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Autore: _TheHouseOfSun_    11/05/2015    2 recensioni
Ciao, spero che questa fanfiction vi piaccia. Parla di un gruppo di ragazzi (ovviamente parlo degli semidei di Percy Jackson resi normali) che sono costretti a fare due mesi in un campo per persone iperattive. Lì saranno uniti da legami di tipo diverso, e vivranno avventure che li faranno diventare amici. Questa è quindi la storia di tutte le scemenze, i guai, le sfortune, i litigi e le avventure di Percy, Annabeth, Nico, Jason, Piper, Frank, Hazel e Leo.
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV PERCY
Anzitutto è importante chiarire che è soltanto merito mio se siamo riusciti a prendere la bandiera, per cui Annabeth può ripetere quante volte vuole che somigliavo alla tipa della Fabbrica di Cioccolato che si tramutava in un mirtillo gigante, ma sappiamo tutti che era fatto apposta (beh, più o meno, se escludiamo la parte dove sono caduto nella pozzanghera, ma non importa). Non sono certo inciampato in una stupida radice mentre tentavo di avvicinarmi alla saputella bionda!
Comunque sia, abbiamo vinto e ora si festeggia.
Stiamo per un paio d’ore al falò, e Leo ci convince a far la danza da guerra degli indiani, solo Frank si rifiuta.
- AUHAUHAUHAUUUUUUH- urliamo io e Jason, come pensiamo che facciano gli indiani, poi Piper ci molla uno sberlone ciascuno e scopriamo che è di origine Cherokee. Ops.
Comunque dopo un po’ ci perdona, e a mezzanotte iniziamo a dirigerci verso la casa Tre, quando io e il mio nuovo amico biondino (che poi secondo me si tinge, ma ho imparato che non bisogna farglielo notare, le sue occhiate stile “ritira-quel-che-hai-detto-o-ti-fulmino” fanno molta, molta, mooolta paura) notiamo un’ombra pallida sparire nel bosco. Nico.
- Cavolo, fratello, dovrebbero mettergli un cartello luminoso con su scritto “Ehi, io sono qui, non preoccupatevi, non vi voglio uccidere”, perché è davvero inquietante quel ragazzo.
- Secondo me ci farà fuori tutti nel sonno- ribatto, poi rifletto un secondo e aggiungo- eccetto Hazel, sembra che sia l’unica che tollera…
Ci scambiamo un’occhiata e c’intendiamo al volo. Un possibile pazzo psicopatico. Nel bosco di notte. Anzi no, a mezzanotte. Cosa facciamo? Lo seguiamo, mi pare ovvio.
Quando lo raggiungiamo lo sentiamo parlare in una lingua, poi in un’altra, finché poi non capiamo.
- Sta pregando.- sussurra Jason, che ora sembra un tantino spaventato.
Va avanti per moltissimo tempo, diverse lingue, diversi gesti, sacrifica anche un paio di hamburger e hot-dog con relative patatine, ma c’è un nome che continua a ripetere: Bianca.
Poi nel tentativo di ascoltare meglio mi alzo, peccato che decida di farlo anche Jason in quel preciso istante, così ruzzioliamo a terra ai piedi di Nico.
-AHIA!
-Ehi, fratello, quello è il mio piede, trattalo con un po’ di rispetto!
Il ragazzo si gira e ci lancia un’occhiata assassina:- Ma bravi, Jason Grace e Percy Jackson, complimenti! Siete riusciti a vedere cosa fa il tenebroso Nico ogni sera…
- Dai amico, tenebroso è un po’ eccessivo, diciamo… persona con qualche problema relazionale, tipo sai, autistici, sociopatici…
Jason mi tira un pestone, ma Nico non sembra turbato. Ci si avvicina lentamente. Diamine, sembra di stare in film horror di serie B: un pazzo, un bosco di notte, i due classici imbecilli che si fanno ammazzare per primi. Un successone, oserei dire.
Adesso il ragazzo-ombra è a mezzo metro da noi, e vedo distintamente qualcosa cambiare nei suoi occhi, e il biondino deglutisce in modo piuttosto rumoroso.
Poi Nico inizia a parlare con rabbia:- Mia madre morì poco la mia nascita, lasciandomi solo con mio padre e mia sorella, più grande di appena due anni. Per i primi tempi andò tutto bene, ma quando avevo circa sei anni, Ade iniziò a bere. Col passare del tempo, la cosa peggiorò, finché non divenne un vero e proprio alcolizzato. La sera tornava tardi e puzzava di alcol, e diventava via via sempre più irritabile e violento. Mia sorella Bianca, all’età di nove anni, dovette farsi carico di me e di proteggermi da nostro padre.
La sera del mio settimo compleanno, rientrò tardissimo, ma io volli aspettarlo ad ogni costo, nonostante Bianca fosse preoccupata, perché ormai aveva imparato a leggere i segnali. Comunque, quando rincasò, Ade si sedette al tavolo, travolgendomi con quell’odore di superalcolici da quattro soldi che adesso gli associavo. Ma insomma, ero piccolo, era il mio compleanno, avevo pur il diritto di festeggiare con lui!
Si ferma un attimo, cerca di controllare i tremiti, io e Jason ci guardiamo e all’improvviso Nico mi sembra molto più fragile, inquietante, certo,  ma capisco che non è sempre stato così. Mentre cerca di riprendere fiato, mi rendo conto delle cose terribili che può fare la vita. Rivedo nel suo dolore il viso tumefatto di mia madre, i lividi sul suo corpo, quei giorni infernali in ospedale. Ma lei aveva un figlio per cui doveva andare avanti, Nico era un bambino, e qualsiasi cosa gli sia successa, ho la sensazione che dopo quel fatto non gli sia rimasto più nessuno per cui resistere. Sul volto di Jason vedo passare un lampo di empatia, come se anche lui capisse questa sofferenza. In effetti, certe volte le storie più terribili si nascondono anche in persone che sembrano essere state privilegiate, quando la loro unica fortuna è stata riuscire a superare e andare avanti.
- Quella sera era stranamente gentile, eppure mia sorella lo guardava con sospetto estremo. Per la prima volta feci caso a un segno viola che le spuntava dal colletto della camicia, ma non compresi.
Parlai un po’ con mio padre, e lui mi fece la classica domanda: “E la fidanzatina?”. Ero un maledetto bambino, cosa potevo fare? Risposi ridendo, con tutta l’ingenuità dei miei sette anni appena compiuti: “No, papà! A me piace un altro bambino!”
Fu come se un uragano mi fosse piombato addosso, e io non potevo oppormi.
“SCHIFOSO! NON MERITI DI ESISTERE” ripeteva colpendomi. Poi Bianca, la mia stupida, dolce, coraggiosa Bianca, si frappose fra di noi, ma non riuscii ad arginare la furia di mio padre. Dopo tre giorni morì in ospedale e Ade venne arrestato.
Per cui sì, ogni sera prego per lei, perché se c’è un aldilà, non mi interessa quale, lei si merita il posto migliore, e per sicurezza io prego per tutti. Contenti adesso?
Lo osservo a lungo, non sembra triste, più sollevato, come se finalmente si fosse liberato di un enorme peso, e credo proprio sia così.
A interrompere il silenzio è il mio amico:- Ah. Oh. Quindi tu sei…
- Sono gay, Grace, puoi farcela a dirlo.
Senza riuscire a fermarmi, rivolgo a Di Angelo una domanda che mi urgeva da parecchio tempo, direi la più ovvia da fare a un uno dell’altra sponda:- Secondo te io potrei piacere ai gay?
Prima che mi accorga dell’insensibilità della domanda, Jason mi rimprovera:- Ottimo lavoro, Jackson, tu sì che sai come far sentire a proprio agio gli altri!
- Senti chi parla, signora “Ah-Oh”…
Veniamo interrotti da un suono che non avrei mai pensato di sentire: Nico sta ridendo. Cioè, intendo che ride in modo normale, per davvero, non ironicamente.
- Sì, Percy, puoi piacere, però non sei proprio il mio tipo….
Lo guardo sbalordito:- Scusa, cosa vorrebbe dire che non sono il tuo tipo? Io sono Percy Jackson, dannazione! Sono il tipo di tutti! Non puoi dire un’eresia del genere, non puoi!
- Perché lui lo chiami Percy e a me Grace? Cosa sono questi favoritismi?! Insomma, un po’ di rispetto, per l’amor del cielo!
Quando raggiungiamo la Casa Tre io e Jason stiamo ancora battibeccando su chi sia il tipo migliore per i gay, e arriviamo in salotto con un punto di vantaggio per lui perché porta gli occhiali, che, a sentire Nico, vanno alla grande fra gli omosessuali.
- Ragazzi, direi che non c’è storia, vincerei io!- Leo esce dal dormitorio con un sorriso che va da un orecchio all’altro.
- Valdez, tu non dovresti essere sveglio- dice Nico, inizialmente preoccupato, ma poi si rilassa quando vede che al ragazzo non importa il suo orientamento sessuale.
- Si dia il caso- spiega il folletto- che Chirone russi come un ghiro, e pure Frank. Sembrano un concerto di motoseghe elettriche, di sicuro non conciliano il sonno, per cui ho fatto un piccolo lavoretto, nel frattempo.
Ci mostra tutto orgoglioso un portatile:- Mi sono collegato alla rete Wi-Fi libera di una casa che sta in città…
- Come cavolo hai fatto, amico?- domando ammirato. Quel ragazzo è una forza della natura.
- Quando siamo andati in gita ho piazzato un ripetitore potenziato di mia fabbricazione- risponde ammiccando- poi anche uno a metà strada e uno sopra il tetto, et voilà, il gioco è fatto! Possiamo guardarci tutti gli episodi di Doctor Who che vogliamo.
Nico sembra entusiasta, ma né io né Jason capiamo:- Dottor Chi?
Leo sospira teatralmente, poi corre a svegliare Frank. Questo bofonchia qualcosa e arriva lentamente in salotto, gli occhi gonfi di sonno.
- Valdez mi ha detto che c’è una visita medica o qualcosa d simile…
Di Angelo e il sudamericano si guardano negli occhi scuotendo energeticamente la testa, poi caricano il primo episodio in streaming e all’una di notte iniziamo a guardare questo simpatico Dottore Innominato.
All’inizio io, Frank e Jason continuiamo a scambiarci occhiate annoiate, ma dopo poco ci prende tantissimo.
Fatto sta che alle sette ci trovano le ragazze, mentre guardiamo l’ottava puntata. Dire che si mettono a ridere è un eufemismo. In effetti, penso che cinque adolescenti sdraiati sul divanetto con un plaid gambe che guardano un telefilm di fantascienza siano piuttosto comici. Soprattutto se uno indossa delle mutande con un adorabile motivo di scoiattoli (senza far nomi… coff coff FRANK coff coff) e i due più piccoli ridono cercando di convincerne uno biondo, grande e grosso ad aprire gli occhi e guardare la scena (“No Jason, il Dottore li salverà, tranquillo!”). In più l’ultimo, che poi sarei io, sta stritolando il suo cane peluche sussurrando (“vedrai, Signora Leary, andrà tutto bene, tranquilla”).
Annabeth ci guarda un po’ divertita, un po’ compassionevole (diavolo se è bella, anche di mattina presto... no, okay, io vado a farmi curare), Hazel ha gli occhi spalancati e si fa aria con una mano, mentre Piper è a terra, piegata in due dalle risate.
Corriamo tutti nel dormitorio, decisamente stanchi, ma tutto sommato stiamo bene, considerando che non abbiamo dormito.
- Cavolo, Valdez- esclama Jason, togliendomi le parole di bocca- con questo hai segnato la fine della mia vita sociale!
Mi avvicino al letto per prendere i vestiti, quando mi torna in mente la scritta sul muro. Stavolta leggo chiaramente: “Sotto la collina dove la notte s’avvicina/ troverai la via per scontare la follia”
Impallidisco, ma per oggi è troppo, magari ne parlerò più avanti con gli altri, anche se mi sembra piuttosto sciocco che una filastrocca per bambini mi dia i brividi.
Esco dalla Casa Tre, e quando vedo Annabeth al tavolo della mensa rimango ancora una volta senza fiato. Letteralmente dico. Mi ha tirato un pugno “amichevole” nello stomaco.
-Puoi sederti qui, se ti va- mi propone sorridendo incerta.
Naturale che mi va! Ma devo risultare freddo, distacc…- Assolutamente sì! Vuoi una brioche? Un caffè? Un…- mi rendo conto di ciò che sto dicendo grazie alla sua espressione divertita – non è che mi tireresti un altro pugno, per favore?
- Per tirarti un pugno sono sempre disponibile- scherza, dandomene uno sul braccio.
Arrossisco fino alla punta dei capelli mentre addento un pancake.
Oggi sembra essere una bellissima giornata.
 
   
 
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