Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    06/05/2015    11 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: marzo 2016

 

42. Il ballo di mezzanotte

 

Il ponte che ospitava il ristorante era enorme, riccamente arredato, argenteria e cristalli brillavano dovunque e una musica lieve e sommessa rallegrava l’aria. Dalle grandi finestre laterali si intravedeva il mare, nero per la notte imminente. Ampi tendaggi bianchi si muovevano pigri sotto la brezza lieve che entrava da alcuni spiragli aperti, rendendo l’atmosfera ancora più magica.

- Ci sono due cose che questa sera dovrà evitare di fare in mia presenza e in mezzo agli altri - la sua voce la riscosse da quell’osservazione della sala e Maya sollevò lo sguardo verso il suo profilo serio, che guardava avanti.

- Due cose? - ripeté, e lui inclinò la testa voltandosi e guardandola.

- Balbettare e abbassare lo sguardo, se ne ricordi - spiegò con espressione indecifrabile. Maya annuì incapace di trovare una replica a quella richiesta.

Appena attraversarono la grande sala un bisbiglio sommesso iniziò a serpeggiare e i loro nomi vennero mormorati mentre le persone si voltavano a guardarli.

- Ci… ci guardano tutti… - balbettò lei e Masumi strinse i denti continuando a guardare avanti, verso il loro tavolo.

- Si ricorda cosa le ho detto due secondi fa, ragazzina? - sibilò senza scomporsi.

Parla facile lui… usa questo atteggiamento orribile da anni… ma io no!

- Era necessario passare in mezzo a tutti? - si era resa conto della scelta deliberata di quell’azione. Sembra che ponderi ogni cosa fa per averne qualche tipo di ritorno...

- Pensava davvero di passare inosservata? - le chiese in un sussurro avvicinandosi al suo orecchio mentre la faceva sedere, avvicinandole la sedia. Maya rabbrividì e per qualche secondo perse il contatto con la realtà.

- Io… - mormorò, fissando lo sguardo sul piatto di porcellana davanti a lei.

- La smetta - Maya alzò subito la testa udendo il tono freddo e incontrò i suoi occhi azzurri che la fissavano dall’altra parte del tavolo rotondo.

- Sì - rispose prontamente lei, abituata agli ordini di Kuronuma o della signora Tsukikage. Masumi ridacchiò e lei corrugò la fronte.

- Da quando lei ha messo piede su questa nave, tutti sanno chi lei sia - le fece notare lui.

- Però guardano anche lei - replicò Maya rimanendo seduta composta, le mani in grembo.

- Certo, lei è Maya Kitajima, erede della signora Tsukikage e io sono Masumi Hayami, Presidente della Daito Art Production… - spiegò semplicemente - Un produttore e un’attrice, è questo ciò che vedono -

Maya spostò lo sguardo lentamente a destra e a sinistra. Non c’era paio d’occhi che non fosse puntato su di loro. Un produttore e un’attrice…

- Anche lei vede questo, signor Hayami? - domandò con voce lieve quando tornò a guardarlo. Masumi rimase interdetto da quella domanda così personale e improvvisa. La sua espressione era assorta, incuriosita, in attesa della sua risposta.

- Lei è la signorina Kitajima? - la voce delicata del cameriere infranse quell’attimo e lei si girò annuendo.

- Sì, sono io -

Il cameriere le porse un telefono portatile con un lieve inchino.

- Una telefonata per lei - e attese che la giovane lo prendesse sotto lo sguardo imperscrutabile di Masumi.

- Sono Maya - e arrossì lievemente - Yu! Cos’è successo? - Masumi rimase impassibile, ma aveva visto la sua reazione quando aveva capito chi c’era dall’altra parte - Mi dispiace, Yu… No, no, non preoccuparti va tutto bene! - gli rispose tranquillizzandolo - Sì, domani! - concluse e con le guance in fiamme per la vergogna restituì il telefono, ringraziando il cameriere.

- Sakurakoji non è riuscito a raggiungere il molo per il traffico - disse all’improvviso alzando lo sguardo. Masumi la guardò qualche attimo e il suo sguardo divenne piano piano più duro.

- Non gli ha detto che è in mia compagnia, le risulta così terribile la cosa da non informare neppure il suo partner? - sibilò a denti stretti.

Maya notò la sua espressione, sembrava davvero dispiaciuto così, memore della sua minaccia di poco prima, cercò di mantenere il sangue freddo mentre gli rispondeva.

- No, signor Hayami, l’ho fatto per Yu. Si sarebbe solo preoccupato inutilmente - Non ho balbettato! Ho fatto un discorso tutto intero senza tremare!

Masumi continuò a guardarla e lasciò cadere l’argomento, si sentiva già abbastanza irritato dal fatto che lei si fosse preoccupata così tanto per Sakurakoji. Arrivarono le prime portate e iniziarono a mangiare in silenzio.

Sono qui seduta a mangiare tranquillamente con lui… non devo assolutamente pensare a nulla… altrimenti leggerà ogni cosa sulla mia faccia!

Rabbrividì e smise di mangiare, bloccandosi.

- Che c’è? Soffre forse il mal di mare? - le chiese Masumi senza neanche alzare lo sguardo.

Ma come fa a sapere sempre ciò che faccio?

- No - rispose lei fermamente - Per un attimo questa cena mi ha ricordato quella sera del planetario, si ricorda? - gli domandò arrossendo lievemente.

Masumi smise di mangiare, la fissò e Maya si sentì ancor più sotto esame.

- Sì, mi ricordo - le rispose addolcendo lo sguardo e lei si sentì mancare la terra sotto i piedi per l’emozione - Anche stasera c’è una rosa - aggiunse in un sussurro fermando gli occhi sulla collana, poi distolse lo sguardo tornando al piatto e lei, imbarazzata e col cuore che correva come un treno, fece la stessa cosa. L’ammonisco di comportarsi in un certo modo e io non riesco a smettere di guardarla… Ma stasera quella rosa è davvero sbocciata…

- Come mai avete scelto questa crociera? - le domandò più per avere qualcosa di cui parlare che per reale interesse. Maya lo ringraziò intimamente per averle dato modo di chiacchierare e allontanare i ricordi dalla mente.

- Rappresentano la Principessa splendente! - rispose piena di entusiasmo - Credo che Sakurakoji l’abbia scelta per questo motivo… - aggiunse, senza essere sicura.

- Come vanno le prove? - si riallacciò Masumi immaginando che quello fosse veramente uno dei motivi che avevano spinto l’attore a scegliere quella crociera. Ma non il motivo principale…

Maya, che sembrava incapace di arginare i suoi pensieri, ricordò proprio in quell’istante l’attimo in cui era entrata nel camerino e aveva visto Yu spogliato per metà. Arrossì profondamente e Masumi alzò un sopracciglio.

- Vanno bene - disse solo, ingoiando la vergogna insieme ad un boccone di carne. Basta, Maya! Concentrati! C’è qui davanti a te il tuo ammiratore! Siete insieme su questa bellissima nave! Sì… però… se mi concentro su di lui è peggio… poi io penso a quel bacio che gli ho dato…

Arrossì ancora di più e Masumi si domandò a cosa stesse pensando in realtà. Il terrore che le cose si fossero spinte ben oltre la palese amicizia e intesa che c’era fra i due gli fece scorrere un brivido lungo la schiena.

- Ho detto qualcosa di sbagliato? - le domandò e Maya sussultò battendo addirittura le posate nel piatto.

- No! - esclamò, spalancando gli occhi.

- Ne sono sollevato - concordò lui sorridendole. È nervosa… e anche io lo sono… chissà perché è arrossita così... Il cameriere appoggiò sul tavolo un’altra portata così la tensione venne sciolta.

- Conosce la favola della Principessa splendente? - chiese lui improvvisamente e Maya s’illuminò.

- Sì! E lei? - chiese subito con tono allegro e pieno di trasporto, battendo insieme le mani.

- L’abbiamo rappresentata molte volte - annuì Masumi osservandola reagire in modo così spontaneo.

- Davvero? - lo interrogò Maya sporgendosi in avanti - Ah! Come vorrei poter interpretare Kaguya-hime! - e congiunse le mani al petto, lo sguardo completamente perso nelle sue fantasticherie. Lui sorrise vedendola così rapita e si rammaricò che intorno ci fossero così tante persone che li stavano guardando.

- È una bella storia, ma non ha un bel finale - ammise lui finendo di mangiare.

- È vero… - ammise - La Principessa torna sulla Luna rifiutando tutti i pretendenti e i suoi genitori adottivi muoiono - mormorò fissando il piatto - Ma l’Imperatore getta l’elisir nella bocca del monte Fuji! La favola dà il nome alla montagna! - aggiunse con veemenza alzando gli occhi luminosi e quando si accorse di aver parlato troppo, si ricompose e arrossì appena.

- Mi scusi - borbottò sentendosi una stupida.

- Non si scusi… - replicò lui scuotendo lievemente la testa - Lei cambia completamente quando parla di teatro, è un piacere ascoltarla - lo disse come un dato di fatto e lei lo guardò esterrefatta. Perché a volte esce con queste frasi? Io proprio non capisco…

- Il teatro è tutta la mia vita - rispose semplicemente mantenendo la voce ferma, gli occhi che brillavano come fari nella notte.

- Allora cosa ne dice di andare a vedere questa rappresentazione? - le propose lui alzandosi e raggiungendo la sua sedia. Maya annuì vigorosamente e le ciocche sfuggite all’acconciatura ondeggiarono lentamente. Molte altre persone si erano alzate dirigendosi al teatro sul ponte 6 e loro seguirono lo stesso tragitto.

Maya iniziò a raccontargli le varie scene in cui era divisa l’opera, completamente dimentica di chi lui fosse e dell’ambiente intorno a lei. Lui la guardava con un lieve sorriso domandandosi come potesse passare da un atteggiamento dimesso ad uno disinvolto.

Poco prima di raggiungere il teatro Masumi si fermò di fronte al corridoio dei bagni. Maya continuava a parlare incessante, rapita dal racconto di quell’opera bellissima e quando si rese conto che si erano fermati si guardò intorno. Vide i bagni, guardò lui, tornò sui bagni, poi realizzò arrossendo.

- No, grazie - scosse la testa portandosi le mani dietro la schiena.

- È sicura, ragazzina? - indagò lui alzando un sopracciglio.

- Non mi tratti come una bambina! Se dico no, è no! - sbuffò lei irrigidendosi e mostrando un’espressione accigliata.

Masumi riprese a camminare celando un sorriso e lei gli andò dietro, borbottando qualcosa. Lui ridacchiò fra sé e aprì le porte della sala, lasciandola entrare.

Le poltrone erano rosse e comode, mentre tutto il resto dell’allestimento era sfarzoso e d’impatto. Maya si bloccò e sentì la sua presenza alle spalle.

- Su, entri - la incitò - Sembra che non sia mai stata in un teatro... - ironizzò, spingendola lievemente. Ma Maya non si era bloccata per i fasti dell’arredamento, bensì perché il teatro era identico a quello in cui aveva visto con lui Anna Karenina.

Come può esserci un teatro così grande dentro una nave? E ha proprio la stessa identica forma…

Trovarono i loro posti e si sedettero in silenzio. Masumi si voltò a guardarla, ma lei teneva lo sguardo fisso sul palcoscenico. La sua espressione era raggiante ed esprimeva pienamente ciò che stava provando in quel momento. Rimase immobile ad osservarla e quando lei si girò incontrò i suoi occhi azzurri che la fissavano.

- Che ho fatto? Che ho detto? - disse, subito preoccupata, ma lui sorrise e Maya si rilassò.

- Com’è nervosa… è a causa mia? Vuole che me ne vada? - domandò con tono neutro ma la sua espressione terrorizzata lo divertì e sarebbe scoppiato a ridere se non avesse saputo quanto l’idea di restare da sola in mezzo a tutta quella gente la spaventasse realmente.

- No! La prego! Lei non c’entra niente… è che io… - abbassò lo sguardo, avrebbe voluto dirgli che stava bene con lui, esattamente come quella sera al planetario, ma proprio come quella volta rimase in silenzio.

- Non la disturberò, glielo prometto - ammiccò Masumi lasciandola di sasso. Chissà se lei si ricorda di quella sera…

Maya avrebbe voluto ribattere, ma le luci si spensero e il sipario venne tirato. La musica invase l’aria ed entrambi si voltarono verso il palco, lei tirando un sospiro per scacciare la tensione.

Il primo atto si concluse dopo quaranta minuti nei quali Maya era rimasta immobile, lo sguardo rapito dagli attori e dall’incedere della storia, e Masumi si era concesso di osservarla a lungo attratto dalla sua espressione sognante e appassionata. Quando il sipario si chiuse per l’intervallo e le luci si riaccesero, lui si voltò e la trovò a fissarlo.

Lì per lì rimase sconvolto dall’intensità dei suoi occhi, il suo cuore prese a battere incontrollato finché non la guardò meglio e si rese conto che stava seduta in una posizione molto scomoda, le gambe serrate, le mani strette in grembo.

- Ragazzina… Si sente bene? - le domandò in un sussurro senza sapere cosa aspettarsi.

- Mi scusi… - mormorò lei avvicinandosi e lui rimase immobile - Io dovrei andare… - disse altre due parole, ma così sommessamente che inizialmente Masumi non comprese. Era arrossita di colpo e continuava a guardarlo. Poi gli venne un’illuminazione e per poco non scoppiò a ridere in mezzo al teatro. La sua espressione era davvero esilarante e pensò di canzonarla, ma il suo sguardo divenne una supplica, così rinunciò.

- Lei vuole proprio costringermi a dirle che gliel’avevo detto… - sospirò iniziando ad alzarsi per lasciarla passare. Maya scattò in piedi, grata che avesse capito.

- Maya Kitajima! - qualcuno gridò il suo nome, lei si girò mentre aveva già fatto un passo avanti, inciampò e Masumi alzò le mani d’istinto, prendendola al volo. Accadde così rapidamente che quando sentì le sue braccia intorno al corpo smise di respirare, fissando il pavimento con occhi spalancati. Venne scossa da brividi intensi, che le impedirono di ragionare freddamente, ma riuscì ad appoggiare le mani sul suo braccio e a fare leva per rimettersi in piedi.

- Gr-Grazie, signor Hayami… - balbettò in un sussurro così debole che lui la udì appena. Era leggera come una piuma e la seta del suo vestito era morbida ed elettrizzante al tatto. Nonostante tutto il teatro li stesse guardando, lui non la lasciò finché non ebbe riacquisito stabilità da sola.

- Sta bene? - le domandò catturando i suoi occhi ardenti, grandi e dilatati per la sorpresa. Sono sorpreso anche io, ragazzina, sai? Sono solo più bravo di te a nasconderlo…

Maya annuì e proseguì lungo il passaggio a fianco delle poltrone. Masumi la seguì con lo sguardo, mentre la gente intorno bisbigliava, riprendendo ciò che stava facendo prima del piccolo incidente che aveva attirato l’attenzione. L’abito blu svolazzava lieve fino al ginocchio intorno alle sue gambe longilinee, segnandole perfettamente il fisico minuto. Si accorse di non essere il solo a guardarla, interruppe la linea visiva e tornò a sedersi, mentre sentiva un gelo freddo lungo tutta la schiena. Quando lei non c’è, l’aria vicino a me cambia drasticamente… o è dentro di me?

Maya risalì rapida la scalinata fino a raggiungere le doppie porte di entrata. Si fermò sulla soglia e si guardò indietro. Il signor Hayami era tornato a sedere eppure a lei batteva ancora follemente il cuore. L’aveva stretta a sé di nuovo, come molte altre volte in cui era caduta, le sue braccia erano forti come le aveva sempre ricordate, ma se a lei l’emozione aveva tolto il fiato, lui era rimasto impassibile, la sua voce sicura, sebbene i suoi occhi avessero una nota preoccupata. Si sfregò le braccia scoperte con le mani e rabbrividì. Quando lui non c’è sento freddo… o è la mia anima a sentire la sua mancanza?

Proseguì raggiungendo i bagni, cercando di scacciare dalla mente quella sensazione di solitudine e rassegnazione. Appena rientrò in teatro riprendendo il suo posto senza soffermarsi a guardarlo, le luci scesero di nuovo, dando inizio al secondo atto.

Masumi avrebbe voluto almeno poterla guardare negli occhi, ma quando lei si sedette, tutta la sua attenzione venne calamitata dal palcoscenico. Sorrise amaramente e distolse lo sguardo dal suo profilo delicato, dedicandosi al dramma.

Nel momento culminante della storia, quando la Principessa splendente lasciò la Terra per tornare sulla Luna, Maya si sporse in avanti afferrandogli una mano. Masumi si girò lentamente, incerto su ciò che avrebbe visto. Stringeva lui, ma avrebbe potuto essere il bracciolo della poltrona, tanto era forte la sua stretta, e piangeva con gli occhi spalancati. Nonostante ciò il suo respiro accelerò improvvisamente.

Maya… sei su quel palco, vero? Se io ti chiedessi di recitare queste battute saresti in grado di farlo e probabilmente molto meglio di quell’anonima attrice…

Le luci si alzarono e gli applausi riempirono la sala in un’ovazione sentita. Lei rimase immobile, seduta sul bordo della poltrona, stringendogli ancora la mano. Inizialmente pensò di scuoterla poi rimase in quel modo, concedendosi di guardarla, assorta e raggiante, ancora avvolta dalla magia del teatro, quella passione che emanava da lei e aveva colpito lui sette anni prima.

Maya si voltò lentamente, le labbra tremanti e le lacrime che avevano appena smesso di scendere.

- Le è piaciuta la rappresentazione? - domandò lui che aveva assoluta necessità di dirle qualcosa per giustificare il fatto che la stesse fissando. Maya annuì molto lentamente finché la sua espressione non si distese in un bellissimo sorriso.

Masumi si avvicinò al suo orecchio e lei si congelò, trattenendo il fiato.

- Se vuole possiamo restare così anche tutta la notte, ma non desidera ascoltare la conferenza? - sussurrò mentre lei chiudeva gli occhi per l’emozione. Quando tornò alla sua posizione indicò con gli occhi la mano stretta in quella della giovane. Maya seguì la traiettoria e sbiancò visibilmente mentre lo lasciava e ritraeva la mano di scatto.

- M-Mi… scusi… - balbettò e abbassò lo sguardo.

- Io mi domando se lei a volte mi ascolti - ridacchiò lui - Le avevo chiesto di non balbettare e abbassare lo sguardo e adesso ha fatto entrambe le cose contemporaneamente! -

Maya arrossì, poi sollevò lo sguardo irritata: l’unica cosa che sapeva fare era darle ordini.

- Le chiedo scusa - esordì seria - La strada per diventare una vera attrice è ancora lunga e, ho capito, non è fatta solo di recitazione - ammise fissandolo senza abbassare gli occhi questa volta. Lui ricambiò lo sguardo franco, poi si alzò porgendole la mano.

- La smetta di far finta di essere una donna navigata - sussurrò nel teatro ormai vuoto - Anche se stasera sembra una principessa, dentro è la solita ragazzina! - e ridacchiò gioendo nel vedere il suo sguardo infiammarsi.

Maya scattò in piedi, punta sul vivo, e serrò le mani in grembo senza accettare la sua.

- Non sono più una ragazzina, signor Hayami! - era probabilmente la cosa che la feriva più di tutte, che lui neanche si fosse accorto di quanto era cambiata - Ho l’età per bere, per uscire la sera e per sposarmi, anche! - ringhiò, troppo presa dalla sua rabbia per accorgersi della meraviglia di lui - E questo vestito non l’avevo messo certo per lei! - concluse passandogli accanto e raggiungendo la scalinata centrale.

L’avevi messo per lui… a volte, quando mi sei vicina, io dimentico che i tuoi sentimenti per me non potranno mai cambiare… a volte il tuo sguardo sembra davvero sincero…

Si infilò le mani in tasca e risalì le scale, seguendola in silenzio.



La conferenza si tenne in una grande sala, allestita come un cinema, con un lungo tavolo a cui erano seduti alcuni uomini, uno dei quali era l’attore che l’aveva accompagnata all’inizio della crociera. Parlarono del futuro del teatro, di come sarebbe stato da lì a dieci anni, delle preferenze del pubblico, delle nuove tecnologie e il signor Hayami le indicò nomi e cariche di molti dei personaggi presenti, degli attori e attrici, critici e registi.

Nessuno si avvicinò a loro e Maya non avrebbe saputo dire se perché non fossero interessati a lei o per la presenza del signor Daito Art Production che non l’aveva abbandonata un istante.

Teme che io possa dire qualche stupidaggine sulla Dea Scarlatta… finora non ha fatto altro che spiegarmi cosa stesse accadendo in questa sala… conosce praticamente tutti e sa molte cose di ognuno di loro… in fondo me lo disse, no? Le informazioni sono fondamentali per condurre un buon affare…

Alzò lo sguardo e fissò il suo volto attento e concentrato. La sua vita era il lavoro e di questo ormai non aveva più alcun dubbio. Ed era davvero bravo, o almeno in quell’ambiente era temuto e rispettato, ma lei sapeva bene a che mezzi era ricorso anche in passato pur di raggiungere i suoi obiettivi. Però, qualcosa era indubbiamente cambiato nel suo modo di fare.

Le persone sedute al tavolo non condivisero solo le loro esperienze, ma stimolarono la platea a partecipare con domande e accendendo alcune infiammate discussioni. Poi qualcuno nominò la “Dea Scarlatta”, di prossima rappresentazione, e la quasi totalità delle persone si girò verso di lei.

Entrati fra gli ultimi, erano rimasti in piedi in fondo anche per volontà della stessa Maya, nonostante una maschera avesse indicato al signor Hayami due posti. Lei si irrigidì sotto quell’attenzione insistente, ma la voce pacata di lui la riportò alla realtà.

- E pensava davvero di passare inosservata? - mormorò voltandosi verso di lei con un sorriso sarcastico. Maya, nonostante sentisse i suoi occhi su di sé, non osò voltarsi, non voleva che si accorgesse di quanto avrebbe voluto che la portasse via da lì, lontana da quelle centinaia di persone invadenti e curiose. Il brusio s’infittì finché quell’attore famoso la salvò rivolgendosi alla platea.

- Credo che la signorina Kitajima, come ben sapete una delle due candidate al ruolo della Dea Scarlatta, sia qui per una sera di svago e non abbia certo voglia di partecipare ad una discussione così animata - esordì riportando l’ordine in sala e rivolgendole un caldo sorriso.

- Faccia solo un lieve inchino al suo indirizzo - sussurrò il signor Hayami e Maya rimase sconcertata dal modo in cui lo fece: era rimasto immobile, fissando l’attore in fondo alla sala, aveva bisbigliato quasi senza muovere le labbra, eppure lo aveva sentito perfettamente.

Maya si limitò a fare ciò che le aveva detto e, come un’onda unica, gli ospiti riportarono la loro attenzione sugli occupanti del tavolo. Ha funzionato… è incredibile…

Il discorso verté su Ayumi Himekawa e immediatamente la discussione si animò.

- Vuole andare? - le domandò lui con tono gentile e comprensivo. Non ti sei ancora abituata a tutta questa attenzione, ragazzina… e non puoi immaginare cosa ti aspetterà in futuro...

- Sì, grazie - rispose meccanicamente Maya.

Lui le aprì la porta, ma lei sembrò non accorgersene. Il signor Hayami camminava solo un passo avanti a lei e lo seguì passivamente. Il corridoio era pienamente illuminato e le pareti lucide riflettevano colori e luci, abbagliando quasi. Masumi aprì un’altra porta e si trovarono sul ponte laterale esterno della nave. Sentendo l’aria fresca, Maya sollevò lo sguardo e lo spettacolo della notte stellata le tolse il fiato. Mi ha portata qui perché sapeva che mi mancava il respiro?

- È immenso… - sussurrò afferrando la balaustra. Masumi la osservò: aveva gli occhi spalancati, guardava all’insù e il vento le scompigliava le ciocche che erano uscite dall’acconciatura. Il chiarore della luna e delle stelle illuminava la sua pelle d’alabastro. Si tolse la giacca e gliel’appoggiò sulle spalle.

Maya raccolse i lembi con le mani e se la chiuse davanti, in un gesto spontaneo voltandosi a guardarlo.

- Grazie - sussurrò con un sorriso - A volte sembra che lei mi legga nel pensiero - gli confidò lasciandosi cullare da un brivido esteso e piacevole.

Masumi rimase incantato da quell’espressione, non ricordava di avergliene mai vista una simile, soprattutto rivolta a lui. Una ciocca di capelli si posò sulla sua guancia, così, spinto dal desiderio di sfiorarla, allungò una mano e gliela portò dietro l’orecchio. Maya trattenne il respiro, mentre fissava quel volto odiato e amato allo stesso tempo illuminato dalla sola luce brillante della volta celeste.

Non mi abituerò mai a questo… sento la scossa ogni volta che mi tocca anche se so che la sua è solo gentilezza…

- Non vorrà ammalarsi, vero? - mormorò lui, sebbene senza la solita acredine, tanto che perfino lei se ne accorse. Maya portò una mano alla bocca e ridacchiò, felice che per una volta non fosse stato acido come sempre.

- Ride di me, ragazzina? - s’irrigidì immediatamente lui, fissandola, più per contrastare l’onda d’emozione che lo aveva invaso che per reale necessità. Ma lei continuava a ridacchiare, mentre si stringeva intorno la sua giacca.

- No, signor Hayami, non mi permetterei mai di ridere del Presidente della Daito Art Production, che tutti temono e a cui si inchinano! - gli rispose scimmiottando un accento di completa deferenza.

Masumi corrugò la fronte, indeciso se rifilarle una delle sue battutine velenose oppure lasciar correre, per una volta.

- Sarà meglio rientrare… - borbottò, optando per la seconda. Percorse il corridoio fino ad una porta e Maya lo seguì prima con uno sguardo contento, poi gli trotterellò dietro felice. Ho vinto di nuovo…!

Il calore all’interno la riscaldò subito così gli restituì la giacca rendendosi conto che quel gesto non la imbarazzava più. Lui se la rinfilò notando che sembrava davvero a suo agio.

Mentre camminavano, con una mano Maya sfiorò la rosa che pendeva al collo. Potrei abituarmi a tutto questo? Potrei riuscire a convivere con i miei sentimenti e accettare che lui continui a essere il mio ammiratore anche dopo che si sarà sposato?

Lo osservò di spalle, quello smoking nero gli calzava a pennello, come se gliel’avessero cucito addosso e, se possibile, lo faceva sembrare ancora più statuario. Solo nelle favole la povera Cenerentola sposa il Principe Azzurro… nella realtà il mio Principe è inarrivabile anche se, a modo suo ormai l’ho capito, mi vuole bene…

Sorrise e congiunse le mani al petto mentre una musica dolce la raggiungeva. Involontariamente accelerò il passo, attirata da quelle note, fino a superarlo. Masumi alzò un sopracciglio ma la lasciò andare, curioso di capire cosa volesse fare.

Maya arrivò davanti alle doppie porte sul lato del corridoio, la musica veniva da lì, le spalancò distendendo entrambe le braccia e l’immensa sala si aprì davanti ai suoi occhi meravigliati. Enormi specchi riflettevano i candelabri di cristallo, sulla destra una piccola orchestra riproduceva la musica che aveva sentito, ai lati decine di tavoli alti raccoglievano gruppi di persone, tutti con un flûte in mano. I camerieri passavano in un costante andirivieni e i vassoi lucidi nelle mani guantate di bianco sostenevano i calici pieni di liquido dorato.

Al centro della sala coppie bellissime ballavano al suono di quella musica magica.

- Vuole ballare? - la voce calda e sommessa arrivò alle sue spalle e non ebbe il coraggio di voltarsi. Il cuore stava per uscirle dal petto, come l’infuriare di una tempesta, e un brivido la scosse completamente. È appena dietro di me! Sentirà… sentirà tutto… e io come potrò negare?

Abbassò lo sguardo e vide la sua mano sulla destra. Fece un unico cenno di assenso con la testa e posò la mano nella sua.

Masumi chiuse gli occhi quando lei appoggiò la sua piccola mano tremante, gliela strinse leggermente e la fece girare su se stessa riuscendo finalmente a guardarla. Aveva le guance arrossate e lo sguardo basso. I tacchi che portava l’avevano avvicinata, ma la differenza di altezza era una caratteristica incolmabile che li avrebbe sempre divisi. Come molte altre cose…

- Ha paura? - le chiese iniziando i primi passi di danza e conducendola al centro della sala.

- No, signor Hayami, non ho paura - rispose lei sollevando lo sguardo e sorridendogli - Solo che queste persone sono tutte adulte e io non sono fatta per questo mondo… - sussurrò, inebriandosi della musica e della sua vicinanza.

- Eppure prima mi ha detto di non essere più una ragazzina - le sorrise ben sapendo che non avrebbe mai perduto quel senso di inadeguatezza.

- Ecco… io… - balbettò e arrossì, ma lo sentì stringerle la mano, lo stava facendo di nuovo, così tornò a guardarlo.

- Le assicuro che questa sera nessuno potrebbe mai fraintendere la sua posizione - replicò Masumi fissandola intensamente mentre la guidava nei passi di danza.

- Posizione? - chiese Maya incuriosita. I suoi occhi… di solito sempre freddi e distanti… questa sera invece sono diversi…

- Lei è Maya Kitajima, erede della grande Chigusa Tsukikage, rivale di Ayumi Himekawa nella sfida per ottenere il ruolo più ambito dalle attrici dell’intero Giappone - e la fece volteggiare portando alle stelle l’emozione che stava provando in quel momento - Nessuno qui, stasera, può prenderla per un’altra persona - concluse Masumi facendola girare ancora.

Maya era sconvolta, non tanto dalle sue parole, quanto dal tono con cui le aveva dette. Non le aveva mai parlato così prima, ogni sillaba era stata pronunciata con trasporto, come se avesse un grande valore, e non ebbe dubbi che stesse dicendo la verità, in quel momento.

- Allora, qualche volta, anche l’abito conta - sussurrò lei, sperando che le parlasse ancora in quel modo.

- L’abito è importante, ma è una parte, se lei non lo portasse in modo adeguato, risulterebbe come una maschera - le fece notare avvicinandosi e sussurrandole all’orecchio.

Maya si irrigidì per l’emozione intensa che la travolse e Masumi, avvertendo la tensione, pensò di aver davvero esagerato. Scusami, ragazzina, lo so che non sei abituata a questo… sono io che mi approfitto di te, della tua genuina trasparenza…

Continuarono a ballare, mentre gli altri ospiti bisbigliavano i loro nomi e la musica riempiva l’aria e i loro cuori. Quando il brano terminò, Masumi le lasciò lentamente la mano e il fianco e Maya lasciò ricadere le braccia.

- Lei è davvero bravo, signor Hayami… - sussurrò ancora in preda ad un batticuore incessante - Come la sera della premiazione di “Lande dimenticate”… - aggiunse fissandolo stranita.

- Lei è riuscita a starmi dietro, è molto agile - le sorrise, riuscendo a stento a dominare il sentimento che cresceva dentro di lui.

- Balla spesso? - gli domandò Maya arrossendo lievemente. Santo cielo… riesco a malapena a stare in piedi...

- No - rispose Masumi con un monosillabo secco e lei pensò di averlo irritato in qualche modo - Ballare fa parte delle pubbliche relazioni, per questo ho imparato, ma non l’ho mai trovato divertente - ammise - Tranne quando ballo con lei, perché non so mai se mi seguirà o cadrò per terra! -

- Signor Hayami! - sibilò lei irrigidendosi e stringendo le mani a pugno per frenare la rabbia. Si rese conto all’improvviso con quanta facilità passasse da un’intensa emozione devastante ad una completamente opposta. Ha sempre fatto così… sono anni che fa così con me...

Un orologio riecheggiò per tutta la nave scandendo la mezzanotte e tutti si guardarono intorno mormorando.

- È mezzanotte… - sussurrò Maya sentendosi davvero come Cenerentola. La voglia di scappare lontano da lui e di rifugiarsi nella sua cabina fu molto potente, ma la sua voce, un bisbiglio pacato mentre ancora i rintocchi echeggiavano, la riportò alla realtà.

- Sembra sia giunto il momento, per la Principessa, di lasciare il ballo - le sorrise lui vedendola intristirsi - Non ci sono zucche né scarpette di cristallo, ma se vuole, posso accompagnarla alla sua cabina - e le porse di nuovo la mano. Non avrebbe saputo dire neanche lui perché se ne fosse uscito con una frase del genere, ma i suoi occhi si erano oscurati, pensava sicuramente a qualcosa di triste, e l’analogia con la favola sembrava perfetta.

Maya lo fissò sbalordita, quella era davvero una serata magica se persino il glaciale Masumi Hayami le riservava un trattamento speciale. Adesso aveva due possibilità: fuggire o accettare.

- Lei è molto gentile - rispose con un lieve inchino cercando di mantenere la voce ferma - Sono onorata - e posò la mano nella sua. Santo cielo, che sto facendo… è come se lo corteggiassi...

Finché le dita sottili non toccarono le sue, Masumi non avrebbe potuto dire quale sarebbe stata la sua decisione. Non si era accorto di aver trattenuto il fiato, lei arrossì squisitamente e lui poté far rientrare l’aria nei polmoni. Sono onorata… sei strana stasera, ragazzina...

Percorsero in silenzio la sala, ignorando tutti i mormorii che bisbigliavano i loro nomi, e imboccarono il grande corridoio che portava agli ascensori. Poco prima di raggiungerli, una hostess li fermò.

- Signor Hayami! - lo chiamò gentilmente ma con fermezza, aveva uno sguardo affranto e dispiaciuto. Entrambi si fermarono e la giovane fece un lieve inchino.

- Purtroppo non ci sono suite disponibili - lo disse come fosse stata messa al patibolo - Sono davvero spiacente -

Maya passò lo sguardo dalla ragazza a lui, sbattendo le palpebre. Come mai non ha la cabina?

- Non importa - tagliò corto lui - Non deve preoccuparsi per me - aggiunse facendo un passo, ma la hostess lo fermò di nuovo.

- Se vuole ci sono delle camere nei ponti minori, se per lei… ecco… - balbettò, si capiva perfettamente quanto si sentisse a disagio.

- Andrà benissimo una qualsiasi - annuì lui sorridendole - La mia segretaria si è dimenticata di fare la prenotazione [certo… certo… -.-] - aggiunse con tono neutro.

La signorina Mizuki si è dimenticata? Ma… è così precisa di solito… quando mi ha fatto da manager la mia agenda era perfetta… [cioè… se n’è accorta anche Maya…]

La signorina gli porse una chiave digitale nera su cui era inciso un numero in argento. Masumi la prese e Maya vide il numero.

Probabilmente il destino, che tanto stava giocando con le loro anime, dette una spintarella anche in quel caso perché un evidente 865 era inciso nel centro della chiave.

E la stanza di Sakurakoji! È... è accanto alla mia…!

- La ringrazio - annuì Masumi, la signorina sorrise, si inchinò e se ne tornò da dove era venuta. Quando si voltò a guardarla, Maya era assorta e pareva imbarazzata. Chiamò l’ascensore e rimase ad osservarla.

- Su che ponte dobbiamo andare? - le domandò prima di premere. Maya, senza alzare lo sguardo, il cuore gonfio di vergogna, sollevò la sua chiave, facendogli vedere il numero. Se la situazione non fosse così tragica, ci riderei su…

Masumi alzò un sopracciglio, anche la sua chiave era nera, la girò e quando vide il numero dilatò gli occhi. Ecco perché era arrossita… aveva letto il numero… chissà a cosa sta pensando…

- Sembra che le nostre camere siano vicine - sussurrò premendo il pulsante - Se rischia di passare una notte insonne a causa mia, ne chiederò un’altra - propose mentre lei continuava a tenere la testa abbassata.

Come posso dirgli che è esattamente il contrario…? Che in questo momento il mio cuore batte perché so che dormiremo vicini e che ci sarà lui accanto a me?

- No… davvero… non c’è alcun problema… - mormorò restando con lo sguardo basso, sapeva che, se avesse sollevato gli occhi, lui vi avrebbe letto dentro ogni cosa.

- È sicura? Sembra una condannata a morte... - e ridacchiò nervosamente. Ti intristisce così tanto l’idea che ci sia io in quella camera anziché Sakurakoji?

Serrò i denti e strinse la chiave che teneva in mano, ingoiando quella rabbia che non riusciva mai a trattenere. Le porte dell’ascensore si aprirono salvando Maya dal dover ribattere. Il lungo corridoio aveva porte su entrambi i lati e Masumi camminò finché non arrivò davanti alla cabina numero 864. Almeno ha avuto il buon senso di prenotare due cabine separate…

- Questa è la sua cabina, buonanotte - la salutò freddamente e Maya si rese conto che il suo tono era improvvisamente cambiato. Ha cambiato umore… a volte non capisco cosa gli prenda…

- B-Buonanotte e grazie, signor Hayami - ricambiò facendo un lieve inchino, ma lui si era già diretto alla porta seguente. Lo osservò di spalle, sospirando.

Maya rigirò un paio di volte la carta rettangolare, poi appoggiò la chiave al lettore e la porta si aprì.



Masumi infilò la chiave rettangolare nel vano dietro la porta e tutte le luci si accesero. Notò distrattamente i suoi abiti appesi e perfettamente stirati nell’armadio semiaperto, si slacciò il papillon, lo gettò sul tavolino, si tolse la giacca dello smoking e osservò l’ambiente circostante senza troppo interesse. Letto, bagno, poltrona, scrivania, un terrazzino, finché non la vide: c’era una porta nella parete di sinistra che separava le due camere.

La sua gelosia salì immediata al pensiero che il giovane attore avesse premeditato ogni cosa. E anche se fosse…? Avrebbe tutto il diritto di provarci…

Si cambiò rapidamente, indossando di nuovo i suoi abiti, scostò il lembo della giacca e prese le sigarette e l’accendino. Spense tutte le luci, lanciò una fugace occhiata alla porta, raggiunse il terrazzino e, una volta che la brezza fresca lo colpì, accese la sigaretta.



Maya entrò, la stanza era buia, vide i pulsanti nella penombra, li premette, ma le luci non si accesero. Sospirò affranta: non aveva idea di come funzionasse. Accanto alla porta, in basso, c’era una piccola luce di cortesia che, unita a quella lunare che entrava dalla finestra del terrazzino, le fornì il bagliore necessario a muoversi. Raggiunse la finestra e scostò tutte le tende così si rese conto che c’erano un bagno, una scrivania, una poltrona, un letto e… un’altra porta. I pensieri corsero tutti in un’unica direzione e al volto del signor Hayami. Arrossì e aprì la finestra. Chissà se Sakurakoji l’ha prenotata appositamente oppure se gli è stata assegnata questa coppia di cabine a caso...

La brezza dell’oceano entrò prepotente, fece un passo sul terrazzino e sentì il familiare odore di sigaretta. Si immobilizzò spostando lo sguardo verso destra. C’era una separazione che impediva di vedere l’altro terrazzo, ma lei sapeva che lui era lì.

Avrà visto la porta? Cosa avrà pensato? Sembrava così assorto quando mi ha salutato… come se qualcosa lo avesse intristito… eppure io non ho detto niente…

Si sfregò le braccia per fermare i brividi dovuti al vento, poi abbassò la testa e rientrò. In quel momento notò che vicino alla scrivania c’era la sua valigia e, appoggiata sopra il piano di legno, una scatola scura, forse quella dei gioielli.

Masumi finì la sigaretta rientrò nella stanza e chiuse la finestra.

Si fermò davanti a quella porta divisoria, immobile, le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno. Dall’altra stanza non giungeva alcun suono. Cosa starà facendo?

Maya fece qualche passo sulla moquette morbida, i suoi tacchi affondavano appena. Si fermò di fronte alla porta, nessun rumore proveniva dall’altra parte. Cosa starà facendo?

Masumi strinse i denti e corrugò lo sguardo, fece un passo avanti e Maya, dall’altra parte, fece la stessa identica cosa, portandosi una mano al petto.

Con il cuore che batteva follemente, raggiunsero entrambi quell’ostacolo che divideva le due stanze. Maya sollevò una mano appoggiandola al legno pregiato, freddo e liscio, e Masumi la imitò senza saperlo, chinando la testa, rassegnato.

Se in mezzo non ci fosse stato niente, le loro mani si sarebbero unite, come le loro anime che in quel momento vibravano di quell’attesa infinita, l’unico vero muro a dividerli.

È solo una porta… potrei aprirla e… potrei fingere con la mia solita goffaggine… che non sapevo cosa fosse… il signor Hayami riderebbe di me e tutto tornerebbe a posto…

È solo una maledetta porta… se l’aprissi… lei si spaventerebbe e non avrei modo di giustificare il mio atto…

Presi dallo sconforto, certi che la persona dall’altra parte non avrebbe compreso, si voltarono di spalle, scivolando lungo il legno e sedendosi a terra.

Maya aveva il respiro accelerato, quando si rese conto di ciò che avrebbe voluto fare, e Masumi lasciò ricadere la testa fra le ginocchia.

Quella sera… io… l’ho baciato… ho recitato per lui la mia Akoya… tutto quello che sento… tutto quello che provo per lui…

Si portò le mani al volto e pianse sommessamente. Sentiva un dolore pressante che non l’abbandonava, per qualcosa che sapeva non avrebbe mai potuto avere, un sogno, un’illusione, che aveva visto per un breve attimo nella valle dei susini. Ma lui era adulto, distante eoni da lei in ogni cosa, era gentile, poi c’erano le rose… le rose scarlatte da sempre… solo per lei… ma questo non bastava. Ripensò alla fotografia della donna che aveva visto fra i documenti mentre il suo nome le rimbombava in testa. Si adagiò lentamente da un lato, strisciando la schiena alla porta fino a distendersi e chiuse gli occhi mentre le lacrime cadevano incessanti.

Quella notte… l’ho sognata… Akoya… il suo amore per Isshin, le sue labbra sulle mie… come se lo stesse dicendo davvero a me… quando mi sono svegliato lei era lì, aggrappata a me…

Si portò le mani fra i capelli, centinaia di immagini che si accavallavano l’una all’altra, come se quel tormento non dovesse mai avere fine. Era così vicina, eppure inafferrabile, aveva creato lui quella situazione di stallo, lui che non aveva mai avuto il coraggio di rivelarle la verità, tutta la verità. Quante volte glielo aveva detto Hijiri? Anche lui sembrava, infine, provare dell’affetto per lei, ed era stato disposto a sfidarlo pur di fare qualcosa, pur di farlo salire su quella nave.

Si girò di scatto alzandosi in piedi. La porta era sempre lì, il cuore batteva follemente e gli diceva di farlo, di aprirla e dirle ogni cosa, di porre fine a quell’angoscia inutile, qualunque sarebbe stata la sua reazione, anche se l’avesse rifiutato, anche se l’avesse maledetto!

Afferrò la maniglia con rabbia, il corpo irrigidito per ciò che stava per fare, lo sguardo pieno di rancore contro se stesso, contro quella folle paura di un suo rifiuto, ma stava diventando davvero insostenibile. Sakurakoji non aveva prenotato quelle stanze a caso, voleva dichiararsi a lei! E non certo come quella volta in quel giardino…

Piegò la maniglia e tirò la porta verso di sé con forza.

Come nella sua stanza, dall’altra parte c’era buio e silenzio. Stava per fare un passo avanti quando si rese conto che lei era distesa a terra, proprio davanti a lui.

Sussultò e si inginocchiò con gli occhi spalancati. Era girata di schiena, l’abito corto e morbido che arrivava alle ginocchia, le spalle scoperte, segnate dal bustino ricamato d’argento, le braccia raccolte davanti. Maya…

Delicatamente la prese in braccio, sperando che non si svegliasse, e l’adagiò sul letto in stile occidentale. Era la terza volta che compiva quel gesto e lei era sempre stata addormentata. I raggi della luna illuminavano appena il suo profilo rilassato: distolse gli occhi e cercò di placare il tumulto del suo cuore. Trovò nell’armadio una coperta e si accorse della chiave digitale sulla scrivania. Sorrise dolcemente, immaginandola mentre cercava di accendere le luci senza sapere di dover infilare quella chiave nel vano apposito. Si assicurò che tutti i pulsanti fossero giù e la inserì. Ragazzina, non sai proprio niente di questo mondo, eh…?

Stava per distendere la coperta quando il brillio delle scarpe attirò la sua attenzione. Serrò i denti, fissò il suo volto che dormiva beato, maledicendosi per il debole autocontrollo che riusciva a mantenere quando lei era vicina. Appoggiò la coperta sulla poltrona e si piegò per sganciare i piccoli laccetti dei sandali. Prima ne tolse uno, tenendo le dita rigide, e poi l’altro. Sbuffò trattenendo una risata rendendosi conto di quanto fosse in tensione per una cosa così stupida. Le tenne delicatamente una caviglia e tolse il primo sandalo, facendo la stessa cosa con il secondo. Si rialzò tenendoli fra le dita e li appoggiò sulla scrivania. Erano davvero di bella fattura e il suo piede era piccolo e perfetto.

La coprì con la coperta, spostò la poltrona al lato del letto e si sedette con un profondo sospiro. L’istinto di distendersi accanto a lei e proteggerla anche la notte, come cercava di fare da sette anni durante il giorno, era prepotente, così afferrò saldamente i braccioli della poltrona, tenendo lo sguardo fisso sul suo volto rilassato.

È la quarta volta che la guardo dormire in questo modo… potrò accettare di vivere accanto ad un’altra donna sapendo che lei dorme fra le braccia di un altro? Riuscirò davvero a lasciarla andare se non sono riuscito neanche a tenere chiusa quella porta? Se lei fosse stata sveglia… cosa avrei fatto?

La fissò immobile per un tempo interminabile, poi Maya si girò su un fianco verso di lui, sospirò e mise una mano sotto la guancia. Masumi seguì ogni movimento nonostante la penombra e quando una ciocca di capelli le ricadde in avanti, l’istinto reagì prima del raziocinio: si sporse in avanti e gliela spostò dietro l’orecchio. La sua pelle era calda e soffice, lei emise un lieve lamento ma non si svegliò, mentre lui fu costretto a trattenere il fiato.

Toccata da un altro uomo… amata da un altro uomo… no… non credo riuscirei a sopportarlo… ma lo spettacolo è così vicino… non posso sconvolgere la sua vita… mi rifiuterà, ma non sarebbe comunque abbastanza serena per affrontare la Dea Scarlatta e vincere contro Ayumi Himekawa… ma una volta che avrà vinto… potrò liberarmi di questo peso e mettere fine a ogni cosa…

Tornò ad appoggiarsi alla poltrona, continuando ad osservarla nel sonno, mentre i minuti e le ore si susseguivano inesorabili verso l’alba del nuovo giorno.



Maya si stirò nel tepore del letto, sbattendo le palpebre nel buio della camera: unica fonte di luce, i deboli raggi lunari che entravano dalla porta finestra. La notte iniziava a cedere il passo al sorgere del sole. Scostò la coperta che l’aveva tenuta al caldo mentre ricordi confusi riaffioravano.

Si tirò di scatto a sedere. Come sono finita nel letto? Perché ho una coperta addosso e sono ancora vestita? Oh… non ho le scarpe…

Mosse le dita dei piedi che sbucavano dalla coperta, si passò distrattamente le mani tra i capelli, sbadigliando e li trovò ancora appuntati. Involontariamente le sue dita sfiorarono gli orecchini, sospirò e il suo sguardo vacuo andò alla porta che divideva le due stanze.

Distrattamente si girò per scendere dal letto e si bloccò, con il cuore che stava per schizzarle fuori dal petto.

Che… che ci fa qui?

Il signor Hayami dormiva seduto sulla poltrona, la testa appoggiata all’ampio e comodo schienale. Indossava un abito diverso dallo smoking, sembrava completamente rilassato, tranne una piccola ruga in mezzo alla fronte.

Mi ha… mi ha messo lui qui? Mi ha tolto le scarpe? Come nella foresta di Nakatsugawa…

Si portò la coperta al petto, arrossendo nel buio della camera. Scese lentamente, continuando a fissarlo, strisciò lungo il bordo del letto, poi afferrò la valigia, la scatola scura e si infilò nel bagno col cuore che batteva a mille. Chiuse la porta, a tentoni cercò l’interruttore e quando lo premette la luce si accese. Adesso funziona...

Con un po’ di difficoltà riuscì a sganciare la cerniera dell’abito, non voleva rovinarlo, e quando finalmente ci riuscì, le uscì un sospiro di vittoria. Indossò la gonna corta a pieghe che aveva portato, una maglietta e un maglioncino rosa, calze e scarpe. Abiti comodi, come le aveva suggerito Sakurakoji. Disfece la pettinatura, mettendo via tutte le forcine che avevano usato per tenerli insieme e sbuffò quando si rese conto di quante ce ne fossero.

Poi, lentamente, mise la scatola quadrata davanti a sé. L’aprì, al centro c’era un rilievo dove appoggiare la collana e, ai lati, due fori per gli orecchini. Sospirò e si tolse i tre oggetti richiudendo la scatola dopo avergli dato un ultimo sguardo.

Sono solo in affitto, non glieli compro…

Quella frase sarcastica l’aveva spinta, ore prima, ad accettare quel gioiello. Aggrottò la fronte e un misto di rabbia e delusione l’avvolse.

E se avesse voluto regalarmeli come ha fatto con altre cose in passato? Cosa avrei fatto? Li avrei accettati?

Abbassò le spalle e sospirò. Sarò capace davvero di convivere con questi sentimenti e vederlo sposato ad un’altra donna senza neanche… senza neanche cosa? Anche se gli dicessi tutta la verità lui riderebbe come ha sempre fatto…

Sospirò di nuovo mentre una profonda malinconia le riempiva l’anima. Perché aveva iniziato a provare quei sentimenti per il signor Hayami? Si era fatta mille volte quella domanda senza riuscire a darsi una risposta. Era sicura di odiarlo, uno dei pochi punti fermi della sua vita, poi, ogni volta che lui la spronava, lei doveva dimostrargli di essere capace di farcela, erano tutte sfide che voleva vincere. Già allora, quel rancore aveva iniziato a trasformarsi fino a quando le aveva rivelato di essere il suo ammiratore. Le due metà si erano fuse, perfettamente, come se fosse stata l’unica ovvia soluzione e anche i suoi sentimenti erano cambiati  drasticamente, venendo allo scoperto. Ammetterlo era stato faticoso, riconoscere ciò che provava per lui dopo anni di risentimento, le era parso impossibile, ma ora non aveva più dubbi. Contro ogni immaginazione, lo amava.

Prese la scatola e uscì dal bagno spegnendo la luce. Rientrò nella camera posando lo sguardo furtivo sul signor Hayami che ancora dormiva sulla poltrona, poi il suo sguardo venne attirato dal cielo all’esterno. Camminando lentamente, posò la scatola sulla scrivania e raggiunse la porta finestra, appoggiando le mani sul vetro.

Il cielo era metà blu e metà rosa, il sole faceva appena capolino all’orizzonte.

Che spettacolo incredibile!

Senza pensarci si voltò di scatto e lo raggiunse scuotendolo.

- Signor Hayami! Signor Hayami, si svegli! - gridò piena di gioia strattonandogli la camicia.

Masumi si riscosse sbattendo gli occhi, dolorante per la posizione che aveva tenuto tutta la notte. Non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse accadendo che si sentì trascinare via. Maya lo teneva per una mano e correva lungo il corridoio della nave finché raggiunse una porta in fondo che dava su uno dei ponti di prua. La giovane proseguì la sua corsa nella sala tirandoselo dietro e continuando a stringerlo. Maya…

Spalancò col braccio libero le doppie porte e sbucò direttamente su un ampio ponte dal pavimento in teak.

- Guardi! - gli disse appoggiandosi alla balaustra e indicando davanti a sé - Dovevo farle vedere quest’alba, signor Hayami! - aggiunse con entusiasmo fissando il cielo che si arrossava e il disco abbagliante che sorgeva dal mare incendiato.

Masumi fissò il suo profilo pieno di vita, il vento le scompigliava i capelli, che ora erano sciolti, e i suoi occhi brillavano pieni della luce del sole nascente. Si è cambiata e non indossa più i gioielli...

- Davvero meraviglioso… - sussurrò senza riuscire a smettere di guardarla.

Maya si girò sentendo il tono della sua voce così anomalo e incontrò i suoi occhi azzurri che la guardavano intensamente. Arrossì senza riuscire a dominare le sue emozioni e tornò a fissare l’alba.

- Mi scusi, non volevo svegliarla - mormorò aggrappandosi alla balaustra. Quante volte mi giro e lo trovo a fissarmi…? Chissà cosa penserà di me…

- No, è bellissimo - ammise Masumi, appoggiandosi anche lui. Maya sollevò lo sguardo e sembrava rilassato mentre fissava il mare. Il vento muoveva i suoi capelli biondi, illuminati dai raggi rosati che si spargevano dovunque.

- Grazie per stanotte - disse all’improvviso la giovane arrossendo e continuando a guardare il sole che sorgeva inesorabile.

- Ragazzina, non sapeva che per accendere le luci nelle cabine deve inserire la chiave dietro la porta? - la canzonò lui ironicamente per mascherare quella sensazione di disagio che la sua vicinanza gli causava.

Maya si girò, ma invece della consueta rabbia che solitamente la coglieva ogni volta che lui la provocava e la metteva di fronte alla sua inadeguatezza, si sentì sollevata che avesse mantenuto quell’atteggiamento che aveva contraddistinto da sempre i loro confronti.

- No, non lo sapevo - gli disse serenamente, senza timore di ammettere la sua mancanza, in fondo lei di quel mondo patinato non sapeva assolutamente niente.

Masumi rimase interdetto dalla sua espressione rilassata, non aveva reagito come al suo solito né si era irrigidita come spesso le accadeva. Tra l’altro, una risposta così disarmante non gli aveva permesso di ribattere. Solo ora mi rendo conto che per la prima volta sono costretto a confrontarmi con lei… nessuno di noi due ha modo di scappare… non c’è l’uscita di un teatro da cui potersene andare in fretta, né la mia segretaria che mi chiama… e lei non sembra volermi scacciare…

- Adesso sa come fare - le rispose infine, sorridendole.

Maya, che si era aspettata un’altra battuta pungente su quanto fosse inesperta, sbatté le palpebre perplessa. Il vento mosse ancora i suoi capelli e lei vide la piccola ferita sulla fronte, una sottile linea rossa.

- Non ho mai avuto modo di ringraziarla di persona - gli disse tenendosi alla balaustra come fosse un’ancora - Quella sera lei mi ha… - nonostante tutto il suo impegno, le parole le morirono in gola e si trovò costretta ad abbassare lo sguardo. Il ricordo di ciò che aveva fatto la colpì come una scossa: la paura che aveva avuto, i versi che gli aveva recitato, le lacrime che aveva versato, il bacio che gli aveva dato, la fotografia della sua futura sposa. Maya tornò a fissare il sole che lentamente sbocciava dall’orizzonte.

- Non deve preoccuparsi, l’importante è che lei stia bene - le rispose con tono neutro, meravigliandosi per quell’uscita così spontanea che aveva avuto. La vide voltarsi verso il mare e fece altrettanto. Di quella sera ricordava ben poco: delle lacrime, una voce che parlava, quel sogno con Akoya, quelle due piccole impronte insanguinate sui documenti dei Takamiya.

- Sì, l’attrice Maya Kitajima non è stata sfregiata e sarà in grado di recitare - gli confermò sommessamente. Ormai aveva accettato quel particolare interesse per la sua carriera.

Masumi si voltò mentre rivedeva il delinquente con il coltello vicino al suo volto. Serrò i denti e infilò la mano all’interno della giacca.

- Questo deve essere suo - e le porse il fazzoletto che Mizuki aveva lasciato sulla scrivania - È ancora macchiato di sangue, mi dispiace -

Maya sollevò lo sguardo stupita arrossendo completamente e puntando gli occhi su ciò che lui teneva in mano. È il mio fazzoletto! Lo avevo lasciato nel suo ufficio?! Santo cielo come sono sbadata…

Rimase immobile qualche secondo, con gli occhi spalancati e il cuore che batteva follemente mentre Masumi teneva la mano tesa, probabilmente più imbarazzato di lei. Non ricordo di averla mai vista arrossire in questo modo… a cosa starà pensando? Non sarà… per caso… che…

L’idea folle che gli occupò totalmente il pensiero gridava che quella notte non aveva sognato Akoya, ma era lei che aveva recitato!

La sua voce… era così diversa… e… lei mi avrebbe…

Maya allungò titubante una mano e prese il fazzoletto interrompendo i suoi pensieri che stavano rievocando quel bacio lieve e prolungato.

- Grazie, signor Hayami… - mormorò con un tono appena udibile, mettendolo nella tasca della gonna.

Masumi rimase immobile, folgorato da quell’idea che l’aveva travolto, che Maya l’amasse davvero, che quei versi fossero una dichiarazione. Come nella valle sul ruscello… come il ramo di susino che mi dette… sono stato così cieco? [N.d.A.: abbastanza… -.-]

Aveva un solo modo per sincerarsene. Si voltò verso l’alba che stava per raggiungere il suo massimo fulgore e lasciò che tutti i dubbi scivolassero via, che il cuore avesse la meglio sul raziocinio, che i suoi desideri si sovrapponessero ai suoi doveri.

- Si ricorda che le dissi di recitare una Dea Scarlatta che fosse vera? - iniziò continuando a guardare davanti a sé - Le andrebbe di recitare ora, per me, le battute di Akoya? - poi si girò, incontrando i suoi occhi spalancati pieni di meraviglia.

- Recitare? Qui? - Maya si guardò fugacemente intorno.

- Sì, qui, se non le dispiace, ovviamente - aggiunse, aspettandosi che lei rifiutasse una simile richiesta.

La nave correva veloce sull’acqua, il vento fresco li avvolgeva, il sole nascente illuminava ogni cosa, il ponte di legno era lucido e brillante.

Questo sarebbe il mio palcoscenico? Senza abiti di scena, come ci fa provare il signor Kuronuma, senza luci o musica, con il solo aiuto della natura… posso portare qui la mia Akoya? Sì! Reciterò solo per te, mio ammiratore delle rose scarlatte, solo per te!

Alzò lo sguardo sorridente, il cuore che le scoppiava per l’emozione, pronta a dare il massimo per quell’uomo che aveva completamente sconvolto la sua vita.

- Sì, signor Hayami, reciterò per lei - gli disse semplicemente e Masumi trattenne il fiato per il tono che aveva usato, per il suo sguardo vivido e luminoso, preparandosi ad assistere alla più bella e intensa interpretazione che Maya avesse mai dato di Akoya.

Quelle battute all’alba sul ponte dell’Astoria avrebbero cambiato, per sempre, il corso delle loro vite.


   
 
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