Passata una serata ambigua, tra il divertente e l'angosciante, rifletti sulle immagini che hai vissuto e scrivi una lettera quasi d'amore, più di riconoscenza, a qualcuno che hai trattato non propriamente bene nel tuo cuore.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
È buio tutt'intorno e non è nemmeno notte.
È così scuro il cielo che non riesco nemmeno a
immaginarmi cosa c'era là, oltre quegli alberi, oltre quelle
costruzioni.
È buio ed è freddo, qui, in questo remoto punto
di universo dove tutto si ferma di pochi istanti per l'arrivo di un
treno, dove l'aria si congela e non si muove più come faceva
minuti prima, mentre le macchine defluivano e le piante si spostavano
liete.
Eppure aspetto, anche con questo buio. Aspetto l'evento scatenante di
qualsiasi cosa.
A conoscerla, questa cosa.
Quando è inverno non vediamo l'ora della luce dell'estate
per poter vivere più a lungo, respirare più a
lungo e poter dire "ho ancora del tempo per me, finalmente!", ma quando
è estate non pensiamo a quello che stiamo vivendo.
È così placida la notte invernale mentre i miei
pensieri si svolgono silenziosi nella mia testa, come se provenissero
da una matassa più grande che decide di non rimanere
più nella sua rigida forma sferica, ma ha voglia di
sperimentarsi, mutare, diventare filo e poi linee curve, rette,
spezzate...
Sembra quasi di essere fuggitivi nella notte, anche se in
realtà siamo solo persone che decidono, vogliono, crescono,
provano.
Ed è difficile starti accanto mentre decido,
perché tu potrai non decidere come me, potrai rovinare le
mie emozioni e farmi sentire l'ultima persona di questa terra, come mi
capita spesso di pensare.
Ed è difficile sostenere il ritmo: è un
susseguirsi di finzione, la vita; un continuo assecondare.
Sto deludendo qualcuno per te, sto deludendo coloro che vorrebbero il
mio affetto più di ogni altra cosa per non so quale folle
motivo, eppure...
Eppure mi sento libero, staccato da tutti. Tu non sei soltanto che
un'altra tappa - una delusione direi - e gli altri sono la stazione
precedente, quella che sai esiste, l'avrai anche visitata, ma non ti
interessa e non ti interesserà.
E sei una tappa deludente perché io stesso sono una
delusione ai miei occhi, perché riesco solo a vederti con
gli occhi dell'egoismo - e penso non mi meriti quando mi allontani, ma
penso che non puoi vivere senza me quando ti avvicini - e non con
quelli della realtà dei fatti, dove dovrei riconoscerti nel
tuo essere perfetto, buono, pieno di affetto per le persone che ti
stanno a fianco.
E io mi sento pessimo mentre rido (forse fingo anche di essere qualcun
altro), parlo e racconto cose che non direi normalmente, forse per
farti impressionare o perché gli altri, intorno a te, ti
dicano "guardalo, è lui".
E faccio il distante quando voglio - è notte fonda, ma
Milano sembra viva, guarda il colore del cielo: è ambra,
è il nostro (o forse solo tuo) futuro - ma tu dimostri buon
senso ad avvicinarti a me per discutere, per raccontarmi cose che
vorrei sentire ogni giorno; tu ti dimostri anche troppo gentile e io -
sì, quello che si illude, credo sia ormai facile da capire
chi sono io - io ti guardo con gli occhi di quello che provo.
Possibile... che... tu...
Cerco di dormire per non pensare a te e mi sveglio ogni pochi minuti
per guardarti con gli occhi chiusi, il viso disteso e un'aura
immaginaria di perfezione che non mi aspettavo.
Devo correre, devo scappare, come quando ti avvisano in stazione che ci
sarà un transito di qualche treno e ti aspetti che almeno
rallenti, ma in realtà il suo arrivo ti investe con una
folata d'aria che ti fa sentire fragile e ti porta via.
Devo correre perché ho bisogno di piangere, di esprimere
finalmente quello che l'egoismo nascondeva, perché per me,
in questo istante, nulla è importante.