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Autore: Lyerenshadow_nekkun    11/05/2015    2 recensioni
Dopo cinque anni passati in coma, il fratello di Ai, Aine, torna al Master Course e le cose al dormitorio stanno per cambiare, soprattutto per il gelido conte. Cambieranno in meglio? In peggio? Leggete e scoprite!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Aine Kisaragi, Camus, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente quel tanto atteso giorno era arrivato. A Reiji tremavano le gambe, non riusciva a concentrarsi quando qualcuno gli parlava, non era nemmeno riuscito a mangiare qualcosa per colazione. Una questione di minuti, attimi, e Aine avrebbe varcato la soglia del Master Course. Cosa avrebbe fatto in quel momento? Non aveva idea di come sarebbe stato rivederlo dopo tutto quel tempo. Cinque anni, dannazione! Cinque anni in cui non aveva fatto che piangere nel ricordo di quello che erano stati e sarebbero potuti essere se il destino glielo avesse permesso. Cinque anni in cui con la mente aveva ripercorso i lineamenti dolci del suo viso, il profilo slanciato del suo corpo, il sorriso dolce che sapeva rivolgere solo a lui nei loro momenti più intimi. Aveva paura. Era letteralmente terrorizzato da quello che si sarebbe trovato davanti. E se l'Aine che ricordava non ci fosse più stato? Se in quei cinque anni tutto il mondo che aveva vissuto con lui si fosse disintegrato completamente? Sapeva che quel periodo non sarebbe più potuto tornare indietro. Ora c'era Ranmaru con lui e mai al mondo lo avrebbe lasciato, di questo ne era certo. Però non avrebbe mai voluto perdere quella complicità che si era creata nel corso degli anni con Aine e aveva paura che davanti a sé, una volta che il ragazzo avesse varcato la porta, avrebbe trovato un muro invalicabile.

Aine era seduto sul suo letto accanto alla valigia, le ginocchia portate al petto e il viso posato su esse mentre il suo sguardo vagava fuori dalla finestra. Ancora pochi minuti e sarebbe tornato al Master Course, dopo cinque anni… avrebbe rivisto Ai che in quei giorni era stato sempre con lui, avrebbe conosciuto quegli Starish e Quartet Night di cui gli aveva parlato suo fratello. Avrebbe rivisto Reiji. Si morse le labbra, mentre un sospiro silenzioso gli abbandonava le labbra: come sarebbe stato? Non poteva pretendere che l'altro ragazzo fosse rimasto fedele a lui negli anni, anzi, era più che comprensibile che si fosse rifatto una vita, ma questo lo spiazzava. Come doveva comportarsi? Cosa doveva fare? Gli mancavano Reiji, Hibiki e Kei, ma Ai non gli aveva detto nulla di loro, e lui non aveva chiesto. «Allora, Ine-kun! Sei pronto?», chiese suo zio con un sorriso, entrando nella stanza. Sorriso che si spense nel vedere la sua espressione. «Tutto bene?», chiese allarmato, raggiungendolo.
Aine gli sorrise e scosse la testa, poi rispose con il linguaggio dei segni: "Non so come comportarmi".
Hakase sorrise e gli scompigliò i capelli: «Sii te stesso, Ine-kun».
Aine annuì. Essere sè stesso? Ma lui era fatto di voce e musica, eppure la musica l'aveva tradito e la sua voce… non la trovava. Aveva recuperato tutto, ma non quella.
Mentre metteva gli ultimi libri nella valigia si chiedeva se il Master Course l'avrebbe aiutato in qualche modo.
«Un po' mi dispiace lasciarti andare», ammise Hakase arrossendo.
Aine lo guardò indecifrabile, poi sorrise e lo abbracciò, sperando che questo riuscisse a trasmettergli tutta la sua gratitudine per quello che aveva fatto per lui in quei cinque anni.

Un nuovo sospiro spezzò il silenzio della stanza. Ai si era svegliato presto quella mattina -a dir la verità non aveva dormito- e aveva iniziato a torturarsi le mani. Da quanto tempo non era così nervoso? Quando si era alzato ed era andato in bagno, premurandosi di non svegliare Syo e Natsuki, aveva notato allo specchio che sul viso fortunatamente non c'erano segni delle occhiaie e che le sue mani erano tutte rosse, dopo aver passato una notte a sfregarle l'una contro l'altra. Le aveva sciacquate con l'acqua fredda, gli aveva messo su una crema per idratarle ma… non riusciva a farle ritornare ad un colore più chiaro. Decise allora di mettersi i guanti -quei guanti senza le dita- che gli piacevano tanto, per coprire il frutto della sua ansia.
Si era fatto la doccia più lunga della sua vita, sperando di tranquillizzarsi un po'. Eppure quel tremore non spariva… quella sensazione di calore che gli si era annidata nel petto, quella voglia a malapena controllabile di andare a prendere suo fratello e portarlo al Master Course immediatamente e di peso.
Adesso era seduto sul letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. Come sarebbe stato suo fratello in mezzo a quegli scalmanati? Sperava che Natsuki non lo assaltasse. Avrebbe inoltre dovuto presentargli Syo, con il quale da un po' di tempo aveva una certa affinità… e qualcosa di più. Come avrebbe reagito? Di sicuro non avrebbe minacciato Syo, siccome dal suo risveglio era rimasto senza voce. Oppure l'avrebbe fatto. Ai si era reso conto che il fratello sapeva comunicare perfettamente, soprattuto con gli occhi.
Sorrise al ricordo di quegli occhi: per quanto tempo aveva desiderato che si aprissero per poterli rivedere? Ogni volta che Ai era andato a trovarlo aveva fissato il suo sguardo in quello del maggiore, cercando di sostituire i ricordi di quando le palpebre erano abbassate e non sapeva se le sue iridi avrebbero mai più visto una luce, un colore, una persona...
Tirò il cellulare fuori dalla tasca dei pantaloni e guardò l'orario. 09:17. Aine sarebbe dovuto arrivare per le 11:00, ma Ai, impaziente, si diresse verso l'entrata. Voleva essere il primo ad accoglierlo per fargli capire che non era solo e che lui, anche se fratello maggiore, poteva dipendere dal minore fino a che non si fosse abituato. Una volta fuori si sedette sui gradini del cancello d'entrata ed aspettò.

«Ok, Ine-kun, sei pronto?», chiese Hakase, sorridendo al nipote che si strinse nelle spalle e scese le scale tirandosi dietro la valigia, rifiutando ogni aiuto da parte di suo zio. La sua personalità cocciuta e orgogliosa non sembrava essere sparita e Hakase era grato di ciò: era già brutto vederlo atterrito e vulnerabile quando la notte si svegliava da un incubo e non poteva nemmeno urlare per chiamarlo (per questo aveva collegato un campanello al suo letto, in modo che suonandolo lui potesse sentirlo e accorrere), se fosse stato così anche di giorno non avrebbe retto.
Aine gli schioccò le dita davanti al viso per attirare la sua attenzione, poi gli indicò con aria eloquente la macchina, ogni centimetro del suo corpo che fremeva di impazienza. «Sei proprio curioso di andare lì, ne~ Aine?».
Il ragazzo fece di nuovo spallucce, poi gli rispose a gesti: "Voglio rivedere Ai!". Mentre salivano in auto, Hakase sorrise e sospirò: «Vi siete visti ieri». Aine replicò con un sorrisino di superiorità che non chiedeva traduzioni: "Tu non puoi capire".

Syo aveva sentito la porta rinchiudersi con un sonoro 'click'. Aprì gli occhi e davanti a sé vide il letto del senpai perfettamente rifatto e in ordine. Doveva essersi già svegliato e la cosa non lo stupiva più di tanto, in fondo era sempre il primo tra loro tre che si alzava.
Si sporse leggermente per vedere se nel letto sopra il suo Natsuki si era alzato, ma il braccio lasciato mollemente cadere da un lato e il respiro lento e costante che udiva gli facero capire il contrario.
Si alzò e si diresse verso il bagno con passo lento e misurato. La mattina non riusciva ad essere mai attivo finché non faceva una doccia fredda che lo risvegliasse completamente. Aprì quindi subito il getto dell'acqua, che si infranse contro la sua pelle lattea donandogli qualche brivido lungo la schiena. Da qualche tempo Ai non era più lo stesso: era sempre agitato per quanto non volesse darlo a vedere e con lui si mostrava anche un po' distaccato. Però lo capiva, suo fratello si era risvegliato dopo un coma durato cinque anni e, per quanto lo infastidisse il fatto che mai gliene avesse parlato di questo Aine, lo comprendeva. Non doveva essere stato facile per Ai sostenere da solo il peso di tutta questa faccenda e sperava vivamente che dopo il risveglio del fratello anche Ai avrebbe potuto godersi di più la vita, senza la paura aleggiante nell'aria di perdere una persona cara. E il giorno tanto atteso era finalmente arrivato. A momenti sarebbe arrivato Aine e si sarebbe trasferito lì al Master Course insieme a tutti loro. Le cose sarebbero cambiate, di questo ne era sicuro, e dovette ammettere a sè stesso che voleva davvero conoscerlo. Era innamorato del suo fratellino e avrebbe voluto sapere ogni cosa di lui, essere partecipe di ogni momenti della sua vita, bello o brutto che fosse. Voleva anche fargli capire che lui ci sarebbe sempre stato in caso avesse avuto bisogno, o anche solo in caso cercasse una spalla su cui piangere. Per questo, dentro di sé, sperava che nonostante tutto le cose non cambiassero drasticamente, perché mai al mondo avrebbe voluto dividere Ai con un'altra persona, ma se si fosse trattato di suo fratello allora non avrebbe potuto far altro che farsi da parte e aspettare che lui stesso decidesse cosa fare, se lasciarlo o meno. Ma lui non sarebbe certo stato a guardare in caso scegliesse la prima opzione, perché mai al mondo avrebbe rinunciato ad Ai.

Guardò l'orologio, sempre più impaziente. Fissava i secondi passare da quando si era seduto sulle scale, tanto che aveva iniziato a contarli man mano che la lancetta si spostava. Tante volte si era alzato in piedi, intenzionato ad andare all'ospedale a prendere suo fratello, ma poi si era ripetuto che ogni cosa ha il suo tempo.
Sentì da lontano il rombo di una macchina e diede una nuova occhiata all'orario: erano le 10:45. Erano loro? In anticipo? Fu tentato di togliersi i guanti e riprendere a torturarsi le mani, mentre fissava il fondo della strada, sperando di vedere presto la macchina che si stava avvicinando.
Quando il veicolo nero comparve, svoltando nella strada principale, Ai scattò dal posto andandole incontro. Alla guida vide suo zio, Hakase, sempre bello e giovanile nonostante fosse più grande di loro di un po' di anni. Al posto del passeggero invece... Ai cercò di mantenere calmo il suo corpo e soffocare un grande sorriso. La macchina si fermò ad un metro da lui e lo zio scese per primo. Gli andò incontro e con una stretta di mano, formale all'apparenza, lo ringraziò di esserci sempre stato, di avere aiutato lui e suo fratello ma soprattutto di averlo portato lì.
«Zio...», esordì un po' esitante. «Da adesso mi prenderò cura io di lui». Lo vide annuire con uno sguardo addolcito.
«Va' da lui».
Ai non se lo lasciò ripetere due volte e camminò incontro al fratello. Era felice di vederlo per la prima volta dopo tanto tempo fuori da quel maledetto ospedale. Intorno a lui non c'era più il bianco delle lenzuola, ma il verde degli alberi e del paesaggio. Vederlo lì gli fece venire in mente il ricordo di quando erano andati per la prima volta in montagna insieme…
Quando se lo ritrovò faccia a faccia, lo abbracciò. Non era da lui prendere l'iniziativa di queste cose ma... Voleva cominciare così la sua nuova vita. Sentì presto le braccia del fratello stringerlo di rimando. Con la testa appoggiata sul suo collo gli sussurrò: «Non ti ci abituare, niisan».
Le vibrazioni del petto dell'altro gli fecero capire che stava ridendo, poi sentì un bacio tra i capelli che gli fece spalancare gli occhi.

Dopo un viaggio che gli era sembrato durare ore se non giorni, finalmente raggiunsero quello che doveva essere il Master Course e Aine aveva iniziato a muoversi sul sedile, impaziente.
Ancora poco e avrebbe rivisto Ai! E Reiji. Se la prima cosa lo riempiva di gioia e impazienza, la seconda lo allarmava, ma tutto a suo tempo. Con la coda dell'occhio vide suo zio sorridere alla sua concitazione, ma decise di fingere di non vederlo e piuttosto cominciò a guardar fuori dal finestrino: il cancello, il viale, gli alberi.... tutto era incredibilmente simile a come l'aveva lasciato cinque anni prima, eppure era tremendamente diverso.
Finalmente arrivarono e furono subito accolti da Ai e, mentre quello salutava suo zio, Aine si era trattenuto dal corrergli incontro e abbracciarlo con tutte le sue forze, sapendo che Ai non era un amante di quel genere di cose. Però fu il minore a sorprenderlo con un abbraccio, che fu più che felice di ricambiare. «Non ti ci abituare, niisan». Le parole sussurrate dal suo otouto gli strapparono una risata silenziosa, e come si separarono, si assicurò di mimare la sua risposta: "cattivo otouto!" e fingere di mettersi a piangere.
Intanto suo zio aveva tirato fuori il suo bagaglio dalla macchina e l'aveva portato in cima alle scale, rispondendo alla sua occhiataccia con un sorrisino di scuse.
«Vi lascio soli», disse. «Ai, tieni d'occhio questa peste, sembra un angioletto, ma non ti fidare». Sorrise affettuosamente scompigliando i capelli del più grande, che si allontanò dal suo tocco con un ghigno.
«Per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi…».
I suoi occhi diventarono per un momento lucidi, poi borbottò un "oh, al diavolo!" e li abbracciò entrambi, prima di correre in auto e andarsene.
Aine alzò gli occhi al cielo: che cavolo avevano suo zio e suo fratello contro gli abbracci?!
Si scambiò uno sguardo con Ai, iniziando a sentire di nuovo l'agitazione crescergli nello stomaco. E adesso? Tremando leggermente, prese una mano guantata del fratello e la strinse, un po' in cerca di rassicurazione e un po' per accertarsi che tutto fosse reale. "Dimmi che andrà tutto bene adesso", lo implorò con gli occhi.

Il ghigno di suo fratello era un'espressione imperdibile. Aine gli era così simile d'aspetto ma così diverso nel carattere e Ai si ritovò a pensare con orgoglio che il maggiore era maledettamente meglio di lui.
Erano fermi davanti al portone, ormai bastava scostarlo per entrare. Per iniziare.
Decise di fare l'ultima cosa 'non da lui' della giornata: doveva fargli sapere cosa davvero pensava. Appoggiò una mano sulla guancia del maggiore. «Sei bellissimo», gli sussurrò, incontrando i suoi occhi di nuovo. E intendeva non solo fisicamente, ma anche caratterialmente. Quanta forza aveva avuto tutti quegli anni per rimanere legato al mondo? Mai aveva perso la speranza, mai aveva gettato la spugna, mai lo aveva abbandonato. Quelli di Ai non erano semplicemente affetto e felicità, ma anche ammirazione. Non gli lasciò il tempo di registrare il suo gesto che distolse lo sguardo, appoggiò la mano sulla maniglia del portone e aprì.

Aine era rimasto sorpreso dal gesto del minore e, mentre quello apriva il portone, si portò una mano alla guancia dove fino a poco prima erano state posate le dita fresche di Ai. Un sorrisino si era fatto strada sulle sue labbra. Ne era valsa la pena: tutti quegli anni a star chiuso in quella camera come un fantasma incapace di attraversare le pareti o abbandonare l'ospedale, i giorni e le notti in cui aveva urlato a sè stesso di svegliarsi, la nostalgia per tutto il suo mondo… ogni cosa sembrava prendere un senso ora che si trovava lì, con Ai, davanti all'ingresso del Mastar Course.
Con una mano strinse la maniglia della sua valigia -gli sforzi fisici gli facevano ancora male e lo stancavano in fretta, ma non l'avrebbe mai ammesso a qualcuno-, con l'altra cercò nuovamente quella di suo fratello e lo seguì in quella che sarebbe diventata la sua nuova casa.





    Angolo delle autrici ^·^
Salve a tutti! :DD
E rieccoci al vostro nobile cospetto (si, l'episodio 6 ci ha influenzate... ^^") con un nuovo umile (va bene ora basta xD) capitolo. E ci auguriamo che vi piaccia! E così... Aine è arrivato. Il bello sta per iniziare :3
Solita scaletta:
- Lyel: Ai
- Starishadow: Aine
- pinky_neko: Syo

P.s. siamo liete di annunciarvi che nel gruppo c'è un nuovo arrivo! Fate un caloroso benvenuto a Takkun! :D (Lo scriveremo anche nella bio il prima possibile ahahha)
Lyerenshadow_nekkun
   
 
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