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Autore: Mizu_The little kiseki    06/05/2015    5 recensioni
Lo conosciamo tutti il detto "gli opposti si attraggono", vero?
Beh..è proprio su questo detto che si basa questa storia e avvolte i più diversi possono risultare i più simili.
Le superiori sono iniziate e di conseguenza anche la vita di molti adolescenti comincerà; sopratutto quella di Hamato Izumi: una ragazza determinata nel trovare l'amore...purtroppo gli ostacoli non mancheranno mai...
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora, erano passati già tre mesi dall'inizio della scuola...tre maledetti fottuti mesi.
Ma sapete qual era la cosa più brutta ?! Era non solo il fatto di dover sedere vicino a quello gnomo da giardino fatto apposta per essere calpestato, ma anche il fatto che eravamo gli unici due Hamato nella nostra classe,  e quindi non potevo neanche trovare conforto nelle mie adorate cuginette....da spararsi in testa!
-Non ce la farò maiii! Sono fottutaaaa!- imprecai io mentre sbattevo su e giù il bicchiere di coca cola.
Era appena finita la scuola e mi trovavo al Mc Monald con le mie migliori amiche: Susan, Sora, Sophia e Kaori.
Susan, ultimogenita di Leonardo Hamato e Helen, aveva gli occhi marroni e i capelli lunghi e biondo scuro.
Sora era nata come mutante metà umana e metà tartaruga con un occhio azzurro e un occhio verde; nella sua forma umana aveva i capelli corti castani e si metteva una lente a contatto nell'occhio azzurro per farlo diventare verde.
Non era veramente figlia di Giulia perchè prima di lei, Raph era stato con un'altra che però aveva abbandonato la bambina non riconoscendola come figlia e quindi Giuly ha accettato di prenderla con sé e di diventarne la madre adottiva.
Al contrario, Sophia era l'ultimogenita di Raph e Giulia; era magra e alta, aveva i capelli sempre legati in una coda e una ciocca rosa e aveva gli occhi ambrati.
Infine c'è Kaori, secondo genita di Donatello e Mizu, nonchè sorella maggiore di quella sottospecie di cetriolo sotto aceto rinsecchito; ma almeno lei era simpatica.
Aveva i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri; era più bassa di Akira di due centimetri ma sapeva farsi rispettare dai due fratelli in una maniera incredibile.
-Smettila, è da mesi che continui a lamentarti della situazione...- si lamentò Sophia sorseggiando la sua bibita.
-Ormai quello che è fatto, è fatto, non puoi farci niente- aggiunse Sora cercando di tenermi ferma la mano in modo che non volasse la coca che c'era dentro.
-Parlate bene voi....perchè VOI non comprendete la situazione in cui mi trovo....non capite? Io e Akira insieme siamo come...come....gambero e polipo...diversi - ribattei io.
Le altre mi guardarono confuse e stranite; probabilmente a causa dell'esempio che avevo utilizzato.
Non era dei migliori ma era l'unico che mi venne in mente in quel momento; e poi perchè adoravano il polipo!
-Ok...allora, ho fatto uno schema su come siamo suddivisi...e secondo le mie analisi e le tue lamentele, il concetto dovrebbe essere più o meno questo...- Kaori tirò fuori dalla borsa un foglio:

1A: Izumi, Akira= Che Dio mi salvi!
1B: Sora, Keita= pacchia!
1C: Kaori, Jacob, James= che sballo!
1D: Sophia, Gilbert, Percy= Madonna!
1E: Raph jr, Susan= che figata!

-A me il concetto sembra più o meno quello- disse Susan concordando con l'amica che le sorrise orgogliosa.
-Come più o meno!? È esattamente quello!- urlai io cadendo in disperazione.
Da quando era iniziata la scuola io e lui non facevamo altro che litigare come due bambinetti dell'asilo, non che la cosa mi piacesse ma quello stupido mi dava sempre su i nervi!
Improvvisamente la porta del locale si aprì e sette ragazzi entrarono dentro guardandosi intorno in cerca di qualche posto libero in cui sedersi.
-Non ci posso credere...- disse una voce a me molto familiare, sfortunatamente familiare.
Tesa, girai lentamente la testa e LUI apparve di fronte a me (tranquilli non era Gesù).
-Tu!?- gridai alzandomi in piedi e puntando il dito contro l'essere più brutto che la terra abbia mai conosciuto.
-Tu!?- rispose puntando anche lui il dito verso di me.
-Che cosa cavolo ci fai qui!?- gli domandai sbattendo a terra i piedi con fare aggressivo, mentre le altre mi tenevano per calmarmi.
-Fino a prova contraria cara mia, QUESTO è un luogo pubblico!- ribattè lui; assunsi un'espressione shokkata e caddi in un angolo depressa.
-..Chiusa da un tappo...- chiunque mi vedesse poteva vedere chiaramente la scritta "chiusa" fluttuare sopra di me.
-Siete venuti a bere qualcosa pure voi?- domandò Sora a quel punto.
-Si, dato che oggi è venerdì volevamo goderci la serata insieme- le rispose un ragazzo dai capelli bianchi e gli occhi rossi.
Era Keita, primogenito di Donnie e Mizu e quindi fratello maggiore di Kaori e "della cosa che detesto e di cui non voglio pronunciare il nome perchè se no vomito".
La sua vera forma consisteva in una tartaruga dalle pelle bianca e nera senza guscio, solo col piastrone attaccato alla pelle, una coda e delle ali da drago, delle zampe posteriori da t-rex e delle creste sulla testa (la descrizione lo fa sembrare un mostro ma vi posso assicurare che in realtà come l'ho immaginato io è molto carino).
-Se volete potete venire con noi- aggiunse Gilbert, figlio primogenito di Leo e Helen; ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri.
-Cosa!? Scordatevelo! Non se ne parla neanche!!- gridammo io e il nano all'unisono facendo cenno di no con la testa e con le dita.
-Dai, sarà divertente passare la serata in famiglia- cercò di convicerci il primogenito di Raph e Giulia, Raph Jr.
Un ragazzo muscoloso, ma non troppo, dai capelli rossi e gli occhi verdi.
-Ho detto no!- continuammo io e Akira incrociando le braccia e sbattendo il piede a terra in segno di protesta.
-Ma perchè vi ostinate a non voler venire!?- chiese gridando Percy, terzogenito di Leo e Helen; aveva gli occhi castani e i capelli neri.
-Non voglio passare il venerdì sera con questo puffo impertinente!- esclamai io in risposta.
Akira mi fulminò con lo sguardo e mi tirò una pacca in testa.
-E io non ho intenzione di passare la serata con questo cespuglio ambulante!- esclamò lui successivamente; fu il mio turno di tirargli un'occhiataccia e di tirargli poi un pugno sulla schiena.
Cominciammo a bestemmiarci a vicenda sotto gli occhi dei nostri amici e sopratutto del resto del personale e dei clienti.
-Smettetela, ci stanno guardando tutti- disse Susan nascondendosi il viso coi capelli dalla vergogna.
-Guardate che andremo a mangiare la pizza e...- iniziò James attirando l'attenzione di tutti, tranne di noi che ci stavamo ancora pestando a sangue come se non ci fosse un domani.
-...E dopo andremo alla nuova sala giochi- concluse.
Io e Akira ci fermammo di colpo e lentamente ci girammo verso di lui con gli occhi a stella.
-Stai forse parlando della nuova sala che hanno aperto di fronte al cinema e accanto alla pizzera di Antonio!?- gli chiedemmo sempre con un'unica voce.
Lui annuì con sguardo fiero; io e il nano lanciammo gridolini di gioia e iniziammo e ballare per il locale.
-Ho sempre sognato andare in quella sala!- esclamai gioiosa.
-A chi lo dici, hai sentito che c'è anche il gioco della lap dance dove puoi richiedere la musica!?- mi chiese lui con le mani strette in pugni.
-Ovvio che l'ho sentito! E penso che sarà la cosa più bella del locale!-
-Anch'io, anch'io!-
Gli altri sorrisero e si tirarono occhiate complici, poi Kaori si alzò dalla sedia e ci chiese:
-In fondo voi due avete tante cose in comune...perchè non vi mettete insieme?-
....
Cioè, era riuscita a pronunciare quella frase come se fosse la cosa più normale del mondo!
Del tipo, prestami una matita!
Io e il puffo smettemmo all'istante sia di ballare che di parlare; ci guardammo per un instante negli occhi e poi iniziammo a ridere come due ebeti.
Stavo per morire per mancanza d'aria e per poco non caddi a terra per le troppe risate mentre con le mani mi tenevo la pancia dolorante.
-Come ti viene in mente una cosa così orrida?!- esclamò con sguardo disgustato Akira smettendo all'istante di ridere come un pazzo.
-Ahahahahah già....eh?- smisi di ridere anch'io.
-Come sarebbe a dire?! Non sono mica così brutta!- sbottai tirandogli i capelli.
-Nessuno vorrebbe mai stare con un cespuglio maleducato, irritante e irascibile!- rispose lui cercando inutilmente di liberarsi dalla mia presa.
-Almeno la mia pettinatura la posso cambiare, la tua altezza invece no- sogghignai sapendo di avergli appena trafitto il suo orgoglio da uomo...ma chi se frega!? Non mi ero mai sentita così superiore a lui come in quel momento.
-Maledetta Chocolat- mormorò imprecando e lanciandomi maledizioni in una lingua sconosciuta al genere umano.
I nostri cugini si accorsero di quanto quella domanda fosse stata la più stupida del mondo.
Si misero tutti una mano in faccia e cominciarono ad uscire dal locale lasciandoci completamente indietro.
-Ehi aspettate!- esclamammo insieme continuando a spintonarci.
Quella sera rimanemmo nella sala fino a tarda notte.
Giocammo alla guerra, alla lap dance e a tante altre cose fighissime.
Ma la cosa più bella era che per la maggior parte dellanotte io e Akira non litigammo affatto; forse perchè sia io che lui sapevamo tanto sui videogiochi e quindi potevamo parlare di qualcosa che avevamo in comune senza ucciderci a vicenda.
Prima di andarcene vidi il puffo intento a giocare a "prendi il premio"; notai che era particolarmente concentrato perchè quando lo era, come il padre, aveva l'abitudine di mettere la lingua a contatto con il labbro superiore.
Mi avvicinai per guardare a cosa mirava e improvvisamente premette il pulsante per far scendere il braccio.
Pescò una scatola con dentro una collanina con un lapislazzulo a forma di cuore attaccato.
-Che carino!- esclamai guardandolo.
Lui invece aveva una faccia a dir poco delusa; a quanto pare il premio non gli piaceva affatto.
-Sei bravo, di solito nessuno riesce a prendere qualcosa in queste macchinette- aggiunsi provando a tirarlo su di morale.
Lui mi guardò un istante primà di rigirare lo sguardo e porgermi la scatoletta.
Io lo guardai confusa.
-Che...?- provai a chiedere.
-Non fare domande e prendilo- disse prima che io potessi domandargli il perchè.
-Gr...grazie...sei gentile- gli dissi con un tono più dolce possibile; lui arrossì leggermente cercando di nascondere il volto.
-Non farti strane idee, è solo che non amo le cose sdolcinate e poi quella pietra s'intona con i tuoi occhi- affermò con tono secco prima di uscire dal locale seguito da me.
-Ehi aspettami!- esclamai sorridendo.
-Almeno non seguirmi!- ribatte lui mettendosi le mani in tasca.
-Impossibile, devo andare anch'io da questa parte-
In fondo...forse non era così male come credevo .
   
 
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