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Autore: RadioPotter    13/05/2015    0 recensioni
E' il primo settembre e Albus Severus Potter, sul treno che per la prima volta lo porterà ad Hogwarts, è pieno di paure per ciò che l'aspetta. Fortuna che con lui c'è sua cugina Rose.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il treno fischiò - SimonPWeasley

L'espresso era appena partito. Un bambino dagli occhi verdi cercava un vagone libero dove sedersi e ad un certo punto sentì qualcuno che lo chiamava; era sua cugina, una ragazzina dai lunghi capelli rossi: «Albus! Albus, ho trovato un posto, vieni qua!»
«Sì, arrivo Rose!» e la raggiunse.
«Ti rendi conto? Stiamo andando ad Hogwarts! So già tutti i libri a memoria, sono sicura che ci troveremo benissimo! Vero, Al?» disse entusiasta la bambina.
«Sì, certo...» rispose lui malinconicamente. Era troppo preoccupato, non faceva altro che pensare al momento in cui gli avrebbero messo il Cappello Parlante in testa. Non voleva essere smistato tra i Serpeverde, non voleva essere smistato nella stessa casa di molti maghi oscuri passati. Viveva con questo timore da quando gli arrivò la lettera di ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
«Al, stai bene? Sei ancora preoccupato per il Cappello Parlante?» chiese Rose «Non preoccuparti, sono sicura che saremo tutt'e due Grifondoro, come i nostri genitori!» e sorrise.
«Sì, hai ragione» disse Albus con lo stesso tono di prima.
"I miei genitori" pensò. I suoi genitori erano formidabili. Avevano compiuto imprese di straordinario talento. "Loro sì che erano dei veri Grifondoro. Io non posseggo nemmeno un decimo della loro audacia. Insomma, mi fa paura pensare di essere smistato tra i Serpeverde; in pratica ho paura dei miei stessi pensieri!"
Si chiedeva se suo padre e sua madre fossero Grifondoro perché coraggiosi o se avessero una tale prodezza come conseguenza dello smistamento. È il carattere a determinare la Casa o è quest'ultima a influenzare il comportamento della persona?
Gli vennero in mente le parole che il padre Harry gli aveva detto poco prima che il treno partisse:
"Se il cappello vuole smistarti fra i Serpeverde, tu digli che non vuoi! Io ho fatto così!"
"L'ha detto solo per calmarmi o gli è successo davvero? E se il Cappello non mi ascoltasse?" si chiedeva tra sé e sé.
Sentiva un’enorme pressione addosso. L'angoscia di finire in una Casa per lui sbagliata schiacciava come un macigno l'emozione del suo primo viaggio sull'espresso per Hogwarts. Lui era figlio di Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il ragazzo che aveva affrontato Colui-che-non-deve-essere-nominato, l'uomo che aveva sconfitto Lord Voldemort. Non c'era mago o strega che non conoscesse suo padre. Balenarono nella sua mente i ricordi delle passeggiate al parco vicino Diagon Alley. Ogni cinque minuti era costretto a fermarsi perché un passante voleva da suo padre un autografo o semplicemente scambiare due parole; e puntualmente gli veniva detto: «Ehy Albus! Tuo padre è un grande esempio per tutti noi. Segui le sue orme, in futuro». Il figlio di Harry Potter avrebbe dovuto essere altrettanto in gamba come lui. Questo era il pensiero della gente. Le aspettative di tutto il mondo magico. Albus sapeva che, una volta giunto ad Hogwarts, gli occhi sarebbero stati puntati su di lui, che ogni sua mossa sarebbe stata giudicata dai suoi compagni e dai professori. "Chissà come si sentiva James i primi giorni ad Hogwarts?" si interrogò. "Ma a quello mica vengono in mente tutte queste cose!" si rispose. James era diverso da lui, era molto più spensierato e spigliato, un po' come il nonno! Albus al contrario era riflessivo, sensibile, introspettivo. "E poi lui porta il nome di due malandrini; io invece ho a che fare con due dei Presidi più importanti che Hogwarts abbia mai avuto!" aggiunse tra sé e sé. In fondo aveva ragione. Il nome è già un biglietto da visita, un motivo per avere certe aspettative.
«Rose.» chiamò con un filo di voce.
La ragazzina alzò gli occhi dal volume di Incantesimi che stava leggendo. «Dimmi, Al» rispose con un sorriso.
«Secondo te sarò all'altezza?» domandò con quei grandi occhi verdi persi nel vuoto.
«Oh per tutte le puffole di zio George! - esclamò con tono esasperato – Di nuovo?! La smetti di preoccuparti?! Non pensare a tutto ciò che hanno fatto le persone che sono venute prima di te. Pensa che adesso è il tuo momento!»
D'un tratto gli occhi di Albus parvero brillare. "Rose ha ragione. Io sono io." pensò con convinzione. Si sentì improvvisamente pervaso da un brivido di emozione. La determinazione aveva preso il posto dell'angoscia."Io sono Albus Severus Potter. Ed è giunta l'ora che sia io a lasciare il segno."
Il treno fischiò.
 


Questi luoghi e personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Joanne Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
   
 
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