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Autore: bibersell    08/05/2015    1 recensioni
Carrie Evans e Ian Hall, questi sono i nomi dei due protagonisti di questa classica storia senza pretese e dai toni leggeri.
Lei è la tipica ragazza organizzata, con ogni situazione sotto controllo, e la media del dieci e mezzo in ogni materia.
Ian, ovviamente è il suo opposto: scapestrato, con zero preoccupazioni e mille pensieri per la testa. Col serbatoio della moto sempre pieno e il portafoglio vuoto.
Classici personaggi standard che si incontreranno nel modo più banale possibile: una progetto scolastico!
Ma anche il finale sarà quello standard? Cosa succederà a questo Prom tanto atteso da tutti gli studenti della High School?
Storia semplice e leggera con l'unica pretesa di strapparti una risata tra una litigata e un bacio appassionato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Note di un'autrice fallita..
Mi faccio sempre attendere, scusatemi. Spero che mi perdoniate con questo capitolo più lungo del solito e con qualche momento di tenerezza verso la fine. 
Mie giovani e malcapitate lettrici, siamo al mese di Maggio, la scuola è agli sgoccioli e il tempo da dedicare alla scrittura non è molto. Ma con tutta l'estate davanti avrò modo di farmi perdonare. Spero continuerete a seguire la storia nonostente gli aggiornamenti vadano un pò a rilento.
Un bacio, buona letture e..a sotto!


 
Prom!


Capitolo cinque
Labbra




-Ti piace!- urlò Pen battendo le mani sul letto.

-No che non mi piace. Mi fa infuriare- ribadii per la centesima volta quella sera.
Dopo essere uscita da scuola ero passa per casa per prendere il pigiama e informare i miei che avrei passato la notte a casa della mia migliore amica. Dopo essermi caricata il borsone in spalla ero uscita e mi ero diretta da Pen.
Appena ero entrata la ragazza aveva visto il turbamento che padroneggiava nel mio sguardo. Le avevo raccontato quello che era successo iniziando dalle brillante idea del preside Calton.

-Fino ad ora c’era riuscita solo la matematica a farti arrabbiare, almeno qualcosa di buono questo ragazzo l’ha fatta- sghignazzò Pen seduta a gambe incrociate sul letto.
Stavamo nella stessa posizione una di fronte all’altra con solo la ciotola di popcorn a dividerci.

-Scema- la rimbeccai allungandomi e prendendo la lattina di 7Up poggiata sul parquet color mogano.

-Sarà, ma io dico che infondo infondo questo tipo ti piace. Come hai detto che si chiama?- continuò lei portandosi una manciata di popcorn alla bocca e facendone cadere la metà sul letto.

-Insisti? Se ti ho detto di no è no. E comunque si chiama Ian- le risposi masticando e sputacchiando qualche residuo di popcorn.

-Bel nome e poi suona bene col tuo. Già li vedo gli inviti per il grande giorno- disse lei gesticolando -Ian e Carrie sono lieti di invitarvi al loro matrimonio che si terra nel-

-Duemila e MAI!- la interruppi urlando l’ultima parola.
Sentii le guance riscaldarsi e ci avrei scommesso la mia vita che fossi tutta rossa.

-Tu non me la conti giusta, masochista- disse Pen tra una risata e l’altra.

-Questo film lo vediamo o no?- chiesi cercando di cambiare argomento e spostare la sua attenzione su cose più emozionanti.

-Ovvio che si!- fece un salto giù dal letto e si catapultò alla sua scrivania per prendere il cd e il suo secolare laptop pieno di adesivi vecchi e rovinati.

-Che film hai preso?- dissi pregando che non fosse qualcosa di troppo pauroso. Quella sera non avevo proprio voglia di rimanere sveglia a mangiarmi le unghie piana di paura.

-Saaaaw!- urlò Pen felice come una bambina il giorno di Natale.
E con quello tutte le mie speranze vennero gettate con un solo calcio dritto all’Inferno.


**
Come era prevedibile quella sera non dormii molto nonostante avessi costretto Pen a tenere la luce del bagno accesa. Ogni volta che chiudevo gli occhi mi tornava in mente quella faccia bianca con quelle guance, o meglio missili, pieni di cerchi rossi. Che orrore!

-Non hai una bella cera, cara mia- disse la signora Kingsley, la madre di Pen, mentre mi metteva davanti un piatto piano di pancakes appena fatti.
-Hai fatto un brutto sogno?- continuò la donna.

-Se avessi dormito avrei sicuramente fatto brutti sogni- le risposi sorridendole cordialmente.
La madre di Pen era davvero una brava donna, come il padre del resto. Lei era l’unica figlia che avevano avuto e la trattavano come una principessa e non le negavano nulla.

-Avete di nuovo visto un film dell’orrore?- chiese la donna mentre serviva la colazione anche alla figlia ancora mezza addormentata.

Io annui semplicemente gettandomi a capofitto su quel piatto di pancakes deliziosi.
Rimasi tutta la domenica a casa di Pen, mangiai a casa sua e studiai con lei. La sera tornai a casa mia e mi buttai direttamente sul letto. Prima di addormentarmi controllai la posta elettronica ed entrai su facebook. Nessuna novità. Nessuna nuova richiesta di amicizia. Non potei evitare di notare un senso di delusione crescere in me. Ma del resto credevo davvero che Hall mi aggiungesse su facebook? Che stupida idiozia. Che stupida ragazzina che ero.


**
La mattina di lunedì l’intera scuola era in visibilio, ma non c’era bisogno che chiedessi cosa fosse successo. Quel giorno il preside avrebbe comunicato a tutti la destinazione quel viaggio di istruzione per le classi quell’ultimo anno. Era tradizione della Pacific School comunicare solo tre settimane prima la meta del viaggio. Per questo motivo non tutti i ragazzi partecipavano, non tutti condividevano questa tradizione, ma io avevo partecipato. Alla fine non era importante dove andare, ma con chi andarci. Un posto è bello se visto con persone che ami.
Quello era il mio ultimo anno in quella scuola, non mi sarei persa per nulla al mondo quel viaggio di cinque giorni in un posto non ancora nota, ma non lo sarebbe stato ancora per molto.

I miei pensieri furono interrotti dalla voce del preside Calton che risuonò grazie alle casse in tutto l’istituto.
-Mie cari studenti, come sapete oggi è il tanto atteso giorno. Finalmente scoprirete la destinazione del vostro ultimo viaggio in compagnia dei vostri compagni. Non voglio annoiarvi con inutili chiacchiere quindi vi dirò direttamente che la meta scelta per quest’anno sarà Roma, in Italia. Buona giornata ragazzi-

La scuola era in totale subbuglio. Erano tutti contenti per la scelta di quella città anche se molto distante da dove stavamo noi.
Io speravo di visitare una qualsiasi città italiana e adesso che sapevo che avremmo visitato proprio la capitale non vedevo l’ora di preparare la valigia e di mettermi in viaggio.
Avremmo preso l’aereo e per me era la prima volta. L’emozione era incontenibile. Col sorriso sulle labbra mi avviai in aula per la lezione della prima ora. E, sempre col sorriso che iniziava da un orecchio e finiva all’altro, arrivarono anche le tre di pomeriggio e mi avviai in sala teatro.
Quando aprii la porta trovai, stranamente, qualcuno sul palco. Erano due ragazzi. Si stavano baciando.
Da lontano non li riconobbi ma le fattezze delle spalle di lui e l’abbigliamento di lei mi sembravano fin troppo familiari. Mi avvicinai e con mia grande delusione capii.
Erano Dustin e Daphne quelli che stavano tranquillamente amoreggiando sul palco del teatro.
Un conato di vomito percorse il mio esofago e mi arrivò alle labbra. Era disgustata da quella scena, non potevo credere che quello sul palco era il ragazzo del quale ero innamorata. Non poteva essere lui. Non poteva stare davvero con una superficiale come Daphne, lui meritava di più. Molto di più.
Mi resi conto di stare piangendo solo quando una lacrima salata bagnò le mie labbra. Labbra. Le mie dovevano essere lagnate da lacrime di delusione di una stupida ragazzina innamorata mentre quelle del mio Dustin dovevano baciare quelle appiccicose e piene di lucidalabbra di Daphne.
Ma lui, Dustin, non era mai stato realmente mio e non avevo nessuno diritto di fare certi pensieri. Eppure soffrivo. Ci stavo male. Ero delusa, disgustata.

Mi resi conto di essere scappata a gambe levata da quella scena solo quando sentii sbattere la porta alle mie spalle. Corsi disperatamente con gli occhi pieni di lacrime per i corridoi della scuola senza sapere nemmeno io dove fossi diretta. Corsi senza una meta e non capivo nemmeno quello che stesse succedendo intorno a me finché non sentii una mano stringermi il polso e arrestare la mia corsa furiosa.

-Carrie, ma non mi sentivi? Ti sto rincorrendo dall’inizio del corridoio- parlò una voce maschile che non riconobbi. Non alzai nemmeno gli occhi per sapere da chi provenisse. Non mi interessava.

-Carrie? Tutto bene?- parlò di nuovo. La sua voce era grossa ma rassicurante. Non mi era del tutto sconosciuta ma non capivo a chi appartenesse.

-Vieni, sediamoci- continuò lui senza darmi nemmeno il tempo di alzare lo sguardo. Mi prese la mano e mi trascinò vicino alla parete aiutandomi a sedermi per terra.

I corridoi erano deserti, si sentiva soltanto il rumore del mio pianto. Alzai lo sguardo e rivolsi la mia attenzione a lui. Appena vidi due occhi marroni grande e pieni di preoccupazione e lunghi capelli scuri legati in una coda non ci pensai due volte a catapultarmi tra le braccia di Ian. Più tardi avrei dato la colpa allo stato di shock ma in quel momento non mi importava molto.
Piansi sulla sua spalla e mi strinsi al suo petto attorcigliando le mie braccia attorno al suo busto. Lui si irrigidì immediatamente farfugliando qualcosa di incomprensibile per me, per poi sciogliersi e rilassare i suoi muscoli. Solo quando alzai la testa che fino ad allora era rimasta seppellita nella sua spalla, Ian mi strinse a sé circondandomi con le sue possenti braccia.
Non so con precisione per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, ma so che lui mi lascio solo quando smisi di piangere e mi calmai totalmente.
Mi staccai dal suo corpo caldo e appoggiai la schiena contro il muro rimanendo però col volto rivolto verso il suo.

-Sei carina in versione panda- disse sorridendomi dolcemente e quella sua uscita, invece di offendermi, mi fece sorridere a mia volta.
Gli fui grata per non avermi chiesto cosa fosse successo, non me la sentivo di fare la figura della stupida confessandogli di aver visto il ragazzo per cui ho una cotta baciare la più figa della Pacific.

-Tu invece sei stronzo anche in versione orso abbraccia tutti- ribadii sarcasticamente senza volerlo offendere veramente.

-Touché- rispose pulendosi le mani sui pantaloni e alzandosi da terra.

-Ma no, mi piaceva questo botta e risposta- mi lamentai come una bambina di cinque anni.

-Dai alzati che ti offro una coca- disse porgendomi la mano. L’afferrai e mi feci tirare su.

-SII!- esultai da brava bimba mentre ci incamminavamo verso il distributore automatico con un sorriso sincero che si allargava sempre di più sul mio viso. E tutto grazie a lui. Ad Hall. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio lui quello capace di farmi dimenticare tutta la delusione con delle semplici parole.

E Ian fu di parola. Prese una lattina di CocaCola per me e una Sprite per lui. Scherzammo tra un sorso e l’altro mentre ci avviavamo all’ingresso della scuola dove ci separammo.

-Grazie Ian- dissi facendomi seria e guardandolo negli occhi.

-E per cosa, scusa?- chiese realmente stupito. O forse era un eccellente attore per non capire a cosa mi stessi riferendo.

-Per la bibita- dissi mostrandogli la lattina ormai vuota.

-E per tutto il resto- continuai senza specificare a cosa mi riferissi.

-Non preoccuparti, non vado mica in banca rotta se ti offro una Coca- disse sorridente eludendo il resto della mia frase.

-Ci vediamo domani- lo salutai percependo dell’imbarazzo calare su di noi.

-Certo. Ciao Carrie-

Era sempre bello sentirgli pronunciare il mio nome.

Tornai a casa felice e spensierata pensando soltanto a due occhi marroni e lunghi capelli e non alle labbra di Dustin incollate a quelle imbrattate di lucidalabbra di Daphne.
Quella sera sulla scrivania altre al cellulare a ai libri posai anche la lattina vuota. L’avrei conservata come ricordo di quel pomeriggio.


...Continuo delle note di un'autrice fallita
Ed eccoci arrivati anche alla fine di quest'altro capitolo. Come sempre spero che vi sia piaciuto e che mi lasciate un piccolo pensiero. Almeno per farmi sapere che ci siete, che leggete la storia. Insomma che ci sia qualcuno e che non stia scrivendo all'aria. 
Ogni vostro minimo parere mi rende felice. 
Ci tengo a ringraziere quelle poche ragazze che mi hanno lascaito delle bellissime recensione e tutte le lettrici silenziose che hanno messo la storia tra le seguite, le preferice e le ricordate.
Non ho null'altro da dirvi.
Buona serata e alla prossime mie lettrici.
-B

 
  
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