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Autore: Sabira    09/05/2015    0 recensioni
Luna è una ragazza di quindici anni dall'aspetto minuto e adorabile, peccato che odi questo termine riferito a lei, come se la caverà in una casa da condividere con altre quattro famiglie, in una nuova città, lontana dal suo adorato nonno?
Lu decise di sorpassare sulle ultime parole del padre. La ragazza odiava appellativi come “piccola”, “tenera”, “bambolina” , “bambina” o cose del genere. Aveva avuto la “sfortuna” di nascere in un corpo piccolo e minuto, aveva provato a sminuire quel “difetto” facendosi crescere i capelli fino ai polpacci, ma non era servito a nulla, visto che tutti la trattavano come una bambolina di porcellana.
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-N-non pensate che sia...troppo solo per noi!
-Infatti non è solo per noi- sorrise il padre -Questa è un'abitazione condivisa offertaci dalla fondazione in cui lavoriamo. Ce ne sono una dozzina circa in tutto il Paese, in cui abitano in tutto cinque famiglie...
-Strano che non ci sia nessuno ad accoglierci- sopraggiunse la madre.
Attraversarono il giardino, Lu tremava ancora, se una famiglia la trattava così, come sarebbero state cinque? La casa era vuota, c'era un biglietto appostato sulla porta d'entrata.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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~~1. COMPAGNI DI VITA
-Stai tranquilla, ci rivedremo presto- quelle erano le parole del nonno, che ora riecheggiavano nella mente di Luna. Aprì gli occhi, il viaggio era stato lungo, e aveva finito per addormentarsi, in una posizione scomoda, tra l'altro, in macchina.
-Oh, ti sei svegliata, Lu! Guarda caro si è svegliata!
-Non c'è bisogno di fare tanto chiasso, mamma!
-Lo sai piccola, eri in una posizione così adorabile mentre dormivi, che la mamma avrebbe voluto farti una foto!!!
Lu decise di sorpassare sulle ultime parole del padre. La ragazza odiava appellativi come “piccola”, “tenera”, “bambolina” , “bambina” o cose del genere. Aveva avuto la “sfortuna” di nascere in un corpo piccolo e minuto, aveva provato a sminuire quel “difetto” facendosi  crescere i capelli fino ai polpacci, ma non era servito a nulla, visto che tutti la trattavano come una bambolina di porcellana. Solo il nonno l'aveva posata sullo stesso piano di tutti gli altri.
“ Se vuoi restare con me, dovrai lavorare duro” le diceva sempre “Non mi importa che sei femmina o che hai le braccia troppo piccole, tu sei come il resto”, all'inizio l'aveva presa male, ma quando si  rese conto che finalmente qualcuno non l'aveva trattata diversamente da come trattava gli altri, si affezionò talmente che ora quella separazione le sembrava maledettamente dolorosa.
La macchina frenò di colpo. -Siamo arrivati-
Luna aprì lo sportello dell'auto e uscì richiudendolo, si ritrovò davanti qualcosa che non avrebbe mai pensato di vedere, un enorme casa, dal tetto rosso, da cui sbucava l'uscita di un camino, circondata da un bel giardino di fiori e alberi da frutto.
-N-non pensate che sia...troppo solo per noi!
-Infatti non è solo per noi- sorrise il padre -Questa è un'abitazione condivisa offertaci dalla fondazione in cui lavoriamo. Ce ne sono una dozzina circa in tutto il Paese, in cui abitano in tutto cinque famiglie...
-Strano che non ci sia nessuno ad accoglierci- sopraggiunse la madre.
Attraversarono il giardino, Lu tremava ancora, se una famiglia la trattava così, come sarebbero state cinque? La casa era vuota, c'era un biglietto appostato sulla porta  d'entrata.

Benvenuti alla villa Rifle,
abbiamo l'usanza, in questa casa, di lasciare ai nuovi inquilini l'abitazione  dal loro arrivo fino al pomeriggio successivo, in modo da conoscere i coinquilini lontani dal privato. Il vostro cognome rimane anche a noi sconosciuto, per sorpresa a doppio senso. Nel vostro “primo giorno” di lavoro arriveranno in contemporanea altre undici famiglie in modo da depistarci. Buona convivenza e a presto.
P.S.
La vostra camera è la 5, NON FRUGATE TRA LE COSE ALTRUI.

-È-è uno scherzo, vero?-chiese strabiliata la ragazza. Purtroppo per lei non era così, la mattina  arrivò presto e, con questa, non solo il primo giorno di lavoro dei suoi, ma anche quello di scuola per lei. Indossò la sua divisa, gonnella blu con camicetta rossa, e uscì di casa. Il padre l'aspettava già in macchina con la moglie.
-Potevate anche svegliarmi- protestò entrando.
-Eri così carina che ho pensato di lasciarti dormire ancora un po'- spiegò mamma Erica.
La scuola era enorme, formata da tre edifici, uno per le elementari, uno per le medie e. un altro per il liceo, quello che avrebbe dovuto frequentare lei, il primo anno per l'esattezza. Erano le nove, le lezioni erano già iniziate da un'ora, e l'orario era quello  dato dal preside. Proprio fuori le porte dell'edificio A, c'era un signore basso e calvo, dal volto simpatico.
-Voi dovete essere il signore e la signora Worlfread, e questa la piccola Luna- un brivido percorse la schiena di Lu.
-Proprio così, io sono il signor Alfonso e lei è mia moglie Erica.
-Venite con me a sbrigare alcune faccende, mentre tu, piccola, vai dalla professoressa Fiore- disse indicando un'alta e bella donna in fondo al corridoio. Mentre si dirigeva verso di lei borbottava: -Piccola, eh, come se fossi più bassa di lui- più si avvicinava alla prof, più le sembrava una gigante. Quando furono una difronte all'altra, Luna si rese conto di essere esattamente la sua metà.
-Mi segua, signorina Worlfread- sorrise amichevolmente. Così, prima di quanto avesse voluto, si ritrovò in classe. Mille occhi le sembravano puntati su di lei.
-I-io sono...sono Luna Worlfread, e da oggi frequenterò questa classe, molto piacere...
-Eh?-disse una ragazza in fondo alla classe -che succede oggi? Ci sono circa dodici nuovi arrivati...
Fu allora che Luna si rese veramente conto che una famiglia era composta da un padre, una madre e dei figli...
-Silenzio, Lisa, non è il momento di soddisfare la tua curiosità- la zittì la professoressa, poi rivolta alla nuova alunna disse: -Guarda, c'è un banco libero lì in fondo, puoi sederti lì, forse però non è una buona idea, con tutte quelle teste davanti...
Lu sentì la rabbia salire, perché sottolineare la sua bassa statura?
-Lì andrà più che bene, grazie- la interruppe fredda, andando a sedersi.
Luna rimase lì seduta per tutte le lezioni fin quando non suonò la campanella dell'intervallo e il professore di quell'ora non usci dalla classe. Lei ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo che si ritrovò circondata dai suoi compagni.
-Guarda un po'- diceva uno -sembri proprio una
bambolina...
-Hai dei capelli così lunghi- diceva un'altra. 
-Sei così piccola..
-Sembri proprio  adorabile...
Complimenti e complimenti che la immergevano senza lasciarle il respiro. Si alzò d'improvviso e prese ad andare verso la porta, purtroppo non vide una penna caduta da un banco, che si trovava sulla sua traiettoria e ci scivolò sopra, in quei brevi secondi in cui restò sospesa tra terra e aria la sua mente fu invasa da pensieri.
-Oh no, proprio ora doveva accadermi una cosa del genere?! Non voglio essere nuovamente al centro dell'attenzione, non possono nemmeno immaginare quanto questo mi faccia sentire in imbarazzo, che qualcuno mi aiuti, vi prego!- si sentì precipitare e mentre pensava di cadere sentì il calore di due mani premerle sulle spalle, un profumo forte che invadeva tutto, una camicia fresca e morbida. Alzò lo sguardo e i suoi grandi occhi azzurri si incrociarono con due sfuggenti occhi verdi.
Il  ragazzo alto, capelli biondi, bellissimo, la guardò freddamente e, allontanandola da sé disse: -Stai attenta e spostati, stai occupando la strada.
Luna si risvegliò da quella specie di stato ipnotico e risalirono a galla i  suoi riflessi.
-Scusa se ti sono di intralcio bel visino, ti avevo scambiato per un palo della luce...
-Io all'inizio ti ho scambiato per una formica, ma quando mi sei venuta a dosso sembravi tanto un rinoceronte....
-Già all'attacco, Andy?- era Lisa, la ragazza curiosa che le aveva fatto capire il “concetto” di famiglia. Si rivolse poi a lei con un dolce sorriso : -Scusalo, non è bravo con le persone, io sono Lisa, mentre lui è Andreyu ma tu puoi chiamarlo Scemo...- Andreyu fece una faccia abbastanza spaventosa, così la ragazza fu costretta a ritornare sulle sue parole: -Volevo dire che puoi anche chiamarlo Andy...
Lu osservò Lisa, era alta e slanciata con le curve al posto giusto, allegra e vivace, capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, sguardo dolce trapelava dai suoi occhi scuri e un sorriso accogliente dalle sue carnose labbra.
Proprio in quel momento suonò la campanella e tutti si sederono presto ai loro posti.
Quando le lezioni terminarono, Luna si infilò subito in un corridoio isolato: voleva evitare di essere fermata e “coccolata”. Aspettò che tutti se ne andassero per uscire dalla scuola. Prese a camminare per il lungo stradone che portava alla sua casa, ma sentì dei passi provenire dalle sue spalle.
-Luuuuuuna!!!!-gridò una voce, lei si girò e vide Lisa che correva verso di lei, dietro c'era anche Andy.
-Che ci fai qui? Vuoi vedere che siamo vicine di casa?- le chiese tutta contenta.
-Non saprei..-rispose un po' intimidita. Fecero la strada insieme, fino a che non arrivarono alla villa Rifle.
-Io sono arrivata, grazie per aver fatto la strada insieme a me-, li salutò la piccola  Worlfread.
-Cosa?- disse confuso Andy.
In quel momento una specie di furgone parcheggiò sul marciapiede, un furgone scuro, con i vetri oscurati. La portella si aprì ed euforica fuoriuscì sua madre, Erica, ma non era sola, c'erano con lei altre due donne, una bionda ed una castana.
-Luu- l'abbracciò subito la madre.
-Luu- imitarono subito le altre donne.
Andy si girò sembrando imbarazzato, Lisa assunse un'aria severa.
-Mamma, puoi finirla?- disse il primo rivolto alla donna bionda.
-Sganciati, mamma- disse la seconda cercando di far perdere la presa alla donna castana.
Intanto Luna era impalata e sembrava in trance. Accorgendosi dello stato della ragazza calò il silenzio.
-Non preoccupatevi- disse Erica- lo fa sempre sta solamente collegando i fili, vedete tornerà normale tra 3, 2, 1...
-NON è POSSIBILE!!! Mamma, ci dev'essere un errore, loro sono miei compagni di classe, non possiamo vivere insieme!!!
-Mi dispiace tesoro, ma è per lavoro.
-Dovrò convivere con  quattro ragazzi!
-Oh no, mia cara, non sono quattro...-la interruppe la madre di Lisa- sono sette persone..
-Suppongo che non ci posso fare niente.... tornò in se.
-Io sono Stella, la madre di Lisa, ma Lisa non è figlia unica, ha un fratello maggiore, il suo nome è Matteo, è il più grande della casa, ha diciassette anni!- disse la donna castana.
-Come avrai capito io sono la madre di Andy, Sandra, ma ho una bambina anche, si chiama Paz, ha 6 anni.
-E già stiamo a quattro...-sospirò Lu -piacere io sono Luna, sono figlia unica ed ho 15 anni, compiuti da poco. Sono un po' stanca, scusatemi preferirei tornare in stanza.
-Non preoccuparti piccola è normale- sorrise Sandra. Lu andò nella sua stanza, si lavò e si cambiò, poi sprofondò in un sonno profondo.
-Sorellona...Sorellona!- aprì gli occhi, davanti a lei c'era una bambina dagli occhi verdi e i capelli biondi legati in due codini.
-Tu devi essere Paz, sai assomigli davvero tanto a tuo fratello- le sorrise Lu.
-Grazie, sono contenta che lo pensi...mio fratello è fantastico...Sai, sei proprio bellissima e i tuoi capelli sono lunghissimi, e sei gentilissima, la cosa più bella è che sembri delicatissima, mi viene voglia di mangiare una torta!
I complimenti di quella bambina non le davano fastidio, sembrava così sincera.
-Perché sei venuta a chiamarmi?- le chiese.
-È vero, stavo per dimenticarlo, la cena è pronta, vieni!-la prese per mano e con lei corse per tutte le scale, così velocemente che Luna rischiò di cadere. Si fermò solo quando arrivarono al corridoio.
-Certo che sei veloce..non ho più fiato...- la sua  voce però
fu interrotta da una più alta che proveniva dal salotto.
-LA DEVI SMETTERE DI CERCARE DI IMITARMI IN TUTTO E PER TUTTO!
-NON DIRE CAVOLATE SEI TU CHE MI STAI SEMPRE TRA I PIEDI, MI RUBI LE IDEE E POI DICI CHE SONO TUE...
-CHE STRONZATE STAI DICENDO, IDIOTA, VUOI CHE TI FACCIA VEDERE CHI COMANDA?
-VUOI FARE A  BOTTE?
Il rumore di uno schiaffo secco e pesante, originato da nessuno dei due.
-COSA STATE DICENDO QUI, DIFRONTE AD UNA BAMBINA, VERGOGNATEVI!- era stata Lu colei che aveva fermato i due colpendoli sull'unica parte che riusciva a vedere, e a raggiungere, di loro. Due ragazzi alti e con i capelli rossi, si girarono all'unisono, Luna restò senza fiato -S-siete uguali...
-Tu devi essere Luna...certo ne hai di fegato ragazzina...
-Mettersi in mezzo tra due ragazzi che litigano non è per niente facile...
-S-siete uguali...-ripeté la ragazza con voce tremante.
-Rischi di diventare ripetitiva...
-Dovresti smetterla...
-Siete uguali!- disse stavolta con tono deciso e aggiunse -Siete gemelli!
-Ma dai!- dissero in coro.
-FIN! NILL! Sbrigatevi, è pronto!- una voce dalla cucina.
Lu li guardò, erano entrambi alti, o meglio alti per lei ma nella media per gli alti, avevano capelli rossi e dei profondi occhi marroni; il viso, scuro nonostante il colore dei capelli, era appuntito, con tratti dolci e un po' infantili, sul volto si apriva un caldo sorriso. Lei si soffermò prima su uno e poi sull'altro. Erano identici, nessuna differenza fra loro, la voce era la stessa, ma i loro occhi... esprimevano qualcosa di diverso. Il primo che aveva parlato li aveva molto profondi, era gentile nonostante la sua apparenza crudele. Quelli del secondo erano limpidi nonostante il loro colore scuro, si vedeva quello che pensava e ora stava pensando qualcosa del tipo “ che ha sta nana da guardare?”. Lu sorrise fra sé.
-Voi sapete il mio nome, mi sembra giusto sapere come vi chiamate, chi fra voi è Nill e chi è Fin?
-Io sono Fin!- rispose il secondo. Era ovvio che avrebbe risposto prima lui, a Nill poteva venire in mente di scambiarsi con suo fratello.
-Bene Fin, Nill... andiamo a mangiare?
Si avviarono verso la stanza da pranzo, lì c'erano troppe, troppe persone!
Un altro bambino, Nico, per giunta junior, conobbe, aveva 11 anni ed era un piccolo genio; suo padre, Nico senior, era identico a lui, la madre si chiamava Marta.
I gemelli, che avevano anche loro 15 anni, avevano una madre con una bellissima chioma di capelli rossi, Lorelai. Anche il padre era rosso di natura, si chiamava Marcos.
Ebbe poi modo di conoscere il padre di Lisa, Ronald e suo fratello Matteo, e quello di Andy e Paz, Massimiliano.
Viveva veramente in una casa numerosa! Nonostante le persone ne fossero 18, il cibo ne era per una trentina, ma non avanzò nulla, fu tutto divorato da quelle che a Luna sembravano delle belve.
Si riempì così tanto da andare a dormire all'una del mattino. Luna non avrebbe potuto mai immaginare che quei suoi conviventi sarebbero un giorno diventati i suoi eterni compagni di vita.       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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