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Autore: Debby_Gatta_The_Best    11/05/2015    4 recensioni
[Five Nights at Freddy's]E se gli animatronics non fossero quei mostri dall'anima nera che il gioco vuole mostrarci?
E se la vera minaccia fosse costituita da una mente contorta e diabolica e dalla divisa color porpora?
E soprattutto, cosa succederebbe se i robot incontrassero la regina dell'intelligenza artificiale, GLaDOS?
Una nuova avventura, narrata dagli occhi degli animatronics e di Mike, sta per svolgersi ed aspetta solo di essere letta!
Genere: Comico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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L'oscurità inghiottiva tutto, ormai da settimane. O era solo la sua immaginazione? La solitudine lo opprimeva, ma non quanto la sinistra compagnia della voce sussurrante che andava e veniva nella sua testa, rimbombandogli nel cranio per minuti interi. Lui se ne stava seduto, nella stessa posizione da ore. Passava ogni giorno incollato a quell'angolo del muro, con la schiena premuta sul muro freddo, con la testa racchiusa tra le braccia, sperando di morire velocemente. Aveva più volte provato a non mangiare, ma dopo due giorni perdeva sempre la scommessa e si gettava come un animale sull'ultima porzione di cibo portata. Era troppo debole anche per tentare di lasciarsi morire. Quel giorno, dopo un tempo che a lui era parso infinito, però, successe qualcosa.

In mezzo alla tanta oscurità, si schiuse, in un momento impreciso del giorno, una lama di luce. Prima pallida, poi sempre più accecante. Era normale, gli stavano portando da mangiare. O forse, finalmente, dopo tanta attesa, stavano per trasferirlo nell'altro carcere – quello per psicopatici al quale avevano più volte accennato guardandolo parlare da solo – ma non si trattava né dell'una né dell'altra cosa. Dietro la porta, la shilouette di un giovane uomo. Gli parve di riconoscerne i contorni. Lo conosceva? Da quanto tempo non lo vedeva? Alzò lentamente la testa, per scrutare meglio la figura. A quella, se ne aggiunsero altre, una di donna, una più robusta di uomo.

«Hey Fred, ora va tutto bene, vieni via da questo posto orribile»

Era la voce di Bernard.

Sì, fratello, segui il tuo amico. Tanto ormai non potrai più liberarti di me

Deglutì, poi affondò nuovamente la faccia tra le braccia pensando di star sognando tutto.


Trascinandolo di peso, riuscirono a portarlo fuori dalla gattabuia. Aveva i capelli unti e scompigliati, gli occhi iniettati di sangue, accentuati da due grandi occhiaie scure appena al di sotto. Gli era cresciuta una ruvida barbetta su tutto il mento, scura e arricciata, ed aveva il corpo sudaticcio e i vestiti maleodoranti. Nessuno avrebbe detto che quel Fred fosse lo stesso uomo pulito e profumato che fino a qualche mese prima gestiva una delle pizzerie più famose di New Brinnin.

«No, lasciatemi, no...»

Continuava a borbottare cose strane.

«Fred, calmati, dannazione!»

Sbraitò Fawkes al terzo tentativo del collega di sottrarsi alla loro stretta e di tornare in prigione.

«No, io... no, lui... io... loro...»

Continuava a balbettare cose senza senso, guardando un punto lontano, nel vuoto, con volto sconvolto. La voce era rauca e gracchiante, non era rimasto nulla della voce calda e profonda del vecchio Ferdinand Hudson.

«Che diamine! Vuoi calmarti o no?»

Ruggì questa volta con più rabbia Fawkes, ma Claire lo spinse via e afferrò la mano di Fred:

«Su, non fare così, o ti infileranno in un manicomio! Abbiamo pagato la cauzione, ora puoi tornartene a casa a farti una bella doccia calda, mangiare qualcosa di decente e vedrai che tra poco tutto questo sarà solo un brutto ricordo...»

Parole al vento. Fred non stava ascoltando.

«Voi... voi non capite... lui... non mi lascerà, ha detto che... non lo farà...»

«Dobbiamo chiamare un dottore»

Concluse Bernard mentre lo trascinavano all'aperto. L'aria fresca sembrò scuotere un po' l'Ex proprietario del Freddy, che acquistò un po' più di lucidità.

«Ragazzi, io... grazie per... avermi tirato fuori di lì, io stavo impazzendo... io sto impazzendo... aiuto, vi prego, chiedo aiuto...»

Riprese a scuotere la testa.

«Ora ti accompagniamo a casa tua. Tranquillo su, non stai impazzendo...»

Cercò di tranquillizzarlo Claire, ma Fawkes scosse la testa.

Circa un'ora dopo, Fred si stava radendo la barba e tagliando i capelli troppo lunghi. Osservava la sua immagine distrutta allo specchio, che nonostante il bagno e il pranzo, e l'idea di essere tornato a casa sua, non pareva diversa da quella di poco prima. Aveva la pelle bianchissima, pensava di essersi trasformato in un fantasma, e gli occhi scavati da grossi solchi neri. Aveva un gran mal di testa. Quanto era stato lì dentro? I suoi amici avevano detto all'incirca due mesi e mezzo. A lui erano parsi anni interi.

Lo stavano aspettando in sala, per scambiargli due parole. Lui si osservò un'ultima volta, cercando di ricordarsi come fosse poco tempo prima, ben curato e più in carne, con più colorito sul volto e senza occhiaie. Non ci riuscì.

«Come va?»

Chiese Bernard appena lui ebbe messo piede in sala.

«Meglio di questa mattina, dire a giudicare dall'aspetto»

Osservò Fawkes, massaggiandosi il polso destro. Aveva affermato fosse un tic che gli era preso da quando non indossava più l'uncino finto per otto ore al giorno.

Fred spostò una sedia e prese posto.

«Io... non so come ripagarvi, ragazzi»

Iniziò, ma Fawkes subito lo interruppe:

«Ripagarci? Sei impazzito? Sempre a pensare ai soldi, tu! Siamo tuoi amici da una vita, pensi ti lasceremo ripagarci?»

Fred annuì con convinzione, ma Bernard si intromise ricordandogli:

«Ti hanno infilato dentro per i debiti, non avevi un soldo prima di questa mattina»

«Prima di questa mattina?»

«Dovevamo versare qualche soldo sul tuo conto, no? Oltre a quel milione e mezzo che abbiamo dovuto pagare per salvarti la pellaccia»

Aggiunse Fawkes, guardandolo duramente negli occhi.

«Valgo così tanto?»

Doveva essere una battuta, ma lui stesso non sorrise. Claire lo guardò preoccupata:

«Abbiamo messo insieme i soldi per farti uscire e per darti qualcosa per sopravvivere. Ora però dovremo trovarci tutti un nuovo lavoro»

«Potremmo fare le guardie notturne, che ne dite?»

Sghignazzò Fawkes. Aveva l'aspetto di un vero pirata, l'aveva sempre avuto, e il solito caratteraccio. E il solito pessimo gusto per le battute. Fred non si sarebbe sorpreso se avesse scoperto che il suo tris-tris-tris nonno era stato era stato il Capitan Barbanera.

«Finiscila, siamo seri per una volta tanto!»

«Parla il coniglio»

Una lampadina si era accesa nella testa di Fred:

«Che ne è stato di Freddy? E degli altri?»

Chiese preoccupato. Gli altri s'incupirono:

«Sono stati gettati, pensavamo lo sapessi. Nella discarica elettronica fuori città»

Fred si dispiacque molto, gli altri lo notarono, ma non dissero nulla. Tutti sapevano bene che la maggior parte dei guai che stavano passando erano stati causati dagli animatronics che loro stessi avevano creato, ma in fondo ognuno era affezionato al proprio – quello che ognuno aveva pensato e inventato.

«Hanno gettato anche Golden?»

Chiese alla fine, con uno strano tono di voce.

«Golden?»

Gli fece eco Bernard, con voce grave.

«Il... primo, che poi...?»

«Penso di sì»

Concluse in fretta Claire.

Fred abbassò lo sguardo, poi ripensò alle parole inquietanti che lo avevano tormentato incessantemente per quel periodo. Probabilmente se le era solo immaginate, eppure...


Quella notte, Fred non riusciva a prendere sonno. Erano successe troppe cose in una sola giornata, era troppo sconvolto. E per di più, aveva paura. Paura di rivedere il suo volto, pallido, dalla mascella inclinata in un ghigno orribile, e gli occhi... gli occhi vuoto, due cavità nere infossate nel cranio. I capelli, color oro, gocciolanti d'oro. La sua voce...

Prima di accorgersene, si addormentò.


Una strada, una scuola. Tanti ragazzi. Un pullman giallo.

«Sbrigati!»

Ringhiò il bambino di fronte a lui, dai tratti duri e dei folti capelli castani.

«Idiota»

Aggiunse sibilando, per poi afferrarlo per la manica e trascinarlo in avanti. Lui evitò per un pelo di inciampare, poi mugolò, ma lo seguì.

«Io sto male, Fred, mi sente qui»

Si indicò la fronte, ma l'altro bambino digrignò i denti:

«Ne hai sempre una, tu! Quante scuse! Sempre figuracce, mi fai fare... perché non ti comporti da ragazzo maturo, una volta tanto?»

Gli occhi blu bruciavano di rabbia, quasi quanto il sole sopra le loro teste.

«Ma io non mi sento...»

Sentì uno schiaffo arrivargli in pieno viso, la pelle bruciare di dolore.

«Basta fare l'idiota, farmi passare da... deficiente!»

Urlò Fred, strattonandolo per il colletto. Gli parve di scorgere delle lacrime negli occhi blu di suo fratello.

Eri... sempre stato così cattivo con me...

Lui non capiva perché fosse così arrabbiato. Non l'aveva mai capito.

«Sbrighiamoci!»

Urlò nuovamente, il volto paonazzo, un grido acuto quanto quello di una bimba.

Lo trascinò verso il pulmino. La maestra stava finendo di fare l'appello.

«Fred, Gordon! Finitela di litigare e salite sul pullman!»

Brontolò, dando loro una leggera spinta per farli salire. Loro ubbidirono.

Strada. Una lunga strada. Interminabile. Qualche buca. Strada sterrata. Campagna. Una grande distesa di spighe di grano.

Sentiva Claire e Bernard chiacchierare dietro il suo sedile. Aveva la faccia incollata al vetro, guardava fuori con distrazione.

Una figura nera, contro il cielo azzurro. Una fabbrica.

I bambini scesero, anche loro scesero.

Entrarono.

Te lo ricordi, quel giugno torrido? Te la ricordi la vecchia raffineria? Le spiegazioni della maestra?

Un calcio, due, tre. Nella pancia, nelle costole, uno sulla faccia.

«Dov'è tuo fratello, adesso, Gordon?»

Io no. Io non ricordo molto... ricordo... il calore... ricordavo il suono dei calci che s'infrangevano sul mio gracile corpo... – oh, quando ancora avevo un corpo!

«Sei troppo stupido per difenderti?»

Fred arrivava sempre di corsa, prendendo a lottare contro quelli grandi. Lo aveva sempre difeso. I corridoi sbiaditi della scuola...

Quella volta però non lo aveva difeso. Era rimasto a guardare, confuso, a debita distanza. Forse ridacchiava.

Già, mi pare stessi sogghignando...

La maestra li separò. Gordon venne accompagnato da una simpatica donna a fasciarsi il braccio in una stanza adiacente. Facendo questo, passò su un lungo ponte scuro, e vide la cosa più affascinante della sua vita. Mentre si teneva il braccio, si affacciò su una distesa gigantesca d'oro fuso...

«Non credevo... che l'oro venisse fuso in gigantesche vasche»

Osservò incuriosito. La donna cordiale si voltò:

«Oh, ma allora ce l'hai la voce ragazzino! Iniziavo a temere ti avessero rubato la lingua!»

«Mh. Non ha ancora risposto alla mia domanda»

Lei lo guardò, con una nuova espressione negli occhi.

«Non mi hai posto una domanda. E... perché ti fingi meno... brillante con i tuoi compagni?»

«Loro non mi meritano»

Disse semplicemente.

Dissi semplicemente. Già.

Lei lo osservò curiosa.

«Mi piaci. Anche io ero come te alla tua età. Gli altri pensavano fossi una stupida bambinetta senza alcun interesse... in realtà me ne stavo semplicemente zitta per conto mio, senza dare noia a nessuno...»

Lui non rispose. La fissò a lungo negli occhi, ma non disse nulla. Il braccio doleva, ma poteva aspettare.

«Mi piaci – concluse la donna – ti dirò perché questo oro viene fuso in vasche grandi quanto una stanza. Questo è un oro speciale, destinato ad un laboratorio molto speciale! Viene fuso in queste vasche per essere mischiato ad un materiale molto...»

«Speciale...»

Finì lui. La donna annuì, poi lo prese per mano e lo condusse in una cabina per medicargli il braccio.



Fred sobbalzò nel letto. Madido di sudore, sentiva il cuore scoppiargli in petto da quanto pompasse sangue all'impazzata. Un sogno. Solo un sogno. Incompleto. Una vecchia gita scolastica, niente di più. Poche settimane prima che suo fratello... una forte nausea lo prevalse. Appoggiò la testa sul cuscino, cercando di schiarirsi la mente, ma era troppo stanco. Erano le cinque del mattino, non aveva dormito per così poco, eppure gli pareva di essersi svegliato due minuti dopo aver chiuso occhio. Il cuore riprese il suo normale ritmo.

Cercò di convincersi che quello fosse stato solo uno stupidissimo incubo, eppure non ci riusciva.

Illuso.

Chiuse gli occhi, scacciando ogni pensiero dalla mente.




Commento

Finalmente aggiorno dopo poco tempo!

Vi avevo dato false speranza, avrei dovuto spiegare più cose in questo capitolo, ma alla fine ho deciso di inserire una parte che parlasse solo di Fred e del fantasma di suo fratello che lo angoscia da anni. Be', ho lasciato il sogno a metà, la prossima volta che re-incontreremo il nostro amico vedrò di concludere xD

Tra poco ritorneranno Freddy e company, non preoccupatevi, ma anche Mike, Vincent... e molti altri.

Al prossimo capitolo! Grazie ancora a tutti voi!

  
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