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Autore: BBola    13/05/2015    2 recensioni
Nella lunga notte in cui il Sommo Shinigami generò Kid, tornò con la mente agli eventi che, ottocento anni prima, portarono alla caduta del regno degli otto grandi guerrieri, e alla nascita del mondo di Soul Eater, come lo conosciamo noi...
Avvertimenti: SPOILER dal manga
Genere: Azione, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Death the Kid, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio, Ragnarok, Sommo Shinigami
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Il giorno che i tre guerrieri alleati diedero luogo alle ricerche di Vajra nel territorio circostante il rifugio delle streghe dell’est, Vàrua ne approfittò per vedere e salutare le distese selvagge dell’Africa che gli avevano fatto da dimora in tutti quegli anni.
Un’ultima volta.
La sua ora era ormai vicina, e lui se n’era fatta una ragione, al punto che non si stupì più di tanto quando l’immagine di Shinigami, riflessa nelle acque cristalline di un fiume, gli comunicò di aver appreso che all’origine di tutti i loro guai c’era la strega Arachne, e che la sua organizzazione aveva preso il castello di Eibon, costringendoli a trattare con lei.
Arachne. La sua più intima nemica.
Coi suoi ricci splendenti come il sole, e gli occhi trasparenti come l’acqua, Vàrua, il guerriero nato la prima volta che due esseri avevano dato alla luce una nuova creatura in maniera non istintiva, incarnava l’essenza stessa della vita.
In eterna competizione col guerriero, la strega aveva tentato più volte di diventare la sua regina, per non vivere all’ombra della sua ingombrante grandezza. Ma lui l’aveva sempre respinta. E adesso, ne era certo, ciò che Arachne desiderava più di tutto era la sua testa su un piatto d’argento. Chissà se il guerriero avrebbe trovato la sua fine proprio per mano della strega, o se invece sarebbe stato semplicemente ingoiato da Asura.
Ingoiato come Vajra, stando a quanto gli aveva detto Shinigami. Una fine decisamente macabra. Chissà quale sarebbe toccata in sorte a lui.
Quella notte fu preso da un moto di malinconia. I grandi guerrieri erano sempre stati delle creature un po’ così. Credendosi invincibili non avevano mai creato solidi rapporti con nessuno, ma ognuno aveva sempre badato quasi unicamente a se stesso.
Shinigami ed Eibon si erano persino isolati in terre lontane, chi per una ragione e chi per un’altra. O forse perché, in fondo, tra loro era sempre esistita un’intesa maggiore.
E adesso, invece, che era chiaro più che mai quanto avessero realmente bisogno l’uno degli altri, si avviavano a scomparire.
-Ma d’altronde, anche tu, – disse rassegnato il mattino dopo, rivolgendosi al sole che sorgeva – sei destinato a implodere prima o poi, amico mio! –
 
Messo alle strette dalle minacce di Mosquito, Eibon aveva accettato di dare udienza, il mattino dopo, ad Arachne, nelle sale del castello di Shinigami.
Dopo aver trascorso un’ultima notte nella sua Isola, quasi come un prigioniero, un ospite, piuttosto che un padrone, il guerriero della conoscenza si apprestava ora a partire per il sud con la strega.
Quel giorno Arachne aveva indossato un abito accollato, con maniche lunghe decorate da reti trasparenti. Se possibile, era ancora più bella del solito, pensava Mosquito, mentre si accomiatava da lei.
-Sicura che non vuole che venga con lei? – si accertò lui, prima che partisse.
-No, Mosquito, non ce n’è bisogno. – gli disse, posando dolcemente un dito sulle sue labbra - Vado in pace da Shinigami, non corro pericoli. E tu, hai altro di cui occuparti. Fate buon uso del tempo che riuscirò a procurarvi, e portatemi quello che dovete. Mi raccomando, il successo della vostra operazione è ormai di vitale importanza. –
Mosquito annuì, e nel salutare Arachne portò istintivamente una mano intorno al fianco di lei. Avrebbe voluto stringerla a sé, ma la strega si voltò subitaneamente, divincolandosi dalla sua presa prima che potesse osare tanto, per avviarsi nel giorno insieme al guerriero.
-Eppure tutti la amano… ma per natura, lei non riesce a riamare nessuno. – pensò Mosquito mestamente, mentre la vedeva scomparire, avviluppata dai raggi del sole. – Chissà se si sente mai incompleta, a vivere in questo modo. –
 
-Ah, finalmente! – esclamò felice Ragnarok, vedendo la tavola di Indra imbandita per la colazione. – Ora sì che si ragiona! Non si può vivere in un posto dove il piatto principale è il pollo alla Deathiota! (1) Anche se lo accompagni con quei deliziosi tuberi dorati che crescono laggiù, è sempre così secco, smorto! Niente a che vedere con la nostra cucina speziata e le nostre salse forti! Non lo pensi anche tu, Indra? –
-Scusa se non condivido la tua allegria di prima mattina – fece il dio della guerra – ma sai, ho altri pensieri per la testa, stamattina. Ma dov’è la tua amica? –
-Chi? Chryse? Oh, beh, le streghe sono persone particolari, sai! Ieri sera, dopo che ci hai lasciati soli, l’ho vista ancheggiare pericolosamente, e ho pensato che avesse preso sul serio quella storia della “fidanzata”! Poi invece, puff!, è comparso dal nulla un portale che l’ha portata chissà dove. (2) Andandosene mi ha detto che sarebbe tornata poi a dare sue notizie! –
-Spero che faccia presto o inizierò a spazientirmi. –
-Tranquillo! – fece ingurgitando un boccone sostanzioso di cibo – Ma ehi, - continuò notando che i servitori di Indra avevano apparecchiato per quattro – aspettiamo qualcun altro stamattina? –
-Nel mio castello ho un altro “ospite” di riguardo – rispose il guerriero – Qualcuno che tempo fa è venuto a chiedere la mia protezione, e che si nasconde da me ormai. Non l’hai visto ieri sera perché la notte preferisce gironzolare per la città. -
L’attenzione di Ragnarok si era arrestata al primo punto della frase. Chi altro vivesse in quel castello non gli interessava, sperava solo che quella mattina non si sarebbe fatto vedere, così avrebbe mangiato anche la sua parte.
Ma rimase deluso. Mentre cercava di approfittare di un momento di distrazione di Indra per rubargli un pezzo di manaqish (3) dal piatto, entrò nella sala un ragazzo ben piazzato, con l’occhio sinistro martoriato, e una strana scritta sulla palpebra.
-E tu chi sei? – gli domandò curioso come un gatto la Spada Demoniaca, con la bocca ancora piena.
-Ehi, non dovrei essere io a chiederlo? – fece lui, sinceramente confuso. – Beh, ad ogni modo, mi chiamo Heinrich. E sono un lupo mannaro. –
-Lupo mannaro? – chiese meravigliato – Sei mica “Occhio del diavolo” tu? Quello che ha strappato l’occhio alla vecchia strega? –
-Ah, detesto quel nome! – si lamentò il lupo, sedendosi bruscamente a tavola. - Fa di me una persona cattiva, quando la vittima di tutta quella storia sono proprio io! –
-Beh, ma fa la sua figura, ammettilo! Cos’è Heinrich? Mi viene il sangue blu solo a pronunciarlo! No, troppo sofisticato. E poi ormai tutti ti conoscono con quel nome! Chi vuoi che si spaventerebbe se dicessi “attenti, sta arrivando Heinrich!”? –
-Beh, non proprio tutti. In passato c’è stato anche chi mi ha chiamato “Free”. E mi piacerebbe pure come nome, in un certo senso mi rappresenta. Se non fosse che mi ricorda dei maledetti mostri che mi hanno fregato tanto tempo fa, e che mi hanno portato a vivere qui… -
-E che ti importa! Così ti ricordi meglio quelli di cui ti devi vendicare! Anche il mio nome di battaglia, Ragnarok, me l’hanno affibbiato, e non nel più simpatico dei modi! Ma se è quello che sono… -
-Vale a dire? –
-Beh – temporeggiò, guardando sott’occhio Indra – che vuoi che significhi! “Rag” sta per “bello”, e “narok” per “tenebroso”! Bello e tenebroso, ecco! –
Il lupo iniziò a ridere, e dentro di sé, piano piano, si convinse a farsi piacere quel nome, datogli tanto tempo prima dalle Graie, la notte in cui gli fu chiaro che non avrebbe potuto vivere nascosto nella foresta di Sherwood per sempre, ma prima o poi avrebbe dovuto trovare un posto in cui vivere alla luce del sole, e sì, veramente libero. Così era andato in oriente, cercando la protezione del dio della guerra, che mai avrebbe disdegnato di dare il suo appoggio ad una creatura potente e desiderosa di vendetta come lui.
-E così, Indra – continuò Ragnarok – è per questo che fai così lo spocchioso, eh? “Uomini, streghe, mostri, anche messi insieme non possono nulla contro di noi!”. Dicesti così una volta, mi pare! Non temi nessuno perché al momento giusto non disdegni neanche la più squallida delle alleanze per vincere una guerra, eh? Ci ho preso? –
-Ehi – fece offeso Free – ma quale alleanza squallida! Guarda che io sono immortale! –
-Ah, l’immortalità… va parecchio di moda ultimamente, non ti montare la testa! –
Indra non ebbe modo di dimostrare la sua superiorità lasciando cadere, senza replicare, la provocazione di Ragnarok, o uscendosene al limite con una frase ad effetto come “Almeno io so come vincere una guerra”, che i tre furono interrotti da Chryse, tornata al castello attraverso il portale per il mondo delle streghe che aveva aperto la sera prima.
-Ho parlato del vostro piano con un’amica – disse vaga, senza fare riferimenti, per il momento, ad Arachne. – Abbiamo pensato che il modo migliore per abbattere un guerriero come Vàrua, sia quello di affrontarlo nel nostro mondo parallelo. La magia aritmetica delle streghe può creare un campo di interferenze in grado di confondere le sue abilità di percezione delle anime. Così avrete maggiori possibilità di coglierlo di sorpresa. –
-L’idea è buona, ma potrebbe non essere abbastanza. – commentò Indra – Il potere di Vàrua è grande, e non so se esista ancora una tecnica in grado di combatterlo efficacemente. Tu che cosa puoi fare? Qual è la tua specialità? –
-Io, - disse Chryse, carezzando fiera la piuma che pendeva dal suo acchiappasogni all’orecchio sinistro – io incarno la perversione chimerica. Posso creare un vortice di illusioni in cui risucchiare e confondere le persone. –
-Bene, fallo. – suggerì il dio della guerra – Dobbiamo ricorrere ad ogni stratagemma possibile. –
-C’è un solo problema – continuò Chryse. – La vecchia strega, Mabaa. Ci serve qualcuno che la tenga occupata il tempo necessario allo scontro, o potrebbe intervenire e interferire con i nostri piani. Lei ed alcune altre streghe non approvano il modo di agire di noialtre. –
-La vecchia strega hai detto? – sussultò Free – Ah, anche lei è nella lista delle persone di cui devo vendicarmi! –
-Beh, allora te ne occupi tu, no? – lo incalzò immediatamente Ragnarok.
Il lupo restò un attimo pensieroso e interdetto.
-Andiamo, dai – continuò la Spada Demoniaca, usando ancora una volta le sue abilità di manipolazione – lo so che non vedi l’ora! E poi quando ti ricapita di combattere al fianco di due guerrieri come noi? Anzi, no! Di due immortali come te! Faremmo un bel gruppo insieme.“ Il clan degli Immortali”, che ne dici? Ah, con un nome così la gente avrà paura di noi per secoli a venire! –
-Il “clan degli imbecilli” – pensò Indra, guardando lo sguardo illuminato di Free, e giurando che se in quell’istante avesse avuto le sembianze di lupo, l’avrebbe visto scodinzolare.
-Giovane, forte, bello, e anche accondiscendente! – ammiccò Ragnarok verso Indra, riferendosi al lupo – Chissà come mai hai accettato di accoglierlo sotto il tuo tetto! –
E in barba ai sogni di superiorità, il dio della guerra diede un sonoro pugno in un occhio alla Spada Demoniaca.
 
Era giorno fatto quando Vàrua arrivò al castello di Shinigami. Il cuore gli si strinse quando, entrando nella Sala del Consiglio, trovò solo due delle cinque sedie occupate dai guerrieri, e la terza insidiata da Arachne. Il declino imminente aveva davvero un aspetto miserabile.
Sedere al tavolo con la strega lo ripugnava al punto che con un cenno della mano, chiese a Shinigami ed Eibon di potersi consultare prima solo con loro. Come una volta. Per l’ultima volta.
I tre guerrieri si trasferirono allora nella Sala della Morte e dell’Eternità, lasciando la strega in attesa di una risposta su una possibile collaborazione nella guerra contro il Kishin. La donna li lasciò fare. Stranamente, il suo corpo non ribolliva di fretta e urgenza come quello degli uomini.
-Perché stiamo trattando con lei oggi? – chiese nervosamente Vàrua, una volta che furono rimasti soli.
-Arachnophobia ha preso il mio laboratorio – rispose Eibon – e minaccia di distruggerlo se non acconsentiamo ad ascoltare la proposta di Arachne. –
-Tanto meglio. Che bruci il tuo laboratorio, e le diavolerie che ci sono dentro, una buona volta. –
-Vàrua, – fece sgomento Eibon – che ti prende? Il mio laboratorio è la mia vita, non posso rinunciare ai miei artefatti così facilmente! –
-Ma nel frattempo li stiamo regalando ai nostri nemici! Che succederà se cominceranno ad usarli, non solo quelli autorizzati da Shinigami, ma anche tutti quelli che neanche il dio della morte ha mai avuto il coraggio di vedere all’opera? –
-Questo non possiamo saperlo. – fece il guerriero della conoscenza. – I miei artefatti sono pensati per migliorare la vita, non per distruggerla. Ma questo dipende dal modo e dalla persona che li usa. –
-Non è solo per gli artefatti che non abbiamo ancora eliminato Arachne. – li interruppe Shingami. – Per essere arrivati al laboratorio di Eibon devono essere stati guidati da qualcuno che ne conosceva la posizione. E da quando siamo partiti per l’est ho perso ogni traccia di Vritra. Eibon non ne ha percepito l’anima nemmeno sull’Isola Perduta, e… non abbiamo idea di dove possa essere. – aggiunse mesto.
Lo sguardo di Vàrua si addolcì.
-È per questo allora? Credi che Vritra possa essere prigioniero di Arachnophobia? –
-Diciamo che per come si sono messe le cose, è la migliore delle ipotesi che mi vengono in mente, e spero sia quella giusta. –
-Va bene, allora – acconsentì il guerriero della comprensione – ascoltiamo cosa ha da dirci Arachne. Ma sono comunque preoccupato di quello che potrebbe combinare in quel dannato laboratorio. –
-Io no, invece. – fece Eibon – Sì, certo, se Arachne ha preso Vritra, molto probabilmente ha in mente di riprendere i nostri esperimenti sullo studio delle armi umane. E dal momento che ieri sera non ho percepito l’anima di altre streghe sull’Isola, a parte la sua, è probabile che abbia già iniziato. Tuttavia, le anime degli uomini al suo comando sono rimaste, come dire… ordinarie. Non hanno assunto la potenza dell’anima di un guerriero, com’è accaduto a Vritra e a Vajra. Qualcosa deve essere andato storto. Il che significa che abbiamo ancora tempo per battere Arachnophobia. Ad ogni modo, se la cosa può farvi stare più tranquilli… -
Eibon tracciò nell’aria, con le mani, degli ideogrammi, a formare la parola “conoscenza”. Tra gli arti comparve una luce verde, nella quale cominciarono a confluire i contorni di numeri, parole e disegni, che come una cascata iniziarono a scorrere dalla mente del guerriero. Quando la luce si dissolse, tra le mani di Eibon si materializzò un tomo.
-In Libri come questo – iniziò il guerriero – posso trasfondere tutta la mia conoscenza. L’ho già fatto in passato per non dimenticare nessuna delle mie idee. Leggendolo potrete sapere quanti e quali artefatti sono presenti nel mio laboratorio, e l’uso che possono avere. Così vi renderete conto voi stessi che non ho mai creato nulla che potesse fare intenzionalmente del male. –
 
Afferrato il Libro, Shinigami e gli altri due tornarono nella Sala da Arachne.
-Allora – fece il dio della morte – cosa vuoi da noi? –
-La nascita di un Kishin è un evento che disturba tanto voi quanto me. – iniziò la strega. – Anche se i nostri rapporti non sono mai stati dei migliori – continuò ammiccando a Vàrua – credo che per il momento sia saggio sotterrare l’ascia di guerra, ed allearci contro Asura. Arachnophobia ha molti uomini, e genti di altre razze, al suo seguito. Inoltre, coi miei ragni posso seguire ogni spostamento di Asura, così che non sarete costretti a cercarlo in giro per il mondo ad ogni suo spostamento. So che prima dell’arrivo di Shinigami si era nascosto nel suo castello, e so esattamente dove si nasconde ora. –
-Arachne – la incalzò Shinigami – ti rendi conto che questa è una pace solo temporanea, vero? Non appena avremo fermato Asura non avremo più motivo di lasciarti impunita per aver assaltato il castello di Eibon. Vi cacceremo immediatamente da lì. –
-Dopo che avremo fermato Asura saremo di nuovo nemici, quindi per quanto mi riguarda posso solo dirvi che… questo si vedrà! Non rinuncerò al mio quartier generale tanto facilmente. –
-Un’ultima cosa – continuò Shinigami – dov’è Vritra? So che lo tieni prigioniero da qualche parte, voglio sapere dove! –
-Vritra prigioniero? – Arachne rise – E come avrei potuto? No, Shinigami, la tua cara arma è venuta da me spontaneamente, e io gli sto semplicemente offrendo un nascondiglio sicuro! Ma, siccome siamo alleati per il momento, voglio proporti un altro patto. Vritra è nel mondo parallelo delle streghe adesso. Se lo rivuoi, uno solo di voi, a mia scelta, può seguirmi laggiù, e cercare di convincerlo a tornare da voi. A vostro rischio e pericolo, ovviamente. –
-E chi porteresti? – continuò il dio della morte.
-Rischio molto a far entrare nel nostro territorio un nemico delle streghe, quindi il massimo che posso fare è consentire l’accesso al meno odiato di tutti voi.  –
Buffo. Proprio la sera prima Vàrua si era domandato quale sarebbe stata la sua fine, se sarebbe morto per mano di Asura o di Arachne. La risposta non aveva tardato ad arrivare.
-Va bene, accetto. – rispose il guerriero della comprensione delle anime. – Vado a riprendere Vritra. –
-Che dici, Vàrua? – chiese concitato Shinigami – Questo accordo è sicuramente una trappola! Già due dei miei guerrieri sono stati ingoiati dalla Follia di Asura, non posso lasciare che anche tu metta a repentaglio la tua vita in questo modo! Finirà male, e lo sai anche tu! –
-Basta Shinigami, calmati! – fece affettuoso Vàrua, prendendo il volto del dio tra le mani. – Basta pensare al futuro! Hai rinunciato alle tue paure proprio per pensare con più lucidità e non farti sopraffare da loro, dico bene? E allora non pensare a quello che può accadermi, pensa solo a cosa è importante in questo momento! Ora, dobbiamo portare indietro Vritra. So quanto sia intenso il legame tra un maestro d’armi e la sua arma, l’ho provato con Excalibur, e guarda fino a dove è stato in grado di spingere il povero Vajra! Se Arachne ha creato nuove armi umane, è questo che dovranno sapere, che due compagni di battaglia non possono rinunciare l’uno all’altro per nessuna ragione, non importa quali siano le circostanze e quanto difficile possa essere! Shinigami, hai sempre avuto delle persone intorno a te disposte ad aiutarti, e sempre ne avrai, fino alla fine dei tuoi giorni. Sii felice di questo e vivi con maggiore spensieratezza, perché fino a quando ci sarà qualcuno al tuo fianco a combattere con te, ci sarà sempre una soluzione a qualsiasi problema! Sei sempre il dio della morte, non esiste ancora nemico più forte di te! –
-Allora, vogliamo andare? – li incalzò Arachne che, approfittando della distrazione dei guerrieri, aveva aperto un portale per il regno delle streghe.
Vàrua annuì, e tolte le mani dal viso di Shinigami, lanciò un’ultima occhiata ai suoi compagni, per poi sparire con la strega, oltre il portale.
 
Al di là del passaggio per la dimensione parallela, Vàrua trovò una foresta ad accoglierlo. Intorno a lui rimbombava il verso di animali che non conosceva, e la vegetazione che lo circondava gli era del tutto estranea. C’era qualcosa di diverso, di sinistro, nell’atmosfera di quel luogo.
Si concentrò, e chiudendo gli occhi provò a percepire l’anima di Vritra. Avvertì un segnale a lui familiare, ma non seppe distinguerlo. Poi un altro segnale, distorto, di un’anima rabbiosa, che gli trafisse il cervello.
-Non riesco a trovarlo! – esclamò innervosito. – Dov’è? Dove l’hai nascosto? –
Si rivolgeva ad Arachne, ma la strega non era più al suo fianco. Si voltò, e la vide di spalle che osservava il rapido scorrere di un torrente ai suoi piedi. Vàrua la chiamò, ma la strega sembrava sorda alla sua voce, come imbambolata. Il guerriero allora le si fece vicino, e posatale una mano su una spalla, riuscì a farla girare verso di lui. Ma non riconobbe il volto che vide. Era sempre Arachne, ma diversa. I suoi occhi non erano più fiammeggianti di sfida e provocazione. Ora erano dolci, supplichevoli.
-Quante volte – mugolò la strega, con la voce spezzata – quante volte sono venuta da te, a cercare un’alleanza, Vàrua? Quante volte ho provato a convincerti che io e te siamo complementari, destinati a vivere insieme, come una cosa sola? –
-Cosa dici, Arachne? – le rispose, respingendola prontamente. – Non mi hai mai parlato in questo modo! Tutto quello che ho visto da te , in passato, è stato un patetico tentativo di soggiogarmi per diventare l’unica Madre della vita che gli uomini conoscessero. Hai scelto tu di essermi nemica! –
-Ma ho visto il disprezzo con cui mi guardavi! Il disgusto che provi ancora per me, per noi streghe! Perché noi siamo frammenti di quella Luna che mano mano si assottiglia, e gelosa impallidisce di fronte alla maestosità del Sole che vi ha fatto da dimora un tempo, prima dell’inizio di questa vita che alimenta. Quella Luna che ghigna crudele quando riceve il sacrificio del sangue che le offriamo, felice di distruggere quanto il suo nemico ha creato. Quel sacrificio che tanto ha bramato da aver dato corpo, tramite noi, alla parte più turpe degli uomini.
Ma anche la Luna e il Sole occupano lo stesso cielo. Se solo imparaste ad accettarci senza temerci, noi… potremmo convivere… -
-Tutto questo non ha senso! – sbraitò Vàrua. – Queste cose le so già, sei tu che non hai mai voluto crederci! La tua natura ti impedisce di comprendere le anime di quanti ti sono attorno, ciò che ti interessa è solo prevaricarli, domarli! Non ti ho mai sentito parlare di accettarsi a vicenda! –
-Lo so – fece una seconda figura di Arachne, comparsa d’improvviso alle spalle di Vàrua, con un sorriso malizioso stampato sul viso – ma forse mi sono stancata di vivere così. Forse sono stanca di non provare niente, di sentirmi incompleta! Incompleta senza di te! –
-Maledetta! – urlò contro quella seconda visione, spingendola e facendola cadere a terra - Mi stai facendo perdere tempo intrappolandomi in un’illusione! –
-Questa non è una semplice illusione, Vàrua. È un’utopia. Queste sono delle versioni della vera Arachne che desideri siano vere! Ma ormai – iniziò a ridere lugubre – temo sia troppo tardi! –
Vàrua iniziò ad indietreggiare spaurito, fino ad urtare con la schiena contro un robusto ostacolo.
-Ciao, Vàrua! – gli fece da dietro la voce beffarda di Indra.
E l’illusione di Chryse si dissolse.
 
La vecchia Mabaa era stata informata che degli intrusi avevano messo piede nel suo mondo. Avvolta nel mantello rappezzato, le sue compagne poterono appena vedere l’occhio sano sgranarsi in un’espressione di terrore, mentre si affrettava nella direzione indicatale.
Poi una pioggia di stalattiti fermò la sua corsa.
-Wolf, wolves! Wolf, wolves! – sentì recitare al suo avversario.
 
Avvertita la voce del dio della guerra, Vàrua fu abbastanza rapido da voltarsi e schivare il fendente della Spada Demoniaca, pronto ad abbattersi su di lui.
-Indra? No, anche tu… -
-Ti proporrei un ultimatum, Vàrua, se non sapessi già cosa sceglieresti se ti chiedessi di allearti con me, abbandonando Shinigami… -
-Già, perderemmo solo tempo! –
-Siamo d’accordo allora! –
Indra iniziò ad agitare la Spada contro il guerriero nemico. Ma i suoi colpi erano imprecisi, incerti, segno di una scarsa sincronia del maestro con la sua arma. L’altro riuscì così a schivarli facilmente.
Approfittando della fatica che il dio della guerra compiva per sollevare ogni volta la Spada davanti a sé, Vàrua individuò uno spazio di manovra per affondare un montante contro il mento del guerriero. Con un rapido movimento, compì mezzo giro su se stesso per assestargli una gomitata nello stomaco, cui fece seguire un colpo inferto col palmo dell’altra mano, piantato dritto sullo sterno, che riuscì a far indietreggiare di un po’ il nemico.
-Che vuoi fare, Indra? – chiese il guerriero, in tono di sfida. – Se anche riesci a fare a pezzi questo corpo, la mia anima perdurerà e ne creerà uno nuovo, appena avrà recuperato le sue forze. Come pensi di fermarmi? –
Indra non rispose, ma fissò intensamente il suo avversario.
-Ragnarok, eco dell’anima! – urlò poi.
-Screech Alpha! – ed invocando l’attacco più potente della sua arma, riempì lo spazio tra lui e Vàrua con un gigantesco proiettile di energia, che assunse la forma di una bocca, pronta a divorarlo.
Il guerriero della comprensione concentrò l’onda della propria anima nelle mani, per parare il colpo. Ma dovette cedere la presa, attratto d’improvviso da una forza che lo trascinava all’indietro.
Dietro di lui, Chryse aveva azionato il “tirante”, l’artefatto demoniaco di Eibon.
La sera prima, Arachne aveva consegnato l’oggetto alla strega aquila, dissimulandolo in una sacca di tela, e raccomandandole di riportarlo in quella dimensione non appena avesse visto un suo ragno agitarsi e darle il segnale che era giunto il momento di dare avvio al piano.
E ora che Vàrua aveva sollecitato la potenza della sua anima, era arrivato il momento di mettere alla prova l’ordigno.
Le pinze dell’artefatto si legarono così alle estremità dell’anima, e cominciarono a tirarla, costringendo Vàrua a soccombere sotto l’urto dell’attacco nemico.
-Screech Beta! – continuò Indra, raggiungendo l’avversario atterrato, e colpendolo con un fendente che gli ferì l’addome.
Nel frattempo i tentacoli del “tirante” si allungavano a dismisura, e stendendo completamente l’anima del guerriero, la portavano ora ad avvolgere, come un velo, l’intero paese delle streghe, cui sarebbe rimasta legata di lì all’eternità.
-Screech Gamma! – urlò infine, e piantata la lama nel petto di Vàrua, questa iniziò a vibrare ferocemente, dissolvendo del tutto il corpo straziato del guerriero, che sparì irradiandosi in raggi di luce bianca.
 
Nella Sala del Consiglio, Shinigami ed Eibon attendevano nervosamente delle risposte. Poi, ad un tratto, il Libro del guerriero si illuminò, aprendosi da solo ad una pagina ben precisa.
-Non capisco. – fece sbigottito Eibon. – Secondo il Libro qualcuno ha azionato il “tirante”. –
-Di che si tratta? –
-È un oggetto totalmente inutile. Faceva parte della mia sperimentazione sulle anime, ma l’ho accantonato perché non poteva darmi risultati soddisfacenti. Serve ad unire un’anima ad un oggetto, come un’arma. Ma senza il potere di metamorfosi delle streghe, alla meglio poteva fornirmi un’arma con un’anima, e non quello che desideravo. Per questo non l’ho mai provato. Inoltre, non può essere applicato a tutte le anime. Una piccola, anche se tirata, non può che circondare un oggetto piccolo, come un taglierino. Un’anima grande come quella di Vàrua, invece, può arrivare a circondare una città intera e… -
Si bloccò, folgorato da un’improvvisa e terribile rivelazione.
-Che cosa c’è? Temi che l’abbiano usato su di lui? Non c’è un modo per invertirne il processo? – chiese febbrile Shinigami, sfogliando il Libro.
-Non troverai nulla di utile in quelle pagine. Non avendolo mai usato, non so ancora come invertirne il funzionamento. Dovrei avere qui l’artefatto e lavorarci sopra. Ma se non dovessi riuscirci… Ah, il potere di Vàrua ha permesso ai maestri d’armi di distinguere la lunghezza d’onda delle anime delle streghe dalle altre, ma con la sua anima a proteggere la loro città, questa abilità non potrà più essere usata contro di loro! –
-Ma… questo vale finchè restano nella loro dimensione! Non è così? Eibon! –
-Shinigami – continuò il guerriero demoralizzato – comincia a sperare che le streghe non imparino mai ad attivare questo scudo dell’anima a distanza… o saremo definitivamente nei guai! –
 
Free era riuscito a intrappolare le streghe che gli venivano contro all’interno di cilindri di ghiaccio che aveva materializzato con la sua magia.
Tutte tranne una. Mabaa conosceva fin troppo bene i trucchi di cui il lupo mannaro poteva servirsi, per cadere vittima degli stessi.
La vecchia strega iniziò a lanciare lampi intrisi del suo maleficio contro il mostro, che con agili salti animaleschi riuscì ad evitare, portandosi vicino alla piccola avversaria, che colpì con un forte calcio sul viso.
Mabaa passò allora al contrattacco, e create una serie di immagini olografiche di sé, si mescolò tra esse come in un mazzo di carte, confondendo il lupo di fronte a lei.
-Ehi, così non vale! – si lamentò Free. – Io a stento riesco a creare una seconda immagine di me! –
Ma messe da parte le recriminazioni, iniziò a colpire le figure che lo circondavano e danzavano vorticosamente intorno a lui, schivando il più possibile i suoi attacchi per prolungare il suo senso di stordimento.
Poi, finalmente, i suoi artigli colpirono un bersaglio corporeo. Free aveva individuato la vera Mabaa, e spiccato un salto, fu subito sopra di lei.
Poi un rumore lo colpì di sorpresa, il sordo suono di un ghiaccio in frantumi.
Sfruttando la sua conoscenza dei poteri dell’acqua, Piovra, strega compagna di Mabaa, era riuscita a indebolire anzitempo la struttura del ghiaccio, e liberatasi dalla sua prigione, protese d’improvviso uno dei tentacoli del suo grosso capello puntuto, a forma di polipo, fino a circondare il viso del lupo, coprendogli l’occhio maledetto, e abbarbicandovisi sopra con un attaccamento morboso come la perversione che incarnava.
-No! No! – urlò Free dimenandosi, consapevole di essere stato sconfitto.
-No, no, verranno a salvarmi – pensava tra sé, mentre sentiva la compagna di Mabaa intrappolarlo tra gli altri tentacoli e farlo prigioniero. – In un modo o nell’altro, Ragnarok riuscirà a portarmi via da qui! -
 
-Presto, da questa parte! –
Chryse aveva riaperto il portale per il mondo esterno, e ora incalzava Indra e Ragnarok a fuggire rapidamente insieme.
 
Lontano da loro, Arachne aveva osservato tutta la scena, e ora fissava attonita e malinconica la volta del cielo sopra la sua testa. Allungò una mano davanti a sé, come a cercare di sfiorare con questa l’anima di Vàrua.
-A me finalmente resta la tua anima, la tua bellissima e trasparente anima. – pensò tra sè. – Alla Luna va oggi il tuo sangue.
Joma joma, dabarasa. (4)
 
 
Note:
  1. In originale “Dead Chicken”, il piatto tipico dei Deathioti, ossia gli abitanti di Death City, come scopriamo nel terzo tankobon di “Soul Eater - NOT”.
  2. Disegnare nell’aria, col fondoschiena, gli ideogrammi che formano la parola “strega”, è il modo ufficiale scelto da Ohkubo per aprire un portale per il regno delle streghe. Si fa quel che si può per inserire questi dettagli senza far perdere di “tragicità” questa storia!
  3. Focaccia condita con timo e farcita di formaggio e carne macinata. Pare che nei paesi arabi si mangi a colazione!
  4. Per i pochi che non lo sapessero, leggendo al contrario le sillabe del saluto delle streghe, si ottiene la locuzione “Sarabada, majo majo”, che in italiano suona simile ad “Arrivederci strega”. Non ho mai capito se fosse una formula referenziale con cui le streghe si rivolgono a Mabaa, ad ogni modo, in questo frangente Arachne la usa per salutare la Luna cui ha sacrificato la vita di Vàrua.
 
 
 
  
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