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Autore: Flawless_hunter    12/05/2015    5 recensioni
Fangirls e Fanboys hanno trovato il modo di entrare nei loro libri preferiti e instaurare lì un loro dominio, il Fandom. A dieci anni dalla fine dalla Rivolta di Panem, i Fans costringono i protagonisti delle loro saghe preferite (Hunger Games, Divergent, Shadowhunters, Harry Potter, etc..) a prendere parte ad un'ultima edizione degli Hunger Games: i Fandom Games.
Chi vincerà? Stavolta per Katniss e Peeta non sarà una passeggiata vincere contro semidei, nephilim, re, regine, maghi e quant'altro
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Spoiler!
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Note dell’autore: *si guarda attorno*
*si schiarisce la gola*
GENTE SONO TORNATO! (dopoappenacinquemesicirca)
Ma l’importante è che sono tornato, no?
No?
Okay, davvero, chiedo venia.
Dedico il capitolo alla mia sorella gemella gracewalker, The_shipper_number1 (vedi cara, non sono morto), Scorpion550 e LolaKastle22.
Mi siete mancati.
Hunter.
 
 
-Ho fame- sentenziò Jace, lapidario, giocherellando con lo stilo, schiena appoggiata al tronco nodoso di un albero e gambe stese davanti a sé.
-Sì, sì. L’ho capito Herondale! E’ la terza volta che lo ripeti- sbottò Jon, poco distante, asciugandosi il sudore dalla fronte col dorso della mano e tornando a cercare di scuoiare il coniglio che l’altro aveva ucciso, un’ora prima.
Aveva la pellaccia ben ancorata alla carne, il batuffolino di pelo.
-Non lo avrei detto così tante volte, se ci avessi messo di meno a spellarlo- mugugnò Jace.
Jon alzò gli occhi al cielo esasperato e poi lo fulminò con un’occhiataccia.
Il cacciatore fece finta di non accorgersene.
-Sto solo dicendo- continuò Jace, imperterrito –Che ci si aspetta che un Ser Condottiero delle Guardie dell’Oscurità di Westros sappia spellare un coniglio-.
-Oh dei!- esclamò Jon, lasciando cadere coniglio e coltello a terra –Punto primo: non ne hai detta una giusta. Io sono il Lord Comandante dei Guardiani della Notte di Wes-te-ros! Non quelle cavolate senza senso che hai detto tu-.
Il nephilim fece un gesto beffardo come a dire “come dici tu”.
-Punto secondo- proseguì Jon –Io so spellare un coniglio.
Jon si voltò e continuò nel suo lavoro ingrato.
-Non mi pare- commentò a bassa voce, focalizzando l’attenzione sulle proprie unghie.
Non passarono tre secondi che qualcosa di viscido, umido, peloso e non esattamente morbidissimo, lo colpì in pieno volto.
Prese la carcassa mezza spellata del coniglio per le orecchie e guardò Jon, che imprecava, allontanandosi.
-Ehi, dove stai andando?- gli chiese il biondino.
-A cercare della legna per il fuoco- gli gridò l’altro di rimando –Se passo ancora un minuto con te ti uccido-.
Jace fece scattare gli occhi da Jon al coniglio e viceversa.
-Beh, amico. Siamo rimasti solo noi due, a quanto pare- disse rivolto al coniglio morto –Vediamo di dare un senso alla mattinata-.
Raccolse il coltello insanguinato di Jon e iniziò a finire di spellarlo.
 
***
 
-Come?!-.
Il capo degli Strateghi entrò nella stanza con tempestiva furia.
Prese uno degli Strateghi più giovani per il colletto della giacca e lo lanciò via dalla sua postazione, prendendone il posto.
-Sto aspettando- disse, con voce freddamente calma, facendo scivolare il suo sguardo tagliente su ognuno dei presenti.
Si alzò una ragazza, sui diciassette anni, che iniziò ad arrossire fin dal momento stesso in cui il suo fondoschiena si staccò dalla sedia della sua postazione.
All’improvviso, tutti gli altri iniziarono a trovare i propri monitor, il pavimento o le proprie scarpe tremendamente interessanti.
-Ti ascolto- disse il capo Stratega.
-Non avevamo calcolato la magia egiziana- confessò lei –Avevamo pensato che, essendo estranei alla faccenda, non avrebbero interferito-.
Il capo Stratega annuì diverse volte, si alzò in piedi e si avvicinò alla ragazza, facendo scorrere l’indice sulle scrivanie degli altri, lungo il tragitto.
La Stratega si paralizzò, deglutendo un paio di volte.
-Quindi, vediamo se ho capito bene. Sono passato da avere più della metà dei Tributi morti, e me ne arrivano un altro paio, fresco fresco che aiuta l’unica coppia di Tributi ancora viva?- la voce del capo Stratega era melliflua.
La ragazza annuì.
-Ah- rispose solo, il capo Stratega, avviandosi verso la porta.
-Alzate le difese anche contro la magia egizia, mettete le restrizioni che abbiamo messo agli altri- ordinò lapidariamente –Io vado a parlare con Mitchell Pritchett per risolvere questa situazione-.
Le dita degli altri Strateghi iniziarono a battere veloci sulle tastiere.
Arrivato sulla porta, il capo Strategha si battè il palmo sulla fronte, e ruotò sui tacchi.
-Ah, già. Quasi dimenticavo. Fate pentire i semidei di aver chiesto aiuto, e i maghi di aver risposto alla chiamata-.
 
***
 
Lentamente riprese conoscenza.
Ricordava il formicolio, gli insetti che gli si arrampicavano su per le membra, il dolore e le allucinazioni.
Ricordava di aver visto Kirjava diventare Pantalaimon, poi lo scimmiotto dorato della madre di Layra, poi Sayan Kotor, il daimon di suo padre.
Poi gli sembrava di essere di nuovo a Cittagazze, si vedeva circondato di spettri, che lo inseguivano ovunque andasse, cercando di svuotarlo.
Poi aveva perso i sensi.
-Va tutto bene?- chiese una voce femminile.
Will scattò a sedere, cercando il coltello con la mano.
-Cerchi quello?-chiese la ragazza, indicando la Lama Sottile.
Il ragazzo guardò l’arma, cercando di capire se avesse delle possibilità di scartare l’altra e arrivare al coltello, ma poi vide Kirjava.
La gatta era tra l’arma e la ragazza, che dava le spalle al daimon, e faceva cenno a Will di non attuare il suo piano.
Il ragazzo non capiva, ma si fidava, così desistette.
-Sono Hermione Granger. Ti ho trovato svenuto in mezzo al bosco, sei stato privo di sensi per due giorni- le spiegò la ragazza.
Will pensò che dovesse essere una ragazza sciocca: perché aiutarlo quando avrebbe semplicemente potuto ucciderlo?
Sarebbe stato di gran lunga più logico e sensato.
Un avversario in meno a cui pensare.
Una possibilità in più di tornare a casa.
-Sei sola?- chiese Will, con voce roca.
-No- rispose lei, spingendolo delicatamente di nuovo straiato, e puntandogli la bacchetta contro il petto nudo.
Will notò che non aveva più nemmeno i graffi di dove le formiche lo avevano morso e punto.
-Il mio alleato è andato a fare un giro di ricognizione, e vedere se riesce a trovare qualcosa per cena- spiegò la strega.
Come nominò il suo alleato, Will avvertì la rabbia di Kirjava come fosse la sua.
-Chi è il tuo alleato?- chiese Will, credendo di conoscere, tuttavia, la risposta.
Una figura sbucò dagli alberi.
-Oh, vedo che il ragazzino si è svegliato- commentò, con poco entusiasmo.
-E’ lui, Sennar- disse Hermione, indicando il mago dai capelli rossi che aveva ucciso Layra
 
***
 
Per qualche breve, meravigliosa ora, Annabeth si era addirittura dimenticata che si trovasse nell’Arena.
Senza cannoni, senza attacchi e coi nuovi arrivati, Carter e Sadie, così interessanti e simpatici, avrebbe quasi potuto illudersi che fosse una normale uscita pomeridiana con degli amici a Central Park.
Carter, una persona con la testa decisamente più sulle spalle di sua sorella Sadie, aveva spiegato come Brooklyn fosse sotto al dominio di dei diversi di quelli dell’Olimpo, più antichi.
Di come il mondo fosse diviso in Nomi (no, Percy. Non come il plurale di “nome”) e di come ci fosse un gruppo di maghi a capo di ognuno di loro.
Di come, per loro, la Madre Terra fosse, in realtà, un Padre Terra, e di come non fosse un pazzoide schizzato che aveva provato a spazzare via tutti i semidei.
Si raccontarono ognuno le proprie avventure, i greci contro Crono e Gea, gli egiziani contro Apophis.
A quanto pareva Sadie era l’Occhio di Iside e Carter di Horus… ma era decisamente diverso dall’essere semidei.
Quando Sadie raccontò di Anubis, Annabeth e Percy si ritrovarono ad esclamare all’unisono –Ehi, ma potrebbe essere il fratello maggiore di Nico!-, e ridere come matti.
I Kane, non capendo, li fissarono imbarazzati.
Ma poi la magia si infranse di colpo.
Senza che se ne rendessero conto il cielo si era coperto da nuvolone nere.
All’improvviso un arco di candida energia elettrica schizzò dalle nuvole e colpì il suolo al centro dei quattro.
Non colpì nessuno, ma nessuno volle testare il modo di dire secondo il quale i fulmini non cadono due volte nello stesso punto.
Si misero a correre.
Purtroppo, però, in due direzioni diverse.
Annabeth e Carter lungo il letto del fiume, Percy e Sadie verso il bosco.
-Carter!- lo chiamò Annabeth.
Il ragazzo si voltò e si fermò a sua volta.
-Dove sono Sadie e Percy?- chiese il ragazza, allarmato.
-Non lo so, li abbiamo persi, ma non so dove!- rispose Annabeth, dovendo gridare per sovrastare il rumore del temporale che era appena scoppiato.
  
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