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Autore: PsYkO_Me    12/05/2015    3 recensioni
"Fenris si staccò dal gruppo appena la missione terminò. Quella era l’ennesima volta – e ormai aveva deciso che sarebbe stata anche l’ultima – che salvava un mago eretico. Gli occhi di Varric e Isabela si incrociarono in uno sguardo e fecero spallucce. Rimettendo Bianca al suo posto, il nano si rivolse a Hawke ma ella lo ignorò come stava ignorando anche la schiena di Fenris."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fenris, Hawke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fenris si staccò dal gruppo appena la missione terminò. Quella era l’ennesima volta – e ormai aveva deciso che sarebbe stata anche l’ultima – che salvava un mago eretico. Gli occhi di Varric e Isabela si incrociarono in uno sguardo e fecero spallucce. Rimettendo Bianca al suo posto, il nano si rivolse a Hawke ma ella lo ignorò come stava ignorando anche la schiena di Fenris. L’aria della notte di Costa Ferita era più fredda e la Campionessa ne approfittò per tagliare corto: «Per stanotte abbiamo fatto abbastanza. Sarà meglio tornare a casa.» Disse stringendosi nelle spalle e camminando, come sempre, in cima al gruppo.
 
Hawke entrò in casa a piedi scalzi. Le piaceva il contatto della terra quando doveva accogliere dei pensieri. Forse era stata l’influenza della dolce Merrill, non seppe dirlo. La dimora le sembrava più fredda del solito. Stavolta nessuno la accolse in un saluto: Bodahn e Sandal a quell’ora stavano dormendo e la madre… non sarebbe più stata davanti al camino ad aspettarla.
Marian attraversò l’atrio per salire le scale e chiudere la porta della camera dietro di sé. Attenta a non farsi udire, decise di piangere quelle poche lacrime che un’eroina poteva permettersi. Gocce dense, silenziose e salate che le colmavano gli occhi chiari. Non si era mai sentita così sola. Bethany era morta ancor prima di arrivare in città, Carver era morto nelle Vie Profonde e la madre era mancata per colpa di un depravato che condivideva il suo sangue magico. E ora? Avrebbe dovuto dire addio anche a Fenris? Aveva ragione quell’elfo dai tatuaggi di lyrium a disprezzarla. Lei non faceva altro che aiutare i maghi ma spesso quest’ultimi si lasciavano impossessare dai demoni. E Marian per prima aveva assaggiato il sapore tetro di un mago del sangue, aveva tra le braccia la madre quando le è morta. Ma come poteva abbandonare quelle persone? Anche i maghi si meritavano una vita senza catene. Lei voleva porre fiducia in loro perché in cuor suo sapeva che non tutti i maghi erano crudeli e pericolosi.
Terminò presto di piangere e aprì la finestra per respirare l’aria fredda. Chiuse gli occhi e lasciò che essa le asciugasse il viso. Aveva dovuto dire addio alle persone più care, se Fenris voleva aggiungersi alla lista, Hawke avrebbe combattuto anche quel dolore. Nelle missioni decideva sempre lei le sorti ma stavolta non si sarebbe intromessa nelle decisioni altrui. Pensò che probabilmente anche Fenris a quell’ora fosse ancora sveglio a riflettere, così si distese sul letto e lasciò la notte libera dai pensieri per dar spazio a lui.
 
Il giorno dopo, Marian si svegliò con l’intenzione di partire da sola. Sarebbe tornata a Costa Ferita per controllare il luogo in cui avevano combattuto la scorsa notte. Niente di che, giusto per precauzione, perché voleva essere sicura che la missione fosse davvero terminata. Lasciò un messaggio a Bodahn indirizzata a Varric, nel caso succedesse qualcosa, e uscì. La gente in strada aveva già formato dei gruppi di chiacchiere e chi camminava parlava tra sé e sé. Si stiracchiò, pronta ad affrontare una nuova giornata e sorrise verso quel popolo per cui lottava. Prima di fare un altro passo però si girò bruscamente aspettandosi di incrociare uno sguardo. Tuttavia non vide nessuno anche se sentiva chiaramente di essere stata osservata. Probabilmente la luce di un nuovo sole l’aveva confusa. Quindi partì senza esitazione verso la sua meta.
 
Costa Ferita si presentava ai suoi occhi sempre uguale. C’era chi la temeva ma Hawke aveva passato così tanto tempo anche lì che ormai non badava più nemmeno alle trappole nemiche. Ora Varric non era con lei, così dovette semplicemente saltare quella fila disorganizzata che giaceva a terra. Solo uno stupido ci sarebbe finito dentro. Raggiunse l’entrata della grotta e osservò i dintorni. I corpi dei banditi erano ancora lì. Si inginocchiò e ripensò alla notte prima. Aveva salvato un eretico da quelle persone perché volevano sfruttare i suoi poteri magici. Fenris avrebbe preferito portarlo al Circolo ma Hawke no. Perché anche lei era una eretica e dunque per quale motivo avrebbe dovuto decidere che QUEL mago doveva per forza andarci? No. Lei aveva fatto ciò che riteneva più giusto: donare una scelta, così come anche lei l’aveva avuta.
Si addentrò nella grotta con attenzione. I corpi disseminati le mostravano la via. Quando arrivò nel cuore della grotta però, notò che un corpo in particolare non era più lì: il capobanda. Prese immediatamente il bastone in mano, attivò lo scudo arcano e si guardò alle spalle. Cercò con gli occhi colui che aveva rubato il cadavere e lo trovò. In alto, il sorriso di un giovane ragazzo le gelò il sangue.
«Grazie per avermi salvato.»
No. Non un’altra volta.
Accanto al ragazzo, il corpo del capobanda restava in piedi con difficoltà.
«Voleva la mia magia, ora l’avrà. Voglio vendicarmi personalmente del male subito.»
«Perché l’hai fatto?» Domandò Hawke con un filo di rabbia. E non perché dinnanzi a lei vi era un nuovo mago del sangue impazzito ma perché la sua fiducia era stata ridotta a brandelli, ancora.
Il ragazzo la guardò con sdegno. «E me lo chiedi anche? Tu l’hai ucciso per me.»
Marian serrò i denti. «Non l’ho ucciso per farlo trasformare in un mostro da te!»
Il mago del sangue rise di gusto e Marian seppe che quello sarebbe stato l’inizio di una nuova battaglia. Fece volteggiare il bastone per colpire più volte i bersagli ma da sola non sarebbe stata un’impresa facile. Si ricordò però di aver sconfitto da sola un nemico come l’Arishock e il pensiero le diede forza. Lanciò un gran numero di incantesimi fino a terminare completamente la mana. Qualcosa non andava, il ragazzo sembrava non subire i danni. Hawke provò tutti gli incantesimi dopo essersi ripresa con una fiala di lyrium ma senza risultati. Messa alle strette, il mago rise ancora una volta e le spiegò come mai non accadesse nulla.
«Solo la magia del sangue può toccarmi.»
Non era mai successo. Come poteva essere possibile? Stava mentendo?
«Oh, lo so. Sembra irreale vero? L’unico modo per sconfiggermi è proprio diventare qualcosa che non vuoi.»
Ma Hawke non avrebbe ceduto.
«Che cosa diranno in città? La Campionessa è morta per colpa della magia del sangue. La comandante Meredith sarà entusiasta! Chissà che rivolta scatenerà la tua patetica morte.»
Non andava bene, l’eretico aveva ragione.
«Pensa un po’, diventerai il martire di molti ma anche colei che ha dato inizio ad un massacro. Non saranno fortuiti eventi a trascinare Orsino e Meredith in guerra, ma tu! Sei pronta a morire con questo peso?»
Hawke si guardò la mano, per la prima volta con la sensazione che quella potesse essere davvero l’unica soluzione. Era questo che provavano gli altri maghi? Era questa sensazione a farli diventare dei maghi del sangue?
«Esatto, esatto! Lo senti anche tu, non è vero? Quella morsa, una trappola dal quale non puoi fuggire. Ma la fuga è lì, nelle tue mani!»
Hawke ripensò a tutto ciò per la quale aveva combattuto. Non voleva infangare i suoi sforzi. E non solo i suoi, anche quelli dei suoi compagni. E… di Fenris. Che l’aveva seguita laddove lui avrebbe preferito non andare.
«Mi dispiace.» Disse con la lama del bastone rivolta verso il suo palmo. «In qualsiasi modo, io devo distruggere il Male.»
«HAWKE!»
Il bastone volò via dalle sue mani e quello che vide successivamente fu la mano di Fenris che si sfilava dal petto del mago. Il ragazzo cadde a terra, morto, assieme alla sua creatura.
«Cosa stavi per fare?»
La Campionessa guardò il cadavere. La magia del sangue non era l’unico modo. Balzò con lo sguardo sul bastone e realizzò quello che stava per fare. Trattenne uno strillo serrando la bocca con le mani. Fenris lesse nel suo sguardo il terrore. «Hawke…?»
Marian cadde a terra, presa dallo spavento di quella decisione che stava per prendere.
Fenris non l’aveva mai vista così. La paura che stava provando Marian si impossessò anche di lui. «Hawke?! Va tutto bene, è finita.»
«Lo stavo per fare.» Biascicò lei con le labbra ancora coperte dalle dita. «Fenris, se non ci fossi stato tu…»
Quello che fece Fenris sbalordì entrambi. Hawke ricevette un abbraccio caldo, rassicurante. Un abbraccio che poteva significare solo sono qui con te, non ti preoccupare. L’elfo ignorò il dolore del tatuaggio e si concentrò su quell’anima impaurita che aveva bisogno di lui. Odiava profondamente i maghi ma lei non era tra questi. Lei era pura, coraggiosa, umile. Lei non voleva essere un mago del sangue. Anche se il sangue le copriva spesso il volto, lei non veniva macchiata davvero da esso. Fenris aveva riflettuto molto su ciò. Andare contro i propri voleri per lei lo aveva umiliato. O almeno così aveva creduto. No, il vero pensiero che lo assillava era: “Se odio così tanto i maghi perché ora mi dispiace per loro? Perché ora amo una di loro?”.
Era andato da lei la mattina stessa per parlarle ma quando l’aveva vista, sola, si era bloccato. Si era chiesto come mai stesse partendo senza qualcuno a guardarle le spalle. Così era andato a bussare alla sua porta, pur sapendo che non l’avrebbe trovata e Bodahn gli porse la lettera anche se indirizzata a Varric. Il nano aveva ritenuto che se la Campionessa fosse stata in pericolo, sarebbe stato meglio se ci fosse stato qualcuno che potesse soccorrerla.
La Campionessa strinse il corpo di Fenris, felice di averlo lì, accanto a lei. Poi si sporse e cercò le labbra di lui. Nel silenzio della grotta, il loro bacio fu il sussurro più soave.
 
Diverse cose sarebbero accadute ancora ma Fenris non avrebbe mai abbandonato Hawke. E quando la vedeva ridere e scherzare durante i loro viaggi, in cuor suo, era felice di poter dire: sono tuo.



__________
Nota dell'autrice.
Era da tanto che non pubblicavo! Sono così felice di aver creato ancora qualcosa per chi leggerà. Purtroppo non ho ancora un computer tutto mio per tornare a pubblicare come prima ma dai... è un passo avanti! Spero che vi sia piaciuta la mia piccola storia (quando gioco e faccio questa romance ho perennemente le farfalle nello stomaco!). A presto :)
   
 
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