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Autore: Vitriolic Sheol    07/05/2015    3 recensioni
"Il passato non può essere rivissuto, Adria... ciò che è stato non può essere cambiato."
"No... ma può essere volto a nostro favore."
Roma, 1503. La lotta tra Templari ed Assassini continua feroce e senza sosta, sanguinaria e violenta, senza esclusione di colpi... Una guerra che impiegherà ogni goccia di sangue disponibile alla sua causa, senza alcuna distinzione di sesso, razza o religione.
Roma, 2012. Sotto la chimera del progresso, tutto sembra essersi estinto, spento, appianato. Ma qualcosa ancora si muove nell'ombra, una flebile fiamma pare voglia riaccendersi. I Templari esistono ancora, vivono, respirano ed operano.... così come gli Assassini.
Ed il tempo non è mai stato così relativo.
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Desmond Miles, Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 3
Civetta
 
La ragazza cammina di fretta, i piccoli piedi che risuonano appena nella maestosa pavimentazione di fronte al Pantheon e le braccia occupate da una grande cesta in vimini, ricolma di rose bianche e rosse; il viso è serio ma rilassato, senza nessun’ombra di preoccupazione a gravare sui lineamenti giovani e delicati. Il signore era stato chiaro, cento rose rosse delle più orgogliose e cento rose bianche delle più pure…. Ella non si è domandata la ragione di quella strana richiesta, in qualunque caso non avrebbe ottenuto risposte consone a soddisfare la sua curiosità; perciò si limita ad incedere attraverso la capitale, cercando di tenere la grossa cesta al meglio tra le sue braccia, mentre schiva mercanti, soldati, nobili e cortigiane che si intersecano al suo tracciato. Dopo circa quindici minuti, ecco che comincia a scorgere l’elegante facciata del palazzo che rappresenta la sua destinazione e la liberazione da quel cesto che, con i suoi intrecci, stava cominciando a lasciare nitidi segni rossastri sul pallido incarnato. Ella, mentre si avvicina, nota un fervente viavai di servitù entrare ed uscire dal portone, correre su e giù per le scale, portare e prendere oggetti di vario genere e fattura, sebbene tutti accomunati dal fulgido risplendere dell’abbienza; “sembrano i preparativi per una festa” si ritrova a pensare, mentre muove i primi passi all’interno dell’entrata dell’edificio “o per un avvenimento estremamente importante”. Nel mentre di questi pensieri, la giovane ha il tempo di fermarsi, di guardarsi attorno… e di ammirare. Ammirare gli splendidi fregi di un soffitto a cassettoni intarsiato con fregi a foglia d’oro, che raffigurano paffuti e teneri cherubini rincorrersi l’un l’altro, sorridersi e giocare, in una sorta di personale bolla di beautitudine; lo sguardo poi scende dal soffitto, e va a toccare il candore estremo dei muri, la lucidità delle porte lignee i cui stipiti sono cinti dal pregiato, fosco abbraccio del marmo di Portoro che viene ripreso anche dal pavimento, dove crea eleganti decori geometrici con il candido ed opposto gemello a cui è inframmezzato.

“TU! RAGAZZINA!” tuona la profonda voce maschile di uno domestici, facendola destare dalle sue fantasie “NON RESTARE LI’ IMBAMBOLATA E PORTA QUI QUELLE ROSE!”
 
Un semplice movimento della testa, gli occhi bassi e timorosi ed eccola avvicinarsi all’uomo che l’ha così bruscamente ammonita e che celere le libererà le braccia dall’ingombro della gerla. I preparativi attorno a lei fremono, una ventina di domestici e governanti svolazzano silenziosi e concentrati nel pulire, decorare, spolverare… non fatica a pensare che anche al piano superiore ve ne siano altrettanti, intenti a svolgere le stesse mansioni.
 
E’ un giorno come gli altri per lei, caratterizzato dal morbido tepore di una primavera che, lentamente, sta andando a morire verso l’estate… è il 5 maggio 1503.

Un giorno normale…. Ma non per tutti.
 
***
Nel mentre, in una stanza da letto troppo grande per una persona sola, nulla di tutto ciò che è appena successo viene contemplato; accolta da un palazzo lontano da quello appena visitato, la stanza è immersa in quel tipico silenzio che caratterizza un lungo sonno in corso, niente pare muoversi, tutto è cristallizzato dalla coltre  di Morfeo… coltre che viene tirata via soltanto pochi istanti dopo, quando un piccolo lamento di un risveglio non desiderato apporta una vibrazione differente all’atmosfera che grava sulla stanza. Ecco quindi spuntare una piccola, bianca manina dal groviglio di coperte e cuscini scarlatti, seguita poi da un polso sottile, un braccino esile ed una spalla; dopo quella, apparirebbe un lungo groviglio di capelli castano ramati, molto lunghi, che una volta rassettati mostrerebbero il loro essere movimentati da morbidissime onde. La creaturina si muove, scivola maggiormente verso il lato sinistro del letto alla ricerca tattile di quel comodino che oggi pare ancora più lontano del solito.
Un muovere di dita, una volta che la mano incontra il legno dell’oggetto, un cercare qualcosa, un controllare…
 
“MERDA!”
 
…ed un catapultarsi fuori dal letto a guisa di una molla scattata, nel rendersi conto di essere in un terribile ritardo.
 
Una doccia lampo, una truccata leggera e l’infilarsi i primi abiti trovati nell’armadio con saltelli frettolosi per la camera, rivelano che sotto a quell’inziale ammasso di capelli dai riflessi rossastri, braccia, mani e coperte si nasconde una giovane donna di circa 25 anni, piccola e minuta, dai grandi occhi verdi scattanti di fretta.
 
La donna, una volta pronta, corre verso la porta dell’abitazione che chiude frettolosamente a doppia mandata, scende a rotta di collo per le scale dello stabile e si catapulta in strada. Un ultimo sguardo all’orario prima di dirigersi verso il mezzo di locomozione che la condurrà alla propria destinazione, una seconda dimostrazione dell’abissale ritardo in cui si trova.
 
E’ il 5 maggio 2012...e dato il giorno, dovrebbe essere l’ultima persona al mondo ad essere in ritardo.
 
***
 
Lo guarda con l’aria di chi abbia appena terminato di ascoltare una favola dei fratelli  Grimm…davvero si aspetta che creda alle sue parole?
 
“Shaun, se questo è uno scherzo lo trovo di pessimo gusto… oppure sei veramente un cane a raccontare favole.”
 
Uno sguardo inceneritorio lo colpisce da dietro gli occhiali dell’interpellato, che va ad osservarlo piccato.
 
“Benchè mentalmente tu possa essere adatto alle favole, biologicamente risulti troppo cresciuto per loro, simpaticone. Ti paio forse tipo da frottole? Tieni, guarda e controlla tu stesso.”

Alla risposta acida, un fascicolo beige scivola lungo il tavolo, da lui al primo interlocutore, che lo afferra e comincia a consultarlo con sguardo scettico… scetticismo che piano piano lascia spazio e forma allo stupore, quando si rende conto che Shaun, effettivamente, non gli ha raccontato frottole.
 
“Mi stai dicendo davvero che esistono persone che possono fare questa cosa? Ma… ma come?”
 
“Non “possono”, “può”. E’ l’unica per ora di cui ho riscontrato l’esistenza e credo che rimarrà così; e no” aggiunge saccente, nel vedere l’altro aprire la bocca per rimarcare il secondo interrogativo “Non so come possa avvenire.”

“In sostanza, professorino, cos’è che sai?” si trova ad aggiungere, con palese sfumatura di ironia, a cui l’altro contrattacca con altrettanta acidità.
 
“So solo che si chiama Varcatrice e che dobbiamo trovarla. Al più presto.”
  
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