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Autore: kuma_g    09/05/2015    2 recensioni
Tarik e' un principe troppo bravo e bello per trovare interesse in qualcosa o in qualcuno. Un giorno conquistato un villaggio incontra un ragazzino. Sarà lui la cura per la sua noia?
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Contesto generale/vago
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Da quella sera il principe non la importunò più. A sera si limitava a portarla nella sua tenda, prepararle un cantuccio e lasciarla riposare; e a Jun questo non dispiaceva certo dopo aver passato l'intera giornata a camminare, a volte letteralmente trainata dal cavallo e con i nobili che la guardavano incuriositi e le occhiatacce di ser Gerard tra le scapole. A volte prendeva delle storte e i suoi piedi si ferivano, aggiungendo dolore al gonfiore già presente; ma Jun non urlava né smetteva di camminare limitandosi a stringere i denti e imprecare in silenzio. Probabilmente chiedendo al principe avrebbe potuto salire a cavallo, ma non si sarebbe abbassata a tanto. Era sempre stata abituata a doversela cavare da sola in tutte le circostanze; in fondo era quella con la costituzione più forte in famiglia e non poteva pesare sulla madre e sulla sorella. Molto spesso vedeva i ragazzi aiutare le donne a portare pesi e cose così, molte volte era stata lei stessa ad aiutare, ma non riusciva a immaginare un uomo a portarle dei pesi o il principe preoccuparsi dei suoi piedi. Effettivamente non riusciva neanche a immaginarsi femmina, con abiti e capelli, scarpe con il tacco, ad arrossire ad ogni sguardo e leggere romanzi d'amore. La notte del settimo giorno il principe la portò nella tenda, ma Jun trovò le sue coperte accanto a quelle del principe. Era finito l'idillio. Non è che lo odiasse: in fondo gli aveva concesso lei quel potere; per il bene della sua famiglia. Aveva accettato quella condizione e lo avrebbe servito fino alla fine dei suoi giorni perché era questo il patto e lo avrebbe rispettato. Le fece cenno di sedersi sul lato che le spettava e lei obbedì. Aspettava con ansia il contatto con le mani grandi del principe che andavano a importunarla, ma non arrivò. "Il tuo piatto preferito.". Jun restò interdetta e ci mise qualche secondo a capire fosse una domanda; poi disse perplessa: "Zuppa di carne" "Il mio è riso con caviale allo champagne con contorno sfumato di porcini". Jun lo guardò stranita avendo capito solo la parola"riso" in tutte quelle (dovevano essere pietanze) che aveva pronunciato. A vederla così Tarik le spiegò ogni ingrediente, rendendo il piatto più comprensibile, ma per Jun molto meno appetibile. Quella sera ci fu un vortice di domande: il colore preferito, il fiore, l'animale, il gioco; e ad ogni risposta il principe la informava dei suoi gusti personali finché dopo un po' non fu Jun stessa a porre domande. Per l'intera serata non furono un lupo e il suo addomesticatore, né un principe e un popolano, solo due persone che parlavano di sé. "Ti ho trovato un nome nuovo- annunciò dal nulla e con aria soddisfatta il principe" "Il mio non ti piaceva?"- affermò la ragazza in tono canzonatorio, citando quello che aveva egli stesso affermato qualche giorno prima. "Kin"- pronunciò Tarik ignorando l'affermazione. "Kin?" -ripeté la ragazza. "Già.. Kin. Nel mio dialetto significa donna" A quelle parole Jun si irrigidì zittendosi di colpo. Poi scattò in piedi e con una voce che tradiva una certa alterazione disse: "Io non sono una donna, padrone. Perciò non posso accettare quel nome." "Se e' per gli altri non preoccuparti. Dirò che ti ho chiamato così per umiliarti." "Perché ci tieni così tanto? - chiese la ragazza alzando la voce- Perché vuoi così tanto che torni a fare la femmina? Che t'importa? -aveva iniziato a gridare- Io non sono una donna, Tarik. Non lo sono mai stata né mai lo sarò. Non voglio esserlo mai più." "Kin, calmati" "Non chiamarmi in quel modo!" Tarik cercò di afferrarle i polsi ma lei fu fulminea e uscì dalla tenda dirigendosi verso i boschi vicini. Il principe le era dietro ma dopo i primi alberi riuscì a seminarlo. Continuò a correre. Sapeva che era una cosa stupida poiché lui aveva in mano la sua famiglia quindi sapeva benissimo che sarebbe tornata, ma non riusciva a fermarsi. Quando non ebbe più fiato si fermò. Si avvicinò ad un albero e si sedette usando il tronco come appoggio per la schiena e poi si raggomitolò cingendosi le ginocchia con le braccia e appoggiandovi la testa, pregando che qualche insetto non le si arrampicasse sopra. Si era persa, avrebbe dovuto aspettare la mattina successiva per tornare. Dopo un lasso indeterminato di tempo sentì un forte fruscio. Prima che potesse capire cosa fosse si sentì toccare sulle braccia. Sussultò emettendo un leggero gridolino. "Calmati! Sono io!" La voce leggera del principe la fece rilassare. Tarik si avvicinò e lei si raggomitolò. "Cavoli! Mi hai fatto preoccupare! E' pericoloso qui, di notte." "Non importa. -disse Jun senza alzare la testa- Sono in grado di difendermi da solo." "Tu fai sempre così, stupido lupo. Non ho bisogno... Faccio da solo... Sono un uomo... Davvero ti risulta così difficile farti aiutare? Ti stai addirittura massacrando i piedi pur di non venire a cavallo con me." "Io sono Jun, ricordi? Non sono tipo da dipendere dagli altri. Gli uomini non lo fanno." "Invece ti sbagli. Gli uomini hanno bisogno. Hanno bisogno delle donne, e queste si prendono cura di loro. Certo, potranno essere più forti, combattere, e con un uomo forte nessuno si azzarda a infastidire una giovane. Ma un uomo senza una donna da amare e da proteggere non ha senso, e una volta tolta l'armatura e deposta la spada ha paura perché e' vulnerabile." "Cosa vuoi da me?" -chiese lei. "Voglio che tu sia la mia donna. Per questo voglio chiamarti Kin." "Perché proprio io?" - disse la ragazza in un tono a metà tra il disperato e il pianto. "Perché sei forte come un uomo. So che tu puoi prenderti cura di me come io posso fare con te. Non ho tempo per ragazzine lagnose che hanno bisogno in tutto quanto, ma non mi serve neanche qualcuno che non abbia affatto bisogno di me. Io voglio che ti fidi di me, voglio tutto di te, voglio essere protetto da te e voglio proteggerti. Voglio averti senza dover usare la mia forza..... Ma forse queste sono richieste che non sei ancora pronta a soddisfare... Ora andiamo. Dobbiamo tornare alla tenda." Dopo un attimo di silenzio una voce flebile e dolce interruppe la magia di una foresta nella notte. "Ho paura del buio. Non riesco ad alzarmi" ammise Kin con la voce rotta per l'imbarazzo e la paura. Con calma Tarik si abbassò e le porse la schiena. "Posso portarti io" -affermò lui non riferendosi solo all'aspetto fisico. La ragazza alzò lo sguardo e si buttò sul di Tarik e gli cinse le spalle con le braccia e i fianchi con le gambe. Il principe si sistemò afferrandole le gambe e si alzò sostenendola a mo di cavalluccio. La ragazza affondò il viso tra le sue scapole e lo strinse forte. Per la prima volta nella sua vita, lei provò la sensazione di sentirsi protetta, al sicuro. Non era abituata ad essere aiutata, né che qualcuno si preoccupasse di lei. Tante volte aveva avuto paura del buio sin da piccola, ma anziché confortarla sua madre l'aveva sgridata dicendole che gli uomini affrontavano le proprie paure da soli. Ma quella volta, per una volta avrebbe provato ad essere Kin; e al contatto con quella schiena calda e possente per la prima volta il suo cuore saltò un battito.
   
 
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