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Autore: HIGH and MIGHTY COLOR    10/05/2015    1 recensioni
And to the losers go the shackles.
Ai vincitori il bottino, agli sconfitti i ceppi. Trunks e Goten sono stati ridotti in schiavitù sul Pianeta Vegeta, costretti a lavorare per le stesse persone che hanno conquistato il loro pianeta. Ma alcuni estranei hanno un aspetto familiare. Principi e guerrieri di infimo livello. Di chi si tratta? AU Fic.
[Genre: Friendship/Family, Pairing: Bulma/Vegeta]
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bardack, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'espressione sul volto di Fasha era impagabile; ogni ferita, ogni colpo che aveva preso ne valeva totalmente la pena. Trunks se ne stava là sorridendole, reggendo l'armatura con un braccio e la camicia sotto l'altro. Fasha lo fissò per quella che sembrò un'eternità, la bocca leggermente aperta e degli appunti che le pendevano mollemente dalle dita.

Trunks si agitò sul posto e sorrise leggermente. "Sono tornato."

Vegeta aveva dedicato l'intera giornata all'allenamento, o "rodaggio". Ne era uscito con altri tagli e lividi in luoghi che aveva dimenticato di avere, e si sentiva esausto. Comunque, Vegeta stesso non ne era uscito illeso, e il pensiero gonfiava Trunks di orgoglio. Era riuscito a piazzare più di un paio di buoni colpi, e non era stato minimamente rimproverato per questo. Anzi, Vegeta era sembrato più divertito le volte che Trunks era riuscito a colpirlo. Questo aveva solo confermato i sospetti di Trunks: Vegeta era fuori di testa.

Fasha aggiustò la stretta sugli appunti e annuì. "Lo vedo." Disse, venendogli incontro. "Sembra che Nappa mi debba cento Zeni."

Trunks sbatté le palpebre. "Tu e Nappa avete fatto delle scommesse sul mio ritorno?"

"Sì." disse Fasha, ghignando e tamburellando con le dita la cartella degli appunti.

"...E tu hai scommesso che sarei tornato?"

Fasha gli mandò un' occhiata brusca. Aggrottò la fronte e si voltò, con uno sbuffo. "Non fare il sentimentale, ragazzo. Lui ha scommesso che saresti morto entro la fine della giornata, e io ho accettato, tutto qui. E' una piacevole sorpresa." Lo guardò da sopra la spalla. "Ora, vieni." Disse, schioccando le dita. "Non ti aspetto."

Trunks aggrottò la fronte confuso, ma la seguì quando cominciò a camminare. Le andò dietro lentamente e finalmente osò chiedere. "Dove stiamo andando?"

"Alle vasche di rianimazione." Rispose semplicemente.

Trunks fu preso alla sprovvista. Le aveva viste prima, ovviamente, ma non c'era mai stato. Si guardò e non poté fare a meno di pensare che fosse un po' eccessivo. Le ferite non erano tanto gravi. Non aveva ossa rotte e neppure aveva perso molto sangue. Guardò Fasha e si schiarì la gola. "Non penso di averne bisogno..."

"Non m'interessa." disse Fasha. "Francamente, neppure io lo penso. Quelle sono ferite superficiali, cosa ancora più sorprendente del fatto che tu sia tornato vivo."

"E allora perché preoccuparsi di curarmi?"

"Perché sei un servitore reale. Non puoi comparire di fronte la famiglia reale tutto mal ridotto."

Trunks si fermò di botto. "...Mi state curando..." iniziò a dire, sollevando una mano. "Unicamente per farmi apparire carino?"

"Non montarti la testa. Sei uno schiavo. Devi solo apparire presentabile."

Trunks scosse il capo. "Non capirò mai la vita di palazzo." Disse, riprendendo a seguirla. La donna lo condusse ancora per bui corridoi finché non raggiunsero una stanza bianca, con una singola vasca di rianimazione sul retro. Trunks notò un anziano in camice bianco nello stesso luogo, intento a controllare delle carte.

"Planthorr!" sbottò Fasha, mettendosi una mano sul fianco. "Devi curare questo." disse, indicando bruscamente Trunks con il pollice. "Non è mal messo quindi non dovrebbe volerci troppo." Mise una mano sulla spalla di Trunks e lo spinse in avanti. Lui barcollò un po', e si raddrizzò di fronte al vecchio che si era voltato a guardarlo.

"Ah, salve." sorrise.

Trunks fece un lieve cenno con il capo, mentre Fasha abbandonava la stanza. Il vecchio sembrava abbastanza gentile, ma Trunks era stato uno schiavo abbastanza a lungo da non fidarsi delle apparenze. L'anziano gli venne incontro e gli porse la mano.

"Ecco, dalle a me." Disse, rimuovendo armatura e camicia dalla stretta di Trunks. Trunks gli permise di prenderle senza dire niente. L'uomo si limitò a sorridere. "Puoi rilassarti, figliolo. Nessuno ti farà del male qui; questa è un'infermeria dopotutto. Il dolore sarebbe controproducente." Si voltò e poggiò armatura e camicia sul tavolo. "Io sono Planthorr, e finché sei in questa stanza, sei al sicuro."

Trunks si rilassò visibilmente, e annuì lentamente. "Grazie."

Planthorr gli sorrise e si voltò verso la vasca di rianimazione. Armeggiò con un paio di cavi e pulsanti per un momento, con dita vecchie e nodose. Sospirò e Trunks stava per offrirgli il suo aiuto, quando Planthorr si girò verso una stanza attigua e chiamò: "Bambina, mi aiuteresti con questi?"

Trunks osservò mentre una ragazza entrava camminando all'indietro, una grossa scatola tra le braccia. La mise giù e si voltò, sorridendo. "Certo, non... Trunks?"

Trunks fece un passo indietro, lo shock evidente sul suo volto. "Videl!"

Videl era di fronte a lui, a fissarlo, una mano a coprirle la bocca, la confusione e lo shock palesi sul suo volto come lo erano su quello di Trunks. Planthorr li osservò entrambi e si schiarì la gola. "Voi due vi conoscete, dunque?"

"S... sì." disse Videl, guardandolo. "Proveniamo entrambi dallo stesso pianeta."

"Oh, che coincidenza." disse Planthorr, sorridendo.

Trunks lo sentì appena. Fece un passo in avanti. "Videl, cosa ci fai qui?"

Videl si tirò giù il collo alto dell'abito rivelando una fascia metallica che le cingeva il collo vero. "La stessa cosa che ci fai tu." disse, facendosi avanti. "Do una mano qui, nella infermeria e qualche volta di sopra nella sala allenamenti." avanzò di qualche passo. "Tu sei uno schiavo combattente?" chiese, squadrandolo con attenzione. Trunks capiva la sua confusione. Era stato addestrato per il lavoro pesante, non per quello domestico. Si massaggiò la nuca.

"Qualcosa del genere." sorrise. "Sono felice di vedere che stai bene... l'ultima volta che ho avuto tue notizie è stato quando tuo padre..." le parole gli morirono sulle labbra quando ricordò cosa fosse successo esattamente.  Vide il dolore negli occhi di lei, e aggrottò la fronte, distogliendo lo sguardo. "Mi spiace. Non volevo..."

"No, va bene." Videl scosse il capo. "Se non fosse stato tanto vanaglorioso, allora non sarebbe..."

Trunks scosse la testa. "Era fatto così. Non puoi biasimarlo per quello."

"Non puoi negare che, se non si fosse proclamato campione della terra, e non avesse detto che avrebbe sconfitto da solo tutti i Saiyan, adesso sarebbe ancora vivo." disse Videl, guardandolo.

"Non posso negarlo." ammise Trunks. "Ma, comunque, se si fosse comportato in un altro modo non sarebbe stato se stesso." sorrise leggermente e le si avvicinò. "Mi dispiace, non siamo riusciti a salvarlo."

Videl scosse la testa e si mise le mani sui fianchi. "Va bene." disse, alzando lo sguardo su di lui. "Non dovremmo parlare di cose così deprimenti. Avrò tempo per piangere mio padre dopo che avremo sistemato questa situazione." Trunks annuì. Quello era lo spirito. Planthorr era tornato a occuparsi della vasca, e Videl lo guardò, e incrociò le braccia. "Non si hanno notizie di Gohan, allora?"

Trunks scosse il capo. "Non che io sappia."  disse, accigliato. Videl si abbatté visibilmente e Trunks le posò una mano sulla spalla. "Verrà, Videl. Lui, e Piccolo, e Goku. Non ci lasceranno qui." parlò con più sicurezza di quanta ne provasse. Piccolo aveva portato Gohan e Goku in paradiso per allenarsi, o nel caso di Goku, perché guarisse dalla malattia. Ce li aveva portati non appena era iniziata l'invasione, sapendo bene che il loro potere non sarebbe stato sufficiente a sconfiggere i Saiyans. Aveva provato a prendere con sé anche Trunks e Goten, ma loro si erano rifiutati, sostenendo che qualcuno doveva restare sulla Terra a combattere e a dimostrare ai Saiyans che non sarebbe stato facile come pensavano. E l'avevano fatto. Trunks e Goten erano stati una forza potente contro cui scontrarsi, ma non potevano proteggere tutti, e alla fine i Saiyans avevano vinto.

"Certo che lo farà." disse Videl, sorridendo. "Tutti loro lo faranno." diede una forte pacca giocosa sulla spalla di Trunks e poi gli indicò la vasca. "Rimettiamoti in sesto allora." si voltò e andò da Planthorr e si occupò del lavoro che lui non riusciva a fare con le sue agili dita. "Sei mai stato dentro una di queste prima, Trunks?" chiese.

Trunks scosse il capo. "No, mai." disse, avvicinandosi.

Videl si voltò e spinse un bottone, il coperchio di vetro si sollevò aprendosi. Gli indicò una piccola piattaforma nel mezzo. "Puoi sederti là."

Trunks si infilò dentro e si sedette. Notò un tubo grigio sulla base della vasca con una mascherina attaccata. Videl gli fece cenno di indossarla e Trunks la raccolse. C'era un tubo più piccolo che sbucava dall'interno, si coprì bocca e naso con la maschera e vi strinse attorno i denti. Videl premette un pulsante e il coperchio di vetro si chiuse sopra di lui.

"Avrai un po' di freddo." disse, sorridendogli dall'altra parte del vetro.

La vasca iniziò a riempirsi di liquido blu-verde, e Trunks si irrigidì di riflesso. Prese dei profondi respiri attraverso la maschera, che gli pompava ossigeno nei polmoni, e si calmò dato che il tubo si riempiva piuttosto velocemente. Gli arrivò al petto, e istintivamente sollevò le testa mentre il liquido lo sommergeva. Fece altri respiri profondi, ricordandosi che poteva respirare, e sentì le ferite iniziare a pizzicare. Il dolore sembrava evaporare. Poteva sentire i muscoli distendersi e la pelle ricucirsi. Chiuse gli occhi e si godette la sensazione. Forse non sarebbe stato così male stare qui dopo tutto.
 



Vegeta ritornò nelle sue stanze e si chiuse la porta alle spalle. Si poggiò una mano sul collo e lo fece schioccare. Era passato del tempo dall'ultima volta che aveva devoluto un intero giorno all'addestramento. Essere il principe non ti lasciava molto tempo libero. D'altra parte, era il principe, e le persone sapevano che era meglio non interromperlo mentre si allenava. Era passato molto tempo anche dall'ultima volta che aveva avuto un avversario quasi al suo livello. Anche se Vegeta non aveva usato il Ki, il ragazzo era riuscito comunque a impressionarlo. Si tolse l'armatura e la buttò accanto al letto. Stese le braccia sopra la testa, stiracchiandosi e ascoltandole scricchiolare sotto la pressione. Si accigliò sentendo bussare e fece un verso di frustrazione. Era stanco di interruzioni.
"Avanti." sbottò. La porta si aprì e Nappa fece la sua entrata, sfoggiando un'espressione parecchio compiaciuta. Vegeta lo fissò accigliato. "Cosa?" domandò.

"Dobbiamo andare a comprare un nuovo schiavo allora, Vegeta?" chiese, sempre con la faccia di chi ha vinto una discussione ancora prima che fosse iniziata.

Vegeta fece un verso di derisione, mentre prendeva una camicia pulita. "No."

"No?"

"No." affermò Vegeta. "Il ragazzo è ancora vivo."

La mascella di Nappa crollò verso il basso. "Tu... non l'hai ucciso?" chiese, l'incredulità evidente nella voce. Vegeta gli mandò un'occhiataccia e Nappa incespicò nelle sue stesse parole. "Voglio dire, um... non è morto?"

Vegeta alzò gli occhi al cielo. "No, non l'ho ucciso, e no, non è morto. E' questo che significa 'è ancora vivo', Nappa."

"Ero certo che non fosse forte abbastanza da reggere a un simile addestramento." disse Nappa, guardando il principe muoversi per la stanza.

Vegeta ghignò, togliendosi i guanti. "Quindi dubitavi della mia scelta, Nappa? Non è molto incoraggiante."

"Non è questo che intendevo, altezza." Nappa s'inchinò. "E' solo... che è umano." disse, alzando il capo.

Vegeta si accigliò, togliendosi gli stivali con un calcio.  "Sì... lo so." la sua fronte si corrugò, mentre rifletteva. Durante il suo periodo passato sulla Terra non aveva mai incontrato un umano con un potere paragonabile a quello di questo ragazzo. Ovviamente escludendo Kakarot. Vegeta non aveva mai detto a nessuno del Saiyan rinnegato che viveva sulla Terra, e in cui si era imbattuto per caso. Vegeta l'aveva incontrato quando si era schiantato sul pianeta, e l'aveva riconosciuto in base alla sua identificazione. Ricordava i racconti di Raditz su un suo fratello mandato lì e aveva fatto facilmente due più due. Sospirò e si passò una mano tra i capelli. Ripensare a quel piccolo pianeta blu conduceva inevitabilmente i suoi pensieri su di lei.

"Bulma..." sussurrò.

"Principe Vegeta?"

"Cosa?" alzò lo sguardo su Nappa. "Sei ancora qui?" si accigliò. "Fuori, subito!"

Nappa si inchinò e se ne andò e Vegeta voltò le spalle alla porta mentre si chiudeva. Chiuse gli occhi e pensò a lei. Fece una smorfia e si strappò il mantello dalle spalle. Sentiva la sua mancanza? "No." sbottò a nessuno in particolare. "Sono il principe dei Saiyans. Non mi manca quella donna volgare."

Ma gli mancava. Gli mancava il modo in cui lei l'avrebbe sfidato. Gli mancava il suo modo di tempestargli il petto di pugni quando era arrabbiata, e il modo adorante in cui lo guardava quando non lo era. Gettò il mantello sulla sedia e si diresse furiosamente in bagno.

"Ridicolo." ringhiò. Aveva dovuto lasciarla. Per i Saiyans nulla contava a parte il brivido della battaglia. Doveva andarsene per non perdere il proprio orgoglio e onore di principe. Lei l'aveva reso debole. L'aveva reso molle. E ancora, in qualche modo, l'aveva reso così tanto migliore.

Gli occhi del giovane erano un doloroso ricordo. Ma Vegeta aveva scoperto da tempo, che era un dolore cui anelava, e un ricordo da cui una parte di lui temeva di stare separato.



Nota della traduttrice:

Mi scuso per il ritardo.
Avendo iniziato questa "impresa" in un momento di calo di creatività, quando la voglia di scrivere le mie ff mi è tornata, ho finito con l'allontanarmi da questa traduzione... anche per via dello scarso seguito che ha ricevuto... voglio dire, per il fandom in cui si inserisce non ha ricevuto molte recensioni... e alcuni dei recensori hanno (giustamente, per carità) deciso di leggere direttamente la storia in lingua originale... insomma, sentivo un certo senso di INUTILITA' nel lavoro che stavo facendo, e questo mi ha un po' bloccata...
Comunque, è mia ferma intenzione finire quello che ho iniziato... quindi, ehm, eccovi finalmente il settimo capitolo tradotto...? Se interessa ancora a qualcuno...
Ci 'vediamo' all'ottavo capitolo ("Helping Hands and New Laid Plans"). Saluti,
Francesca Akira89

  
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