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Autore: HeavenIsInYourEyes    08/05/2015    4 recensioni
Ci sono scene in cui si ributterebbe per riviverle in ogni minimo dettaglio, senza spostare neppure una virgola; altre vorrebbe cancellarle, modificarle, rispondere "Ma" anziché "Beh", dire "Sì" invece di "No".
Mitsui continua a chiedersi cosa sarebbe successo se non avesse abbandonato il basket, se, se… Ne è talmente schiacciato da sentire l’aria mancare e più ci pensa, meno riesce a trovare una via d’uscita.
Ed è così che si sente anche quando apre la porta della palestra; poco, è solo uno spiraglio ma gli basta per sentire la testa girare, il cuore pulsare e tutto il resto farsi effimero.
Il suo "se" più grande se ne sta lì, trasportata dalla musica e leggera come l’aria.
Shibahime è… Da dove può cominciare per descriverla?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hisashi Mitsui, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 6

19 maggio. Mattina.
Mitsui lascia oltre la porta di casa un secco «Vedi di non piantare grane!», che sua madre gli ripete da quando i capelli gli sono cresciuti e il resto è andato un po’ a puttane.
Poco importa che non risponda più male e passi i pomeriggi liberi sui libri –rileggendo venti volte le stesse cose perché proprio non gli entrano in testa-: lui, per loro, resterà sempre il ragazzo che ha buttato all’aria un futuro promettente solo perché troppo orgoglioso per lasciarsi aiutare.
Si passa una mano fra i capelli, gli fa uno strano effetto sentirli così corti. E gli fa anche strano riavere i denti davanti, se per questo--
«Mitsui-kun, stai andando alla partita?»

 

Mo Chùisle

Capitolo 6
But don't look back in anger, I heard you say

“Karen: Ho ricevuto il tuo messaggio.
Lip: Quello in cui ti dicevo di andare a farti fottere?
Karen: … E’ stato bello sentire la tua voce.”

                                                                                                          -Where There's a Will [3.08], Shameless-

Quel mercoledì si tinge di scuro.
E pensare che era stata una così bella giornata, fino a pochi minuti prima.
Davanti a Mitsui si staglia una snella ragazza che indossa la divisa regolare della sua scuola e un sospiro di sollievo gli sfugge, liberatorio. Per un istante ha temuto che qualche ex fosse venuta a reclamare soldi, tempo, amore e un sacco di cazzate che lui chissà dove ha smarrito, ma non ha nessuna ex allo Shohoku, quindi… Ah!, beh, merda…
Una c’è. Più o meno.
Però questa specie di betulla che gli galleggia intorno non ha lunghi e ricci capelli rossi, non ha grandi occhi da cerbiatto e non è alta quanto un bonsai.
Gli si affianca e Mitsui capisce che non ha molto tempo per pensare a come si chiami o cosa voglia da lui, di prima mattina, proprio nel giorno del suo trionfale ritorno al mondo del basket.
«Allora?»
«Ahm, già…» Ma dove cazzo l’ho vista questa?!
La ragazza si incammina e lui, seppure con scetticismo, le è subito dietro. Ha lunghi capelli castani che le carezzano la vita, legati con un fiocco nero a pois blu che ben si intona a quel paio di occhi che lo hanno frastornato per una manciata di secondi.
La segue in silenzio, grattandosi la nuca mentre fa sfilare le tessere mentali su cui ha annotato nomi e cognomi delle ragazze con cui è stato nei suoi anni bui.
Zero, vuoto, nada de nada, tabula rasa…
La ragazza sembra cogliere i suoi pensieri, perché con invidiabile placidità dice «Tranquillizzati, non sono una tua ex.» e lui vorrebbe solo sprofondare.
Per poco la mascella non gli rotola per terra «Questo lo so! Ho ben altri gusti, io.»
«Già, a te piacciono le rosse…» Cosa?! «Allora, contro chi giocherete questa mattina?» gli trotterella al fianco con invidiabile placidità, decide però di non dissuaderla dal camminare con lui, teme di ritrovarsi appeso per le palle in qualche viuzza sperduta.
E poi chi lo sente il Gorilla, se arrivasse in ritardo? E anche la sua vita sessuale avrebbe di che lamentarsi…
Ancora sconvolto da quanto appena udito, cammina come un automa e per un attimo è tentato di tornare indietro e farsi rimproverare da sua madre per tutti quei casini che ancora non ha combinato; così, tanto per sfuggire a questa squinternata.
«Il Miuradai…»
«Oh, sei agitato?»
«Veramente--»
«Non dovresti esserlo.»

Ma non lo sono, infatti!, «E sentiamo… Perché non dovrei?»
Lei lo guarda con sufficienza, la cartella sfrega sulla gonna a pieghe «Perché la loro squadra di ginnastica fa schifo, quella di basket non può essere messa tanto meglio.» snocciola con serietà, facendo calare un silenzio che Mitsui vorrebbe rompere a suon di testate contro il primo palo.

Ma questa pazza da dove cazzo è uscita?!,
questo pensiero continua a martellargli in testa per l’intero tragitto e l’idea di chiederle come si chiami o da quale pianeta sia atterrata non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello.
«Tu non hai idea di chi io sia, vero?»
«No davvero.»
La ragazza rotea gli occhi blu «Nanaka Itou, capitano della squadra di ginnastica ritmica. Siamo in classe insieme, se non te ne fossi accorto tra un pisolino e l’altro.»
Mitsui stringe le mani intorno al borsone, indeciso se mozzarle la testa o le gambe, così che possa soffrire in eterno.
«Cosa--»
«Tranquillo, ti perdono» Mh, beh, che misericordiosa… «Ma solo perché sei prosopagnosico

Cosa sarei?!
«… Mi sta scoppiando la testa.» confessa affranto, il capo pesante che gli cade in avanti mentre il accelera il passo.
«Le prime conversazioni colte fanno sempre quest’effetto.» gli dà una pacca sulla spalla, lo compatisce come se fosse un povero cretino. O Hanamichi Sakuragi.
«Hai per caso intenzione di accompagnarmi ancora per molto?»
«Ehi, non è colpa mia se la scuola è in questa direzione.» cinguetta con un sorriso furbetto, facendogli salire brividi e bile.
Hisashi si crogiola nel silenzio che segue questo scambio di inutili convenevoli. Sente che forse, almeno per educazione, dovrebbe presentarsi ma ha il sentore che quella lo conosca più di quanto lui conosca sé stesso.
C’è però un tarlo che lo pizzica, in mezzo alla confusione generale che regna nell’androne di quella villa con piscina che è la sua mente: squadra di ginnastica? Possibile che sia amica della Sendoh? Non che gliene freghi qualcosa, ovvio, però la curiosità lo sta divorando…
«Hai detto che fai parte del club di ginnastica?»
«Aha… C’è anche Shibahime, visto che ti interessa saperlo.»
«Ma io non ti ho chiesto nulla!»
Se Mitsui fosse un oggetto, in quel preciso istante sarebbe una bomba pronta ad esplodere. Anzi, no, sarebbe il fungo atomico che segue la detonazione della bomba. Peccato non sia radioattivo, così da lasciar stramazzare al suolo quella rompicoglioni della Itou.
La ragazza arcua un sopracciglio «Vuoi farmi credere che non ti interessa?»
«No che non me ne frega! Perché dovrebbe?!»
«Oh, così… Pensavo.»
«Pensavi male!»
«Pensavo male, certo…» ghigna, la stronza «E’ per questo che sei rosso come un peperone?»
«No, è solo un principio di detonazione» il passo si fa più pesante «Sai cosa me ne frega di quella.» rimugina serio, spazzando via il mucchio di ricordi che poppano nella sua mente come funghi.
Solo perché ha ripreso in mano la sua vita, non significa che voglia renderla partecipe.
Shibahime è stata una bella parentesi dei suoi giorni felici ma è stata lei a decidere di tagliarsene fuori proprio quando aveva più bisogno di aiuto.
Diceva che conciato in quel modo, la spaventava… Come se nemmeno lui si facesse paura!
Nemmeno si immagina il casino che gli ha lasciato dietro, questo però sembra pensarlo solo lui.
«Quella… Pensavo che ti importasse qualcosa della tua ex.»
«E’ una ex, sai cosa me ne frega di una ex--» Mitsui si ferma «Come—Che?!» come Diavolo fa quella squinternata a sapere che lui e Shibahime sono stati legati sentimentalmente?
E pensare che avevano nascosto bene la cosa…
Nanaka lo guarda oltre la spalla «Siamo amiche, credevi che non mi avesse mai parlato di te?»
Quelle parole fanno scattare i suoi neuroni appisolati.

Aspetta, momento, aspetta aspetta aspetta!
«Ma tu sei quella Nanaka Itou!» l’indice ondeggia su e giù, Nana lo fissa con le sopracciglia arcuate e l’aria di chi vuole chiamare la neuro «Quella di cui Shiba mi parlava sempre! La stronza che la teneva agli allenamenti fino a tardi!»
«La stronza?»
«Ma sì, ogni volte che le chiedevo di uscire diceva sempre: Nanaka vuole che resti ad allenarmi un po’ di più!» la imita con voce stridula.
«Quella è Shiba o un maiale agonizzante?»
«Shiba, ovvio.»
«Ah, pensavo un maiale agonizzante…»
«Sai quante litigate ci siamo fatti per colpa tua? Ti ho soprannominata l’Arpia
«Quanta maturità» freccia caustica  «Quindi litigavate per colpa mia, certo.»
«Ah, beh… Mh.» beh, forse la colpa era pure un po’ sua, ora che ci pensa…
«Non hai mai pensato che, magari, non voleva passare il tempo con te?» butta lì noncurante, guardandolo di sottecchi.
«E perché mai?!» Mitsui riprende a camminare di malavoglia; quel discorso gli brucia lo stomaco e il cervello.
«Perché negli ultimi due anni non sei stato esattamente un fidanzato modello.» analizza spiccia, rifilandogli un sorrisetto dolciastro.
Mitsui vorrebbe triturarla e gettare i brandelli del suo corpo nel primo cassonetto che trova. Quella Itou è capace di farlo sentire enormemente in colpa senza neppure recriminargli nulla.
Non lo guarda come se fosse un poveraccio che ha gettato la propria vita all’aria e ora torna con la coda tra le gambe, non lo tratta come un appestato. Non c’è pietà nei suoi sorrisi né disprezzo nei suoi sguardi, si comporta da semplice spettatrice che cerca di capire cosa diamine stia accadendo.
Peccato che Mitsui si senta un attore orribile costretto ad improvvisare.
«Nh.» grugnisce il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli.
«Hai già parlato con lei?»
«No.»
«E cosa aspetti a farlo?»
«Non aspetto nulla! Non me ne frega niente, non--»
«E’ per questo che la ignori?»
Vorrebbe dirle che la ignora semplicemente perché Shiba è la prima ad ignorarlo, che la scottatura per essere stato lasciato su di una spiaggia gli brucia ancora, perché ha paura di rivedere nei suoi occhi quel terrore che piano piano l’ha portata via da lui.
«Lei ignora me.» si limita a dire.
«Lei ha i suoi buoni motivi, ma tu?»
Anche lui ha i suoi buoni motivi, che crede?! Che lì l’unica ad aver sofferto sia la Sendoh? Perché nessuno si ferma a chiedersi perché mai le cose siano andate così, che forse non è stato solo lui a rovinare quel che di bello avevano?
Si sente soffocare da tutto ciò che di buono ha fatto per lei, che è stato polverizzato nel momento in cui ha deciso di intraprendere una vita in cui non voleva coinvolgerla.
Sembra essersene dimenticata mentre in lui sono ancora vividi i ricordi delle cose buone e belle che si sono dati senza riserve.
«Non saprei cosa dirle.»
«Le cose verranno da sé. Prima o poi vi dovrete affrontare» gli dà una pacca sulla spalla e svolta l’angolo «Beh, io vado di qua. In bocca al lupo per la partita.»
«Voi non fate le gare?»
«Iniziamo settimana prossima» sventola la mano «Au revoir!»
Mitsui se ne resta impalato all’entrata della metropolitana, fissando la sua schiena stretta. È stata una chiacchierata inutile, di quelle che dimenticherà nell’arco di uno sbadiglio.
Però qualcosina resta sempre, un dettaglio, una parola…

Nanaka si volta «Coraggio, è appena cominciato il secondo tempo.»

… La completa sensazione di dover ancora aggiustare un mucchio di roba, quella non se la scorderà facilmente.


Hanamichi sta facendo un casino infernale, continua a ripetere che senza di lui le sorti della partita sono segnate, che il suo incommensurabile genio li porterà alla vittoria e stronzate talmente abissali da spingerlo a disconnettere il cervello.
Agaki, sotto canestro, se potesse se lo mangerebbe.
«Ehi, Baciapiselli?» lo chiama con quel suo sorriso scemo «Ti sei svegliato senza dentiera, questa mattina?»
«No deficiente, ho appena scoperto di essere prosopagnosico.»
«Ugh! Spero non sia contagioso!» sbrodola Hanamichi, pulendosi il braccio.
«La tua idiozia è contagiosa.»
«Cosa hai detto, Rukawa?!»
«State per caso litigando, ragazzi?»
«No, allenatore, noi ci vogliamo bene!» Miyagi sventola le mani, fulminando il genio ora impegnato a mandare maledizioni fra i denti all’impassibile Kaede, spalmato sulla panchina.
«Ohohoh, bravi ragazzi.»
«Maledetta porchetta!»
Miyagi stacca la testa a Sakuragi –o almeno ci prova-; Rukawa sbuffa; Hanamichi delira.
Mitsui vorrebbe solo sapere che cazzo è la prosopoagnosia.

 

 

Akira scopre come sia fatto Hisashi Mitsui solo quando il poderoso vocione di Uozumi si leva alto fra gli spalti, con quel «Ma quello è Hisashi Mitsui delle medie Takeishi!» a metà strada fra un ruggito e un verso alla King Kong.
Shiba non è mai stata molto dettagliata nelle sue descrizioni, limitandosi ad un vago
«Ha dei bei capelli, begli occhi, è bello tutto!», che lo rendevano sempre meno immaginabile.
Vane sono state le richieste di Madoka affinché lo portasse a casa, vani sono stati i tentativi di pedinamento di suo padre -che probabilmente stava attraversando la fase Mia figlia è mia-.
Akira non le ha mai chiesto di presentarglielo, la gelosia era troppa.
Era lei che si perdeva in entusiaste descrizioni su come fosse un giocatore eccellente, che aveva addirittura un suo fan club con stuoli di ragazzine adoranti, e che
«E' bello come la fila di lanterne che invadono il fiume durante l'Obon», una descrizione che l’ha sempre fatto ridere ma per Shiba quelle lanterne sono sempre uno spettacolo mozzafiato.
Sa solo che era un vero e proprio cecchino nei tiri da tre punti, che il titolo di Mvp se l’era guadagnato ma ciò non era granché servito a donargli una forma.
Restava un punto di domanda con in mano una sfera arancione.
Solo ora tutti i contorni sbiaditi assumono connotazioni graduali e più vivide e Akira giunge ad una lacerante conclusione: non è come se lo era immaginato.
Alla sagoma di Leonardo Di Caprio che va a canestro va sostituendosi quella di un comune diciassettenne che tira la palla dalla linea dei tre punti senza fermarsi a pensare, in uno quei tipici gesti da fiato sospeso e con un’eleganza invidiabile che Shiba ha sempre decantato.

«C’è elettricità nell’aria quando tira.» è stato il suo commento quando le ha chiesto cosa ci trovasse di così stratosferico nel suo modo di giocare; proprio lei, che nonostante gli anni trascorsi con lui sul campetto da basket, ancora non sa distinguere un Alley Hoop da un Tap-in.
E Akira la può sentire, l’elettricità, è palpabile.
Si perde nel chiacchiericcio concitato dei compagni di squadra e nel compulsivo «Devo prendere appunti!» di Hikoichi.
Koshino si stacca dalla balaustra e getta la testa all’indietro «Quindi nello Shohoku c’è quel bestione di Akagi.»
«Già…»
«E quella scheggia di Miyagi.»
«Eh…»
«E Rukawa, che è una specie di te solo meno bravo.»
«Ah, una specie di me, sì.»
«E Mitsui, che è un ex Mvp.»

E un ex di mia sorella.
«E Sakuragi! Non dimentichiamoci di Sakuragi!» scatta su Hikoichi, balzando sul posto come una molla.
Uozumi lo cheta con un imbufalito «Quell’idiota è il male minore!» e il ragazzino torna a sbrodolare su come debba prendere appunti, altrimenti rischiano di cadere nel baratro.
Koshino si scompiglia i capelli a scodella.
«Direi che è un bel casino.»
Akira sorride appena.
«… Puoi dirlo forte.»
Koshino non avrebbe potuto trovare parole migliori.

 

 

Shiba addenta un polipetto di carne, lo mangia con lentezza per cercare di non rimettere.
Ha saltato troppi pranzi, il suo stomaco si è abituato a non ricevere cibo fino a che non rincasa a sera tardi.
Se mangia, o almeno ci prova, è solo perché Nanaka fissa ogni suo gesto, accertandosi che mandi giù e che non sputi una volta datele le spalle. Le ricorda le signora che c’era all’orfanotrofio, quella che controllava per vedere se rifaceva il letto o se finiva tutti i broccoli e le carote. Se ne stava sull’uscio con le mani grassocce sui fianchi, scrutava ogni angolo con i suoi occhietti piccoli e sottili come quelli di un falco e bacchettava le mani dei bambini che non ubbidivano.
Alcuni segni rosati sono ancora rimasti sulle mani sottili, ricorda che Mitsui gliele baciava quando non riusciva ad addormentarsi perché accerchiata da incubi.
Ha smesso quando le risse sono diventate la sua priorità.
«Certo che si sente la sua mancanza...» la voce di Nanaka scioglie i suoi ricordi; fissa il banco vuoto di Mitsui «Quel russare di sottofondo cominciava a piacermi.»
«Mi fai passare l’appetito.»
«Esagerata…» storce il naso «Dovresti cominciare a parlargli. Non so se l’hai notato, ma è piuttosto diverso dal teppista che bestemmiava in classe.»
Shiba reprime a fatica un sorrisetto, memore delle urla dei professori di fronte alle colorite espressioni che Hisashi era solito usare quando non capiva niente.
Sente però che tutto non può sistemarsi così facilmente.
Le cose belle continuano a sfumare nel ricordo di tutto ciò che di brutto c’è stato tra loro. Le notti passate a piangere per gli insulti ricevuti ingiustamente, il suo trattarla con rabbia quando provava ad aiutarlo col suo ginocchio malandato… La costante sensazione di essere tornata ad essere il vestito in vetrina che tutti vogliono ma poi nessuno compra per una serie di motivi che la fanno sentire sbagliata.
Gli anni passati con Hisashi, quelli bui, non sono poi così diversi dagli anni trascorsi al Sacro Cuore.
«Non mi va.»
«Non ti va?»
«Non mi va di parlare con qualcuno a cui non ho nulla da dire.»
«Di cose da dire ce ne sarebbero, invece.» seguita Nana con voce punzecchiante, di quelle che stimolano il suo inascoltato senso di colpa a guaire.
«Tipo?»
Nanaka giocherella con le bacchette «Mah, puoi sempre chiedergli come vanno gli allenamenti, se il ginocchio gli fa ancora male, se i suoi lo trattano ancora come un rifiuto umano, se imparerà mai che Lenin e Stalin sono due persone diverse» la sua voce si fa più bassa quando Tomoko si annuncia con una risata sguaiata, accompagnata dalle sue fedeli servette «Sei tu la sua ex, mica io.»
«Non abbiamo mai parlato di storia.»
«Questo perché siete due capre.»
«Ehi!»
«Quello che intendo è: vai avanti.» Shiba vorrebbe ribattere ma lo sguardo di Nana è talmente duro da farle ingoiare qualsiasi protesta.
Sposta i polipetti e si concentra sul riso con verdure che nemmeno sa nominare, mangiandone pochi chicchi alla volta «Magari neanche lui vuole andare avanti.»
«Oh andiamo, hai visto anche tu quanto si stia dando da fare per--»
«Con me, lui non vuole andare avanti con me» infila le bacchette nel bento, Nanaka la guarda con severità «Si è ripreso il suo adorato basket, sai che gliene frega del resto?»
«E il resto saresti tu?»
«Tutto! Tutto ciò che c’è intorno! Sai che me ne frega se ci sono anche io, là dentro.» spinge via il bento, l’appetito le è passato. Lo stomaco gorgoglia ma forse è solo la rabbia a farlo ribaltare.
Da quando i suoi genitori l’hanno abbandonata, Shiba è sempre stata abituata ad essere messa da parte, relegata a quel secondo posto che a volte la fa sentire un’inetta.
In casa è Akira il prediletto, lei è solo la nuova arrivata che ancora non ha imparato a comportarsi come Madoka vorrebbe. Quella che va a sbattere contro i mobili e le porte, che impreca ad alta voce quando le cose non vanno e che finge di dover studiare pur di non dover trascorrere dieci minuti in più coi parenti serpenti.
Nel club di ginnastica è Nanaka la stella brillante che da orgoglio alla squadra, lei è il braccio destro che si guadagna il podio per il rotto della cuffia. Che si dimentica i passi, sviene come una persa cotta negli spogliatoi e ha una dieta talmente altalenante da far sentire la coach sulle montagne russe.
Per e con Mitsui, è sempre stata messa dopo il basket e dopo ancora, erano le risse ad avere la sua completa attenzione. E la bira, e le uscite con i nuovi amici, quelli che la guardavano con un ghigno talmente sbilenco da farle salire i brividi, e le chiamate mai fatte e i weekend fatti di silenzi.
Non vuole risentirsi così, data per scontata.
La campanella suona, c’è un fuggi fuggi generale che le distrae dalla loro conversazione. Nana sposta il bento e il suo sospiro pesante è uno schiaffo in pieno volto.
«Io credo che lui si sia davvero pentito per tutto quello che ha fatto. E in quel tutto ci sei dentro anche tu» Shiba corruga la fronte, Nana sbuffa «Non dico che devi tornare ad essere la sua fidanzata ma almeno non guardarlo come fai tu sarebbe qualcosa.»
«Io non lo guardo in nessunissimo modo!»
«Oh, sì che lo fai…» le punta l’indice sulle pieghe della fronte «Lo guardi come gli altri guardano te: come l’orfana che non farà mai nulla di buono nella vita. E tu odi quando fanno così.»
Già, odia quegli sguardi.
Ma odia anche lui.
E odia Nanaka perché, nonostante tutto, ha sempre ragione.

 
Lo Shohoku batte il Miuradai per 114 a 51.
Mitsui per tutto questo tempo si è convinto che il boato del pubblico, il tifo dei compagni, i brividi nel vedere i punti aumentare sul tabellone grazie a suoi tiri da tre punti non gli sarebbero mancati. 
Sono superflui, attimi che scaldano per una manciata di secondi e di cui ci si dimentica una volta messo piede fuori dal palazzetto.
Si sbagliava.

 

 

Ci sono due date segnate in rosso sul calendario di Shiba: il 26 maggio, il giorno in cui iniziano le gare di ginnastica e il 23 maggio, quando tornano i suoi genitori.
Non sa dirsi per cosa sia più preoccupata.
Quando è a scuola pensa che dovrebbe pulire il soggiorno, togliere le erbacce dal giardino, stendere la biancheria e fare la spesa.
Quando è a casa, ripensa ai secondi che devono trascorrere prima di fare la rovesciata, a quanti passi sulle punte deve compiere prima di fare una capriola e recuperare il nastro, a quanti giri devono fare le clavette onde evitare che le finiscano sui piedi.
Ha troppo da fare e troppo poco tempo.
Passa gli ultimi giorni a casa, va a scuola solo per le due ore del club. Nana non è d’accordo che perda così tante ore ma è troppo concentrata sulle qualificazioni per darsi pena per lei.
L’aspirapolvere copre il macello che Elwood e Jake stanno combinando in un supermercato, alla televisione. Se Madoka fosse lì le direbbe qualcosa come
«Ancora con questo film?» ma per fortuna la sua voce un po' stridula è solo un vago ricordo capace di strimpellare le corde tese del suo intero essere. 
Incredibile come anche a mille miglia di distanza riesca a farla innervosire.

Akira rientra e le sorride in quella sua splendida maniera da capogiro, lasciando le scarpe della divisa all’ingresso.
Non le chiede di abbassare la musica né di lucidare meglio le vetrate del soggiorno; le mancherà questa libertà. Le dice solo che porterà fuori la spesa, che cucinerà del riso e che mamma e papà torneranno tra poco.
«Non vedo l’ora!» le dice sincero, svanendo sulle scale che portano di sopra.
Shiba pensa solamente che le mancherà non poter dormire più con lui.

 


Prosopagnosia: l’incapacità dei soggetti che ne sono colpiti di saper distinguere i volti delle persone.

L’Obon: La festa delle lanterne è un’antica celebrazione Buddista in onore dei defunti. Si celebra tra il 13 e il 16 agosto.

Alley Hoop: santa Wikipedia ci insegna che un giocatore effettua un passaggio alto, normalmente non teso, verso il ferro (senza tirare), mentre un compagno salta, afferra la palla al volo e la schiaccia o appoggia a canestro.

Tap-in: Se un giocatore salta a rimbalzo e, mentre è ancora in aria, corregge la palla a canestro, si parla di tap-in. Questa azione può essere fatta apposta per fare un passaggio e tiro o un assist (sia lodata sempre santa Wikipedia)

Elwood e Jake: I fratelli Blues, protagonisti del film I Blues brothers. Ah, la bellezza 

 


Sono in ritardo.
Sì, lo so, sono le mie solite due settimane accademiche ma vedendo la lunghezza e la poca corposità del capitolo avrei potuto pubblicarlo giorni fa. Mi vergogno anche un po’ a pubblicarlo dato che non accade praticamente nulla di eclatante ma è un capitolo di transizione in cui ho cercato di spiegare un po’ di cose e ammetto che mi serviva come trampolino di lancio per quelle che sono le varie sotto trame tra i personaggi. Per farmi perdonare, cercherò di pubblicare il prossimo in tempi decenti e di renderlo il meno noioso possibile!
Poi… Non sono solita
complimentarmi per i capitoli che pubblico, mi sembra inutile e stupido anche perché il giudizio finale spetta ai lettori, però questa volta voglio concedermi un minuscolo sfogo: ADORO LE SCENE TRA HISASHI E NANAKA. Punto. Non ce n’è, mi piace l’alchimia che ho creato per questi due beoti, è un tripudio di idiozia. Non lo so, si prestano a fare i cretini quando si trovano così vicini
Per concludere, ringrazio infinitamente Ace_DP e LuMiK per le recensioni al capitolo precedente -you made my day, sappiatelo- e i lettori silenziosi, grazie grazie grazie

Alla prossima!
HeavenIsInYourEyes

   
 
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