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Autore: Alcione    06/05/2015    4 recensioni
“Vedo che ti sei ripresa completamente” disse Thor sorridendomi bonario
“Si Altezza. E vi ringrazio infinitamente per la vostra gentilezza.” Loki mi guardò storto,
“Non sei stata cosi gentile con me” mi sillabò mentre dava le spalle al fratello
“Non l’hai meritato, se non erro” sillabai a mia volta, facendogli una linguaccia dispettosa
Cosa succederebbe ad Asgard se i suoi principi si vedessero improvvisamente piombare tra capo e collo, un guerriero proveniente da un mondo a loro sconosciuto?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Loki
Ero rimasto in coperta a fissare la costa che si avvicinava per i restanti due giorni, avevo la sensazione che se avessi distolto lo sguardo anche solo per un minuto, la città si sarebbe allontanata e Sanna con lei. Non ero mai stato una persona impaziente, sapevo aspettare, sapevo attendere il momento giusto, ma con lei era tutta un'altra storia, mi ero scoperto impaziente e impulsivo, per quanto il mio carattere lo permetteva ovviamente. Quel viaggio mi aveva distrutto, ma vedere finalmente il profilo di Angora mi aveva dato un energia incredibile. Solo nella serata del secondo giorno, quando la luce della Scogliera di Piaf si andava affievolendo mi permise di distinguere i contorni, e finalmente la vidi. Ebbi un po’ di difficoltà a riconoscere il palazzo incastrato in una parete di arenaria, quasi come se fosse stato scavato nella montagna stessa, ai piedi di quella, la città si estendeva per quasi tutta la vallata, percorsa in tutta la sua lunghezza da una lingua d’acqua che potevo scorgere ogni tanto tra i filari di alberi e i palazzi diroccati. Abbracciata ai fianchi da due ali di scogliera bianca, era quasi completamente sguarnita di protezione sul lato nord, quello che sapevo guardava ai confini di Dlym, era da li che probabilmente le truppe nemiche erano scese in picchiata e avevano quasi distrutto la città. Con freddezza riuscii a distinguere  alcuni palazzi che si reggevano in piedi per puro miracolo, e del porto che doveva essere il fiore all’occhiello della città, era rimasto assai poco. Il profilo di una cupola semidistrutta era resa ancora più drammatica dalla luce rossa del tramonto che ne infuocava le poche vetrate ancora intatte, una scena al tempo stesso triste e romantica
“Che cosa farete quando sarete di nuovo insieme?” chiese Kirara avvicinandosi. Non le risposi, fondamentalmente perché non riuscivo a pensare a un dopo. Il poterla rivedere mi sembrava ancora una cosa cosi lontana, che non riuscivo a immaginare un poi. E al momento neanche m’interessava davvero, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare con lucidità era riabbracciarla e stare con lei, il resto avrebbe potuto aspettare. 
“Sanna ha molte responsabilità qui. E’ divenuta una guida, un eroe, credi davvero che rinuncerà a tutto questo per te?” chiese appoggiandosi a una grisella
“Io non voglio che lei rinunci a nulla. Se vuole rimanere può farlo, se vuole andare può farlo lo stesso. Sono venuto a cercarla proprio perché non volevo che lei dovesse essere costretta a scegliere ancora.”
“Sei venuto  a cercarla perché temevi che il suo smisurato senso del dovere non le permettesse di scegliere te?” chiese Kirara sorridendo. Emisi un buffo suono, un misto tra uno sbuffo e un sorriso. Si un po’ lo temevo.
“Quando è andata via mi ha detto una sola cosa: trovami. Ho deluso troppe persone nella mia vita, non mi andava di deludere l’unica che fosse riuscita a vedere al di là di ciò che ero diventato.”
“Ho la sensazione che tu sia una persona scellerata, posso avvertire un anima nera in te, e questo mi spaventa. Ho paura per me e i miei uomini, ma ho ancor più paura per Sanna. Per lei sei stato un oasi di pace, ma ho paura che, per il fatto che lei sia sempre stata senza possibilità di scelta, veda in te una strada obbligata.”
“Spiegati meglio” dissi voltandomi verso di lei
“Tu sei il male Loki. Lo sai tu, e me ne sono accorta io. La domanda ora è: quanto conosce Sanna di te?” Ringraziando gli idei si era arresa ai tentativi di seduzione e andava dritta la punto, dovevo dire che preferivo quel tipo di approccio
“Sanna conosce abbastanza di me da capire chi sono veramente, e accettarmi lo stesso proprio per questo.”  Dalla faccia che fece la ragazza capii che non le bastava come risposta
“Loki, Sanna è una persona eccezionale, chiunque la conosca cerca di tenersela stretta, è uno di quegli individui che riempie l’animo di ardore, che ti fa sembrare tutto possibile. Non trascinarla in un baratro di disperazione. Sanna ora va solo amata e protetta. Pensi di essere in grado di pensare a un'altra persona oltre che a te stesso?”  Me l’ero posta spesso anche io quella domanda prima di capire come attraversare l’universo intero. Ci avevo perso il sonno, avevo sperato che il mio non fosse semplice egoismo,  avevo tentato in tutti i modi di comprendere se lo facevo per  avere una buona occasione di uscire dall’ombra di Thor o perché c’era effettivamente dell’altro, mi ero risposto che se mi ponevo tante domande allora doveva essere qualcosa di più che semplice egoismo, altrimenti non mi sarei tanto da fare per trovarla. Dopotutto avevo messo sotto sopra l’universo per molto meno.
“Si” risposi asciutto
“Se la fai soffrire, non ci sarà un oceano abbastanza grande che mi impedirà di trovarti e ucciderti.” Sorrisi maligno e tornai a guardare la città che si avvicinava inesorabile.
 
Sanna
Ero rimasta seduta sul davanzale della grande finestra della mia stanza per tutta la notte a guardare la nave avvicinarsi. Era tradizione che alla vigilia di un incoronazione la città rimanesse al buio per simboleggiare l’oscurità che sarebbe senza una guida. Al contrario la notte successiva, ogni casa, ogni locanda, terrazza e finestra o porta si sarebbe accesa una flebile luce che rischiarava il cammino del popolo sotto la guida dei suoi nuovi regnanti.  Dovevo resistere un altro giorno, un altro giorno ancora e sarei finalmente partita per ritrovarlo. Solo un altro lunghissimo giorno.
L’alba mi colse all’improvviso svegliandomi con la sua tenue luce dorata, mi ero appisolata con le spalle al muro e ancora seduta sulla finestra. Kirara era a poche miglia dal porto, sarebbe arrivata in tempo, pensai. Saltai giù dalla finestra e andai a lavarmi, l’acqua della vasca era bollente e profumata di agrumi, mi ci immersi completamente riuscendo a rimanere poggiata sul fondo. Riuscii per qualche minuto a sgomberare la mente e non pensare a niente, finalmente la mia mente era pulita e serena, il sorriso appena accennato di Loki mi coccolava i pensieri, era per quel sorriso obbliguo, cosi strano, cosi maledetto, che avrei ricominciato a correre.
Naghadir era riuscita, come le avevo chiesto, a recuperare dal mio alloggio in Accademia, il mio abito per le cerimonie ufficiali. In quel momento era ben piegato sul divano vicino all’armadio. Lo guardai per un lunghissimo momento pensando che lo stavo indossando per l’ultima volta. Quello era l’ultimo giorno del Comandante della Stella. Naghadir interruppe il filo dei miei pensieri comparendo nella stanza con un discreto sfavillio, le sue capacità, in quanto fatta di pura magia, si erano parecchio indebolite ma quella mattina sembrava radiosa
“Il tuo sorriso Naghadir, sembra illuminare l’intera stanza”  dissi sorridendole
“E’ un grande giorno Comandante, mi sento perfino più forte oggi, quasi come se non stessi scomparendo.” Aggrottai la fronte a quell’affermazione, e a pensarci bene anche io mi sentivo incredibilmente in forze quel giorno, forse era l’effetto del pensiero positivo?
“Naghadir, mi taglieresti i capelli per favore?” chiesi glissando sull’argomento magia, e sedendomi a gambe incrociate sul letto, lei fluttuò vicino a me e preparò l’occorrente
“Come li vuole Comandante?” domandò con la sua voce melodiosa
“Come li portavo in Accademia.”  I capelli erano diventati lunghi fino alle ginocchia, il colore rosso  non accennava a tornare  ed  erano perciò ancora  bianchi come quelli di una novantenne, speravo che tornassero alla normalità prima di ritrovare Loki, anche se ero curiosa della faccia che avrebbe fatto. Chissà se pensava a me almeno la metà di quanto io pensavo a lui, se gli mancavo, se mi stava cercando. Forse le mie erano solo le fantasie di una ragazza che non aveva mai conosciuto davvero l’amore, probabilmente lui si era anche dimenticato di me, probabilmente giaceva con altre donne, con donne che non aggiungevano ai suoi problemi i problemi di un mondo intero. Forse ritrovarlo avrebbe significato scoprire che lui mi aveva dimenticato, che non ero stata nulla se non il passatempo di qualche giorno, eppure una piccola parte di me mi costringeva a partire, a seguire ancora una volta il mio istinto e il mio cuore, che quella era la decisione giusta. Che quella era la mia unica possibilità di provare a essere felice. Male che andava mi sarei fatta un viaggetto in giro per l’universo! 
Naghadir tagliò i capelli fino a metà schiena li divise in ciocche che legò in trecce a partire dalla fronte e che tirò all’indietro ricadendo ubbidienti e ordinate sulle spalle, lasciando il viso scoperto e pulito. Sulla fronte indossai ancora una volta il mio diadema a forma di drago ritornato, dopo una pulizia fatta da mani esperte, al suo antico splendore.  Mi aiutò dopo a indossare il vestito. La gonna lunga fino al ginocchio era costituita da sole frange in seta di diverse tonalità di blu, la sensazione di leggerezza che mi diede nell’indossarla era la stessa che provai la prima volta che misi quel vestito, ben sette anni prima alla mia cerimonia di diploma all’Accademia. Naghadir mi aiutò a fasciarmi il seno con delle strisce di cotone blu sulla quale strinse il corpetto in pelle grigio perla,
“E’ dimagrita Comandante, il corpetto le sta largo.” Per forza, quello che usciva era assai di più di quello che entrava. Diedi un occhiata allo specchio, l’addome era ancora coperto di lividi e graffi, cosi come le gambe e le braccia.  Gli spallacci in acciaio bianco di Retwin erano stati tirati a lucido e i sottili bordi in oro andavano a definire il disegno delle ali di demone in cui erano costituite. Paracolpi alle braccia e ai fianchi furono fissati in maniera zelante dal mio scudiero che mi aiutò anche  a fissare la cintura in acciaio finemente lavorata con dei motivi a ghirigori, al centro di quella vi erano tre alloggi rotondi con tre pietre grigio perla. Nagadhir consumò quella piccola cerimonia con gesti lenti e misurati, come doveva essere ogni vestizione di un Comandante. Dopo aver incrociato i lacci degli stivali, fissai le spade alla cintura, e dritta con la schiena, lo sguardo serio e fiero, mi apprestavo ad affrontare per l’ultima volta la fosse dei leoni, e per la prima volta i leoni avevano portato il branco al gran completo.
 
 
Loki
Le fasi di ormeggio durarono un eternità, volevo solo scendere e cercare Sanna, ma dovevo mantenere un minimo di contegno, inoltre Kirara non mi avrebbe mai permesso di scendere senza prima darmi un sistemata
“Non ti faranno nemmeno avvicinare al palazzo conciato cosi!” in effetti non potevo darle torto, avevo un aspetto a dir poco selvaggio, il viso era bluastro per la barba e i capelli non erano mai stati cosi ribelli in vita mia, e per giunta puzzavo di chiuso e di stantio. Il comandante, fece portare nella sua cabina una tinozza d’acqua dolce dove potei lavarmi, mentre Luk cercava di sistemare i miei abiti alla meno peggio, quando uscì dall’alloggio ero decisamente più simile al Loki che aveva lasciato Asgard di quanto non lo ero stato in quelle ultime settimane.
“Ecco perché piaci a Sanna. Sei proprio un gran figo!” disse Kirara prendendomi in giro calandosi agilmente giù per la murata dove una lancia di servizio ci attendeva per scendere a terra, se fosse stato il vecchio Loki l’avrebbe incenerita seduta stante. Stavo decisamente perdendo mordendo.
Mettere piede sulla terra ferma dopo tanti giorni di mare aperto mi diede il capogiro, Kirara mi afferrò per un  braccio per impedirmi di finire in acqua
“Ma che diavolo…” imprecai
“Non ti preoccupare è mal di terra, tra qualche minuto passerà.” Ma quasi non l’ascoltavo, nonostante i segni della guerra, la magnificenza di quella città trasudava dai suoi edifici, e dalle sue grandi strade. Camminare per quei viali alberati costeggiati dal fiume e piccoli torrenti, pieni di colori accesi, pieni di gente e di vita, era una sensazione incredibile. Mi sentivo la testa piena di suoni, odori, sensazioni, e nonostante non fosse tecnologicamente avanzata come Asgard, la preferivo di gran lunga. Potevo quasi sentire come li la magia era ancora pura e semplice, senza le contaminazioni della scienza e delle tecnologie ad esse applicate. Era ancora un potere allo stato primordiale, e per questo più forte. Un potere che poteva creare, ma allo stesso tempo poteva distruggere.  Camminando speditamente dietro Kirara e il suo manipolo di uomini tra cui anche Luk, potevo ancora scorgere i segni della grande capitale che era stata, edifici imponenti, finemente decorati, un mercato ricco, e una grande varietà di persone e razze diverse, una grande selezione di culture diverse che aveva contribuito a creare il volto cosmopolita della città. Svoltammo un angolo e ci trovammo di fronte all’enorme cascata che si gettava giù per divenire il fiume che serpeggiava per le strade, e a lato di quella, il palazzo reale scavato nella parete rocciosa, in quel momento capii perché Sanna amava quel posto. Pensai e immaginai i centinai di passaggi segreti che quel palazzo dove avere, che la città intera doveva avere, perché lo capii, capii perché quella città non era caduta, perché era una fortezza naturale. Era facile intuire che se fosse caduta la città bassa, il palazzo avrebbe potuto tenere testa ad un assedio per mesi, la sua posizione era perfetta, e avrei giurato che all’interno del costone roccioso, una galleria correva veloce al di là della montagna. Poi una frase colta nel mezzo della conversazione attirò la mia attenzione
“Ma come non lo sai? Sanna si è rifiutata categoricamente di sposare Hanatol. Che le dirà il cervello?” mi si ghiacciò il sangue nelle vene, Kirara si voltò di scatto e afferrò per le spalle la ragazza che aveva parlato in mezzo la drappello di persone
“Sanna che cosa?” chiese strattonando la poverina.
“La cosa è di dominio pubblico ormai. C’è stata una sfuriata pazzesca tra lei e la nobile Anasi. Si vocifera che lei sia innamorata di un altro!E pare che sia stato per lui che ha rifiutato l’alta carica di Comandante della Guardia Reale.” Non avevo mai sentito il mio viso cosi in fiamme come in quel momento, e lo sguardo che mi rivolse Kirara, fugò ogni dubbio sul colore della mia faccia
“Avevi ragione.” Disse la donna sorridendo, e afferrandomi per il polso, in maniera alquanto insolente devo ammettere, cominciò a correre verso il palazzo. Non mi aveva dimenticato. Aveva vinto la guerra e sarebbe ritornata da me, ma io l’avevo battuta sul tempo.
“Sai che cosa sto pensando?” gridò Kirara mentre correva per le strade a rotta di collo, scansando bambini e carretti
“Cosa?” dissi mentre anche io zigzagavo tra la folla
“E’ stato un bene che la Magia stia sparendo, o evolvendo, o quello che è!”
“Perché?”
“Perché se la Magia fosse rimasta intatta, lei non avrebbe avuto nessun impedimento a tornare subito ad Asgard. Ma mentre lei tornava, tu venivi qui, e non vi sareste incontrati comunque. Avreste finito per rincorrervi su e giù per tutto l’universo, senza mai beccarvi.”  Aveva un senso in effetti, e vedendo la cosa da quella prospettiva, il destino ci aveva dato una mano.
 La strada maestra che conduceva al primo cancello del palazzo era cosi gremito di persone che la nostra corsa ebbe un totale arresto, a furia di spintoni e gomitate riuscimmo ad aprirci un varco e presentarci alla guardia
“Sono Kirara, Comandante della Flotta d’Estate, siamo attesi a palazzo!” Disse Kirara in tono autoritario porgendo i documenti di riconoscimento, il drappello di guardie in alta uniforme sorvegliavano il passaggio, con le loro lance incrociate. La folla si assiepava nella piazza antistante per assistere all’uscita dei reali non appena conclusasi la cerimonia d’incoronazione.  La guardia ci mise una vita a controllare i documenti
“Prego comandante, affrettatevi la cerimonia è già iniziata!”  Superammo il controllo e iniziammo a salire spediti, più salivamo più potevo notare l’incredibile panorama che da li si poteva ammirare dell’intera città
“Ti farò fare un entrata in scena in grande stile!” disse Kirara sorridendo e affrettando il passo, sgomitando ancora per farsi largo tra i presenti dell’aristocrazia minore che prendeva posto nei cortili inferiori del palazzo.
 
Sanna
La sala del trono era magnifica. Gli stendardi della Casa Marten pendevano immobili dall’alto soffitto a crociera, i grandi bracieri erano accesi con centinaia di piccole candele, enormi composizioni di fiori blu e bianchi erano sistemati a intervalli regolari lungo la navata che i principi avrebbero percorso. Dalla balconata superiore, quella riservata solo ed esclusivamente ai reali e alla loro strettissima cerchia, potevo osservare come gli invitati alla cerimonia prendevano lentamente posto secondo il loro rango e titolo. Si erano bardati tutti in pompa magna. I deficienti che Ado avrebbe voluto, ingenuamente, mettere a capo del loro consiglio, erano ovviamente in prima fila, infilati in armature ormai troppo piccole per contenere il lardo che, negli anni di guerra, aveva invaso il loro corpo flaccido e inattivo su poltrone troppo potenti da lasciar per gettarsi nella mischia insieme agli altri soldati. Guardavo i loro volti rubizzi, e pensai al mio scavato e stanco, le loro pance enormi, e i culi foderati in purissima seta, e mi veniva il voltastomaco. Pensai a me, che la guerra mi aveva ridotto quasi all’ombra di me stessa, vidi Sangor che in terza fila vicino al padre aveva perso un braccio, ma questo non gli aveva impedito di combattere, Ulya che la guerra l’aveva privata del potere di donare la vita. La gente che era fuori meritava di stare in quella sala molto più di quegli idioti blasonati che ridevano e scherzavano come se la guerra l’avessero davvero combattuta loro.  Li avevo fissati con tanta intensità che loro si erano sentiti osservati e per questo alzarono le teste impomatate, lo sguardo di puro odio che riservai loro li trapassò da parte a parte, tanto che in silenzio e a testa basta corsero ai loro posti
“Dementi” sputai
“Comandante, le Altezze vi aspettano.” Disse Naghadir che comparve alle mie spalle, trassi un profondo respiro e percorsi il lungo corridoio che conduce all’anticamera dove Ado e Alyse attendevano di poter scendere. Fu Naghadir ad aprire la porta, e quando entrai nella sala fui investita da uno scroscio di risate
“Che diavolo succede?” dissi sorridendo. Ado reggeva in mano un boccale di birra, mentre Gurvarth ne porgeva uno a me
“L’ultima bevuta da completi irresponsabili!” disse Ado alzando il boccale, con mio grande stupore anche Alyse ne aveva uno in mano ma più piccolo, e sorseggiava contenta
“Avevano bisogno di rilassarsi. Se la stanno facendo sotto. “ mi bisbigliò Gurvarth passandomi il boccale. Bè ormai era andata, presi il boccale e buttai giù tutto d’un fiato sotto gli occhi esterrefatti dei due fratelli
“Dilettanti” dissi. Le risate riempirono la sala e solo a quel punto mi resi conto che il grande giorno era davvero arrivato. La mancanza di Saul mi colpì allo stomaco come un pugno, avrebbe dovuto esserci lui con i fratelli e non io. Io avrei dovuto aspettare nella Sala del Trono insieme ai gemelli e a Elania, avremmo dovuto prendere in giro Saul perché vestito come un damerino, e dopo la cerimonia saremmo dovuti andare a ubriacarci, e nel caso di Sabira scoparsi chiunque respirasse. Quello era il piano originale. E invece io potevo bearmi dell’infinita bellezza di cui Alyse era portatrice: bella come una dea nel suo semplicissimo abito rosa pallido, i capelli raccolti in una croccia elegante adorna di perle. Io potevo ridere del fatto che Ado aveva mantenuto fede alla promessa fatta a Saul anni addietro, ovvero di non radersi per la sua incoronazione: la barba incolta aveva fatto andare la regina Myllenniam su tutte le furie, ma a niente erano valsi i tentativi di persuasione, nemmeno i miei, assai poco convinti e convincenti, implorati tra una risata e una strizzatina d’occhio.
“Sue Altezze, siamo pronti!” comunicò la nonna aprendo la porta, ringraziando la Dea, Gurvarth aveva fatto sparire i boccali. Guardai per l’ultima volta quei ragazzini che divenivano re, e il gesto di stringerli entrambi in un unico grande abbraccio mi venne spontaneo
“Ultimo abbraccio da amici!” bisbigliai loro.
Il corteo per le incoronazioni era assai breve: davanti vi era il Comandante della Guardia, i futuri re, dietro di loro i genitori, e a chiudere il piccolo corteo un drappello di uomini in alta uniforme. In quel caso specifico io aprivo le danze, dietro di me a destra Ado, e a sinistra Alyse, la regina Myllenniam dietro di loro e a guidare il drappello Gurvarth che per l’occasione indossava gli abiti della sua specie, o meglio i pantaloni della sua stirpe visto che il dorso era completamente nudo, cosa che la nonna, ovviamente, non aveva approvato. Le grandi porte di colore rosso erano ancora chiuse, attendevamo che tutti prendessero posto, l’ansia era ormai giunta al culmine, chiusi gli occhi e respirai un paio di volte profondamente per calmarmi, fino a che non udii lo squillo delle trombe che annunciavano l’ingresso dei reali, le porte si spalancarono ed era il momento della folla di trattenere il respiro. Era facile dopotutto, dovevo solo mettere un piede davanti all’altro senza cadere, era una sensazione stranissima aprire il corteo reale, essere la prima a camminare sul tappeto rosso disteso lungo la navata. Sentì tutti gli occhi puntati su di me, ancor prima che sui reali, percepii l’ammirazione dei più giovani e l’invidia dei vecchi avidi, sussurri e mormorii percorse la sala mentre avanzavo con calma imponendo il passo al resto del corteo. Fissai gli scalini del trono e proseguii sussurrando in maniera che solo Ado e Alyse potessero sentirmi
“Dea di questo mondo, so di non essere degna di pregarti. Elania era il tramite tra te e me, però se per una volta nella vita posso avere l’onore di rivolgermi a te, userò questo privilegio adesso. Non chiedo nulla per me stessa, ma ti affido le vite del mio re e della mia regina, guida le loro menti con saggezza e rendile aperte al diverso, riempi i loro cuori di benevolenza, fa che abbiano fiducia in se stessi quando tutti la perderanno in loro. Fa che pensino senza fare del pensiero il loro scopo,  che riescano a sopportare di sentire le verità che hanno detto, distorte. Fa che imparino a parlare alle folle senza perdere la loro virtù, a passeggiare con i Re rimanendo se stessi. Aiutali a trovare la forza per cambiare le cose che possono cambiare, la pazienza per accettare le cose che non possono cambiare, e soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere. Fa che imparino a riempire ogni inesorabile minuto dando valore ad ognuno dei sessanta secondi. Guidali in questo lungo cammino. Proteggili, guardali e amali come sono sicura che stia facendo Saul da lassù!” Il trono era ormai davanti a me e quando mi voltai per inginocchiarmi davanti ai miei re, notai i loro occhi lucidi, fecero uno sforzo sovraumano per non piangere e raggiungere dignitosamente i loro alti scranni. La regina Myllenniam prese posto al lato sinistro del trono fuori dalla pedana che sopraelevava i seggi, io e Gurvarth la seguimmo.
La cerimonia fu lunga e tediosa. Furono letti i diritti e i doveri dei nuovi re, la carta dei diritti e dei doveri dei sudditi e quella di chiunque prestasse giuramento di fedeltà ai nuovi sovrani. Ado e Alyse tennero dei brevi discorsi sulle loro intenzioni, avrebbero protetto e cresciuto il regno come i genitori fanno con i loro figli. Avrebbero ricostruito la città come fece il padre prima di loro durante la prima fioritura, e non avrebbero più permesso che la follia ceca della guerra si abbattesse sui loro sudditi e sulle persone che  amavano, avrebbero incentivato i commerci con gli altri regni, e promosso l’integrazione di tutte le razze che passavano per il loro regno. Mi commossi a sentire quei discorsi calorosi e pieni di sincerità, molto meno quando cominciò la lunga sfilza di giuramenti dei vari aristocratici, e pezzi grossi del regno. Al decimo pallone gonfiato, cominciai a dare chiari segni di sofferenza e mi sporsi verso l’orecchio di Gurvarth che si era nel frattempo appisolato
“Ti supplico cominciamo a spettegolare su qualcuno altrimenti mi metto a strillare!” gli sussurrai. Lui aprì un occhio e gettò una rapida occhiata alla platea
“La moglie di Angus, quella con la tiara fatta di perle, ieri notte era nel mio letto, mentre il marito giocava a dadi con un altro paio di persone che ho contribuito a far cornificare” disse senza il minimo senso di colpa
“Giura!” esclamai strabuzzando gli occhi
“Giuro! Ti farà inoltre piacere sapere che Davon ha perso un mucchio di soldi con le puttane del bordello che è giù a Caven. Si è fatto spennare come un pollo da una biondina di diciotto anni. Settimana fila posto esterno, Karlan ha un vizietto particolare, o meglio aveva un vizietto particolare, quello di andare con i bambini maschi, stanotte si divertirà un mondo quando gli infileremo nel letto un paio di giovani nani tutti maggiorenni e sempre assai poco propensi a perdonare chi mette le mani sui bambini.”
“Stai prendendo questa parte della barricata molto sul serio a quanto vedo” dissi divertita
“Mi diverto abbastanza si. Ah alla dolce signora Tarya le piace giocare con le banane, e ti lascio immaginare dove s’è incastrata l’ultima….” Ebbi la sensazione di rompermi una costola nel tentativo di non ridere, Alyse ci guardò curiosa, e le feci l’occhiolino in risposta.
“E da fonti certissime, Hanathol ci è rimasto parecchio male del tuo cosi discreto rifiuto a diventare sua moglie.”
“Avrei dovuto accettare?” chiesi guardando il padre di Hanathol che mi lanciava occhiate furenti
“Ti avrei ucciso” Gurvarth andò avanti per il resto del tempo, alla fine della cerimonia conoscevo talmente tanti piccoli sordidi segretucci da tenere in pugno quasi l’intera sala
“Come diavolo hai fatto a sapere tutte queste cose in cosi breve tempo?” chiesi ancora
“Tu hai le orecchie ma non ascolti….” Lo guardai alzando un sopracciglio dubbiosa “…ok ok, sono in amicizia con diverse serve.”
“Sei diabolico!”  Ringraziando il cielo la cerimonia volgeva finalmente al termine, lo squillo di trombe echeggiò nella sala e gli astanti, noi compresi, ci alzammo facendo partire un fragoroso applauso in onore del re Ado e della regina Alyse. Il giubilo fu totale, grandi sorrisi alcuni palesemente finti, altri sinceri, donne che piangevano in ogni angolo, e petali di fiori che cadevano dal soffitto. Ma durò poco, un assordante colpo alla porta rossa, che era stata chiusa dopo la nostra entrata, zittì l’intera sala, io e Gurvarth scattammo in avanti portandoci davanti ai nuovi re, Ado istintivamente tirò Alyse dietro di lui. Feci cenno alle guardie alle porte di aprire e di stare all’erta, lentamente vidi qualcun altro “cuor di leone” armarsi e farsi avanti. La sagoma di una donna veniva avanti nell’accecante luce che proveniva dall’esterno, l’avrei riconosciuta ovunque, quella matta di Kirara era giunta finalmente, ma prima che potessi dirle qualsiasi cosa lei gridò attraverso la sala come una pescivendola
“Ehi Sanna, ho qualcosa di tuo!” Lentamente, molto lentamente una silhouette quasi infuocata salì le scale, ingrandendosi sempre di più. La luce del pomeriggio era cosi forte che dovetti socchiudere gli occhi per vedere qualcosa. Una strana sensazione cominciò a farsi largo dentro di me, il cuore accelerò bruscamente, e le gambe cominciarono a tremarmi.  Il respiro divenne irregolare, affannoso, e le mani cominciarono a sudare e prudermi in maniera quasi incontrollata, gli occhi mi bruciavano e stentavo a credere a ciò che essi mi mostravano. Venne avanti con lentezza, zoppicava leggermente, dall’andatura mi resi conto che doveva essere esausto ma non cosi tanto da impedirgli di stare il più dritto possibile. E quando lo vidi uscire dalla luce, ed entrare nella penombra fresca della sala, il groppo alla gola che avevo divenne ancora più grande e pesante mentre il cuore si fermava.  
 
Loki
La Sala del Trono era un ala distaccata dal grande palazzo di Angora. Si ergeva sull’ultimo giardino pensile del palazzo. Quando arrivammo, dopo aver corso su per non so più quante scale gremite di persone che attendevano di vedere i loro nuovi sovrani, la giornata era calda e luminosa, l’estate era praticamente alle porte, e il sole, a quell’ora alto nel cielo, picchiava forte sulle teste degli astanti. Molti si erano premuniti con piccoli ombrellini, o chiari copricapi in cotone, i più veloci avevano trovato riparo sotto le grandi ombre degli alberi. Un vociare eccitato e commosso percorreva la folla in lungo e in largo, udivo sprazzi di conversazioni sugli argomenti più in auge del momento: l’incoronazione, la guerra, il matrimonio di Sanna, la ricostruzione, le finanze, il matrimonio di Sanna, i debiti del regno, le alleanze, il matrimonio di Sanna, le riforme che i nuovi sovrani avrebbero adottato, il ritorno della regina Myllenniam, il matrimonio di Sanna. L’idea che qualcuno avesse avanzato la proposta di  far convolare a nozze la ragazza, mi faceva ribollire il sangue nelle vene, per fortuna Sanna aveva rifiutato, ma anche se non l’avesse fatto, le avrei fatto cambiare idea in un modo o nell’altro. Ancora una volta quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, quel senso di gelosia che avevo provato solo nei confronti di Thor, ma era una gelosia completamente diversa da quella verso mio fratello, mi resi conto. Volevo Sanna, e la volevo solo per me, ero sicuro che per qualche strano segno del destino ci appartenevamo. Come si potevano appartenere due persone che avevano vissuto cosi poco tempo insieme non lo saprei direi, ma sapevo che era cosi e non c’era altra spiegazione.
Kirara correva davvero come un dannata, quasi ne valesse la sua vita, ma avevo il forte presentimento che lo facesse per vedere la reazione di Sanna alla mia vista, doveva sapere se poteva mettermi le mani addosso, in tutti i sensi, oppure no. Il dubbio la corrodeva!   Le enormi porte rosse, ingresso alla sala del trono, che intravedevo al di la del vestibolo erano già chiuse e sorvegliate da un drappello di uomini in alta uniforme. Non c’erano altri accessi esterni visto che la sala s’infilava nella parete della parete rocciosa dietro di lei, le finestre erano troppo alte da raggiungere, e soprattutto non con tutta quella sorveglianza, la Sala evidentemente comunicava con il palazzo tramite accessi interni.
“Kirara come pensi di…” cominciai, ma notai che il Comandante si era già avvicinata al drappello che era di guardia alla base delle scale
“Sono Kirara, Comandante della Flotta d’Estate. Vi ordino di farmi passare, il Comandante della Guardia attende impaziente il mio arrivo!”
“Mi dispiace Comandante, ma la Cerimonia sta avendo luogo, e lei sa benissimo che una volta chiusa la Porta  Rossa questa non può essere aperta fino alla proclamazione dei nuovi reali….”
“Tutto questo è assolutamente ridicolo!!” gridò la donna sputacchiando, ma prima che potessi anche solo pensare a qualcosa fummo bruscamente interrotti
“Chi diavolo è che fa tutto questo casino? Per poco i giuramenti non vengono coperti dal vostro starnazzare!” tuonò un ragazzone. L’ho riconobbi quasi subito, anche se aveva quasi dieci anni di più. L’avevo già visto nel passato di Sanna, era lo stesso ragazzo che l’aveva massacrata al suo primo anno di Accademia. Alto e muscoloso, dalla pelle scura e piccoli occhi nocciola, i corti capelli neri erano tirati all’indietro a scoprire la fronte alta e prematuramente segnata da rughe d’espressione. La mascella era squadrata e il naso schiacciato, probabilmente rotto da un pugno ben piazzato. La sua figura era resa ancora più possente dall’imponente armatura che indossava, forse persino Thor sarebbe sembrato più piccolo al suo confronto.
 “Oh no, ci mancavi solo tu!” disse Kirara sprezzante battendosi una mano sulla fronte
“Dovevo immaginarlo che fossi tu!” rispose lui senza celare il suo disprezzo
“Ohoh vedo che il rifiuto di Sanna ti ha reso ancora più simpatico” disse Kirara gettando una rapida occhiata nella mia direzione mentre io voltavo veloce la testa verso il nuovo arrivato. Dunque era lui Hanathol,
“Quella piccola bastard….” Con un rapido gesto della mano una colonia di scarafaggi cominciarono a risalirgli all’armatura e infilarsi in tutte le aperture possibili. Il ragazzo cominciò a dimenarsi come un ossesso, suscitando le risa di tutti gli astanti, quelle di Kirara si udirono particolarmente alte
“Sei stato tu?” chiese mentre cercava di asciugarsi gli angoli degli occhi, feci finta di niente ghignando.
“Non ti conviene parlar male di lei davanti a lui, Han, ha fatto un lungo viaggio per arrivare qui.” Disse la ragazza mentre Hanothol cercava di rimettersi faticosamente in piedi sotto il peso dell’armatura. Lo sguardo che mi lanciò fu di puro fuoco, ma niente a paragone di quello che gli riservai io. L’elettricità che ci circondava si poteva tagliare con un coltello,
“E’ un immenso piacere per me, Han, vederti nella polvere..” ma ancora una volta fu interrotta da qualcun altro
“Quando avrete finito questo antagonismo puerile….” Ma alla ragazza che arrivò trascinandosi dietro il profumo dell’inverno le si bloccarono le parole in gola. La ragazza, che ero abbastanza sicuro si chiamasse Even mi guardò per un lunghissimo attimo, prima di sgranare gli occhi e aprire la bocca incredula
“Fiocco di neve se ora apri e chiudi la bocca, somigli proprio ad un pesce rosso” disse Kirara sprezzante, ma l’attenzione di Even era tutta su di me, quasi non riusciva a formulare un pensiero sensato tanto era la sorpresa che le si era dipinta sul volto.
“Pensi di riuscire a mettere due parole in fila prima della prossima guerra?” la pungolò ancora Kirara spazientendosi
“Come diavolo hai fatto ad arrivare fin qui?” chiese alla fine balbettando
“E’ una storia lunga. Lei dov’è?” chiesi finalmente rendendomi conto che Lei era a pochissimi passi da me. Mancava poco.
“E’ dentro…oh Dea del cielo, quando ti vedrà...le verrà un colpo…”
“Spero proprio di no” ironizzai, ma gli occhi della ragazza si fecero improvvisamente lucidi
“Era pronta ad andare fino in capo all’universo per raggiungerti, non ha fatto altro che pensare al modo di ritornare da te.”
“Ho fatto lo stesso.”
“Fate entrare il Principe Loki!” ordinò Even alle guardie che seppur perplesse obbedirono, mentre Hanathol sgranò gli occhi
“No no no, devo fargli fare un entrata in grande stile!” disse Kirara schizzando avanti, alzai gli occhi al cielo mentre Even mi sorrideva incoraggiante,
Se pensavo che il viaggio fosse stato lungo, quella dannata scala, mi parve assai più infinita. Larghi gradini in marmo bianco dalle venature rosate mi dividevano dalla mia meta. E fu con estrema fatica che riuscii a scalarli tutti, la stanchezza del viaggio, la lotta contro i Nuotatori, la ferita ancora fresca, lo scarso appetito dell’ultimo anno, mi avevano provato, e in quel momento ne sentivo tutti gli effetti negativi. Mi sentivo un vecchio stanco e spossato dall’età e dalle lunghe battaglie, e con molta fatica riuscii a raddrizzare la schiena e a darmi un contegno il più regale possibile, non riuscii però a impedirmi di zoppicare leggermente, il morso di quel dannato Nuotatore mi faceva ancora male, e  la corsa forsennata che avevamo fatto aveva contribuito al dolore. Mi diedi una rapida occhiata: sembravo un pezzente! I miei abiti di regale foggia era maltrattati e logori in più punti, i capelli e la pelle erano secchi dal sale e dal vento, e sapevo di avere gli occhi cerchiati di nero. Non ero per niente presentabile, lei era abituata a vedermi regale e invece sembravo l’ombra di me stesso, eppure quando vidi il suo volto da lontano, tutto passò in secondo piano. La vidi paralizzarsi, cercare di capire se fossi veramente io oppure no. La vidi mentre lasciava cadere le armi a terra e lentamente prendere a  correre verso di me. Stava davvero correndo verso di me e io non riuscivo a muovere un solo dannato muscolo, nemmeno quando lei mi si gettò al collo e mi passò la sua mano calda tra i capelli. Ero paralizzato dalla sorpresa, non potevo crederci e lei lo capì perché mi portò una mano al suo viso piccolo e stanco almeno quanto il mio. Quel tocco fu come rinascere una seconda volta. Sentii il cuore che mi si allargava di una gioia senza eguali, altro che conquista di Asgard, altro che vittoria su quel citrullo di Thor, era lei che volevo, avevo sempre cercato lei, lei era la mia conquista, la mia vittoria, mi ci era voluto una vita intera per capirlo
“Sei proprio tu.” Mi sussurrò
“Ti ho trovata!” le dissi afferrandola in un gesto che significava tutta la possessione del mondo e catturai le sue labbra nel bacio più appassionato che riuscii a darle.   


Non ho nessuna scusa. Chiedo perdono a tutti!!! Spero vi piaccia! 
  
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