Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Midnight Lies    10/05/2015    5 recensioni
E se quando Ryuk lasciò sulla Terra il Death Note, Light non fosse stato l'unico a vederlo cadere?
=====================================================
[Dal testo:]
"Nora seguiva dei valori che riteneva importantissimi, come l'amicizia e la lealtà, per questo Light sapeva che avrebbe mantenuto il segreto sia che lo ritenesse giusto sia che lo ritenesse sbagliato, raccapricciante. Non avrebbe detto nulla a nessuno a prescindere, su questo Light non aveva dubbi.
Il punto era che uno dei più grandi valori, insieme a quelli, per lei era anche la vita."
---------------------------------------------------------------------------------------------
"«Forza, prova a uccidermi. Forza. Prova a uccidermi. Ti vuoi muovere?»
E, senza rendersene conto, i due adolescenti pensarono la stessa cosa.
"Ma che..." "...bastardo."
Eppure, quel "bastardo" iniziava leggermente a piacere, a Nora.
Schietto, provocatorio, attento ad ogni dettaglio, che fosse rilevante o meno. Sotto quell'aspetto erano uguali.
Sotto altri probabilmente erano agli opposti."
---------------------------------------------------------------------------------------------
"«Mi chiedo perché, a detta tua, io non debba pensarlo.» rispose semplicemente il ragazzo di fronte a lei.
«Vedi, se fossi un serial killer, non ucciderei come fa Kira. Perché avanti, se non ci si sporca le mani non c'è gusto.»"
---------------------------------------------------------------------------------------------
I PENSIERI COLORATI SONO STATI UN'IDEA DI "RYUZAKI ERU", MERAVIGLIOSA AUTRICE DI "ANOTHER WORLD" (splendida fanfiction)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Nuovo personaggio, Ryuuk, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

Khatem



Lauren Hamilton e Nora Silversoul erano la stessa persona.
E questo spiegava molte cose.
A cominciare dal distintivo che Joey portava sempre con sé pur sembrando un semplice membro dello staff di un famoso negozio d'abbigliamento, e non un agente dell'FBI sotto copertura.
Spiegava la presenza di una pistola.
Spiegava la paranoia di Nora, o Lauren, che l'aveva spinta a nascondere la sottilissima busta di vernice sotto al tappeto all'ingresso, o a ispezionare armata la casa per tre volte o oltre.
E gli occhi verdi e luminosi, con disordinate macchioline più chiare e sfumature nocciola che s'irradiavano a partire dalla pupilla, erano troppo particolari, riconoscibili, per non essere coperti dalle lenti.
Le cicatrici, le Ali d'Angelo.
Era cambiata moltissimo dal duemilatre, in quei due anni e mezzo, tre.
Aveva smesso di tingersi i capelli di nero e di lisciarseli con la piastra, e lasciato crescere la frangia che al tempo amava avere. Mentre ora aveva capelli molto ricci, castani, occhi scuri e non più verdi.
Era anche diventata più alta, e aveva smesso di truccarsi.
Quasi irriconoscibile.

Era affascinante come il Destino, o forse il Caso, si divertisse a tessere e a ricamare ogni più piccola cosa con astratti fili di tempo e vite, facendo in modo che essi si reincontrassero più di una volta, in un groviglio dettagliato che per quanto caotico e casuale potesse sembrare, era stato concepito con calcolata, millimetrica, inquietante precisione.
Il Destino era infinito, immortale quanto immune al tempo. Ed era per questo che conosceva ogni più piccolo particolare di ciascun corridoio futuro.
O forse semplicemente perché era stato lui a dipingerli. 
E si divertiva a valutare le impossibilità e capacità di ogni singolo filo di tela, ogni vita un colore diverso, nell'armonia tonale o talvolta di contrasto.
C'erano volte in cui preferiva invece comporre, crudele, divertito, una stonata e psicotica sinfonia al pianoforte, le cui note, seppur discordate, trovavano un'agghiacciante e pungente armonia, tra loro, raccontando storie per nulla divertenti, né felici.
Come quella di Lauren Hamilton.


Light era seduto alla scrivania, a studiare.
O almeno a provarci.

"Tutto questo è assurdo. Perché Nora era stata alla stazione? Proprio in quel momento, poi. Forse sapeva che cos'avevo intenzione di fare. 
No, altrimenti perché non si è presentata lì prima che salissi, anziché dopo? E non era nemmeno nel treno. No, non lo sapeva. E come avrebbe potuto?
Ma il suo essere testimone alla morte di Penber non mi aiuta affatto, soprattutto ora che è arrabbiata.
E soprattutto se L la sta controllando.
Inoltre..."

Lo Shinigami sobbalzò.
«K... Khatem...?!»

"E adesso che gli prende, a Ryuk? Sa bene che non posso rispondergli. E che starebbe a significare, Khatem?"
Si alzò dalla scrivania con un sospiro, chiudendo ordinatamente il quaderno di matematica. Decise che probabilmente mettendosi sul letto avrebbe avuto una vista più ampia della stanza, e Ryuk sarebbe certamente rientrato nella sua visuale più facilmente. Di conseguenza avrebbe potuto vederlo senza guardarlo, in modo da non far insospettire L, o chiunque altro lo stesse osservando.
Passarono pochi minuti.
Quando gli si svuotarono i polmoni in un gemito strozzato, mentre per impulso si girò steso di lato, senza nemmeno la forza di chiudersi a riccio.
Strinse convulsamente la maglietta in prossimità dello sterno, mentre il cuore batteva quasi lentamente, ma tanto forte da far male.
Lentamente, in silenzio, si rilassò.
La tachicardia si placò, lui riuscì a riprendere fiato.
Lanciò un'occhiata di sfuggita a Ryuk.
"Che stavi facendo...?!"
«Non sono stato io» lo avvisò, stranamente serio.
Light preferì ignorarlo, mentre il petto rallentava finalmente la sua andatura.
Sospirò, invaso da un'inspiegabile felicità.

"Nora... Merda... Perché sto sorridendo? Non va bene. Solo che... Non riesco a capirci niente. Ryuk... Lui deve sapere qualcosa per forza. 
Cosa significa, Khatem? Perché l'ha detto? Che sia un'altro Shinigami? Sarebbe plausibile, dato che non lo potrei vedere non avendo toccato il suo quaderno. Se gli avesse parlato non avrei potuto comunque né vederlo né sentirlo. Ma se fosse stata opera di uno Shinigami, sarei già morto... E finché ho un quaderno, secondo le regole scritte sul Death Note nessun Dio della Morte può uccidermi, fatta eccezione per Ryuk. 
Ma allora che sta succedendo...?"


"Ma guarda te sta roba... L'esame è tra qualche giorno. Non posso non farmi ammettere. Ma non si capisce una fava, dai..."
Nora si scostò i capelli dal viso, cercando di concentrarsi. Dopo pochi minuti, preferì mandare tutto a quel paese ad alta voce, chiudendo il libro.
Lo lanciò dal letto alla poltroncina, facendolo ruotare su sé stesso in modo che non si aprisse per aria. Rimbalzò sullo schienale e cadde a terra.
Lei continuò a fissarlo. «Mi stai prendendo in giro? No, perché è ovvio che tu lo stia facendo. Prima con le tue equazioni del cazzo, e ora ti suicidi buttandoti a terra. Vaffanculo, matematica di merda. Libro del cazzo. Esame di sta minchia!»
L iniziò a torturarsi il labbro con l'unghia, osservandola. 

"Da un lato disponibile, timida, educata, sveglia. Dall'altro menefreghista, estroversa, talvolta volgare e testarda. Affronta solo i problemi che le interessano. E a quanto pare, per lei gli esami sono relativi."
«Che poi in tutta la mia vita non ho mai studiato un emerito cavolo di niente, arrivi tu e devo mettermi a farlo per passare un fottuto esame? Qui non ci siamo capiti.» aggiunse, premendo il tasto d'accensione dell'XBox. «Ma figurati.»
Un'altra delle infinite cose che L aveva imparato di lei, era che Nora quando si arrabbiava parlava da sola, o con l'oggetto che l'aveva innervosita, per poi diventare quasi completamente intrattabile. 
Si sedette sulla poltroncina color lime, senza disturbarsi a raccogliere il libro dal pavimento, prendendo in mano il joystick.
Tutto si bloccò.
Smise di respirare.
Di pensare.
Il cuore iniziò a battere lento, violentemente.
Doloroso.
Allentò la presa sul joystick.
Improvvisamente, tutto tornò come prima.
Il fiato, il cuore.
"Light... Merda... Perché sto sorridendo? Cosa centra lui?" 
Lanciò un'occhiata al telefono.
"No, che si fotta, non lo chiamo."
Eppure, non smise di sorridere.

"Alquanto interessante...
Alle ore diciannove e trentadue, Light Yagami sembra avere una breve mancanza di pochi secondi.
Alle ore venti e ventiquattro, Nora Silversoul presenta la stessa reazione.
Che sia un caso? Tanto improbabile quanto verosimile.
Eppure, tutto questo rafforza la mia teoria. C'è qualcosa che lega Yagami Light a Nora Silversoul."





Oh mio Dio, vi prego, NON UCCIDETEMI!
In ritardo di  tre mesi e mezzo. Tre fottuti mesi e mezzo.
E non è nemmeno propriamente lungo, il capitolo.
Diciamo solo che dal momento che ho da fare cinque mesi consecutivi di stage, quasi tutti i giorni e dalla mattina alla tarda sera, sabato incluso, non ho più molto tempo per fare una fava... 
Ora me ne restano altri due, di mesi, e poi ricomincerò a pubblicare regolarmente più o meno ogni settimana (si spera...)
Per provare a farmi perdonare, ho aggiornato la copertina, fatta da me. L'altra faceva cagare alquanto ._.
Avevo mille cose da dire, in questo "angolo autrice", ma me le sono dimenticate tutte.
Sono un genio fottutissimo.

Eeeehhh boh. Come vi sembra il capitolo? Che succede a Light? E a Nora? E chi è/cos'è/cosa vuol dire, Khatem?
Spero che non smettiate di seguirmi, Gosh D:
Amo tutti quelli che non hanno smesso di farlo (?)
<3

Ci sentiamo presto (si spera...)
Buona domenica!


 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Midnight Lies