Fanfic su artisti musicali > Muse
Segui la storia  |       
Autore: ShanHoward    07/05/2015    1 recensioni
Seguito di My Unintended...Era trascorso poco più di un anno dagli ultimi eventi narrati. Nuove esperienze, nuove risate, nuovi colpi di scena e chi più e ha più ne metta...Cosa succederà ai nostri personaggi? Per scoprirlo vi basti cliccare e leggere!!!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Perdonate l'enorme ritardo ma ho avuto problemi importanti...Dunque, dove eravamo rimasti? Ah si...ad un finale ricco e colmo di interrogativi...Cosa sara accaduto? Leggete e capirete...Cheers ^-^



Replaces love and happiness with fear

 
 
L’auto di Chris imboccava strade dopo strade fino ad arrivare alla destinazione prefissata, premendo l’acceleratore quanto più gli era possibile.
Dom aprì la portiera prima ancora che il suo migliore amico posteggiasse e spegnesse il motore; precipitandosi in direzione della porta d’ingresso semiaperta.
Ogni oggetto era stato buttato nei luoghi più disparati; qualche vetro qua e là, il tavolino del salotto in milioni di frantumi sparsi sul tappeto; ogni cosa era dove non doveva essere.
Il pianto di Will che echeggiava senza essere, però, stridente.
Dom si fece largo in mezzo a quel caos di proporzioni bibliche per correre e fermarsi ai piedi delle scale che conducevano al piano superiore.
Si inginocchiò a terra non avendo la più pallida idea di cosa dire né fare; nella mente le idee prendevano forma e si dissolvevano all’istante, così come gli innumerevoli scenari di ciò che poteva o non poteva essere successo.  Le mani che tremavano mentre sollevava parzialmente quel corpo a lui tanto familiare cercando di accertarsi che fosse a posto e che non fosse arrivato troppo tardi per poter evitare la tragedia.
Non desiderava in alcun modo che la sua felicità venisse interrotta proprio in quel momento.
 
 
“Oddio ti prego, fa che non sia successo nulla” bisbigliò Matt dalla porta sconvolto
“Tesoro sono qui, sono tornato” pronunciava stringendomi e singhiozzando “perdonami ti prego! Andrà tutto bene, te lo prometto. Però tu resisti, devi resistere! Devi resistere! Devi resistere!” proseguiva carezzandomi il viso; la fronte contro la mia; gli occhi chiusi, dondolandosi avanti e indietro.
“Dom, lasciala andare. Devono portarla in ospedale” lo scrollò Chris qualche minuto dopo
“Non posso, non ce la faccio! Non risponde, Matt, non risponde…” esclamò
“Prometto che la seguiamo!” giurò Matt
 
 
Quella stessa scena accadde qualche anno indietro nel tempo,  e suscitò in tutti e tre una strana sensazione dettata dai ricordi. Da quelle stesse parole pronunciate con tanta enfasi e tenerezza, fatta eccezione per quel piccolo dettaglio che vedeva Dom al mio posto, ed io al suo mentre imploravo che si riprendesse in qualche modo.
Lasciò che venissi adagiata sulla barella, avvolta da una coperta e caricata sull’ambulanza chiamata non appena arrivati, e rimase lì in piedi a fissare il vuoto, inebetito.
Chris lanciò uno sguardo in direzione di Matt, che carpì al volo.
Salì sul veicolo lasciandoli entrambi in casa.
 
 
“Ehy” esordì Matt poggiando una mano sulla spalla di Dom
 
 
Dom sobbalzò quasi si fosse reso conto solo in quel momento dove fosse.
Si voltò verso Matt, ma non lo focalizzò a pieno.
 
 
“Ascoltami. Chris è andato con lei. Noi ora prendiamo dei vestiti, prendiamo Will e lo portiamo a casa mia da Spencer. Poi, corriamo in ospedale, ok?”
“…”
“Dom! Ok?” disse scrollandolo
“Io…Io devo…Will…Ospedale”
“Dom, devi essere lucido in questo momento, lo capisci?” spiegò Matt paziente
 
 
Annuì con il capo al suo migliore amico e cercò di dargli ascolto salendo le scale, dirigendosi nella cameretta di suo figlio e mettendo in una borsa tutto ciò che poteva essergli utile. Lo prese in braccio e ridiscese le scale facendo cenno a Matt, che nel frattempo stava avvertendo Spencer  dell’accaduto, cercando di tranquillizzarla.
 
 
/----------/
 
 
Nel medesimo momento, l’ambulanza correva lungo l’asfalto, diretta verso l’ospedale più vicino.
Chris era seduto vicino alla barella sulla quale ero adagiata, armeggiando anche lui con il cellulare per avvertire sua moglie.
Un rumore insistente e fastidioso martellava nel mio cervello, tanto da costringermi ad aprire gli occhi, per rendermi conto che si trattava della sirena dell’ambulanza.
 
 
“Dom?” mormorai
“No bambolina, sono Chris” disse sorridendomi debolmente e stringendomi la mano
“Chris…dove mi trovo? E dov’è Dom?” chiesi stupidamente
“Stiamo andando in ospedale, tesoro. Ti abbiamo trovato in uno stato pietoso.  Non preoccuparti, Matt e Dom ci raggiungeranno il prima possibile. Per ora resto io con te” mi rassicurò
 
 
Diversi minuti dopo, ero ancora su quella barella e stavamo entrando al pronto soccorso.
Mi portarono all’interno di una stanza separandomi da Chris che cercava di restarmi vicino, o comunque di non perdermi di vista. Quei corridoi asettici mi mettevano una grande agitazione; erano spogli, bianchi in una maniera inquietante infondendo il vuoto anziché la positività di trovarsi in un luogo sicuro.
Pregai Chris con lo sguardo di non andare via, ma non ci fu nulla da fare.
 
 
“Dove la state portando?” chiese
“La portiamo al primo piano per tutti gli esami necessari” rispose il medico
“ E poi?”
“Poi, una volta terminato la porteremo in una stanza e dovremmo aspettare gli esiti di tutte le analisi effettuate. Lei è un parente?” chiese circospetto
“Ehm, siamo amici, ero in ambulanza con lei” rispose
“Temo allora che alcune informazioni non le siano dovute”
“Tra poco arriverà il suo ragazzo, non crede che potrebbe essere clemente e dirmi almeno in quale camera verrà trasferita?” domandò implorante
“Assolutamente no! Se lo faccio per lei, poi dovrei farlo con chiunque. Quando avremo finito e sarà presente il suo ragazzo, allora potrà sapere tutto”
 
 
Così, con aria seccata, lasciò Chris come uno stoccafisso nel bel mezzo del corridoio abbandonato a sé stesso; porgendogli senza un grammo di delicatezza la coperta con la quale ero avvolta.
Non sapendo più che cosa fare, si sedette sulla prima sedia che trovò vicino, ed attese che i suoi migliori amici varcassero la porta d’ingresso.
Esattamente un mezzora dopo, Matt localizzò Chris in sala d’aspetto seduto in silenzio con la coperta poggiata sulle gambe.
 
 
“Novità?”
“No, Matt. Ancora nulla…L’ho lasciata che era sveglia ma nessuno mi ha detto più nulla” rispose atono
“E quella?” disse Dom indicando la coperta
“Oh, è quella che era sul divano. Me l’hai passata tu, non ricordi?”
“Si che mi ricordo, ma io mi stavo riferendo alla macchia” disse
“Ah, si quella. Perdeva sangue da una mano, credo. Non hai visto quanti vetri erano a terra?” constatò
 
 
Attesero altri 40 minuti su quelle sedie scomode, sapendo praticamente poco più di niente, basandosi solo su quella telefonata e sul caos in casa.
Il capo basso; le menti impegnate in chissà quale luogo remoto.
 
 
“Chi di voi è il signor Howard?” li apostrofò il medico
“Sono io!” esclamò balzando in piedi
“Bene! Io sono il dottor Brown. Abbiamo effettuato tutti gli esami e le analisi di routine. L’abbiamo trasferita nella stanza 307”
“Ok…” pronunciò debole
“Da quello che ho potuto vedere, la sua fidanzata sta bene, giusto qualche livido ed escoriazione lungo il corpo. Purtroppo quando le ho chiesto di raccontarmi cosa fosse successo, si è agitata ad un livello elevatissimo tanto che ho dovuto somministrarle dei medicinali che la aiutassero a calmarsi e dormire senza pensiero alcuno. Perciò, per poterle parlare dovrà attendere che si svegli da sola e potrebbe volerci  diverso tempo. Nessuno meriterebbe un trattamento come quello riservato a lei questa notte. Povera ragazza!!!” disse in tono di rimprovero
“Guardi che io non l’ho sfiorata” si alterò Dom cogliendo l’insinuazione
“Non ho assolutamente detto questo” si difese l’altro
“Ma i suoi occhi lo hanno detto con molta fermezza!!” esclamò
“Ne incontro a vagonate di ragazze ridotte in quello stato signor Howard, e tutte lo sono per lo stesso motivo!” disse con altezzosità
“Non la sfiorerei nemmeno con un dito” si difese
“Il problema è proprio questo. Dite tutti le stesse parole, e poi…”
 
 
Una mano bloccò l’incedere di Dom verso il medico, cercando di fargli rendere conto che non ne valesse assolutamente la pena. In fin dei conti, Dom, come Matt e Chris, sapevano esattamente dove si trovavano al momento dell’accaduto.
Perciò, si contenne prendendo degli enormi respiri che rallentassero la voglia di spaccare il muso a quel fesso che indirettamente lo aveva accusato di aver alzato le mani su di me o quant’altro, lasciando che il bellimbusto sparisse dietro la porta del reparto.
Di buona lena e scrollando il capo, si diressero tutti e tre verso la stanza indicatagli poco prima.
 
 
Dom’s point of view
 
 
Entrammo lenti, silenziosi ed accorti all’interno della piccola stanza.
Le tende scure tirate; i bip delle macchine che la monitoravano nonostante avessero detto che stava bene. La mia bimba se ne stava lì, in quel letto d’ospedale troppo grande per una come lei. 24 anni, occhi cangianti. Aveva i capelli sparsi sul cuscino, il trucco sbavato; un velo di rossore sulle guance; qualche graffio sul viso; un minuscolo taglio sullo zigomo; una fascia a coprire le nocche della mano sinistra e le braccia con diversi lividi sopra; e nonostante questo, era la più bella del mondo.
Era talmente bella e perfetta da tenermi impalato lì vicino senza respiro per paura che solo sfiorandola avrei rischiato di farla cadere in frantumi.
Chris poggiò una mano sulla mia schiena invitandomi ad avvicinarmi di più al letto.
Feci circa quattro passi per ridurre la distanza fra me e lei, e furono i quattro passi più pesanti e nello stesso tempo liberatori del mondo.
Scostai con le dita una ciocca di capelli, e quel lieve tocco, mi fece sentire più sicuro e calmo di prima. Riuscivo a sentire vagamente nell’aria, l’odore di quello shampoo che odiava, ma che di tanto in tanto usava solo perché era il mio; e questo mi fece sorridere.
 
 
“Povera piccola” disse Matt rompendo il silenzio
“Se solo fossimo arrivati prima…” aggiunse Chris
“Credete che dovremmo chiamare la polizia?” chiesi
“Credo di si Dom.  Devi fargli vedere come è ridotta la casa, ma per sapere con esattezza quello che è successo, dobbiamo attendere che ce lo dica lei” la indicò
“Si…si, hai ragione. Però…” dissi guardandola preoccupato
“Lo sappiamo Dom, lo sappiamo” aggiunse Chris “ce ne occuperemo noi a tempo debito. È giusto che tu stia qui a vegliare su di lei, ed altrettanto lo è il non volerti perdere il momento in sui si sveglia” mi sorrise consapevole
“Già…non ho nessuna intenzione di uscire da questa stanza” ammise arrossendo
“Noi andiamo un po’ a riposare, per te è un problema?” chiese Chris
“Assolutamente no” rispose
“Bene” lo abbracciò Matt “torneremo domattina ok?”
“Perfetto!” lo salutò di rimando
 
 
Una volta usciti entrambi, spensi la luce ed andai ad occupare la piccola poltrona vicino al letto, coprendomi con la coperta che tenevo ancora in mano. Mi sedetti lì e non accennai minimamente a chiudere occhio. Mi limitai a guardarla quasi in trance per tutto il resto della nottata e fino a quando i medici non vennero a controllare le sue condizioni.
 
Matt telefonò verso le 10:00 del mattino informandomi che si stava recando a casa per poter spiegare la situazione alla polizia e vederci un po’ più chiaro sulla questione. Avevano chiamato gli agenti che furono messi al corrente del problema, promettendo di accorrere non appena lei si fosse svegliata.
Le ore trascorrevano incessanti ed io ero alla sesta sigaretta fumata di straforo in finestra senza farmi scoprire dagli infermieri.
Il silenzio, venne interrotto verso le 14:00; la portasi aprì e una vocina rimbombò lungo le pareti.
 
 
“Papà!” urlò William correndo verso me
“Ciao ranocchietta” dissi prendendolo al volo
 
 
Era entrato insieme a Spencer che si soffermò dieci minuti a controllare lo stato di sua sorella, commuovendosi leggermente. Poggiò un peluche sul mobiletto, un bacio sulla sua fronte  e ci lasciò soli andando a sedersi nel corridoio con Matt e Chris. Vidi Matt circondarle le spalle con un braccio e sorrisi consapevole di quanto si amassero.
Lasciai Will a terra che stava facendo un disegno per sua madre; o ciò che si può considerare un disegno fatto da un bambino di un anno e una manciata di mesi.
Una volta terminato, lo aiutai a metterlo ai piedi del letto in modo che lei lo vedesse prima o poi; rimanendo però deluso quando la vide immobile senza accennare ad un minimo movimento.
Mi salì in braccio sistemandomisi in grembo.
 
 
“Papà?”
“Mh?”
“Mamma!” esclamò indicandola
“Si tesoro. Quella è la tua mamma” dissi baciandogli la testolina “sta dormendo”
“Mamma…domme” concluse lui soddisfatto
 
 
Più tardi lo affidai di nuovo alle cure di Spencer che lo portò in giro a svagarsi un po’ prima di tornare a casa. Restai da solo all’interno di quella stanza. Più volte Matt e Chris mi avevano tenuto compagnia riempiendo qualche ora, facendomi sorridere su tutti i progetti bizzarri che avremmo dovuto compiere al suo risveglio. Non ho mai amato gli ospedali, in nessun frangente. Tranne le volte in cui le chitarre di Matt, scontrandosi su di me, mi mettevano una ridarella assurda o quando facevamo a gara sulle sedie a rotelle per i corridoi.
 
Ma stavolta, era diverso…
 
Mi avvicinai con la poltrona più che potevo, e le strinsi la mano per ricordarle quanto mi mancasse e nel medesimo istante, che ero sempre stato lì per lei.
 
 
“Siamo di nuovo io e te, Bimba. Will è al parco a fare una passeggiata con sua zia; Chris è al telefono con Kelly e Matt è andato in macchina a cercare una t-shirt perché si è rovesciato il caffè addosso. Che cretino, il solito vecchi Matt. Non ne fa una giusta” risi “non mi viene in mente nulla di eclatante da dirti, ed il luogo e la circostanza non aiutano affatto. Lo sai benissimo che farei di tutto pur di non entrare in un ospedale. Sono rimasto segnato dopo mio padre e ogni volta mi costa enorme fatica. Non so cosa sia accaduto e spero me lo dirai presto perché stiamo tutti impazzendo; però per favore, ti chiedo solo una cosa: non abbandonarmi! Non lasciarmi come mio padre, ti scongiuro…”
 
 
Sfinito, poggiai la testa sul bordo del letto continuando a stringerle la mano.
Chiusi lentamente gli occhi, giusto  per riposarli qualche minuto e sprofondare in un breve dormiveglia, cercando di restare comunque vigile…
Il respiro che via via diventava sempre più lento e regolare…
 
End of point of view
 
 
“Non ho nessuna intenzione di abbandonarti, Dom!” sussurrai piano
 
Con un enorme sospiro riuscii ad aprire gli occhi e guardarmi un po’ intorno per capire dove fossi.
Notai i fiori ed il peluche poggiati sul bianco comodino alla mia destra, ed il disegno di Will.
Poi, abbassando lo sguardo, vidi quella massa di capelli non più biondi, poggiati sul letto. Allungai la mano sfilandola dalla sua con fatica, frenata dalla fitta di dolore alle nocche, ed immersi le dita fra i suoi capelli.
Lui si voltò lentamente aprendosi in un bellissimo sorriso stanco, rimettendosi in posizione eretta, portando la mia mano alle sue labbra e baciandola.
Mi accarezzò i capelli  e mi lasciò un bacio a fior di labbra ancora in parte incredulo.
Matt e Chris che stavano passando davanti la finestra con tapparelle che dava sul corridoio, vedendomi sveglia, si precipitarono all’interno urlanti di gioia.
 
 
“Stellina mia” mi abbracciò piano “sei tornata fra noi!!!”
“Piano Matt!!!” lo rimproverai “piano per favore!”
“Ops, scusa” sorrise con quel dentino imperfetto
“Chiamo l’infermiera” si offrì Chris stringendomi la mano
 
 
Lei arrivò velocemente facendo uscire tutti quanti, controllando la mia salute ed appuntando qualcosa nella cartella clinica. Una volta lasciatami, vidi Matt, Chris e Dom all’esterno parlottare nervosamente con un dottore e un agente di polizia. Il medico seguì l’agente all’interno.
 
 
“Salve signora, sono felice che si sia ripresa” disse
“Grazie” risposi
“Ciao tesoro, sono il dottor Brown, ti ricordi? Lui è un agente della scientifica” mi spiegò il medico
“Scientifica? Come sarebbe?” domandai perplessa
“Vede, controllando casa sua, la polizia ci ha fatto intervenire ed abbiamo motivo di credere che ciò che le è accaduto sia riconducibile ad un caso che stiamo seguendo” spiegò
“Oh…non so cosa rispondere” ammisi
“Dovremmo solo farle delle domande. Diciamo un breve interrogatorio. In questo modo potremmo aiutarci a vicenda”
“Ok…va bene”
“Perfetto! Faccia entrare il mio collega” si rivolse al medico
 
 
Presi un respiro di sollievo non appena vidi i ragazzi varcare la porta a seguito di un altro agente, ma furono bloccati dall’intervento del dottor Brown.
 
 
“C’è qualche problema?” chiesi cercando di mettermi seduta
“Si, il tizio qui presente crede sia stato Dom a ridurti così!” esclamò Chris esasperato
“Cosa? È uno scherzo? Non è stato lui!!!”
“Non è lucida, è sotto l’effetto dei farmaci!”
“Ho detto che non è stato lui!!!” urlai facendo impazzire i macchinari
“Con noi puoi essere sincera, tesoro!” mi sollecitò lui
“Non si azzardi a chiamarla in quel modo!” minacciarono tutti e tre
“Basta così!!” disse l’agente placando le acque
“Non li mandi via…per favore” lo pregai
“Mi dispiace, ma temo che la loro presenza possa compromettere il suo  interrogatorio. Potrebbe omettere qualcosa, capisce?” disse calmo
 
 
Vedendo la mia reazione, uno di loro iniziò a guardarsi intorno aguzzando l’ingegno.
 
 
“Potremmo farli sedere dietro uno di quei separé  che ci sono nelle stanze con più pazienti; in fondo potrebbe funzionare” propose il secondo agente
 
 
Accolta la sua richiesta, dieci minuti dopo eravamo tutti pronti per affrontare quel maledetto interrogatorio. Io seduta nel letto; i Muse dietro la tendina su degli sgabelli; il medico era andato via sbuffando e gli agenti erano pronti con i registratori e kit vari.
 
 
“Allora” iniziò il primo “cercherò di metterla a suo agio, perché comprendo che questa sia una fase molto delicata. Posso darle del tu, signora Howard?” chiese
 
 
Dom colse il mio accenno di sorriso a quell’appellativo e lo sentii sorridere di rimando.
 
 
“Si” dissi “si, va bene”
“Dunque, io sono Josh e sarebbe positivo per te e per noi, se ci raccontassi come sono andate le cose. Se hai bisogno di un bicchiere d’acqua, basta chiederlo. Ora…cos’è successo?” mi chiese invogliandomi a rispondere
 
 
Presi un enorme respiro, ed iniziai…
 
 
“Era circa l’una…avevo passato la serata in casa insieme a mia sorella Spencer. Non volevo restare sola, visto che i ragazzi erano usciti per una serata fra di loro. Quando è andata via, ho messo il bambino a letto ed ho sceso le scale per andare a recuperare il cellulare in salotto.  Avevo intenzione di chiamare Dom per dirgli che stavo andando a dormire e perciò ho composto il numero. Ha iniziato  a squillare per diverse volte e mentre Matt mi rispondeva, la porta di casa si è spalancata davanti i miei occhi e cinque uomini con delle maschere hanno invaso la casa. Sentivo qualcuno all’altro capo del telefono, ma ero bloccata. Uno di loro mi ha urlato di dirgli dove tenessimo la cassaforte e quale fosse la combinazione, ma ho risposto che non ne avevo idea. Così, mi hanno afferrata per i capelli e puntato una pistola alla tempia minacciandomi di morte, perciò gli ho indicato la cassaforte. Non avevo idea di cosa fare e ho lasciato cadere il telefono come una stupida” mi rimproverai da sola “non la conoscevo sul serio la combinazione…mi hanno dato il calcio della pistola sul viso, ma non potevo dargli quello che volevano; così, esasperati, uno di loro mi ha scaraventata contro lo spigolo del tavolo e… e…
E…ho provato una sensazione ed u dolore terrificanti. Credo di aver urlato talmente forte da sentirmi quasi sfinita in un attimo…
E poi...”
“E poi?” incalzò Josh
“E poi…” proseguii senza respiro facendo di nuovo impazzire le macchine
 
 
Erano passati due minuti ed io non accennavo a rispondere, tanto che Dom, non tradendo alcuna emozione, mi chiamò da oltre la tenda.
 
 
“Piccola? È tutto ok?” chiese
 
 
Non risposi poiché il respiro continuava a mancare e cercai di non darlo troppo a vedere, prendendomi qualche secondo in più. Come avrei fatto a terminare il mio racconto? Con quale coraggio sarei riuscita a raccontare come era terminata quell’orribile nottata?
 
 
“Respira tesoro, respira…” disse Dom calmo riportandomi alla realtà
 
 
Guardai verso la sua figura celata dalla tenda con uno sguardo che racchiudeva tante e tante emozioni, trattenendo a stento il pianto; così decisi di chiudere gli occhi un secondo per poi proseguire.
 
 
“E poi…mi hanno trascinata verso i piedi delle scale. Non smettevano di urlare! Dicevano che se non avessi parlato avrebbero distrutto e portato via ogni cosa che ritenevano di valore, e che mi avrebbero lasciata lì e dato fuoco alla casa. Io non ho parlato, troppo impegnata a riprendermi dal dolore atroce e…da lì, hanno iniziato a violentarmi…”
“A violentarti? E quale di loro?”
“In quattro. Ho cercato di difendermi tentando di graffiare uno di loro al collo, ma gli altri mi hanno tenuta ferma mentre a turno si divertivano ed il quinto faceva da palo. Non facevo che ripetermi di resistere in qualche modo, ma non per me…Tutto ciò a cui pensavo era a mio figlio al piano superiore che dormiva e speravo che non iniziasse a piangere da un momento all’altro; e a Dom, che stava per tornare e non volevo che gli si parasse davanti una così orribile scena” conclusi a capo chino
 
 
Dietro la tenda, Chris guardava il pavimento, Dom scuoteva la testa a destra e sinistra con gli occhi chiusi e Matt aveva un mano davanti la bocca inorridito.
 
 
“Non ricordi altro? Non so, qualcuno aveva cicatrici o roba simile?”
“Credo che uno di loro avesse un tatuaggio arancione al collo. Ma non ricordo bene per via delle maschere che indossavano”
“Ok. Direi che abbiamo trascritto e registrato ogni cosa. Grazie!”
 
 
Non appena terminai l’interrogatorio, un infermiera minuta mi informò che sarei potuta uscire non appena tutti i risultati degli esami fossero arrivati, e mi sollecitò a cambiarmi poiché sarebbero arrivati a breve.  Lasciai che mi aiutasse a cambiarmi all’interno del piccolo bagno, dopodiché uscii e mi diressi verso gli altri. Josh stava riordinando le penne ed i taccuini sui quali aveva preso appunti ed il registratore; io mi avvicinai a Dom mettendogli un braccio intorno alla vita e due dita nel passante dei jeans, segno che lui interpretò come: “Proteggimi!”.
Mise un braccio intorno alle mie spalle stringendomi a sé.
 
 
“Sei stata molto fortunata, sei l’unica sopravvissuta a queste aggressioni” disse Josh
“L’unica? Vuoi dire che…”
“Si…tu sei stata la terza vittima e l’unica che sia ancora in vita” rivelò
 

 
“Grazie per l’aiuto Josh” esordì Dom
“Dovere!” sorrise “ovviamente ti tengo aggiornato sugli sviluppi!”
“Ne sarei felice, e staremo più tranquilli noi”
“Dominic, Dominic…saranno dieci anni che non ti vedo!” esclamò
“Voi due vi conoscete?” chiesi incredula
“Andavamo nella stessa scuola. Josh ha due anni più di me, ed inoltre eravamo più o meno vicini di casa” mi strinse
“Devo lasciarvi ora; ma ci rivedremo, promesso!” si congedò
 
 
Recuperate tutte le mie cose, Matt e Chris vennero a farci compagnia durante l’attesa, cercando di spezzare un po’ la tensione.
Mezzora dopo, la porta si aprì facendo entrare il dottor Brown con i risultati. Vedendo che Dom non accennava a mandare fuori né Matt né tantomeno Chris, prese la cartella ed iniziò la sua esposizione.
 
 
“Dunque…tutti i valori sono nella norma. Ha lividi e graffi che guariranno presto. Per quanto riguarda il tipo di violenza subita, le suggerisco di indossare indumenti comodi o possibilmente larghi, ed evitare sforzi eccessivi per qualche giorno. Mi addolora dirvi, però, che per quanto riguarda il bambino, non c’è stato nulla da fare. Lo scontro con il tavolo è stato determinante e fatale…mi dispiace” terminò
 
 
Silenzio, silenzio totale…
Ancora una manciata di secondi ed il medico si dileguò fuori dalla stanza ritornando alle sue visite quotidiane.
 
 
“E questo che cosa significa?” esordì Chris corrugando le sopracciglia
 
 
Dom, semplicemente, esplose.
 
 
“Significa che non ci sarà un altro Howard in casa, perché a volte la vita fa veramente schifo, Chris!!!” urlò uscendo e sbattendo la porta
 
 
10 secondi per assimilare e digerire la gravità della notizia, e Chris diede un pugno al muro urlando un “Maledizione!!!”, prima di seguirlo.
Io sobbalzai leggermente rimanendo in completo e religioso silenzio, Matt sospirò prendendo la mia borsa e si avvicinò facendomi dono dei suoi occhi azzurri e della sua espressione preoccupata mista a dispiacere.
 
 
“Andiamo a casa!” disse con un braccio intorno alle mie spalle
“A casa?” chiesi allarmata
“Si, io e Chris resteremo con voi fino a domani che verranno ad installarvi il sistema di allarme. Entrambi lo abbiamo già in casa, quindi tua sorella e Will staranno bene” sorrise
 
 
Uscendo dal S. Thomas, li trovammo entrambi vicino l’auto che attendevano il nostro arrivo.
Chris poggiato alla portiera e Dom che soffiava aliti di fumo dalla sigaretta che teneva in mano.
Non appena ci vide, la gettò e salì avviando il motore. Salii in auto e non mi degnò nemmeno di uno sguardo, e la cosa mi fece stare male più di quanto già non fossi.
 Iniziai a pensare che forse avevo sbagliato in qualche cosa o atteggiamento; forse ce l’aveva con me per qualche ragione; forse non ero stata abbastanza forte; forse in qualche modo avrei potuto evitare che accadesse…
 
Voltai lo sguardo verso lui, le mani salde sul volante che di tanto in tanto accennavano ad un tamburellare breve; gli occhi fissi sulla strada; la mascella che si serrava ed apriva; i nervi a fior di pelle.
Sulle note in sottofondo di un brano degli Arctic Monkeys, voltai il viso verso il finestrino notando il cielo di Londra addensarsi di nuvole.  
 
Posteggiata l’auto, scendemmo tutti e quattro muti e distanti. Chris aprì la porta premettendo che lui e Matt avevano provveduto a ripulire ogni cosa da ciò che era successo.
Entrai in quel salotto immacolato mentre Matt alle mie spalle lanciava occhiate verso Dom per invogliarlo ad aiutarmi. Lui si avvicinò cauto e piano piano, mi aiutò a salire al piano superiore; superando la camera di William per arrivare in bagno.
Una volta entrati, si premurò di aprire l’acqua della vasca e di togliermi i vestiti che avevo indosso, non battendo minimamente ciglio riguardo le evidenti condizioni in cui il mio corpo si presentava.
Sapevo che in qualche modo stava male, ma tutto quello che arrivava a me, era un muro invalicabile e tanta tanta rabbia.
Nello stesso clima e silenzio di qualche secolo prima, Dom tolse l’orologio ed in ginocchio, prese a lavarmi i capelli con quel suo shampoo che amavo ed odiavo nel medesimo istante, evitando di mandare il sapone negli occhi.
Dopodiché, mi porse l’accappatoio con il quale mi avvolse, prima di concedermi il mio spazio, dirigendosi verso la porta.  
Una frazione di secondo prima che chiudessi l’accappatoio, l’occhio gli cadde sull’enorme livido che avevo sul ventre, lasciandolo interdetto.
 
 
“Dom…” lo chiamai debolmente
“Si?” il ghiaccio
“Quel livido andrà via…” lo rassicurai
“Si…come nostro figlio” disse trafiggendomi il cuore
“Non…” tirai su col naso “non è stata colpa mia!” sussurrai a capo chino
 
 
Sospirò chiudendo gli occhi per un secondo, tornando sui propri passi.
 
 
“Certo che no! Dio mio, vieni qui!” disse allargando le braccia
“Ti prego Dom, non essere arrabbiato con me” dissi contro il suo petto
“Non ce l’ho con te. Ce l’ho con chi ti ha fatto questo!” rispose
 
 
Prese il mio viso fra le mani lasciandomi un bacio lungo ed intenso  con lo scopo di tranquillizzarmi.
 
 
“Hai bisogno di una mano per vestirti?” aggiunse
“No, posso farcela anche da sola, grazie” dissi calma
“Ok. Vado a controllare che Matt ti abbia fatto una camomilla!” esclamò
 
 
Abbassò la maniglia della pota ed uscì per tre quarti, prima di voltarsi un’ultima volta.
La fronte corrugata che preannunciava un’imminente domanda.
 
 
“Perché non gli hai dato quello che volevano?” chiese
“Gli ho detto dov’era la cassaforte, no?” dissi ovvia
“Ma non la combinazione. Perché?” disse temendo la risposta
“…Perché lì dentro ci sono tutti i tuoi ricordi di tuo padre…”
 
 
Annuì leggermente con la testa chiudendosi la porta alle spalle.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto male gli avevo procurato con quelle parole.
Gli avevo praticamente detto di aver difeso l’onore e la vita di suo padre rischiando la mia di vita; e se da un lato era stato qualcosa di stupido e folle per via dell’imprevedibilità delle conseguenze, dall’altro era grato del fatto che non dovesse organizzare un altro funerale.
Guardandomi allo specchio, la visione di quel livido ed i ricordi di ciò che avevo subito, schizzarono nella mia testa e semplicemente iniziai a lacrimare.
Enormi, grosse lacrime cariche di tutti i sentimenti dell’intero universo. Un pianto angoscioso, volto anche a sfogarmi ora che finalmente ero sola. Un pianto da togliere il respiro e tutte le energie.
 
Dall’altro lato della porta, silenzioso come la notte gelida, Dom ascoltava il mio sfogo che ad ogni singhiozzo gli dilaniava l’anima. Riviveva nella mente ogni singola scena che avevo raccontato, soffermandosi sullo stupro ripetuto,  su suo figlio che non sarebbe mai nato né cresciuto,  e su di me che mi ero salvata per un vero miracolo. Pensò a cosa sarebbe accaduto se fosse rimasto in casa o se fosse tornato quel poco tempo prima che la sfortuna avesse iniziato a giocare in casa nostra. Si chiese se fosse stato in grado di evitare tutto ciò. Era troppo anche per la sua mente, e così scivolò a terra, spalle alla porta e la testa indietro contro il muro.
Sapendo quanto mi intristivo nel vedere qualunque essere di sesso maschile che piangeva, figurarsi se si trattava di lui, cercò di farlo in silenzio bagnandosi tutto  il viso e la t-shirt.
 
 
“La camomilla è…”
 
 
Matt si bloccò all’istante, il sorriso che sparì velocemente dalle sue labbra.
Depose le due tazze sul comodino più vicino e si avvicinò a Dom.
Capì la situazione non appena udì i miei singhiozzi ed intuì che il suo migliore amico, in quel momento si sentiva totalmente inerme difronte a tutto. Matt avrebbe voluto possedere la facoltà di poter sistemare le cose con un semplice schiocco delle dita; punire chi aveva osato stravolgere la sua vita e quella degli altri; far sì che non fosse accaduto nulla di grave e che le nostre vite scorressero al limite della complicità ed ilarità che c’era sempre stata.
Non potendo fare altrimenti, si sedette a terra a gambe incrociate; lasciò un bacio fra i capelli di Dom e con un braccio sulle sue spalle, lo lasciò piangere promettendogli che tutto sarebbe andato bene. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: ShanHoward