banco degli imputati. Christopher sapeva che la loro fama come MccDragon aveva raggiunto gli anfratti più nascosti del cortile della scuola, ma prima di allora nessuno aveva mai osato mettersi contro di loro – soprattutto per via del caratteraccio di Maryon, doveva ammetterlo. Eppure ecco che ora tutti sembravano estremamente convinti della loro colpevolezza ed erano pronti a lanciare contro di loro le accuse più disparate. Non gliel'avrebbe permesso. Se in quel frangente non poteva più far leva sui pugni di Maryon, avrebbe potuto usare il suo indiscusso cervello per scagionarli.
«Oh, avanti, è un'assurdità» esclamò, cercando di sembrare ragionevole. «Se avessimo voluto sabotare i lavori, non l'avremmo mai fatto quando ci sarebbe stata la certezza di essere accusati. Ho il QI più alto tra quelli registrati negli ultimi decenni, credete che non sia in grado di ideare un piano senza farmi incolpare? Personalmente, se dovessi rallentare i lavori, provocherei dei danni irrevocabili all'impianto elettrico.»
La maestra sembrò placare la propria ira: dopotutto, quello che aveva detto Christopher era perfettamente sensato. Fece cenno ai tre ragazzini di seguirla nella sua aula e si fece spiegare per filo e per segno cosa fosse successo. Christopher, nel tono più diplomatico che gli riuscì, spiegò che il portone principale restava sempre aperto quando loro si fermavano a fare i lavori; era quindi probabile che il sabotatore fosse entrato indisturbato e avesse provocato tutti quei danni. Loro non si erano accorti di nulla perché nel frattempo stavano ascoltando la musica.
Christopher era perfettamente consapevole che il loro alibi non era dei migliori ma, francamente, chi avrebbe mai potuto sospettare di tre ragazzini? Per quale assurdo motivo avrebbero dovuto distruggere il teatro per il quale loro stessi stavano collaborando nei lavori di ristrutturazione?
La maestra sembrò pensarci su per qualche momento, ma alla fine accettò la loro spiegazione. Perché a volte gli adulti erano così assurdamente poco logici? Per molti giorni a venire, nonostante fossero stati dichiarati innocenti, gli sguardi accusatori dei loro compagni li perseguitarono ovunque andassero. La maggior parte di loro, infatti, sembrava convinta che fosse colpa del MccDragon e che le insegnanti avrebbero dovuto punirli, invece di credere alle loro giustificazioni.
Furono poi presi una serie di provvedimenti per evitare il ripetersi dell'accaduto: fu impedito a qualsiasi ragazzo di lavorare da solo il pomeriggio, il teatro fu chiuso e la chiave fu affidata alla signora Mauren. I lavori ripresero solo qualche giorno dopo, quando il preside diede il permesso e soprattutto i fondi per ricominciare. Ci impiegarono ore intere a pulire il pavimento e le poltroncine dalla pittura che il vandalo aveva sparso dappertutto. Il sipario fu completamente sistemato e cucito con l'aiuto delle mamme casalinghe dei ragazzi di sesta. Con sommo dispiacere di Christopher, anche sua mamma si offrì per dare una mano ma, a quanto pare, Angeline McGregor non pensava che presentarsi giovane, carina e con la borsetta di Chanel potesse meritarle così tanta gelosia da parte delle altre signore. Così ora Christopher, oltre ad essere pigliato per il culo dai compagni per il suo indiscusso intelletto, veniva anche mal visto dalle madri, invidiose della bella presenza della sua. Fantastico. Era proprio lo zimbello della scuola.
«Dobbiamo scoprire il vero colpevole. Ne va del nostro buon nome» sentenziò un giorno a mensa Maryon, proprio mentre un gruppo di ragazzetti li superava bisbigliando e additandoli furtivamente.
«Ma non possiamo entrare nel teatro! La maestra lo chiude sempre a chiave» obbiettò Colin che, evidentemente, ne aveva già avute abbastanza di avventure da esploratori.
Maryon guardò i suoi amici con intensità. «Un modo ci sarebbe...» annunciò sottovoce. «La porta segreta.»
Christopher per poco non si strangolò con la polpetta gommosa che gli aveva rifilato nel piatto la cuoca. Maryon voleva entrare di nascosto? Non avevano combinato già abbastanza guai per quell'anno scolastico? Lui aveva un cervello notevole e avrebbe potuto scoprire il vero colpevole senza difficoltà, ma non aveva intenzione di mettersi a giocare all'investigatore, col rischio di peggiorare la situazione in cui già si trovavano.
«Andiamo, sarà solo stato qualcuno che voleva fare un dispetto, non succederà più» cercò in intervenire Christopher, dandosi un tono sicuro. «Non dobbiamo preoccuparcene.»
A riprova delle sue parole, passò quasi un mese senza che si ripresentasse il vandalo. I lavori erano giunti a buon punto e anche la recita, a furia di prove, veniva quasi perfetta. Forse tutto si sarebbe concluso nel migliore dei modi.
Una mattina di fine febbraio, Christopher, come al solito accompagnato davanti a scuola dal suo maggiordomo Loyal, scendendo dalla berlina scura, per poco non fu travolto da un uomo in bicicletta che stava passando sul marciapiede.
«Ehi! Ma che modi sono?» borbottò il ragazzino scocciato, allacciandosi il giaccone e sistemando la cravatta.
Loyal uscì immediatamente dall'auto, ma l'uomo che l'aveva quasi investito si era chinato a raccogliere qualcosa per terra ed era già lontano.
«Tutto bene, Christopher?» domandò Loyal, controllando che il ragazzino stesse bene.
Lui mormorò qualcosa in risposta, giusto per farsi un po' compatire dal suo iperprotettivo maggiordomo, che nel frattempo aveva preso a ispezionarlo da cima a fondo per essere sicuro che fosse tutto a posto.
«Tieni» disse infine Loyal, passandogli la sua ventiquattrore nera. «Buona scuola.»
Christopher mugugnò e, ancora imbronciato, si diresse verso l'entrata dell'edificio scolastico. Quel giorno gli studenti dell'ultimo anno avevano una prova generale dello spettacolo, per cui tutte le lezioni del pomeriggio erano state sospese. Quando giunse finalmente l'ora della prova, i ragazzini si accalcarono intorno all'ingresso, mentre la maestra apriva i vari lucchetti con cui aveva scrupolosamente sigillato la porta e entrava nel teatro. Allungò la mano verso l'interruttore...
«Aaah!» strillò, ritraendo la mano dal muro. Tutti i ragazzini si affollarono sulla porta per vedere cosa fosse successo, ma nessuno notò alcuna differenza perché non si era accesa la luce. Solo Christopher capì, e capì di essere nei guai. Grossi guai.
La maestra si osservò la mano, spaventata dalla potente scossa che aveva ricevuto, mentre Cloe entrava cauta, usando il proprio cellulare come torcia. «È stato manomesso l'impianto elettrico» annunciò, dopo aver esaminato il contatore generale.
Christopher chiuse gli occhi sconsolato: era esattamente quello che temeva.
Non ci volle molto perché la notizia dilagasse fino all'ultima fila di studenti, né passò tanto tempo prima che qualcuno tirò le ovvie conclusioni: era tornato il vandalo. Un'ondata di panico si diffuse tra i ragazzini. Chi poteva avercela con una stupida recita scolastica se non un pazzo maniaco? E poi qualcuno capì e strillò la sua conclusione: «È stato McGregor!»
Calò il silenzio, gelando tutti i presenti. Christopher rimase in silenzio perché, per una volta, non aveva armi con cui difendersi. Il ragazzino che aveva parlato si fece avanti sgomitando, finché non gli fu di fronte. Si chiamava Ernie, un piccoletto lentigginoso che era sempre stato un tipo piuttosto sveglio. Per la media dei mocciosi normodotati, ovviamente.
Puntò il suo ditino contro Christopher e sibilò: «È stato lui! L'ha detto lui che se avesse dovuto rallentare i lavori, avrebbe sabotato l'impianto elettrico.»
Un sussurro si sparse a macchia d'olio fino a raggiungere anche chi non aveva sentito; era vero quello che diceva Ernie! Era stato davvero McGregor.
Christopher continuò a restare in silenzio, perché non sapeva cosa avrebbe potuto ribattere ad un'affermazione che lui stesso aveva fatto. Mai avrebbe immaginato che essere un genio gli si sarebbe rivoltato contro.
Ernie entrò nel teatro alla ricerca di prove. Ne uscì trionfante pochi minuti dopo, reggendo in mano un bacchettino dorato. La mostrò al suo pubblico, che non ci impiegò molto a riconoscere cosa fosse: era un fermacravatta in oro. Ernie si avvicinò con passo deciso a Christopher e gli slacciò la giacca nera. Afferrò la cravatta e la mostrò ai compagni. Un coro di 'oooh' si levò all'unisono da tutti: McGregor non indossava il fermacravatta.
«Ma dai! È stato evidentemente incastrato!» strillò Maryon a sua discolpa, ma nessuno le diede retta.
Christopher sapeva di non avere scampo: le prove erano troppo lampanti e andavano unite ai loro precedenti, dai quali erano stati assolti solo in teoria. Il giudizio pendeva su di lui come una spada di Damocle. Anzi, la spada gli aveva già reciso la testa con un colpo netto. Era morto e spacciato.

Maryon


I lavori al teatro furono interrotti nuovamente, fu impedito a chiunque di avvicinarci e Chris fu sospeso da scuola a tempo indeterminato. Per qualche giorno si chiuse in camera e non si fece più vedere né sentire. Maryon e Colin avevano cominciato a tempestarlo di telefonate, ma evidentemente il ragazzino aveva deciso di isolarsi dal resto del mondo, perché il cellulare risultava sempre spento. Disperati per la situazione irrisolvibile, i due amici decisero di andare a casa sua un pomeriggio dopo la scuola.
«Mi spiace, ma Christopher è in punizione. Non potete vederlo» li accolse sua madre Angeline.
«Per quello che è successo a scuola?» domandò educatamente Maryon. Sapeva che la mamma di Chris poteva essere severa, a volte, ma era certa che avrebbe capito al volo la situazione se gli avessero spiegato come stavano le cose.
«Sì.» Angeline sembrava molto accigliata. «È venuta la maestra a casa a spiegarci cosa fosse successo, ma Christopher non ci ha dato nessuna spiegazione, perché era chiuso in camera sua.»
«Da quanti giorni è lì dentro?» si informò cauta Maryon. Conosceva a sufficienza quell'idiota del suo amico per non sapere che ad ogni dannatissimo guaio lui si rinchiudeva in camera come un prigioniero. Un prigioniero molto stupido, visto che si puniva da solo. Doveva avere qualche serio problema Chris, ogni tanto.
Angeline sospirò affranta. «Questo è il quarto.»
Maryon e Colin si scambiarono un'occhiata d'intesa. «Ha bisogno di noi» disse semplicemente la ragazzina. E sua mamma li fece entrare.
Quando i due amici salirono al primo piano, si resero conto che la camera di Chris era chiusa a chiave dall'interno e non c'era modo di entrare. Bussarono a lungo alla sua porta, ma non rispose nessuno.
«Molto bene!» strillò Maryon, esasperata. Che poi, era una tipa che si esasperava facilmente, lei. «Assalto al castello!»
Colin le riservò uno sguardo preoccupato, chiedendosi se avesse davvero il coraggio di sfondare la porta. Invece Maryon agì in modo del tutto inaspettato: spalancò la finestra del corridoio e si mise a cavalcioni del davanzale.
«Aspetta! Ma che fai?» le urlò dietro Colin, spaventato.
Maryon gli rispose con un semplice occhiolino, prima di scavalcare la finestra e mettersi in punta di piedi sul cornicione esterno. Lei era una vera tosta e in fin dei conti deteneva da quasi cinque anni il primato della migliore arrampicatrice di alberi della “Central Infs”: un largo cornicione medievale al primo piano per lei era naturale quanto succhiare il latte per un poppante. O quanto mettersi le dita nel naso per Michan Abbot. Bleah, pensò mentre percorreva la distanza che la separava dal balcone di Chris.
«Stai attenta» le urlò Colin, sporto dalla finestra per controllare la situazione.
Maryon, troppo concentrata per rispondere, proseguì lungo il cornicione, finché non raggiunse incolume il suo obbiettivo. Scavalcò la massiccia ringhiera di pietra e appoggiò finalmente i piedi su un terreno solido, tirando il fiato. Raggiunta la portafinestra, picchiò contro il vetro con tanto vigore che Chris dovette per forza andare ad aprirle, se voleva evitare che lo rompesse.
«Ma si può sapere...? Sei impazzita per caso?» domandò spaventato, quando la ragazzina si gettò nella sua stanza ancora carica di adrenalina.
Lei non gli rispose nemmeno e si fiondò invece ad aprire la porta a Colin. «Il castello è stato preso! Il nemico è in rotta!» esultò vittoriosa.
«Castello? Nemico? Ma che ci fate voi due qui?» domandò Chris, a metà tra il perplesso e l'arrabbiato.
Colin lanciò all'amica uno sguardo furtivo, poi decise di stare al gioco. «Siamo venuti a liberare Raperonzolo» rispose sogghignando. «O la Bella addormentata, come preferisci.»
«Non ho bisogno di essere salvato, grazie» borbottò Chris in tono seccato.
Ottimo, il gioco era finito. Maryon lanciò un'occhiata esasperata a Colin. Era proprio un brontolone!
«Christopher, noi...» cominciò a dire Colin, che tra i due sapeva essere più prudente.
«Non mi servono i vostri discorsi» lo interruppe Chris, con una smorfia.
«Ascolta, lo sappiamo che sei arrabbiato, ma fare così non ti aiuta!» sbraitò invece Maryon, per nulla prudente.
«Arrabbiato? Non sono arrabbiato, sono incazzato nero!» sbraitò Chris, perdendo tutto d'un colpo il suo autocontrollo. Le guance di solito così pallide si infiammarono di rosso, mentre gli occhi azzurri sembravano un vortice di ghiaccio. «Maledetto il giorno in cui ho deciso di iscrivermi a quella scuola. Io non ho nemmeno bisogno di andare a scuola!»
«Non avresti incontrato noi, però.» Colin gli rivolse un mezzo sorriso e tutta la rabbia di Chris si sgonfiò come un pallone bucato. Il ragazzino si lasciò cadere sdraiato sul letto con aria sconsolata.
«Nemmeno mia madre mi crede» sussurrò più a se stesso che a qualcuno in particolare.
«Ma tu gli hai spiegato cosa è successo?» domandò allora Maryon, sovrastandolo a fianco del letto, con le braccia incrociate e l'espressione che trasudava ovvietà. A volte a Chris, per essere un genio, sfuggivano delle cose davvero elementari.
Il ragazzino, sempre restando sdraiato, alzò gli occhi su di lei. «No...?»
«Che pretese, allora!» sbottò Maryon, alzando le mani al cielo con gestualità esasperata, tipica di un vero irlandese da pub. Proprio come i tizi rissosi del pub all'angolo, non lontano da casa sua.
«Molto bene. Abbiamo finito con le cose ovvie?» chiese Colin, tamburellando le dita sulla scrivania. «C'è un mistero da risolvere!» Si diede una spinta con i piedi per far roteare la sedia di pelle nera sulla quale si era seduto.
«Scendi immediatamente dalla mia postazione!» sibilò Chris, alzandosi dal letto con lo scatto di una vipera.
Colin lo ignorò. «Allora... usiamo parole lunghe e complicate per far finta di essere più intelligente degli altri» cominciò poi, unendo la punta delle dita, in una perfetta imitazione di Chris, che, indispettito, gli tirò addosso il cuscino del letto. Mancandolo come sempre. Colin non si sforzò nemmeno di scansarsi. Per rispondere all'attacco, afferrò una delle preziose penne di Chris dalla scrivania e gliela lanciò contro.
Chris, pur di non far cadere la sua stilo, si tuffò in terra in una presa spettacolare, degna di un grande portiere. Allora aveva anche lui delle capacità motorie!
«Peste ti colga!» sbraitò contro Colin, controllando che la sua penna fosse ancora integra.
Maryon sorrise. Era tornato tutto come prima.






Eccoci al quarto capitolo della storia (che partecipa al contest Tutti in scena, di cui fra un po' avremo i risultati).

Ecco che si scatenano i guai! Il mistero si infittisce!
Questa volta, dopo aver visto QUI l'immagine dove sono rappresentati Chris, Maryon e Colin e QUI invece l'immagine che rappresenta la DDD (David, Dorian e Daniel), introduciamo un po' di volti della famiglia McGregor:
QUI mamma Angeline;
QUI papà Alfred;
QUI il maggiordomo, autista, guardia del corpo e tutto fare Loyal.
Ah, i signori Weaving, invece, me li immagino proprio come i signori Weasley di HP! QUI un'immagine di confema!
Alla prossima!
Beatrix B.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Beatrix Bonnie