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Autore: Queen Of Suburbia    07/05/2015    1 recensioni
-S..sì… l’ho scritta io.- balbettai in imbarazzo portandomela al petto e tenendola stretta.
Il ragazzo tornò a guardarmi e infossò le mani nelle enormi tasche mentre parlava -Wow, i miei complimenti, è davvero bella.- si complimentò.
Cercai di controllarmi mentre ovviamente il mio imbarazzo iniziava a farsi sentire ovunque fino alle mie guance -In verità non è nulla di che…- cercai di dire.
-Per me invece è fantastica, mancherebbe solo il ritornello per renderla perfetta.- affermò invece lui tranquillo -Come si intitola?- domandò poi squadrandomi da capo a piedi con lo sguardo incuriosito.
-Non c’ho ancora pensato.- mi affrettai a dire distogliendo lo sguardo e buttandolo a terra.
Ogni tanto però continuavo a buttare l’occhio su di lui che mi guardava. Non riuscivo a fare a meno che osservare quel viso, era bellissimo.
Lui era bellissimo.
[TomxBill]
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi di questa Fan Fiction non mi appartengono - con mio grande dispiacere -, niente di tutto ciò è vero, poiché è soltanto frutto della mia mente malata.



 
Monsoon

Capitolo 7













 
Hey!
 




Come avevano potuto?

-Bill… abbiamo deciso di divorziare.-




 
Hey!




 
Come?

Con quale coraggio farmi questo??

Era incredibile come mi fosse cascato il mondo addosso dopo una semplicissima frase. Sembrava quasi ironico.

-Non potete farlo!-

Me lo avevano detto così, a bruciapelo, senza neppure rendersi conto di avermi praticamente distrutto con quella semplice frase. Perché dovevano essere così egoisti?




 
I’m fighting all it’s power




 
-Calmati Bill, è inutile. Abbiamo già deciso, non si discute.-

Non potevo reggere a stare in casa ancora per molto. Ero uscito di colpo, non li avevo fatti finire di parlare che me ne ero già andato.

Ero uscito di casa il più in fretta possibile e avevo iniziato a correre. Non avevo indossato cappotti o nient’altro, ero semplicemente uscito sotto la pioggia battente senza neppure importarmi della fine che avrebbero fatto i miei capelli o il trucco.




 
Coming in my way




 
Il vento tirava forte mentre la pioggia cadeva fitta, ed io non avevo ancora smesso di correre nonostante fossi arrivato molto lontano da casa mia. Quando ero uscito di casa non avevo avuto una meta specifica, avevo solo pensato ‘devo andarmene di qui’ ed ero uscito, fine.

Il posto in cui le mie gambe, quasi automaticamente, mi stavano portando però era un altro discorso.



 
 
Let it take me straight to you




 
Ero afflitto, mi sentivo tradito. Continuavo a rimproverarmi nella testa per qualsiasi cosa dovessi avergli fatto per meritarmi questo. Mi sembrava tutto così offuscato e ingiusto, come se quello che mi stava succedendo non mi fosse accaduto direttamente ma attraverso qualcun altro.




 
I’ll be running night and day




 
Ad un certo punto caddi perfino a terra, inciampando su chissà cosa e cadendo in una pozzanghera. Quando riaprii gli occhi e vidi le mani immerse nell’acqua, con le quali avevo fatto appena in tempo a pararmi, potei sentire ogni singolo mio vestito umido e appiccicato contro la mia pelle.
 




 
I’ll be with you soon
 




Tremai leggermente mentre cercavo pian piano di tirarmi su, non vedevo granché bene in mezzo a quella pioggia, per non parlare degli occhi che non avevano smesso per un secondo di piangere e che mi limitavano la visibilità.




 
Just me and you




 
Avevo freddo, solo ora me ne rendevo conto ma nonostante tutto mi rialzai in piedi socchiudendo gli occhi e guardando il cielo nuvoloso, grigio, triste, mentre continuava a far cadere una goccia dopo l’altra. Mi strinsi le spalle e continuai a correre.




 
 
We’ll be there soon




 
Lontano da lì. Lontano da tutto.




 
So soon


 


-Bill! Che ci fai qui?? Non dovevamo vederci sta sera??-

Quando Tom aprì la porta di casa, sgranando gli occhi nel riconoscermi davanti a lui in mezzo a quel temporale, mi sentii subito meglio. Forse non lo ascoltai neppure per come il sollievo mi aveva invaso immediatamente, facendo calmare un poco.

-Tomi…- sussurrai trattenendo un singhiozzo.

Lui si avvicinò sotto al portico di casa e mi guardò bene da cima a fondo, confuso -Ehi… sei fradicio… fuori sta diluviando, come ti è venuto in mente di uscire con questo tempo?- disse alzando lo sguardo e guardandomi con rimprovero, io però non gli risposi, lo guardai e basta -Ehi, mi senti? Bill…- provò a richiamarmi ma io continuavo a guardare davanti a me lui come se in realtà non vedessi nulla -Bill…- sussurrò quando si avvicinò e notò che quelle che scendevano lungo il mio viso non erano gocce della pioggia ma lacrime -Che hai fatto Bill?- domandò alzando una mano per accarezzarmi il viso.

Era naturale che le mie gambe mi avessero portato lì da lui. Non ci sarebbe stato un altro posto al mondo in cui sarei voluto stare se non lì.

Aprii bocca, cercando di formulare qualcosa ma uscirono parole sconnesse -Io…loro…non…- e mentre cercavo di spiegargli cosa fosse successo e mi ricomparivano nella mente le immagini di poco prima coi miei, ricominciai a piangere, più forte.

Tom sbarrò gli occhi a quella reazione e mi prese dolcemente per le spalle -Calmo, calmo… vieni in casa presto.- disse tirandomi verso l’interno di casa sua, prendendomi per mano e trascinandomi in bagno -Ecco, ora ti togli questi vestiti e ti fai una doccia calda. Va bene?- mi chiese mentre apriva la vasca facendo uscire l’acqua e tornava da me.

-No…- risposi contrariato scossando la testa. Volevo solo stare con lui, stargli vicino, non me ne fregava della doccia, volevo lui.

Lui però mi guardò con preoccupazione, avvicinandosi a me e prendendomi per la vita mentre passava una mano sul mio viso -Ti prego Bill, non voglio che ti ammali.- disse guardandomi dritto negli occhi  -Mio babbo è al lavoro, puoi restare qui quanto ti pare.- affermò e io non potei  che annuire piano, poi lo vidi staccarsi ed andare ad aprire un ripiano e prendere degli indumenti  -Ecco svestiti e fatti una doccia, questi sono i vestiti asciutti…- disse mostrandomeli e mettendoli lì accanto.

Si voltò verso di me e mi scrutò in volto, era davvero preoccupato -Ehi… vuoi… che ti do un mano?- domandò incerto e io scossi violentemente a testa in segno di negazione, non ce la facevo proprio a parlare perché ne ero sicuro, la mia voce doveva essere un orrore in quel momento.

Mi sorrise di striscio e mi accarezzò la guancia  -Okay… ci vediamo dopo…- affermò dandomi un piccolo bacio sulla guancia per poi uscire chiudendo la porta, non prima di lanciarmi un ultima occhiata.

Solo svariati minuti dopo feci come mi era stato detto e mi svestii, per poi immergermi nella vasca e rilassarmi un attimo, anche se le sensazioni che mi dava in quel momento l’acqua calda era tutto fuorché conforto, cosa che invece avevo disperato bisogno.

Infatti non ci rimasi molto, giusto il tempo di smettere di piangere e togliermi dal viso tutto il trucco sbavato e poi uscire.  Mi misi i vestiti che Tom mi aveva dato e, con piacere, notai che avevano il suo odore. Infine strisciai fuori dalla porta, camminando piano verso la camera del ragazzo coi dread, sicuro che mi aspettasse lì.

Infatti non appena varcai la porta lo notai nell’intento di mettere a posto la sua chitarra -Ho... fatto.-  affermai piano, attirando la sua attenzione su di me.

Lo colsi di sorpresa e per un attimo rimase zitto, per poi lasciarsi andare in un sorriso -Quei vestiti ti stanno giusto un po’ larghi.- affermò e io mi guardai gli enormi pantaloni che indossavo, i quali sarebbero potuti andare bene anche a mio padre -Però stai bene… in un certo senso ti donano.- affermò andando a sedersi sul proprio letto per poi battere una mano accanto a sé  -Vieni qui.- mi disse ed io ubbidii andando a sedermi accanto a lui.

Tenevo la testa bassa e Tom dovette piegarsi in basso col capo per riuscirmi a vedere in viso –Ti sei calmato?- domandò e io annuii  -Bravo… ora mi dici che è successo da farti attraversare così poco vestito questa tempesta?- domandò poi senza mancare il tono di rimprovero.

A quelle parole mi sentii sprofondare, ricordandomi il motivo per cui ero lì -Io…- iniziai ma mi corressi subito -I miei mi hanno detto che…- e mi fermai ancora, non ancora capacitandomene -..hanno intenzione di separarsi.- ed improvvisamente risentii di nuovo gli occhi bruciare e minacciare di piangere.

La mano di Tom si posò sopra la mia e mi guardò triste in volto -Bill… mi dispiace…- affermò e io sapevo che era sincero nel dirlo. Chi meglio di tutti poteva sapere quello che stavo provando se non lui?

Mi morsi il labbro forte mentre cercavo di trattenere le lacrime -Ed io… non me ne sono neppure accorto.- affermai con voce strozzata -Nell’ultimo periodo sembrava… sembrava che fosse tutto a posto, che si fosse aggiustato tutto ma… invece…- niente da fare, la voce mi si incrinò e ricominciai a piangere peggio di un bambino.

Tom mi accarezzò il viso, facendosi più vicino a me di com’era prima -Shh… calmati Bill, va tutto bene.- cercò di rassicurarmi come solo lui era in grado di fare.

Però io continuai imperterrito -Non si parlavano più, ecco perché non si sentivano più grida in casa.- finii la frase -E me lo hanno detto così, con calma, tranquilli, come se non fosse nulla di grave!- feci con voce più alta, ferito nell’animo -Come se fosse cosa di tutti i giorni smembrare una famiglia!- li accusai.

-Lo avranno fatto per sembrare sicuri della decisione ai tuoi occhi. Per fartela prendere meglio.- cercò di convincermi Tom -In verità non sono felici di quello che fanno.-

Scossi la testa sicuro -Non penso. Se davvero fossero dispiaciuti non mi farebbero una cosa simile!- affermai -E adesso pretendono pure che decida da chi andare a vivere?!- mi ritrovai a dire, ed era proprio quello che mi avevano chiesto poco prima che io scappassi fuori di casa con loro che mi chiamavano.

-Bill…-

-Sono un pessimo figlio, non ho cercato di aiutarli, di riconciliarli! Sono terribile…- iniziai ad accusarmi da solo mentre stringevo le mani fra loro, forte, finché non conficcai un unghia nella pelle.

Tom posò una delle sue mani sulle mie, come segno di smetterla -Bill… ascoltami.- affermò facendomi segno di guardarlo e io lo feci, guardandolo dritto in quei occhi castani che tanto amavo e che ora apparivano sicuri e decisi come non mai -Tu non centri nulla con questa storia, va bene? Non potevi fare nulla. Ne prevenirlo, ne impedirlo e neppure aggiustare qualcosa, chiaro? È una cosa tra di loro, se non sono i primi a mettere le cose a posto vuol dire che non c’è nessuna speranza già alla partenza.- affermò chiaro -Non hai nessuna colpa.-

Tirai su col naso a quelle parole, sapendo che aveva detto la verità e mi passai una mano sugli occhi per cercare di pulirmi il viso dalle lacrime. Solo però era difficile da accettare. Accettare che i miei mi avessero fatto una cosa simile e sentendomi improvvisamente solo.

-Tomi…- dissi alla fine abbassando la mano e guardandolo -Tu non mi lascerai da solo… vero?- domandai insicuro. Avevo un disperato bisogno di sentirmelo dire.

Il ragazzo coi dread mi sorrise dolcemente, accarezzandomi col viso e baciandomi sulla fronte, per poi appoggiare la sua fronte con la mia -No, Bill. Io non ti lascerò mai.- affermò guardandomi dritto nei occhi -Te lo giuro.- 


 

 
-Quindi hai già deciso, chi dei due seguirai?- mi chiese svariati minuti dopo.

-No.- risposi, sentendomi già meglio, più sereno  -Non ne ho idea.- affermai sincero -Come posso dover decidere? È come schierarsi da una parte e dare le spalle all’altro.- spiegai.

-Non puoi far altro. Anche se uno dei due ne rimarrà deluso non te ne devi fare una colpa. In fondo, puoi sempre andarlo a trovare l’altro.- disse Tom facendo spallucce in modo ovvio.

Feci una smorfia -Lo so ma… boh… si tratta comunque di una decisione importante…- affermai non del tutto convinto che fosse così facile -Tu come hai fatto a decidere?- domandai.

Lui fece ancora spallucce -Non ne ho idea. Allora ho soltanto pensato che fosse la scelta giusta.- rispose e si lasciò andare indietro nel letto, stendendosi e incrociando le braccia dietro la testa.

-E in base a cosa?- domandai allora osservandolo dall’alto.

Lui ci pensò un attimo prima di parlare -All’inizio pensavo di seguire mia mamma, sempre permissiva… pensavo che con lei sarei riuscito a fare quello che volevo senza limitazioni. Ma poi…- iniziò col dire per poi fare una pausa -..ho pensato a mio padre da solo… a casa davanti la tv tipo… io sono identico a lui e ho pensato a come mi fossi sentito se mi fossi ritrovato nella sua situazione, ne avrei sofferto. Mia mamma è forte, a differenza sua. Così ho scelto di stare con lui.- spiegò alla fine.

Mia mamma era forte per cavarsela da sola, mi ritrovai a pensare, ma anche mio padre sapeva perfettamente il fatto suo.

-Mhmmm…- feci riflettendo che quelle parole per me non potevano servire a nulla dato che non mi davano alcun valore.

-Devi pensare a le tue preferenze, a cosa ci perdi e cosa ci prendi e… a chi ha bisogno di te di più.- continuò a parlare Tom.

Però io continuavo a non trovare soluzione -La cosa sembra più difficile del previsto.- affermai infatti.

-Vedrai che troverai la soluzione.- mi rassicurò lui e per un attimo non si sentì nulla se non un leggero ronzio nella stanza -Quello che sento è il tuo cellulare?- domandò il ragazzo coi dread.

Corrugai la fronte e presi il cellulare che avevo infilato nei pantaloni di Tom che indossavo dopo averlo asciugato prima in bagno -Sì…- affermai per poi vedere il display che segnava il numero di casa -Sarà mia mamma che mi cerca da ore… - affermò.

Tom si raddrizzò seduto e mi guardò perplesso -Non le rispondi? Sarà preoccupata.- fece.

-Non mi va di sentirla ora…- risposi mordendomi il labbro, Tom però per tutta risposta mi prese il telefono e si tirò su in piedi -Dove vai?- domandai.

Lui mi sorrise -Qualcuno deve dirle che non sei in mezzo a un tornado.- affermò per poi accettare la chiamata e portarsi il telefonino all’orecchio -Pronto, Simone? Sono Tom. Sì, Bill è da me… mi dispiace, ma non vuole parlarle al momento… non si preoccupi ora sta meglio… gli dia un po’ di tempo.- disse e poi lo vidi corrucciare lo sguardo –Ehm… sì sì, va bene, la smetto di darle del lei Signora..Ehm, Simone.- si corresse e io ridacchiai a quella visione di un Tom impacciato -Ah, potrebbe per caso dormire qui? Per mio padre non ci saranno problemi, te lo assicuro, è che non vorrei fare uscire Bill con questo brutto tempo… perfetto, sì, farò io stesso in modo che sarà lì domani mattina. A presto. Ciao!- finì in poco tempo, riattaccando e voltandosi verso di me con un sorriso furbesco in volto.

Non potei fare a meno che guardarlo incredulo -Sai essere convincente.- constatai.

-Sono un esperto in questo.- si vantò lui con aria spavalda.

Per il resto della giornata fu piacevole e tranquilla. Passammo il tempo a guardare un film in salotto, verso cena arrivò suo padre che mi salutò come suo solito, come se fosse normale vedermi intorno, e con cui cenammo.

Quando venne l’ora di andare a letto Tom si propose di andare a dormire sul divano ma… beh, gli dissi che non c’erano problemi e che… potevamo dormire insieme. Insomma, non volevo fare nulla di male! Solo per dormire, chiaramente!

-Hai freddo?- mi chiese Tom quando si sdraiò sotto le coperte accanto a me avvicinandosi e sorridendomi ad avermi così vicino, o almeno pensai fosse per quello dato che io sorridevo per quel motivo.

-No, sto bene grazie.- mi affrettai a dire per poi cambiare discorso -Tuo padre è molto simpatico.- affermai, ed ero sincero. Mi piaceva molto come persona.

-Beh, non è di molte parole. È un po’ come…- cercò di dire Tom.

Lo interruppi -Te? Ho notato.- affermai sorridendogli, mi avvicinai di più a lui e mi accoccolai contro il suo petto -Ma a volte non c’è bisogno di dire nulla, va bene così. È tutto ciò che basta.-

Tom circondò la mia vita con le braccia e mi strinse a sé -Dove ti eri cacciato fino ad ora?- mi sussurrò all’orecchio e sentii nella voce una nota divertita.

Ridacchiai -Non lo so. –

-E dire che non sei mai stato così lontano da me.- continuò il ragazzo coi dread.

Alzai il viso e lo guardai sorridendo contento -Forse mi nascondevo.- scherzai.

-Da me?- domandò lui inarcando un sopracciglio.

-Da tutti.-

Corrugò la fronte -E perché mai?-

-Non lo so.- feci spallucce e ridacchiai per la faccia che fece, non contento di quella risposta.

Alla fine mi domandò ironicamente -C’è qualcosa che sai?-

-Sì.- risposi, mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio dolce sulle labbra -Che voglio starti accanto.- aggiunsi per poi accoccolarmi ancor di più contro il suo petto, venendo irradiato dal suo dolce calore.

Tom mi strinse a sé -Anch’io Bill.- rispose e quella notte non mi lasciò mai.


 


Ero in ansia lo ammetto, nervoso addirittura, mentre fissavo la porta di casa mia e suonavo il campanello. Fortunatamente alle mie spalle c’era Tom, e questo mi dava il coraggio di non fuggire a gambe levate quando la porta si aprì.

-Ciao Mamma.- dissi non appena l’anta si aprì e apparve la donna che sobbalzò sorpresa.

-Bill!- urlò Simone.

A quel richiamo comparve anche mio padre dalla porta della cucina e corse a raggiungere l’ingresso con gran fretta –Bill!- esclamò anche lui vedendomi.

Abbassai gli occhi in modo colpevole -Scusate se me ne sono andato di corsa… non volevo è che…- iniziai subito a cercare di spiegarmi in modo affrettato ma i due mi interruppero.

-Oh, stai bene! Non sai che spavento mi hai fatto prendere!- urlò quasi mia madre mentre mi prendeva e mi stringeva in un grande abbraccio -Non farlo mai più, capito?!- affermò in tono grave mentre quasi mi soffocava.

Ero leggermente sorpreso, attonito quasi. Ricambiai in modo impacciato l’abbraccio e mentre ricambiavo la stretta osservai mio padre oltre le spalle di mia madre.

Lui mi sorrise, e posò una mano sulla mia testa in modo dolce, un suo modo per dirmi che era contento –Non farci più prendere un simile spavento.- affermò.

Sorrisi e cercai di trattenere le lacrime che stavano per cadermi dagli occhi per l’ennesima volta.

-Sì…-



 






 
Deliri del’Autrice

Non ci posso credere che siamo già al settimo capitolo!! Questa storia sta raggiungendo la sua conclusione, mi dispiace un sacco perché mi ero affezionata a questi due. Dai, vi lascio alle note prima che ve ne andiate perché non mi sopportate più.

-Fuga: Chi di noi da ragazzino non è mai fuggito di casa neppure una volta anche solo per una cazzata? Beh, io almeno cinque volte, voi non so… Bill la ragione per fuggire ce l’ha. Il povero si sente tradito e amareggiato verso coloro che lo hanno cresciuto, e fugge. Dove? Beh, da Tom. Quando si fugge di solito non si pensa a dove, l’importante è andarsene.
-Padre Tom: mi dispiace non aver introdotto questo personaggio ma, ahimè, di spazio non ne ho quindi sarà solo una figura così citata e basta.
-Ritorno a casa: I genitori son genitori cari miei lettori, e anche dopo la peggiore delle vostre cazzate vi perdoneranno sempre, ricordatelo. Come ho già ripetuto, qui non voglio far fare la parte del cattivo a nessuno, Simone e Jorg qui son ottimi genitori che però non hanno trovato un punto d’incontro da di loro e che quindi decidono per il bene della famiglia di separarsi. Come penso sia successo anche nella realtà ma chissà quale sia la verità (in ogni caso: son cazzi loro, detto in modo rude).
-Traduzione: Hey!/ Hey!/ Sto combattendo in tutta la sua potenza/ Venendo a modo mio/ Che mi porti direttamente da te/ Correrò il giorno e la notte/ Presto sarò con te/ Solo io e te/ Saremo lì presto/ Così presto.

Grazie di tutto e (oddio, non pensavo che lo avrei mai detto) ci vediamo il prossimo aggiornamento per l’ultimo capitolo!!
Alla prossima,

QOS


 
   
 
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