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Autore: WingsOfButterfly    11/05/2015    8 recensioni
Un contesto inusuale, un cantiere archeologico, è teatro dell'incontro di due persone che apparentemente non hanno nulla in comune. Tina, una ragazza piena di vita e piena di paure. Giulia, una donna affermata, un avvocato pienamente consapevole di chi è e di cosa vuole dalla vita. Tanti amici e tanti nemici a fare da contorno e ad animare la vita delle due protagoniste.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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CAPITOLO 14


Il giorno dopo sul cantiere fu quasi identico al precedente. Lavorarono tutti duramente, a ritmi sostenuti. Tina ebbe a malapena il tempo di pranzare, tante erano le cose da fare. Carlo voleva arrivare a chiarire tutte le situazioni incerte nelle varie aree prima della fine della campagna.
Alessandro sembrava particolarmente elettrico sul lavoro in quei giorni, e stranamente perfezionista. Emanuele, al contrario, era più lavativo che mai e non perdeva occasione per andare nell’area di Tina a chiacchierare con Federica e gli altri ragazzi.
Tina riuscì a parlare con Giulia solo dopo cena anche quella sera. Tuttavia, era talmente stremata che resistette giusto il tempo di un saluto, poi le augurò buona notte e mise giù.

Anche il mercoledì, quando era ormai il 4 Novembre, cominciò esattamente come i due giorni precedenti, e procedette su quella falsa riga più o meno fino a metà pomeriggio.
Tina stava osservando un nuovo strato che Stefano aveva appena messo in luce, quando vide di sottecchi la figura di Emanuele che, ancora una volta, le passava a pochi metri senza degnarla di uno sguardo e si avvicinava a Federica ed Anna.
Tina fece finta di nulla, come d’abitudine, e si concentrò sul lavoro. Ragionò qualche minuto con Stefano su quale potesse essere la relazione di quel nuovo strato con gli altri, prese qualche misura e fece un rapido schizzo su un block notes. Nel frattempo notò Anna seduta a gambe incrociate al centro di uno strato con la trowel tranquillamente abbandonata sul terreno, Federica inginocchiata accanto a lei ed Emanuele accovacciato tra di loro. Era chiaro che tutto stavano facendo, tranne che lavorare.
L’unica cosa che Tina avrebbe voluto fare sarebbe stata di prendere Emanuele a calci nel sedere, ma si trattenne aspettando qualche minuto e sperando che le ragazze tornassero ai loro compiti. Quando però vide che Emanuele si alzava, faceva segno a Federica di voler andare a fumare e la invitava a seguirlo, allora scattò. Lasciò cadere penna e blocco e si avvicinò al terzetto con aria abbastanza contrariata.
“Ok, ora basta. Questo è davvero troppo, Emanuele” disse irritata pur mantenendo un tono di voce basso e calmo.
Il ragazzo fu costretto a fermarsi quando se la trovò davanti, e a fronteggiarla. Federica, dietro di lui, rimase immobile ed in silenzio.
“Qual è il tuo problema? Ti rode che non sono più il tuo segugio?” ribatté lui sarcastico.
Tina sorrise amaramente scuotendo la testa.
“Questo è davvero l’ultimo dei miei problemi”
“E allora che vuoi?”
“Stai rallentando i miei ragazzi. Vieni qui solo per rompere le scatole. Non stai facendo praticamente più niente, sono giorni che ci arrangiamo con le piante di strato perché quando servi tu per disegnarle non ci sei mai”
Emanuele fece un passo in avanti verso di lei con aria da impunito.
“Quello che faccio o non faccio a te non interessa”
Tina assottigliò lo sguardo, alzò un braccio e gli puntò un dito sul petto.
“Fuori di qui, fai quello che ti pare con chi ti pare. Qui sul cantiere ci sono delle regole e dei ruoli, se tu non vuoi più rispettarli, accomodati pure, ma non rallentare il lavoro nella mia area”
Detto ciò, Tina non attese una sua replica, ma si voltò e tornò al suo lavoro. Pochi istanti dopo Emanuele le sfrecciò accanto come una furia, scalciando via un secchio pieno di terra che si riversò nuovamente sullo strato appena pulito.
“Idiota!” commentò Tina tra i denti.
A quel punto, il termine di quella giornata di scavo sembrava non arrivare mai.
Tina tornò in Abbazia con una guida nervosa e spericolata che fece agitare non poco Alessandro. Entrò nel cortile sgommando e frenò un attimo prima che il paraurti urtasse contro il muretto di recinzione.
Salì lo scalone quasi a passo di carica, lasciandosi dietro Alessandro che le chiedeva di aspettarlo. Si infilò velocemente sotto la doccia, uscendone pochi minuti dopo e filando in stanza a vestirsi. Tempo venti minuti e stava percorrendo il corridoio al contrario diretta verso l’uscita.
Alessandro la vide dal corridoio opposto camminare a testa basta con le mani nelle tasche del giubbino. Il capocantiere stava parlando con Marco, ma lo liquidò con un “Ne riparliamo dopo”, e corse verso di lei.
“Tina. Tina, aspetta” l’afferrò per una spalla, costringendola a fermarsi e voltarsi.
“Che c’è?” chiese lei spazientita.
“Dove vai?”
“Ho bisogno di stare un po’ lontana da questo posto”
Alessandro curvò leggermente le spalle verso di lei e con lo sguardo cercò i suoi occhi.
“Ti aspettiamo per cena” le disse posandole entrambe le mani sulle spalle.
“No, non torno”
“Come non torni?”
Tina si sottrasse alla sua presa e cominciò a scendere le scale.
“Arriverò in tempo per il lavoro domani. Stai tranquillo” gli disse quando era già di spalle.
“Ma non è questo … Tina!”
Alessandro provò a chiamarla, ma lei era già sparita oltre il pesante portone di legno.
Era ormai già notte quando Tina fermò l’auto davanti al palazzo di Giulia.
Cercò il suo cognome sul citofono e bussò.
“Sì”
“Ciao, sono Tina. Posso salire?”
Ci fu un attimo di silenzio sorpreso, poi la serratura scattò.
Tina salì le scale velocemente, tanto che arrivò davanti alla porta con un po’ di affanno. Bussò il campanello con decisione.
Giulia aprì dopo qualche attimo. Indossava un pantalone di tuta, un top ed una felpa sbottonata sopra. Aveva i capelli tirati su e retti da un mollettone e non era truccata. Sorrise allo sguardo stordito che le stava riservando Tina.
“Che c’è?! Non ti aspetterai che io sia sempre la controfigura di Meryl Streep ne ‘Il Diavolo veste Prada’ anche quando sono a casa”
Tina si riscosse sbattendo un paio di volte le palpebre e mosse qualche passo all’indietro.
“Avrei dovuto avvertirti prima di venire, anzi non sarei proprio dovuta venire. Scusa”
Giulia rimase un attimo spiazzata da quella reazione ma, quando la vide voltarsi per tornare da dove era venuta, scattò in avanti e l’afferrò per un polso.
“Ferma lì!” la tirò con sé dentro l’appartamento e chiuse la porta alle loro spalle “Non crederai che ti lasci andare così facilmente”
Tina la guardò, l’altra le sorrideva con naturalezza e sembrava davvero contenta di quell’improvvisata.
“Come fai a conservare una dignità anche nei panni di una casalinga disperata?!” le chiese improvvisando una comica espressione abbattuta.
Giulia rise, mentre le girava attorno aiutandola a liberarsi del giubbino e lo poggiava come sempre su una poltrona.
“Se voleva essere un complimento, sappi che non t’è riuscito tanto bene. Dovrai esercitarti ancora”
“Scommetto che tu puoi darmi qualche lezione” commentò Tina seguendola verso la cucina “Chissà quante te ne sono cadute ai piedi dopo qualche parolina dolce e qualche complimento ben piazzato”
Giulia la osservò di sottecchi, sorridendo sotto i baffi.
“Uhm, sì, qualcuna”
Tina si lasciò cadere su uno sgabello, incrociò le braccia sul piano della penisola e vi poggiò sopra il mento.
“Non abbondare con i particolari, eh” mormorò sarcastica.
Giulia richiuse il frigo che aveva appena aperto e si voltò verso di lei con uno sguardo scaltro.
“Vuoi davvero conoscere i dettagli?”
Tina aggrottò la fronte, ci pensò su qualche istante poi scosse vigorosamente la testa.
“No, lascia perdere. Meglio non sapere, per ora”
Giulia rise di nuovo e andò a sedersi sullo sgabello di fronte al suo. Poggiò un gomito sul tavolo e si tenne il mento con la mano.
“Stavo giusto per preparare la cena, ma mi sono resa conto che è un bel po’ che non faccio la spesa” ammise con una piccola smorfia “Che ne dici se ordiniamo due pizze?”
Il volto di Tina si aprì in un timido sorriso.
“Non ti scoccia se resto?”
“No, non mi scoccia”
Giulia si sporse oltre il tavolo che le separava e le diede un veloce bacio sul naso, poi saltò giù dallo sgabello e si avvicinò al telefono appeso al muro accanto al forno.
“Che pizza vuoi?” chiese, mentre componeva il numero.
“Capricciosa”
“Ci avrei giurato” la provocò.
“Che vorresti dire?” si lamentò Tina arricciando il naso.
Ma Giulia non le rispose, anzi le fece segno di stare in silenzio e si concentrò a parlare con qualcun altro all’altro capo del telefono.
Più tardi, i cartoni delle pizze ormai vuoti giacevano sul tavolo. Loro due, invece, erano sedute sul tappeto ai piedi del divano, attorniate da diversi cuscini, con un paio di bottiglie di birra quasi vuote accanto a loro e la televisione accesa in sottofondo, senza che nessuno la guardasse realmente.
“Dimmi la verità” disse ad un certo punto Giulia, facendosi seria “Quella che ti ha portato qui, stasera, non è stata solo la voglia di vedermi, vero?”
Tina si sistemò meglio con la schiena poggiata al divano e le gambe incrociate, girata verso Giulia. Alzò lo sguardo verso di lei, poi lo abbassò sulle proprie mani intrecciate in grembo.
“Vero”
“Che è successo?” chiese Giulia, posando una mano sulle sue.
“Non mi va di parlarne ora. Non roviniamoci la serata” Tina alzò di nuovo gli occhi su di lei, sorridendo stavolta, e strinse la sua mano tra le proprie.
Giulia sondò per qualche attimo il suo sguardo, infine si convinse a lasciar perdere l’argomento. Le sorrise a sua volta, ma con un’espressione curiosa in volto.
“D’accordo. Allora perché non mi racconti della tua famiglia?”
“Oh no, ti prego!” si lamentò Tina con una piccola smorfia.
“Avanti, sono curiosa” la incoraggiò Giulia sistemandosi meglio accanto a lei, pronta ad ascoltarla.
Tina sospirò acconsentendo e cominciò a parlare.
“Mia madre è una casalinga, mio padre un ex carabiniere in pensione e sono figlia unica. Il tutto condito da uno stuolo di zii, cugini, parenti e amici che non perdono occasione di proporre delle terrificanti rimpatriate”
“Sembra interessante” commentò Giulia con un filo d’ironia.
“Viverlo lo rende orribile, altro che interessante” specificò Tina “Non hai idea di quanti gradi di parentela possano esistere. Conosco i miei cugini fino al quarto grado, in pratica non abbiamo neanche una goccia di sangue in comune!”
Giulia rise, nel frattempo aveva piegato le ginocchia al petto circondandole con le braccia e vi aveva poggiato sopra il mento.
“Come credi che reagirebbero i tuoi se sapessero che hai una ragazza?”
“Ma io non ho una ragazza”
“Ah no?!” Giulia alzò un sopracciglio con aria scettica e divertita “Mi era sembrato che qualche giorno fa fossi stata proprio tu a dirmi che io ero la tua quasi ragazza. Ma forse mi sto sbagliando” cominciò a fingere un’aria pensierosa stringendo le labbra tra loro e alzando gli occhi al soffitto “Ah ecco, forse è stata Claudia. O forse Silvia. Ah no, era Monica!”
“Smettila!” si lamentò Tina ridendo e tirandole una cuscinata.
Giulia si riparò appena in tempo, poi le strappò di mano il cuscino gettandolo via e la guardò sorridendo maliziosamente.
“Gelosa?”
“No” assicurò Tina “Ma tu smettila di prendermi in giro” le intimò sfuggendo al suo sguardo ed afferrando un altro cuscino per stringerselo al petto.
“Ok, come vuoi” concesse Giulia, in realtà non del tutto convinta “Ma comunque non hai ancora risposto alla mia domanda”
“Come la prenderebbero i miei?”
“No, a quella troveremo risposta dopo. Adesso mi interessa sapere se mi consideri la tua ragazza”
Tina alzò gli occhi su di lei, Giulia le restituì uno sguardo pacato ma deciso. Non avrebbe lasciato correre, quella volta, Tina lo capì infatti incassò la testa tra le spalle e prese un lungo respiro.
“Mi sembra troppo presto per dirlo” rispose fin troppo diplomaticamente.
Giulia sorrise amaramente, ma senza eccessiva sorpresa. Si allungò per recuperare una bottiglia di birra e ne bevve un lungo sorso vuotandola del tutto, poi tornò a posare lo sguardo su Tina.
“Beh, non direi che è troppo presto, non per me almeno”confessò tranquillamente.
Tina la ascoltò con attenzione, poi con un cenno del capo la invitò a spiegarsi meglio. Giulia si prese qualche istante per riflettere e probabilmente organizzare il discorso, poi le spiegò con sincerità e naturalezza quello che voleva intendere.
“Io mi sento impegnata con te. Se non altro perché mi sono accorta che la fauna femminile non suscita più il benché minimo interesse in me … eccezion fatta per fugaci pensieri sull’oggettiva avvenenza di certi soggetti, che lasciano comunque il tempo che trovano”
“Stai dicendo che fischi dietro alle donne guardandogli il culo?” chiese Tina trattenendo a stento una risata.
Giulia la guardò divertita a sua volta, e decise di stare al gioco.
“Più o meno. Diciamo che sono più discreta, mi limito a guardargli il culo senza fischiare” ammise candidamente “Ma non è questo il punto”
“E qual è il punto?” incalzò Tina tornando seria.
“Il punto è che ti penso in ogni minuto libero della mia giornata. Solo l’obbligo di stare concentrata a lavoro riesce a distrarmi da te”
“Allora hai bisogno di trovarti dei passatempi per impiegare meglio il tuo tempo libero” Tina sfuggì al suo sguardo, accennando un sorriso storto e fingendo con quella battuta un contegno che in realtà non aveva.
Giulia rimase impassibile, continuava a tenere ostinatamente lo sguardo fisso su di lei. Sapeva che Tina poteva sentirlo, e sapeva che probabilmente la stava mettendo a disagio e tuttavia non lo distolse.
“Scherzaci pure se vuoi, tanto lo so che in fondo succede lo stesso anche a te” la provocò.
“E come fai a saperlo?” replicò Tina, senza però alzare lo sguardo.
“Negalo. Ma fallo guardandomi negli occhi”
A quel punto, Tina si decise finalmente a rialzare lo sguardo ed incontrò subito quello di Giulia in attesa. Provò a dire qualcosa, ma il sincero affetto che leggeva in quegli occhi verdi che la stavano fissando le bloccò le parole in gola.
Lentamente si avvicinò a Giulia, le passò una mano dietro la nuca per liberarla dal mollettone e scioglierle i capelli. Le sfiorò una guancia con la punta delle dita leggere e quasi impalpabili, la fissò un attimo negli occhi, poi la baciò.
Trascorsero il resto della serata così, coccolandosi teneramente. Giulia non tentò nessun approccio più approfondito, e Tina riuscì a tenere a bada l’istinto.
Quando le loro labbra si separarono per l’ennesima volta in cerca d’aria, Tina aprì un occhio per guardare l’orologio e sbuffò infastidita.
“Che c’è?” domandò Giulia abbandonando le sue labbra per baciarle il mento.
“E’ tardi e dovrei proprio andare, anche se non ho per niente voglia di muovermi da qui” rispose Tina accarezzandole la schiena.
“Allora non farlo” replicò semplicemente Giulia tornando a baciarla sulle labbra.
“Devo. Ho promesso ad Ale che sarei arrivata in orario domani” farfugliò Tina tra un bacio e l’altro “Devo andare a dormire ora, oppure non mi sveglierò mai in tempo” decretò infine.
A quel punto Giulia si allontanò appena dal suo viso, mantenendo però intrecciate le loro mani.
“Dormi qui”
“Cosa?”
“Ho un letto talmente grande che ci possiamo dormire in due senza far sfiorare nemmeno i nostri pigiami se non vogliamo. Resta, dormiamo e basta”
Tina le sorrise intenerita, allungò una mano per accarezzarle una guancia e si sporse per stamparle un bacio sulle labbra.
“Preferisco tornare a casa” le disse fermandosi a strofinare il naso contro il suo a pochi centimetri dal suo viso.
Giulia fece un lungo respiro e poggiò la fronte contro la sua annuendo.
“Ok, come vuoi”
Tina si alzò tirando per una mano anche lei, recuperò la giacca e si avviò verso la porta. Si fermò accanto ad essa e si voltò verso l’altra, che l’aveva seguita.
“Mi ha fatto piacere che sei venuta stasera. Qualunque sia stato il vero motivo che ti ha portata qui” le disse l’avvocato.
“Forse il vero motivo in realtà era una scusa. Forse, avevo semplicemente voglia di vederti” rispose Tina alzando le spalle come a volersi arrendere all’evidenza di quanto appena detto.
Giulia esitò un attimo, poi mosse con decisione un passo in avanti e la prese per la vita spingendola all’indietro con le spalle contro la porta chiusa. Tina ebbe appena il tempo di emettere un ‘oh’ di sorpresa, prima che le labbra di Giulia premessero nuovamente sulle sue.
Fu proprio l’avvocato a staccarsi per prima, qualche minuto dopo, con un movimento fin troppo brusco. Fece subito un passo all’indietro e si passò un dito sulle labbra.
“Ok, ora devi proprio andare” farfugliò impacciata osservando di sfuggita la reazione di Tina.
Quest’ultima la guardava ancora un po’ stordita ma tutto sommato tranquilla e soprattutto divertita. Non aveva mai visto Giulia perdere il controllo in quel modo, e il fatto che fosse stato per causa sua la gratificava non poco.
Si voltò con calma e aprì la porta, quando fu già oltre la soglia si girò verso di lei.
“Non guardarmi il culo mentre scendo le scale” disse prima di darle nuovamente le spalle e cominciare a scendere.
Giulia rimase un attimo frastornata, poi si riscosse e corse fuori sul pianerottolo.
“Impossibile. E’ il più bello che abbia mai visto” le urlò dietro costringendola a fermarsi sull’ultimo scalino.
Tina si voltò verso di lei, le riservò un grosso sorriso divertito, poi scese l’ultimo gradino e sparì oltre l’altra rampa di scale continuando a scendere.


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Con tanto ritardo, chiedo scusa. Spero il capitolo vi abbia ripagato per l'attesa! Vi prometto che gli aggiornamenti torneranno ad essere regolari :)
Alla prossima!

  
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