That's okay baby, there'll be worse things.

Erano gironi che si sentiva vulnerabile, stanca. Erano giorni che cercava di tenere insieme ogni pensiero, di non far trapelare emozioni.
Non far vedere loro che soffri o che pensi troppo, fa solo veder loro che nulla può ghermirti.
Ma Hermione non ne poteva più. Era arrivata al punto da non sopportare se stessa, da non sopportare il suo continuo voler raggiungere la perfezione, il suo continuo bilico fra ciò che mostrava agli altri d’essere e ciò che era davvero.
Così salì al penultimo piano del castello. Lì aveva trovato da tempo una stanzetta non usata da nessuno e prima vecchia aula, che era il luogo perfetto per restare un po’ da sola.
Arrivata nella stanza, si sedette per terra su un rosso e polveroso tappeto persiano dall’aria antica, e poggiò la testa sul muro di pietra.
Improvvisamente sentì un rumore, uno scricchiolio, e prima ancora che potesse sollevarsi e controllare cosa fosse, Harry entrò nella stanza.
-Che…Che ci vieni a fare qui? –Chiese lui, fra l’incuriosito e il confuso.
-Mi piace questo posto. Perché mi hai seguita? – Rispose semplicemente Hermione, torturando e rigirandosi fra le mani una ciocca di capelli.
-Smettila di prendermi in giro, ‘Mione. Sono giorni che sei strana. – Harry, inginocchiato accanto a lei, le prese la mano.
-Sono solo stanca, e ho un po’ di tristezza addosso. Non è legata a nulla, sono io il problema. – Continuò lei, ritraendo la mano e abbassando il viso.
-Lasciami provare ad essere la soluzione. – Sorrise appena Harry, e si sedette accanto a lei.
-Mi dispiace, Harry. Tu hai delle preoccupazioni serie per la testa, come Tu-Sai-Chi e il resto…E io…Io ho il coraggio di lamentarmi delle mie pene. Scusa.- Disse lei, tutto d’un fiato.
-Oh, ma non dire sciocchezze. – Lui sorrise. -Sol omnibus lucet. –
-Che? – Sorrise anche lei questa volta.
-Il sole splende per tutti, è latino. – Lui doveva essere piuttosto soddisfatto di sé stesso.
-Oh, e da quando ti metti a declamare il latino? – Rise lei, guardandolo e incrociando le braccia al petto.
-L’ho letta da qualche parte, non ricordo dove però. – Harry sorrise furbo. – Dovresti apprezzare i miei tentativi di consolarti, sai? –
-Li apprezzo. – Lei fece un sorrisino appena accennato.
-E allora non criticare le mie frasi latine. – Harry rise e si avvicinò. –Se sei ancora triste ho un piano B.-
-Ah si? E sarebbe? – Lei era incuriosita, e lo guardava radiosa.
-Farti il solletico fino a quando non chiederai pietà. – Disse lui guardandola, con la solita espressione spensierata e furba in viso.
-Non lo soffro. – Ribatté lei, palesemente divertita.
-Oh Merlino, sei la persona più difficile del mondo. – Sbuffò lui, guardandola storto di proposito.
Hermione rise.
-Non sai –Parlò Harry stendendosi sul tappeto – Quante ragazze sverrebbero all’idea di ascoltare Harry Potter declamare in latino e inoltre farsi fare il solletico dal sottoscritto. –
Hermione rise ancora più forte: - Sei il più grande idiota che conosca. –
-Bene mi sa che dovrò andare in cerca di una di quelle ragazze dato che qui non sono il benvenuto. – Sbuffò lui, per poi ridere appena facendo il finto offeso.
-Sei riuscito a farmi stare meglio. – Gli disse lei, sorridendo.
Harry si rialzò: -Ne sono felice, perché non ero pronto a sfoderare un’altra frase latina, sarebbe costata troppe energie. – Ammise lui sorridendo.