Note dell’autore: Avrei dovuto
pubblicare questo capitolo ieri, ma capitemi ero in piena crisi di feels per il
finale della quarta stagione di OUAT e soprattutto per le sorti dei miei
Captain Swan.
Comunque,
sembra che scrivere questi ultimi capitoli per me stia diventando una vera
avventura. Poca ispirazione, troppo stress accumulato e soprattutto poco tempo
per scrivere.
Spero però
che continuerete a seguire, anche perché oramai manca davvero poco alla
conclusione.
Ecco a voi
il terzo capitolo.
Beta: Paolettazza
e Feyilin
Capitolo 3
Qualcosa d’inaspettato
Sentì il vuoto familiare allo stomaco e la sensazione di
essere trascinata via. Per fortuna stavolta durò davvero poco.
Quando la sensazione finì, riaprì gli occhi e tornò a
respirare. Si guardò attorno, c’era silenzio, la strada era vuota e molte
macchine erano state abbandonate di fretta. Sperava davvero che il cannone non
l’avesse portata troppo lontana dal Dottore, non aveva più molto tempo ormai.
Sentì un calore familiare all’altezza del petto e il suo
viso s’illuminò. Poteva essere?
Prese la catenina nella quale era appesa la chiave del
Tardis, era calda e luminosa; sorrise conoscendo bene cosa significasse.
Si guardò attorno finché non sentì il ronzio famigliare
nelle orecchie, doveva essere vicino, ma non dov’era lei.
Strinse il suo fucile e iniziò a correre lungo la via
fino a un incrocio; si fermò al centro dando un’occhiata in giro, finché non la
vide, alla fine di una strada, la cabina blu. Sospirò cercando di calmarsi,
aveva aspettato tanto quel momento, sentiva le mani tremare, deglutì e iniziò a
camminare lentamente in direzione del Tardis. Avvicinandosi, si rese conto che
due persone erano lì davanti, sentì le lacrime spingere per uscire, ma voleva
resistere.
Lo vide voltarsi verso di lei lentamente e si fermò
godendosi la sua espressione. Era lui, il suo Dottore, con il suo completo
marrone e i suoi meravigliosi capelli disordinati. Gli sorrise vittoriosa, ci
era riuscita, lo aveva trovato.
“Perché non lo chiedi a lei?”
Non aveva capito cosa Donna volesse dire, poi vide il suo
sguardo andare alle sue spalle e sperava di non sbagliarsi. Si voltò
lentamente, quasi con la paura che lei non ci fosse, ma dovette ricredersi. I
suoi cuori persero un battito, la sua splendida Rose era tornata; tante idee,
tante domande affollavano la sua mente ma non gli importava, voleva solo
riabbracciare la sua Rose.
La vide arrancare qualche passo e in automatico lo fece
anche lui. Iniziarono entrambi a corrersi incontro; voleva stringerla a sé,
sentire ancora una volta il suo dolce profumo. Sentiva in sé una nuova energia;
vedere il suo sorriso, gli aveva ridato speranza e voglia di lottare, ancora e
ancora, e stavolta non l’avrebbe lasciata andare.
Fu un attimo. Aveva abbassato la guardia per un secondo.
La vide voltarsi di lato e tornare a guardarlo terrorizzata e lui fece in tempo
a vedere un Dalek avanzare e sparare. Il battito dei suoi cuori rallentò
insieme al respiro, sentì il tempo fermarsi per un secondo, nulla aveva più
senso, vide Rose crollare a terra.
“ROSE” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, la
raggiunse prendendola tra le sue braccia, nel mentre il Dalek venne colpito da
Jack, appena apparso.
“Resta con me” disse con la voce tremante, accarezzandole
i capelli.
“Con tutta la strada che ho fatto” disse lei sofferente
accarezzando il suo viso.
“Resisti Rose” le disse sorridendole.
“Sul Tardis, ADESSO” comandò a Jack e Donna che si erano
avvicinati. Prese la bionda tra le sue braccia e andò verso la sua navicella.
Una volta dentro, la mise sul sedile. Rose strinse la sua
mano sulla giacca costringendolo in ginocchio.
“L’oscurità, Dottore, sta arrivando” disse di fretta tra
i dolori.
“Shhh, non sforzarti” le sorrise dolcemente.
“Vado a vedere se c’è qualcosa in infermeria” disse Jack
uscendo dalla sala comando.
“Dottore” lo chiamò con la voce flebile, lui le strinse
la mano dolcemente.
“Sono qui Rose, non ti lascio” la rassicurò spostandole
una ciocca di capelli dal viso.
“Mi dispiace … non avrei dovuto lasciarti” disse facendo
cadere le lacrime che stava cercando di trattenere.
“Non importa Rose, adesso sei qui” la tranquillizzò
sentendo la sua voce rotta dalle lacrime.
“Non ho più molto tempo” disse stringendo ancora la presa
sulla giacca.
“Devi resistere Rose, ti prego” iniziò a vacillare il suo
autocontrollo. I ricordi del passato lo travolsero e voleva disperatamente non
essere di nuovo solo, voleva ancora Rose al suo fianco.
“Ho bisogno di te” ammise con voce bassa mettendole la
mano su quella con cui stringeva la sua giacca.
“Mi … mi dispiace” disse ancora con voce rotta dalle
lacrime.
“Ti amo” disse infine con un ultimo sforzo, poi sentì la
presa della sua mano cedere, chiuse gli occhi e si accosciò tra le sue braccia.
“Rose” la chiamò dolcemente lasciando cadere le prime
lacrime. Le accarezzò il viso e appoggiò la fronte a quella di lei nella
speranza di potere sentire ancora una volta il loro collegamento.
“Rose” sussurrò ancora a pochi centimetri dalle sue
labbra, rendendosi conto che non l’avrebbe mai più baciata, non avrebbe mai più
visto il suo meraviglioso sorriso.
Fine
Note finali (si nasconde dietro un muretto) mi odiate vero? Lo so, mi odio anche
io, il sadismo di Moffat e Davies mi ha sempre influenzato, però dai non
disperate la storia non è ancora conclusa.