(*)
Capitolo
I^
A STRANGE DREAM
[ Dive into the heart-Destati]
Ancora. Era ancora là. Quando sarebbe
finito quel tormento?
Era sempre su quella maledetta vetrata…
Era argentea, e vi erano raffigurati due ragazzi: uno biondo, con
grandi occhi azzurri, l’altro era castano, ma con i medesimi
occhi,
soltanto che sembravano più… innocenti, sinceri.
C’era poi, il volto di un ragazzo dai capelli argentati e una
benda
sugl’occhi…infine, una ragazza coi capelli
rossi… le sembrava di averla
già vista… ma dove?
All’improvviso, una luce molto forte quasi
l’accecò.
<< Che diavolo succede?! -
pensò la ragazza esasperata- Un momento, stavolta
è diverso >>
C’erano tre piedistalli. Sopra c’erano
rispettivamente uno scettro, una spada e uno scudo.
<< Il mio cuore… o quello che ne
è rimasto… mi chiede di scegliere… >>
Li osservò per un po’, pensierosa, poi si diresse
verso la spada. La prese in mano e subito questa sparì.
Improvvisamente sentì un peso enorme al cuore…
<< Devo alleggerirlo rinunciando a
qualcosa… >>
Osservò lo scettro e lo scudo. Lo scudo… la
capacità di
difendersi...poteva essere utile. Rivolse il suo sguardo allo scettro.
Ricordava molto i sonagli dei neonati.
Il
sapere del Saggio, il potere del Mistico... la magia non l'affascinava,
non l'aveva mai usata molto... se non i poteri legati a quelli della
sua razza.
Sacrificò lo scettro-sonaglio e si guardò intorno.
<< E adesso? >>
Uno scricchiolio e un rumore che ricordava il cristallo infranto si propagò nel silenzio di quel luogo strano ed inquietante.
Se non ci fosse stata quell'esplosione di suoni, non si sarebbe accorta di esser dotata di udito.
Abbassò
lo sguardo e vide che sotto di lei la vetrata si stava disintegrando.
Cercò di urlare ma qualcosa glielo impediva: la sensazione
che tutto
ciò fosse già accaduto.
Atterrò su un’altra vetrata.
Quando si rialzò, le comparve tra le mani la stessa spada di
prima.
- Dovrai combattere…- disse una voce.
<< Eh?! >>
- … per proteggere la tua oscurità dalla luce, e
il tuo cuore da esseri che lo bramano ogni volta sempre
più…
All’improvviso, dalla vetrata sbucarono degli esseri neri,
con degli orrendi occhi gialli.
Li aveva già visti quando Xehanort….
<< Ma che cazzo vogliono?!
>> pensò, agitata.
- … il tuo cuore…
<< Ok, vogliono la guerra!? E che guerra sia! >>
Cercò di attivare le sue nanomacchine, ma non
funzionò. Aveva solo quella spada in mano.
Ne fece fuori uno, due, tre, quattro, cinque… ne sbucarono
altri, ma
non si arrendeva. Riuscì a farli fuori tutti. Cadde a terra,
sfinita.
<< Mai combattuto così! Per quanto
ho potuto
combattere, certo. Non è che ho avuto la
possibilità di fare stragi… E
adesso che cazzo succede? Una scala… devo salire? E va
bene…mettere una
scala mobile no, è?!... C’è un'altra
vetrata qui…un cerchio di luce
viola e nera…>>
- Più ti avvicini
all’Oscurità…
Si avvicinò, sentendo nuovamente la voce.
-…più piccola diventa la tua luce… ma
persiste ancora.
<< La mia… luce?
>>
Si girò di botto. Si guardò il petto, e subito
avvertì un piccolo
vuoto... poi vide un’ombra di luce accecante staccarsi da
lei. Era
strano… aveva la sua stessa sagoma, ma non aveva volto.
Dove avrebbe dovuto avere gl’occhi, stavano due fessure
bianche.
<< Possibile che questa sia la mia ombra?
Tutta questa luce nel mio cuore…?!…
Però, non l’avrei mai detto!
>>
Questa assunse le sue sembianze, e, improvvisamente, le braccia della
figura divennero due lame giganti piuttosto affilate.
La ragazza non ci pensò di due volte ad attaccare:
bloccò i suoi
attacchi e la colpì ripetutamente alle braccia e alla testa,
ma non
bastava.
La sagoma di luce immerse un braccio nella vetrata, e cominciarono a
correre per la vetrata scariche elettriche bianche e oro.
<< Oh, merda! >>
pensò la ragazza, cominciando a evitare, grazie ai suoi
riflessi particolarmente sviluppati, i fulmini bicolori.
Si concentrò sulla sagoma: non poteva mollare, non
così!!
Evitò l’ultima scarica e, con una serie di
acrobazie, riuscì ad
avvicinarsi nuovamente alla sagoma splendente e la squarciò
in due,
diagonalmente.
Atterrò un po’più in là, a
debita distanza. Si voltò di scatto, pronta
a colpire nuovamente, ma la sagoma non sembrava voler attaccare.
La fissò intensamente negl’occhi, e
urlò.
L’urlo acuto si diffuse nell’aria e invase le
orecchie della ragazza.
La sagoma si voltò verso di lei.
La ragazza la guardò intensamente.
Dove c’erano le fessure bianche (gli occhi), parve scendere,
lenta, una lacrima.
La ragazza la guardò stupita ed esterrefatta.
La lacrima raggiunse il mento dell’ombra di luce e
precipitò verso il pavimento vetrato.
Mentre si buttava a capofitto verso la vetrata, la lacrima prese
consistenza, forma, e quando si schiantò contro il suolo, un
rumore di
cristallo che rotolava si dilatò nello spazio intorno a loro.
La sagoma scomparì nel nulla, dissolvendosi in luccichii
più piccoli che andarono verso l’alto.
La ragazza abbassò la guardia, e si avvicinò
all’oggetto che era caduto.
Era una goccia di cristallo, non molto grande, di un colore
azzurro-trasparente.
Vide poi, nuovamente, un’altra luce: proveniva dalla spada.
Stava cambiando.
Scintille scure si unirono sino a formare una sottospecie di spada a
forma di chiave. Era color bianco sporco, con due
“lacci” , uno bianco
e uno nero, che s’attorcigliavano intorno ad essa. Come elsa,
due lame
bianche affilate e un’impugnatura altrettanto tagliente,
tanto che si
procurò un lungo squarcio sulla mano.
Le comparve qualcosa anche nell’altra mano. Era
anch’essa una chiave
gigante, con una grande pietra rosso sangue in cima, e
l’impugnatura
ricordava molto una colonna vertebrale umana. Un brivido le corse lungo
la schiena.
Un rumore improvviso la fece sobbalzare, e il suo stomaco fece un bel
paio di capriole.
- No! Porca di quella…!- imprecò a gran voce. Ora
riusciva a parlare. Aveva un suono strano, basso.
Sotto di lei si era aperta una voragine. Non vedeva nulla. Non ce la
poteva fare…
Oramai era davvero finita, davvero finita…
<< No, col cazzo! Inventati qualcosa! >>
le ordinò il cervello.
- Rixika…- una voce, interruppe i suoi tentativi di mettere
insieme un piano. Era diversa da quella precedente…
<< Che? >>
- Rixika! Il tuo nome è Rixika!
<< INSOMMA CHI SEI!? LASCIAMI ALMENO PENSARE,
E CHE CAZZO!>>
+++
[ Organization XIII ]
Un Mondo lontano, lontano da qualunque altro Mondo e lontano da qualunque Sole.
Un Mondo fatto di altissimi grattacieli scuri, che sfidavano il cielo minaccioso, perennemente coperto da fitte nubi color pece.
Un Mondo freddo, a causa della grandissima distanza dal Sole, un pianeta inadatto alla vita; infatti, in quel Mondo l'esistenza era stata cancellata, ma non dalla natura. Gli unici segni di una passata vita umanoide era, appunto la città di grattacieli, che occupava buoba parte del pianeta, mentre l'altra metà era divisa tra distese di sabbia nera e spiaggie scure.
Le
insegne con scritte aliene al neon sostituivano le stelle ed erano
l'unica fonte d'illuminazione del pianeta, a parte il Castello, una
costruzione simile ad un'enorme aereonave (un mezzo di trasporto in
grado di varcare le barriere che dividono i diversi Mondi e
raggiungerli) bianca, residenza dell'Organizzazione XIII.
L’Organizzazione XIII era un gruppo di individui composto da
tredici Nobody.
Ma di lì a poco tutto sarebbe cambiato.
Xemnas, il capo dell’Organizzazione, camminava
tranquillamente per uno
dei sotterranei del palazzo, accompagnato dal numero quattro, Vexen.
- Xemnas, con tutto il rispetto, che cosa ci facciano
nell’ultimo dei
sotterranei? Ne avevi vietato l’ingresso a tutti…-
domandò quest’ultimo.
- Mio caro Vexen… devo presentarti una persona- rispose
pacato l’uomo.
- Chi, se posso chiedere?
- Ora vedrai.
Arrivarono alla fine del corridoio, dove vi era un’unica,
singola porta.
Xemnas la aprì e la varcarono.
Era una stanza immensa, completamente bianca e spoglia(che fantasia
N.d.A). Pareva abbandonata da tempo…
L’unica cosa che c’era dentro, era al centro della
stanza.
Era un bozzolo bianco, un ovetto come quelli che c'erano nella sede di
Diz.
Quel bozzolo sembrava molto vecchio, era stato lì per molto
tempo, notò Vexen.
- Avviciniamoci, Vexen- disse Xemnas.
Vexen si avvicinò all’ovetto e guardò
cosa vi stava dentro.
Non credette ai suoi occhi.
Guardò il suo capo, scioccato, e domandò: - Ma
chi…?
- E’, o meglio, sarà presto, il quattordicesimo
membro
dell’Organizzazione- spiegò Xemnas, tranquillo,
quasi divertito dalla
reazione dell’altro.
- Ma… è soltanto….!-
balbettò confuso Vexen, spostando il suo sguardo
dall’ovetto al capo..
- Hai più anni di quanto pensi… anche se non
può dimostrarli, è chiaro- disse il Boss.
- Come?
Vexen non ci capiva davvero un accidente. Che volevano dire tutte
quelle parole senza senso? Che creatura è, quella che non
può
dimostrare i suoi anni effettivi?
- A dir la verità, Vexen, non so nemmeno io cosa sia
veramente- rispose
Xemnas, come se fosse la cosa più ovvia e naturale del
mondo, mentre
gl’occhi di Vexen schizzavano fuori dalle orbite per lo
stupore, -
Xehanort, dopo aver rapito una ragazza e messa alla prova per vedere se
la sua era una volontà forte, poiché solo
così sarebbe nato un Nobody,
tramite operazione le ha rimosso il cuore per poi immetterlo nel Nobody
della ragazza. Come se non bastasse, ha ricostruito il suo intero DNA,
introdotto delle nanomacchine che le permettono di far assumere ai suoi
arti forme diverse, più specificamente…
- Quindi, è un robot- concluse Vexen, cercando di nascondere
il suo stupore.
- No, è un’arma letale vivente. Ti ho detto che
è stata ricostruita per
metà. E’ ancora una persona, un nobody…
Lei ha qualcosa che noi
bramiamo da sempre, Vexen. Possiede un Cuore, perfettamente funzionante
e perfettamente in grado di provare sentimenti- aggiunse Xemnas.
- Perché è stata addormentata?-
domandò allora lo scienziato. Lo intrigava la storia di quel
nobody-cyborg.
- Perché Xehanorth non voleva che il Re la
trovasse… lei era il suo primo esperimento riuscito con un
Nobody.
- E come hai intenzione di usarla, Xemnas?- domandò
l’altro.
Aveva capito che il Superiore avrebbe svegliato quella sottospecie di
macchina… ma per quale motivo?
- Desidero fare un esperimento, che so per certo che
funzionerà. E poi, è un sicario
perfetto…
- Che genere di esperimento?
- Più avanti te ne parlerò. Ma
c’è un motivo per cui ho deciso di
fartela vedere. Dovrai essere il suo medico-meccanico quando ci saranno
dei problemi.
- Certamente Xemnas- disse, inchinandosi, Vexen - Quando hai intenzione
di destarla?
- Presto, molto presto. E’ necessaria al mio esperimento e
poi, deve
sbrigare una certa faccenda per me…- rispose Xemnas, pensoso.
[
Kairi ]
In un altro luogo, mondi e mondi più in là, su
una spiaggia bianca, di
un mondo chiamato Destiny Islands, un mondo composto da un arcipelago
di isole dal clima tropicale, una ragazza dai capelli rossi, lunghi
fino alle spalle, con due grandi occhi blu, era in piedi, sulla sabbia,
intenta a fissare il mare dalle acque trasparenti e cristalline che si
stagliava davanti ai sui occhi. In realtà non lo vedeva
davvero.
Cercava, nella sua memoria un volto familiare, che però le
sfuggiva…
Il volto di una persona che per lei era importante, a cui teneva
davvero molto… ma non riusciva a ricordarsene il
volto… è strano,
direte, ma non è così strano, dato che le avevano
cancellato una parte
della memoria a sua insaputa.
- KAIRI!!- la chiamò una voce alle sue spalle.
La rossa si voltò e vide una ragazza dai grandi occhi verdi
correrle incontro.
- Selphie- disse, non appena questa le fu vicina.
- Kairi, che ne dici se domani pomeriggio andiamo
all’Isolotto? Ci
saranno tutti e si farà un grande festa in spiaggia-
domandò la
ragazzina, con il fiatone.
- No, lo sai che non ci tornerò…- rispose la
rossa.
- … fin quando non avrai ricordato il volto del ragazzo
misterioso del
quale eri innamorata e che stava sempre insieme con te e
Riku… ma
perché sei così ostinata?- chiese, esasperata la
ragazzina all’amica.
- Perché sì. E’ importante, davvero,
Selphie! Non mi darò pace, finchè
non ricorderò il suo volto!- fece caparbia la ragazza,
guardando prima
la sua amica, poi voltandosi a guardare il mare.
Selphie guardò triste l’amica. Povera Kairi! Si
dava tanto tormento per un ragazzo del quale nemmeno si ricordava!
Kairi era carina, vivace, spontanea e divertente, avrebbe potuto avere
tutti i ragazzi ai suoi piedi, con un solo schiocco di dita…
ma lei non
voleva, non gli interessavano. A lei interessava quel tipo…
quello che
stava sempre con lei e Riku un anno fa… non le veniva il
nome… ecco,
Sora, si chiamava!
- Vai pure tu, Selphie. Ci tieni, no? Ma io non verrò,
grazie per
l’invito, comunque- affermò poi Kairi, tornando a
guardare la ragazza
dagl’occhi verdi.
- Sei sicura?
La rossa annuì, con un sorriso: - Vai e divertiti, non
pensare a me! Guai a te, se non ti dichiarerai al tuo amato Tidus!
Improvvisamente Selphie arrossì e disse, evitando lo sguardo
dell’altra: - Ma cosa dici?! Io… a me non
piace… Tidus!!
- Nooo….- fece sarcastica Kairi- … inciampi
sempre sui tuoi piedi
quando ti passa vicino, arrossisci e abbassi lo sguardo ogni volta che
ti parla, e fai un sacco di figuracce quando è nei dintorni!
No, non ti
piace!!!
- Ok, forse un pochino…
- Un pochino tanto, direi!
- Hai vinto, mi piace!- si rassegnò Selphie.
- Ma perché non ti dichiari?
- Perché…. Mi vergogno, Kai… e poi io
a lui non piaccio, quindi…!-
fece, melodrammatica la ragazza (tipica preoccupazione di ragazza
innamorata => eterno problema N.d.A)
- E tu cosa ne sai? Magari gli piaci e anche lui non sa come
dirtelo…- (tipica risposta da amica N.d.A.)
- E, seee!!
- Beh, almeno tu ce l’hai a portata di mano…-
aggiunse malinconica Kairi.
- Già… allora… ci vediamo domani, a
scuola?
- Sì, purtroppo. A domani Selphie.
- A domani Kai, notte!- la salutò Selphie, poi le diede un
bacio veloce
sulla guancia e disse, in un sussurro: - Un giorno lo incontrerai.
E schizzò via, a casa a prepararsi per la gran serata che
l’attendeva….
Kairi la osservò mentre s’allontanava, poi decise
di tornare a casa anche lei.
Lasciò la spiaggia e si avviò per le stradine del
paesino.
Il sole ormai stava tramontando, e il cielo si dipingeva di tutte le
sfumature del rosa e dell’arancione, dando al paesino
un’atmosfera
tenue e delicata.
<< Chissà dove sei…
chissà se tornerai mai…>>
Kairi arrivò a casa di Riku all’ora di cena.
Abitava lì da quando era arrivata a Destiny Islands e sua
nonna era morta…
Lei non aveva il papà e la mamma, quindi, i genitori del suo
migliore
amico, Riku, si erano offerto di ospitarla, ben felici di avere una
“figlia adottiva”.
Erano sempre stati gentili con lei, anche dopo la fuga da casa di
Riku… erano due anni ormai che mancava da casa…
- Ciao Kairi, com’è andata a scuola? -
domandò suo padre adottivo,
seduto comodamente sulla sua poltrona in salotto, mentre la ragazza
richiudeva dietro di sé la porta di casa.
- Tutto bene, papy- rispose sorridente la rossa, salendo le scale,
diretta in camera sua.
- Ah, la mamma?- domandò poi, tornando sui suoi passi.
- E’ uscita a far la spesa, tornerà tra un
po’- rispose l’uomo, prendendo il giornale dal
tavolino.
Kairi finì di salire le scale e si chiuse in camera sua.
Poggiò la borsa sulla sedia lì vicino, si
buttò sul letto e tirò fuori il suo mp3 rosa
acceso.
<< Dove sei, Sora?
Ti sei già scordato di me?
Ti sei già scordato della promessa che mi feci?
>>pensò, triste.
[ Il mio pensiero_Ligabue ]
Una canzone le riempì la testa, e lei
si lasciò cullare dalla sua melodia e dalle parole di essa.
“Cosa c’entra questo cielo lucido
Che non è mai stato così blu
E chi se ne frega delle nuvole
Mentre qui manchi tu
Pomeriggio spompo di domenica
Come fanno gli altri a stare su
Non arriva neanche un po’ di musica
Quando qui manchi tu
E adesso che sei dovunque sei
Chissà se ti arriva il mio pensiero
Chissà se ne ridi o se ti fa piacere
Cosa c’entra quel tramonto inutile
Non ha l’aria di finire più
E ci tiene a dare il suo spettacolo
Mentre qui manchi tu”
Kairi non voleva il solito ragazzo super carino, il super popolare
della scuola, voleva un ragazzo semplice, senza troppi fronzoli per la
testa, che ricambiasse sinceramente il suo amore, e che, magari, la
trattasse seriamente, e questo qualcuno, era proprio il ragazzo del
quale non riusciva a rammentare il volto…
- Sora- sussurrò debolmente, mentre una lacrima le nasceva
dietro gli occhi.
“Così solo da provare panico
E c’è qualcun\'altra qui con me
Devo avere proprio un aria stupida
Sai come è manchi te
E adesso che sei dovunque sei
Chissà se ti arriva il mio pensiero
Chissà se ne ridi o se ti fa piacere
E adesso che sei dovunque sei
Ridammelo indietro il mio pensiero
Deve esserci un modo per lasciarmi andare ”
Il sole tramontava del tutto, scompariva tra le
onde agitate del mare.
“Cosa c’entra
questa notte giovane
Non mi cambia niente la tv
E che tristezza che mi fa quel comico
Quando qui manchi tu
E adesso che sei dovunque sei
Chissà se ti arriva il mio pensiero
Chissà se ne ridi o se ti fa piacere”
Kairi sapeva che, anche se lui non l’aveva mai detto
apertamente, era
ricambiata. Ma non ne era davvero così sicura, dentro di
sé.
Sapeva solo che era pazza di lui, di quel suo modo di fare buffo e
divertente, quel modo di affrontare i problemi, quel suo modo di
tirarti su facendoti ridere a crepapelle. I suoi occhi color zaffiro,
nel quale si perdeva ogni volta che lo fissava intensamente negli occhi.
Le dolci e malinconiche lacrime di nostalgia cominciarono a scenderle
lungo le gote rosee, bagnando leggermente le lenzuola e la camicetta
bianca.
“E adesso che sei dovunque sei
Ridammelo indietro il mio pensiero
Deve esserci un modo per lasciarmi andare”
La ragazza dopo un po’ si addormentò, lasciandosi
alle spalle il mondo
reale per entrare in quello dolce e consolatorio dei sogni, che poteva
darle ciò che la realtà, il mondo reale, le
negava: il suo amore.
+++
A
quanto pareva avevano finalmente smesso con le vetrate e
l’atmosfera
angosciante… stavolta si trovava in un posto ancora
più angosciante!
Era un ampia piazza dalla quale si poteva ammirare il tramonto. Il
punto era che tutto sembrava… morto, irreale.
- Tu devi essere quella che lui ha scelto…-disse una voce
profonda.
- Dipende… chi sei tu?
- Il mio nome adesso non ha importanza. Voglio che mi parli di
te… sarai degna del grande potere?
- Del gran…cosa?
C’erano delle persone: alcune non le aveva mai viste, altre
erano familiari e le conosceva bene.
Il primo era Xehanorth.
- Cosa desideri dalla vita, Rixika?- le domandò.
- Possibilmente viaggiare per i mondi, dato che i soli due che ho visto
ho dovuto trucidare tutta la popolazione locale…
Le venne in contro un ragazzino bruno dagli immenso occhi verde scuro:
- Cos’è più importante per te?
- Me stessa, al momento. Ma che te frega?
La ragazza diede le spalle allo scienziato e al ragazzino, e il suo
sguardo cadde su una bambina di appena quattro anni seduta in cima alla
scalinata dell’edificio che aveva di fronte.
Le si avvicinò cautamente. Dove l’aveva
già vista?
Questa la vide e sorrise: - Di cosa hai più paura, Rixika?
<< Ah,
brutta questa domanda!
>>commentò, prima di rispondere: - La mia
più grande paura è… invecchiare.
Sapeva che era stupido, dato che godeva dell’eterna
giovinezza, però…
quella paura c’era sempre. Sarà stato un ricordo
dell’altra lei…
- Beh, sei particolare, devo ammetterlo… - ammise la voce, e
le tre persone sparirono.
- Modestamente sono unica e inimitabile…-
ironizzò lei.
- Capisco ora perché ti ha scelta…
- Allora, me lo vuoi dire il tuo nome?
Il sole splendeva sull’arcipelago di
Destiny Islands.
I suoi raggi caldi inondavano di luce metà della camera da
letto di Kairi.
La ragazza indossava ancora la divisa della scuola, le cuffiette ancora
nelle orecchie: l’Mp3 aveva continuato a funzionare tutta la
notte, ma
la ragazza non aveva potuto udire tutte le tracce che conteneva.
Kairi ancora dormiva, con quella serenità velata dalla
malinconia che
troppe volte aveva attraversato quel volto gentile e delicato.
Le palpebre tremarono: si stava svegliando.
La sua ragione era ancora incosciente quando, improvvisamente, ricordi
assopiti le invasero il cervello.
Tutto d’un colpo, ricordò tutti gli eventi
dell’anno prima: gli
Heartless, Riku, Ansem, Paperino, Pippo… e un volto le
espose davanti
agli occhi della mente.
Un viso dolce, buffo, solare. Due grandi ed espressivi occhi blu
oltremare, un piccolo naso all'insù e labbra sottili e rosee.
Capelli castani, ribelli, folti... un po' basso.
Una faccia sorridente.
Il volto di un ragazzo.
- SORA!!!!- urlò, svegliandosi del tutto.
Ancora sotto shock, si alzò in piedi e si diresse verso la
finestra, per prendere un po' d'aria.
Una piccola ventata le scompigliò i capelli e la ragazza
respirò a fondo.
L'aveva ricordato: il volto di Sora.
Sorrise.
Ora doveva solamente trovarlo, perchè sapeva... sentiva che
era vivo e vegeto, da qualche parte, disperso nell'Universo.
Una serie di confuse sensazioni la invasero.
Decise di andare all'Isolotto. Qualcosa la spingeva a dirigersi verso
l'isola: lì avrebbe trovato il modo di raggiungere Sora.
Durante il breve viaggio non riuscì a pensare ad altro che a
quel volto ridente.
Non appena mise un piede sulla morbida e calda sabbia
avvertì un
presentimento: sarebbe successo qualcosa... non avrebbe saputo dire se
era positivo o negativo. Ma sarebbe successo.
I suoi passi la portarono nel Luogo segreto.
[ Treasured Memories_ KH(1) ]
La ragazza si guardava intorno, malinconica e nostalgica. Tutti i loro
“graffiti”… il suo sguardo cadde poi su
un’apertura un po’ nascosta
dalle radici. Strano… non se la ricordava!
Con un po’ di difficoltà,
s’infilò nella crepa e vide che c’erano
altri
disegni. Dei “graffiti” che tuttavia non ricordava
di aver mai fatto:
nemmeno Sora, né Riku potevano esserne gli autori. Non
disegnavano così
bene! (XDXD N.d.a.).
Il più bello era quello al centro: due bambine che si
tenevano per
mano. C’erano anche altri tre ragazzi, ma erano fatti piccoli
piccoli.
- Ma chi li ha fatti questi?- chiese a se stessa, stupita.
Un rombo di motori la distrasse dai suoi pensieri. Stava accadendo
qualcosa fuori. Uscì di corsa, per ritrovarsi sulla spiaggia.
Un forte vento cominciò a soffiare dall'alto. Le palme si
piegarono, le
rare nuvole che c'erano scomparirono e la sabbia si alzò.
Kairi si portò le mani al volto per ripararsi dai granelli
di sabbia, e
avvertì un rumore strano. Come di un qualcosa di metallico
che
atterrava sulla spiaggia dietro di lei.
Si voltò e ciò che vide le fece schizzare gli
occhi fuori dalle orbite:
era una sottospecie di nave spaziale gigantesca, tutta rossa e
illuminata.
Uno sportello si aprì ed esso diventò un ponte
tra la porta della nave e la spiaggia.
Un’ombra comparì alla porta.
Kairi sforzò gli occhi.
La figura era notevolmente bassa, alta al massimo un metro, e aveva
un’ampia gonna viola e azzurra piena di merletti e trine.
Un brillante diadema sulla testolina.
- Sei tu Kairi, la settima principessa?- domandò.
- E tu chi sei?
- Sua Maestà desidera vederla con urgenza, principessa-
rispose l’altra, facendole segno di salire.
Kairi non esitò un momento e quando salì sulla
nave spaziale la ragazza si trovò al cospetto di una Regina.
Aveva due orecchie tonde in cima alla testa, due grandi occhi neri,
vestita come una regina del Medioevo.
- Kairi, settima principessa del Cuore- s’inchinò
quella.
Kairi fu colta alla sprovvista. Una regina che si chinava di fronte a
lei. Lei… una principessa?
Come doveva comportarsi?
- Sua Maestà…?- s’inchinò a
sua volta, indecisa.
- Regina Minnie- si presentò la reale- Principessa, io e lei
dobbiamo
parlare di cose di vitale importanza- le annunciò dopo,
facendola
accomodare nel salottino della nave spaziale, mentre questa ripartiva.
Si sedettero l’una di fronte all’altra. Un esile
tavolino rosso le divideva.
La regina aveva un espressione seria, un po’ triste e davvero
preoccupata.
La principessa, era ancora un po’ sotto shock, ma
negl’occhi brillava
una luce di determinazione che la caratterizzava da sempre.
- Il Prescelto del Keyblade è in serio pericolo,
principessa- cominciò
Minnie, ma la ragazza la interruppe dicendo: - Mi chiami pure Kairi,
regina.
- Ho ricevuto un importante lettera da mio marito, il Re. Nuovi
pericoli sono in agguato. Un gruppo di Nobody e… il pericolo
più
grande. Si dice che nei sotterranei del Castello nel mondo dei Nobody
vi sia il combattente più potente di tutto
l’Universo. Racchiude in sé
un grandissimo potere. Un potere terribile, che potrebbe andare oltre a
quello del Prescelto. Questo guerriero, verrà sicuramente
usato ai fini
dei Nobody e non possiamo permettere che ciò accada,
perché ha già
fatto una strage terribile, in passato: quella volta decimò
l’intero
pianeta…
- E’ terribile- commentò Kairi, seria.
La regina annuì e venne al punto: - Il problema è
che non so come
avvertire il Prescelto. Inoltre, è molto pericolosa questa
missione,
Sora deve avere tutto l’aiuto
possibile…è per questo che sono venuta
proprio da te. Non sei obbligata ad accettare se non te la senti,
naturalmente. Vorresti portare queste informazioni al Prescelto e
dargli man forte in questa missione?
Nel Mondo che Non Esiste, Vexen era al cospetto del numero I
dell’Organizzazione. Sembrava soddisfatto e ghignava
malevolo: - Il
contatto con la sua mente ha funzionato: il suo cervello risponde agli
stimoli e non è stato danneggiato dopo l’ultima
operazione, mio signore.
- Perfetto, Vexen. Ora passa alla terza fase. Tra quanto potremmo
destarla?- domandò Xemnas.
- Giorni, credo.
- Cerca di affrettare i tempi, non posso aspettare così
tanto.
L’esperimento deve essere concluso prima che il Re si metta
in mezzo!
- E riguardo al Custode del Keyblade?
- Non mi preoccupo di sciocchezze… non darà alcun
fastidio.
- Ma… ha sconfitto Xehanorth…
- Vexen, Xehanorth si trovava nel corpo di un ragazzino. Io godo di un
corpo mio, e del mio potere oscuro… e presto anche di un
cuore, anche
se Kingdom Hearts fallisse- dichiarò convinto, per poi
aggiungere –
ovviamente anche tu e gli altri sarete ricompensati come si deve!
- Non lo mettevo in dubbio, mio sire.
- Bene, bravo, ora va’- lo congedò Xemnas.
Vexen uscì dalla sala e si diresse nuovamente al laboratorio
sotterraneo.
Xemnas fissò la finestra che dava al mondo sottostante. Buio
e oscuro, come la sua anima.
Il Nobody guardò gli innumerevoli fogli sulla scrivania al
quale era seduto.
Prese un foglio in particolare e se la avvicinò
agl’occhi. Era una
fotografia. Ritraeva una sorridente bambina con i capelli rosa,
raccolti in due code, con i boccoli, gli occhi verde scuro sorridevano
sereni; era abbracciata ad un ragazzino con i capelli castani. Lo
sguardo di Xemnas si soffermò sulla bimba.
Rise maliziosamente e sussurrò piano: - Presto
sarò completo.
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(*)Allura, le scritte in grassetto sono le canzoni che accompagnano i vari "momenti". Lo so sono complicata.^_^"
Comunque spero di esser riuscita a spiegar bene la faccenda del Mondo che Non Esiste e dell'Organizzazione, ho spiegato poco ma più in là sarà tutto più chiaro^w^