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Autore: Kurosmind    11/05/2015    2 recensioni
Raccolta di traduzioni di one-shots di diversi autori, tutte incentrate su Bilbo e Thorin. Ci saranno diversi rating/situazioni/generi, e sarà tutto segnalato nell'indice e all'inizio di ogni capitolo!
Sommario dell'ultima shot pubblicata: I vecchi del prato, di TheBookshelfDweller

È la storia di un giorno di aprile, e di quanto sono fortunati di essere arrivati così lontano, di aver vissuto abbastanza da vedere i capelli l'uno dell'altro diventare bianchi, nel caso di Bilbo, e argentati, in quello di Thorin.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In un Mondo Perfetto

by vividpast
traduzione di KuroCyou

Rating: Giallo
Genere: Angst
Note: Finale aperto, Fix-it (?)
Introduzione:

Thorin solleva Bilbo sopra il bordo del parapetto.
"I suoi occhi di smeraldo sono fissi, imploranti, nei suoi. Lo fanno solo arrabbiare di più e lui stringe. Lo scassinatore esala a malapena un respiro. (Se non fosse per la rabbia, si renderebbe conto che non ne esala altri)

Storia originale qui

 

Traditore, traditore, traditore.

La parola risuona nella sua testa, come tamburi ad un'esecuzione. Il suo sangue ribolle di rabbia sotto la pelle, il cuore gli martella follemente nel petto. La sua visione sanguina di rosso, concentrandosi sulla falsa, morbida, riccioluta, feccia in miniatura. Dita forti e fredde trovano un appiglio intorno al sottile (debole, fragile) collo.

Come osa? Come osa questa miserabile creaturina rubare la cosa più preziosa per lui? E pensare che si era fidato, lo aveva trattato come un familiare! Non si è mai sbagliato tanto in vita sua.

"Tho-" il ratto soffoca quando lo alza in aria.

Senza esitare, lo trascina fino al bordo del parapetto. Deboli dita morbide tentano di allentare la sua presa, uno sforzo patetico (tanto, tanto più debole rispetto alla forza nanica). In cambio, la stretta di Thorin aumenta crudelmente e senza rimorso intorno al collo della canaglia. Gorgoglia, il respiro si spezza, e le dita cominciano a graffiargli le mani. La debole lotta lo fa sentire vendicativo.

Un battito pulsa con forza sotto le sue dita (così caldo e vivo), e respiri sono intralciati dalle sue mani intorno alla gola.

Thorin solleva il traditore sopra il bordo, minacciando di lanciarlo alle rocce. Sputa fuori insulti e profanità contro tutto quell'essere. L'Arkengemma è sua! Tutto l'oro è suo! Farà sì che questa creatura paghi per ciò che ha fatto.

Il volto si contorce in una smorfia di dolore, la bocca schiusa e gli occhi spalancati per la paura. Thorin avrebbe ghignato se non fosse per la rabbia che scorre senza freni nelle sue vene. (Se non fosse per la sua furia, si sarebbe accorto di come le labbra cominciano a diventare blu)

"Tho- in, ti -ego." Due mani avvolgono quelle di Thorin, cercando di nuovo di rimuovere la presa. Lui non cede.

Gli occhi di smeraldo sono fissi, imploranti, nei suoi. Lo fanno solo arrabbiare di più e lui stringe. Lo scassinatore esala a malapena un respiro. (Se non fosse per la rabbia, si renderebbe conto che non ne esala altri)

Sente delle grida - non del traditore (Perché mi ha tradito?) ma dagli amici dietro di lui. Ma la sua vista crudele e attenzione maligna sono solo per questo ladro. La creatura cessa completamente di lottare, le mani si allentano intorno alle sue finché non ricadono, inerti, ai fianchi. Forse si è rassegnato al suo destino, perché Thorin getterà il dannato traditore giù nell'abisso (vero?). Forse ci penserebbe due volte prima di tradire la sua fiducia.

Gli occhi non sono più spalancati per il terrore; sono invece semichiusi, le palpebre non si muovono mentre fissano Thorin.

Il Re Sotto la Montagna scuote bruscamente l'essere nella sua presa, la voce ora roca dopo tutto l'urlare. La carogna non dice o fa nulla per rispondere, si limita a fissare il vuoto davanti a sé.

Thorin si ferma, la mente che si schiarisce leggermente. Si acciglia per il silenzio dell'altro. Quel furfante pensa che fare il coraggioso lo tirerà fuori da quella situazione? A che razza di gioco sta giocando?

Stringe di nuovo la presa per provocare una risposta. Ma si rende conto che la sua stretta non può essere più forte. Per un istante surreale si chiede come il ladro possa perfino respirare.

La risposta cala su di lui come un secchio d'acqua gelata. Il velo nella sua mente si solleva all'improvviso come un vagone che rotola giù da una collina; è come se sia stato portato via da un sogno, per svegliarsi in un incubo.

Non c'è battito sotto le sue dita, neanche uno lieve, e lo sguardo è vitreo di morte.

"No," gli esce spontaneo dalla bocca.

In una mossa fluida, riporta lo hobbit lontano dal bordo, a terra, e tra le sue braccia.

"Bilbo?" sposta i ricci via dal viso tondo dello hobbit. Lo sguardo senza vita nei suoi occhi non muta. "No, no, no."

Vede i lividi neri che chiazzano il collo dello hobbit, forme di dita vivide contro la pelle pallida. Una lacrima scivola sulla guancia dello hobbit, la bocca schiusa in un ultimo grido silenzioso.

La bile gli sale in gola, il corpo di Thorin è distrutto dal senso di colpa e dal rimorso. Il rifiuto ingloba tutti i suoi pensieri mentre getta via la razionalità. (No, non dovrebbe succedere. Non è morto, no, non l'ho fatto, ti prego, Mahal, no)

Thorin cerca di trovare un respiro, spera ardentemente che ci sia. Cerca di trovare un battito, posando la mano di piatto sul petto dello hobbit. Non sente nulla.

Non si arrende.

"Oin!" gira la testa di scatto ma scopre che non c'è nessuno sui bastioni. Il silenzio e l'immobilità regnano, come se la morte stessa si fosse impossessata del posto. Thorin scuote la testa e grida, "Gandalf! Tharkun! Il tuo scassinatore-" si interrompe, rendendosi conto che non c'è nessuno sotto, neanche l'armata degli elfi e degli uomini. Non arriverà alcun aiuto.

Singhiozza sul petto di Bilbo, perdendo la speranza. "Ghivashel, mi- mi d-dispiace. T-ti prego, ti prego, non-"

"Thorin."

La voce di Bilbo lo riscuote dalla sua pena. Si tira indietro all'istante, il petto che canta di gioia. "Bil-"

Ma no, la testa dello hobbit ricade all'indietro, come una bambola con i fili tagliati. Il suo petto è immobile. Il dolore gli ricade addosso come l'ascia di un boia, feroce e spietato. È stata un'allucinazione.

"Thorin."

La bocca di Bilbo non si muove ma Thorin sa, in cuor suo, che la voce appartiene a lui. Forse il fantasma dello hobbit è venuto a perseguitarlo per ciò che ha fatto. Thorin stringe gli occhi chiusi, le lacrime che scorrono liberamente sotto le palpebre.

"Thorin."

Ma certo, non è meno di ciò che si merita; Bilbo dovrebbe punirlo come ritiene giusto. Thorin la strappato dalla sua casa confortevole, l'ha insultato per colpe che non erano sue, e ora, lo ha derubato della sua vita. (Non è meno di ciò che si merita, Thorin sarebbe felice di espiare i suoi peccati)

"Thorin!"

Si sveglia di soprassalto.

Thorin apre gli occhi, umidi di lacrime, per trovare la meravigliosa visione del viso preoccupato di Bilbo. Prende lo hobbit tra le braccia, respira il suo odore, assapora il suo calore, e trova conforto nel battito del cuore del suo amore.

"Thorin?" indaga Bilbo, avvolgendo le braccia intorno al re.

"Mi d-dispiace. Solo… un momento." Prova a far uscire le parole e fallisce spettacolarmente. C'è un tremito nella sua voce e nelle sue mani che non riesce a dissipare. Bilbo sembra capire comunque, perché si limita ad annuire.

Per qualche minuto, tra di loro cala un silenzio confortante. Gli unici suoni nella stanza sono il respiro affannoso di Thorin e quello rassicurante di Bilbo.

Quando i tremiti di Thorin si sono calmati e riesce a respirare con facilità, Bilbo parla. "Brutto sogno?"

Thorin annuisce bruscamente, ancora incapace di parlare.

"Vuoi parlarne?" è la domanda misurata di Bilbo. "Aiuta a volte."

Thorin esita. Ripensa ai tratti inerti del suo amato, agli occhi verdi e impassibili, vitrei di morte, al blu delle labbra del suo amore, e all'assenza di battito sotto le sue dita. Ricorda vividamente ogni dettaglio. "No. Non voglio ripensarci." È tutto ciò che può fare per impedire che la voce gli si spezzi.

"Va bene," risponde Bilbo. Dopo un attimo, dice. "Sapevi che sono stati Fili e Kili a nascondere la tua corona stamattina?"

Thorin ride, sorpreso. "Si. Non sono esattamente discreti:"

Sente il sorriso dello hobbit contro il suo petto. "Si. Sono sicuri di poterla fare franca però."

"Forse ci vuole un'altra sessione di allenamento con Dwalin," medita Thorin.

Bilbo ridacchia, rimbomba nel suo petto. All'improvviso Thorin è pieno di calore e amore per la creatura tra le sue braccia.

E la notte prosegue con loro due che chiacchierano di cose futili…

-------------------------------

E la contenta beatitudine sarebbe continuata, se non fosse per il grido penetrante che frantuma la pace.

Thorin apre gli occhi che non ricorda di aver chiuso. Istintivamente, stringe Bilbo più vicino al suo petto. Lo hobbit glie lo lascia fare, non emette suono né fa resistenza. Thorin si guarda intorno freneticamente, cercando una minaccia, allungando la mano per prendere il coltello nel cassetto vicino al letto. Solo che non c'è nessun cassetto. Né un letto.

Thorin sbatte le palpebre di fronte all'esercito di elfi e uomini in assedio sotto la montagna. Fissa, perplesso, i merli dei bastioni.

Cosa?

"No!" il grido di Kili lo fa girare di scatto.

La Compagnia è lì, gli occhi spalancati per lo shock. Alcuni tremano, le bocche aperte e incapaci di trovare le parole. Kili, le guance solcate dalle lacrime, è trattenuto da Dwalin e Fili. I loro volti sono incisi di angoscia e dolore. I loro sguardi non incontrano quello di Thorin; invece, sono puntati un po' più in basso.

Qualcosa gli grida disperatamente di non guardare giù, non seguire i loro sguardi. Ma una parte più grande di Thorin è confusa e vuole risposte. Non era con Bilbo solo un momento fa?

E così, abbassa lo sguardo.

Il cadavere freddo di Bilbo è un pesante fardello tra le sue braccia. Alla sua vista, una fune stringe il petto di Thorin.

"Cosa?" esala. Grandi dita toccano entrambe le guance dello hobbit. L'unico calore trovato è quello della lacrima che scende da quegli sguardi senza vita. "No." Bilbo era vivo, una fornace respirante piena di sorrisi e amore al suo fianco. Aveva parlato a Thorin, prendendolo in giro giocosamente nel loro letto.

"Thorin Scudodiquercia!" ruggisce Gandalf, le due parole un miscuglio di furia e angoscia. Le nuvole tuonano sopra di loro, spaventosamente vicine alla montagna.

A Thorin non importa la rabbia dello stregone. "Salvalo!" richiede, disperato. "Accetterò qualunque punizione tu voglia darmi. Ma salvalo!"

"Stolto di un nano!" la rabbia di Gandalf non sembra diminuire davanti alle suppliche di Thorin. Comunque, dopo un momento, l'espressione dello stregone si contrae in angoscia. "Stolto, pazzo nano," sussurra, chiudendo gli occhi addolorato. "Nemmeno io posso riportare indietro i morti."

La dichiarazione fa gelare il sangue di Thorin.

"Thorin!"

Il nano ansima, il corpo che trema completamente. Registra la coperta calda sotto la pelle, le lenzuola ammucchiate intorno alla sua vita, e un peso caldo sul suo petto.

"Oh, va tutto bene, va tutto bene," una dolce voce sussurra rassicurante nelle sue orecchie. Mani morbide gli strofinano costantemente le braccia e le spalle tremanti. "È stato solo un sogno, un sogno, amore."

Thorin tenta di dissipare le immagini oscene dalla sua mente. Solo un sogno, si dice (è stato solo un sogno?). Infine, il respiro di Thorin si regolarizza. Alza le braccia per avvolgere il suo hobbit in un altro stretto abbraccio.

"Dovresti andare a vedere Oin," dice Bilbo nel silenzio. "Potrebbe avere un rimedio per i tuoi incubi."

"Sto bene." Risponde Thorin, ostinato. Affonda le dita nei morbidi ricci biondi di bilbo. "Ho proprio qui tutto il rimedio che mi serve."

Thorin conosce Bilbo abbastanza da sapere che lo hobbit sta roteando gli occhi. "Oh, dammi un secondo per svenire alle parole romantiche di Vostra Altezza."

Thorin ride. "È vero." Inala il profumo di fiori, nettare, dolce, e mele dei capelli di Bilbo.

Lo hobbit si tira indietro, sollevandosi sui gomiti ai fianchi di Thorin. Il suo naso a patata dà un colpetto a quello di Thorin. I loro respiri si mescolano tra di loro. "Me ne parlerai, però? Se cominciano a peggiorare?"

"Ma certo, Ghivashel," mormora Thorin, chiudendo gli occhi e tirando giù la testa di Bilbo per far toccare le loro fronti. Bilbo ha sempre pensato che questo gesto sia più intimo dei baci, e gli piace molto di più.

All'improvviso, è Thorin che è sporto verso il basso e il peso caldo di Bilbo è sparito. Sente ancora il profumo dei fiori - persino più evidente di prima. Ma tutto ciò che percepisce è il proprio respiro.

Gli occhi di Thorin scattano aperti e lui si raddrizza. Bilbo giace in una bara fatta d'oro e argento, gli occhi chiusi e le dita avvolte attorno ad un mazzo di gigli (i suoi preferiti). Fiori freschi di vari tipi solo sparsi intorno al suo corpo, come un'offerta agli dei. Il sole getta una luce pallida sulla sua pelle e capelli, in una maniera morta e dorata.

È vestito un panciotto e pantaloni sontuosi, cuciti da Dori. Il colletto della giacca rossa è alzato, così da coprire i lividi intorno al suo collo che non sono riusciti a rimuovere.

Arpe, tamburi e flauti suonano un motivo pieno di dolore sullo sfondo. L'aria è riempita da singhiozzi e gemiti.

Thorin si mette un pugno in bocca per bloccare un grido. Questo non è un sogno; sente il dolore in modo troppo acuto perché sia un sogno. Oh, come desidera che la promessa beata dell'altro sia la sua realtà.

Così com'è, Thorin alza lo sguardo su altre due bare, ognuna contenente uno dei suoi nipoti.

Piange finché la sua voce non è roca e gli occhi cerchiati di rosso.

"Zio!"

Thorin si tira su nella sedia, scrollando via le ultime immagini del suo incubo. Ci sono dei documenti sparsi sul tavolo, e Thorin legge il grosso ammontare d'oro necessario a ricostruire l'ala est della montagna. Si strofina il viso, dissipando gli ultimi stralci di sonno. Lo sguardo preoccupato di Fili scorre sul suo volto stanco.

"Forse dovresti riposare, zio," propone Kili, la fronte aggrottata. "Lavori costantemente da giorni."

No, questa è la realtà. Thorin ne è certo. I suoi nipoti sono vivi. Bilbo è vivo. Tutti sono salvi e la montagna è reclamata.

"Forse," concede Thorin a malincuore. Non vuole ammettere che parte di lui rifiuta di dormire perchè ha paura del contenuto dei suoi sogni.

"Kee e io possiamo occuparci di queste." Fili rimuove le carte dalla sua presa.

"Dovresti davvero delegare il lavoro a volte," dice Kili, aiutando Thorin a rimettersi in piedi.

Thorin alza un sopracciglio. "Non sei tu quello che si lamenta del lavoro?"

Kili si imbroncia. "Scherzo, ovviamente. Adoro leggere rapporti sul grano e le lamentele del consiglio sulle tasse basse." Kili dice l'ultima parte con allegria forzata.

 "Allora li lascerò nelle tue mani capaci," dice Thorin, impassibile.

"Non sempre, però?" Kili si rivolge al fratello, l'orrore dipinto sul suo volt. "Mi sono appena fatto assegnare un numero indefinito di rapporti sul grano e lamentele di vecchiacci?"

Thorin e Fili ridono all'unisono. Fili dà una pacca sulla schiena del fratello. "Sono certo che renderai zio orgoglioso."

Thorin si impedisce di dire che è già orgoglioso di entrambi.

Ma quella notte, i sogni continuano. (o infine si stava svegliando?) La realtà sfuma per Thorin.

Bilbo è felicemente al suo fianco, come suo consorte, e la stirpe di Durin è assicurata dai suoi nipoti. Bilbo e i suoi nipoti sono morti, seppelliti sotto la montagna per cui hanno combattuto.

Un giorno, Dis arriva nella montagna, e abbraccia i suoi figli e suo fratello. Ci sono lacrime nei suoi occhi mentre dice a Thorin che non ha mai dubitato del successo della missione. Dain la corteggia e alla fine lei lo sposa. Thorin lamenta il fatto che ha quel nano cocciuto come cognato. Bilbo si limita a ridere e porge le sue congratulazioni.

Dis piomba nella montagna, e schiaffeggia Thorin così forte che la sua testa schiocca di lato. Lei singhiozza, picchiando i pugni sul suo petto e sputando quanto siano senza valore le sue promesse. Visita le tombe dei suoi figli, e depone dei gigli sulla lapide dello hobbit. Se ne va la settimana successiva, senza una parola. Anni dopo, Thorin viene a sapere da un messaggero che è stata derubata e assassinata sulla strada per Gondor.

Ogni notte, la Compagnia di Thorin Scudodiquercia originale cena insieme. Le stanze sono piene di risate e il cibo viene lanciato ovunque. Bilbo si lamenta dello spreco, e i nani si placano per un po' prima di ricominciare la battaglia del cibo. Lo hobbit alza le mani in aria. Thorin ride, accarezzando la schiena di suo marito e dicendogli che il cibo non viene davvero sprecato perché, se nota, Bombur sta mangiando tutto. Ci ridono sopra insieme.

Uno per uno, i membri della Compagnia di Thorin Scudodiquercia perdono i contatti. I cugini Ur tornano a Ered Luin con solo una cassa piena d'oro. I fratelli Ri si sparpagliano da qualche parte in Erebor; Thorin non si cura di dove. Oin decide di viaggiare nella Terra di Mezzo per imparare nuove tecniche di guarigione. Gloin resta con la famiglia in un piccolo angolo della montagna. Balin va a Moria. Dwalin dice a malapena una parola a Thorin, ma rimane una guardia al suo fianco. Il Re Sotto la Montagna prova, e fallisce, a ignorare gli sguardi di pietà e quelli accusatori che riceve da ognuno di loro quando dicono addio.

Ogni volta che dorme in un mondo, si risveglia nell'altro.

Quindi Thorin rimane sveglio il più a lungo possibile nel mondo felice, e dorme tanto quanto può nell'altro. Un diverso tipo di pazzia comincia ad impossessarsi di lui. Bilbo e la  Compagnia si preoccupano (Bilbo è morto e la Compagnia è sparita). A volte, bastano le mani di suoi marito tra le sue trecce a rasserenarlo. Altre volte, nemmeno i baci e i tocchi appassionati di Bilbo gli fanno credere che il mondo felice è reale. (perché non lo è, vero? Questo è il sogno… o no?)

Tre anni dopo, Thorin viene finalmente liberato dalla sua pazzia. Non sa quale sia la catalisi. Non sogna più l'altro mondo.

Ne è lieto; ha sempre saputo di non poter vivere in una bugia.
 

Fine


Note della Traduttrice
E dopo allegria e felicità, come poteva mancare l'angst? *si fa scudo*
Questo è uno di quei casi in cui il lettore può scegliere il finale. Tuttavia, l'autrice ha detto che c'è, in effetti, un mondo "finto" e uno reale in questa storia, ma si rifiuta di rivelare quali sono! L'unico indizio che ha dato è che "ha a che fare col modo in cui funzionano i sogni." Io ho una mezza idea, ma non sono per niente sicura. Voglio solo avvolgere Thorin in una coperta e dirgli che andrà tutto bene ç^ç
Alla prossima!
-Kuro

   
 
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