Marta si era appena alzata
dal letto e stava guardando fuori dalla finestra.
Quella mattina si era svegliata stranamente presto e, subito, appena uscita
dalle calde e morbide coperte, si mise a guardare fuori dalla
sua finestra.
Le sembrava di poter vedere
tutto un mondo stupendo, diverso dal solito che poteva osservare tutti i
giorni, attraverso quei vetri appannati dalla pioggia della notte.
Ma forse, quando si è innamorati, tutto ci sembra più
bello.
Eppure quello che vedeva là fuori era sempre lo stesso
paesaggio da anni.
Poteva vedere metà del suo
giardino e metà di quello del suo vicino di casa. Tutto
però le sembrava avvolto in una strana nebbiolina brillante.
Nel suo giardino vedeva il
prato, verde fino a pochi giorni prima, completamente imbiancato dalla neve di
due giorni prima, che la pioggia notturna non era riuscita a sciogliere. Le
sembrava uno spettacolo magnifico.
Nel suo paesino non nevicava
quasi mai, ma quando succedeva, era un meraviglia da
osservare.
Quel
giorno, qualsiasi cosa le sarebbe sembrata una meraviglia della natura.
Sempre nel
suo giardino, osservava l’albero di ciliegio e quello di pesco, che si ergevano
scheletrici verso il cielo azzurro e striato di bianche nuvole, che
promettevano un’altra nevicata.
Le sue piante di rose avevano i fiori sfioriti e appassiti, piegati sotto la
pesante coltre di neve; la piccola serra, dove suo padre tiene
d’inverno le piante più delicate, per proteggerle dal freddo tagliente, aveva
dieci centimetri di neve sul tetto di plastica verde.
Marta si voltò e accese la
radio sul suo comodino, come faceva ormai abitualmente tutte le mattine, per
svegliarsi sulle note musicali di qualche canzone. Anche
la radio quella mattina voleva farle un regalo: proprio in quel momento stava
trasmettendo “Mad World”, una delle sue canzoni
preferite. Era una melodia così dolce e così triste e le ricordava, ogni volta
che la sentiva, la scena finale di un film che amava moltissimo. Ma nemmeno quella canzone e la scena triste del film quella
mattina riuscivano a rattristarla.
Si voltò
nuovamente verso la finestra, spostò la sua attenzione verso la metà del
giardino del vicino di casa. Anch’esso era avvolto
nella neve e un enorme albero di melograno alzava i suoi spogli rami al cielo e
la ragazza immaginò che stesse urlando. Più in fondo al giardino, scorgeva una
macchia verde, l’unica macchia verde del giardino: un albero di nespole, che
aveva le foglie stranamente libere dalla neve.
Oltre i
due giardini si vedevano i bianchi tetti delle case del paese e, ancora più in
lontananza, vedeva le montagne con la cima avvolta dalle nuvole.
Tutto le sembrava una
fantastica cartolina. Era tutto così dolcemente immobile e tranquillo, che
pensò che il tempo si fosse fermato per tutto il mondo tranne che per lei, per
permettere di vivere quella natura stupenda che si conciliava perfettamente con
il suo umore. Ma qualcosa che si muoveva c’era: degli
uccellini, dei piccoli pettirossi, che saltellavano da un ramo all’altro del
suo ciliegio.
Aprì lentamente la finestra
per sentire il loro spensierato e allegro canto e spense la radio. La voce del
DJ si interruppe bruscamente, lasciando spazio alle
cristalline note di quella musica più bella. La raggiunse anche una folata di
vento pungente, che le scompigliò ancora di più i capelli, già arruffati per
non essere stati legati durante la notte, e un brivido la
percorse dal collo alla fine della schiena.
La ragazza era completamente
incantata, aveva visto centinaia di volte quella stessa immagine fuori dai vetri, ma non l’aveva mai guardata con quegli
occhi. Gli occhi di una ragazza che si era scoperta
innamorata. Ancora non riusciva a credere che stesse accadendo proprio a
lei.
Lei, una
ragazza così normale e ordinaria, che non era di quelle ragazze strabelle,
sempre perfette, senza un capello fuori posto, che si sentivano sempre così
sicure di loro stesse e non avevano mai paura di sbagliare. Anzi, forse si giudicava anche un po’ bruttina. Non
era molto alta, era un po’ cicciotella, con il viso paffuto, labbra sottili e
occhi azzurri, leggermente a mandorla; i capelli castani, ricci e ribelli, che
quasi nessuna piastra riusciva a domare.
Nonostante i suoi mille
difetti, aveva trovato qualcuno per cui essi non erano
importanti, qualcuno capace di volerle bene e di farla sentire sempre una
principessa.
Sua madre la chiamò dalla
cucina per la colazione e la distolse per un attimo dai suoi pensieri. Non aveva voglia di tornare alla realtà, voleva fermarsi ancora
un po’ nel suo mondo ovattato e perfetto. Ma sapeva di
non poterci restare ancora per molto. Aveva da fare quella mattina. Doveva
andare con la sua migliore amica a fare un po’ di shopping. Quella sera
sarebbero usciti tutti insieme e la cosa che più
contava era che ci sarebbe stato anche lui, il suo principe.
Si lasciò andare ad
un’ultima fantasia, guardando l’enorme gattone bianco
e nero del vicino che si faceva le unghie sul tronco del melograno. Le sfuggì un sorriso. Adesso il melograno aveva un buon motivo per
urlare.
Sua madre la chiamò di
nuovo, si diresse in cucina e la salutò con un bellissimo sorriso che raramente
al mattino le brillava sulle labbra.