Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Kary91    13/05/2015    2 recensioni
{Raccolta | I personaggi della saga messi a confronto con i protagonisti delle favole più famose, dei classici della letteratura per ragazzi e dei cartoni Disney che tanto ci hanno fatto sognare da bambini (e non solo!)}
O1. Primrose Everdeen [Prim/Rory] • «Il Brutto Anatroccolo»;
O2. Mrs. Everdeen [Mrs. Everdeen/Mr. Everdeen] • «Lilli e il Vagabondo»;
O3. Finnick Odair [child!Finnick/Mr. Odair] • «Peter Pan»;
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Finnick Odair, Mr. Everdeen, Primrose Everdeen, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Premessa. Questa storia è stata scritta per l’iniziativa “Ready, Set, Prompt!” indetta dal gruppo Facebook “The Capitol”. Il prompt scelto è: “Scrivi una drabble/storia in cui viene raccontato il primo bacio di uno dei Vincitori”. La storia partecipa anche alla challenge “30 Modi di Amare, più Qualche Delizia” indetta da Eireen_23 con il prompt “Bacio a fior di labbra”.

 

Un bacio per Peter.

go

 

{Finnick Odair|Mr. Odair}

 

 

Finnick  fece la spola fra i castelli di sabbia disseminati per la baia.

“In guardia, Pirati!” esclamò, sorridendo malandrino e sguainando una sciabola immaginaria. “Capitan Finnick è qui per salvare la principessa!”

A qualche metro di distanza, cinque bambini lo attendevano con le braccia tese, fungendo da prigione per la bambina intrappolata dietro di loro.

“Guarda che faccio adesso, papà!” esclamò Finnick, interrompendo la corsa e portandosi orgoglioso le mani sui fianchi. Sorrise a un uomo che, accovacciato sulla sabbia, seguiva con sguardo divertito il gioco dei sette bambini.

Gli occhi di Gannet Odair risero, contagiati dalla vivacità del bambino.

Finnick si buttò a terra e rotolò per superare la catena di ragazzini che lo separavano dalla principessa. Non capitava spesso che il suo papà restasse a casa, il sabato pomeriggio, e ci teneva a fargli vedere come fosse diventato bravo a giocare ai pirati. Più tardi gli avrebbe anche mostrato i muscoli, nella speranza che il padre si complimentasse con lui,  compiacendosi di quanto fosse diventando forte.

Il bambino sguainò nuovamente la sua spada invisibile e si mise a combattere contro i cinque pirati. Non era ancora riuscito a liberarsi di loro che già stava cercando di agguantare la bambina, stringendola per la vita.

“Non avere paura, principessa, ti salvo io!” esclamò fiero, facendole da scudo per difenderla dai colpi immaginari.

La ragazzina ridacchiò, abbracciandolo a sua volta. A quel punto, nel bel mezzo del combattimento, la piccola prese il volto di Finnick fra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra.

I sei maschietti interruppero il gioco sgranando gli occhi, stupiti e perplessi al tempo stesso.

Finnick si staccò lentamente dalla  ragazzina e si pulì la bocca con il braccio.

“Pua, mi hai dato un bacio!” si lamentò, posandosi le mani sui fianchi con fare indignato.

La bambina sorrise, mettendo in evidenza due fossette agli angoli delle labbra.

“Sì, perché sei bello!” si giustificò, tutt’altro che in imbarazzo, tornando ad abbracciarlo.

Finnick cercò di sgusciare via dalla sua presa con gentilezza, per non offenderla, e corse verso il padre, ignorando i compagnetti che ridacchiavano o si coprivano imbarazzati il volto con il berretto.

Gannet rise di gusto, nel trovarsi di fronte il broncio indignato del figlioletto.

“Che succede, Capitano?” chiese, posandosi il bambino sulle ginocchia.

Finnick sbuffò e si mise a braccia conserte.

“Quella bambina mi ha baciato!” spiegò, indicando la piccola principessa.

 “E qual è il problema?”  

Il bambino si batté una mano sulla fronte, esasperato dalla risposta del papà.

“Io non li voglio i baci!” si lamentò poi, inginocchiandosi sulle gambe di Gannet per poterlo guardare negli occhi. “Che schifo!”

Il padre sorrise sotto i baffi. Immerse lo sguardo verde mare in quello altrettanto chiaro del ragazzino, con un pizzico orgoglioso mista a tenerezza.

Finnick giocava a fare il grande, ma il suo sogno era quello di poter restare bambino per sempre; glielo aveva confessato una volta, di sera, mentre il piccolo si rotolava sul tappeto assieme alla sua barchetta di legno.

Aveva solo cinque anni, suo figlio, ma già aveva capito che il mondo degli adulti non era bello e  colorato come il suo.

Era fatto di gioia, Finnick, di scorribande e sorrisi malandrini. Era l’abitante di un mondo fatato: un’Isola che non C’è, dove i giochi duravano fino al tramonto e un po’ di paura la si cercava volentieri, ma solo per ridere del proprio spavento.

E già se lo vedeva, da adolescente, a vivere volando mentre i suoi coetanei correvano, cercando di capire da che parte andare. Lo immaginava già grande e robusto nel corpo, ma con il viso imbellito da un’aria da ragazzino. Non riusciva a immaginarselo serioso, il suo Finnick. Nella sua testa lo disegnava vispo e spensierato, incurante delle faccende così preziose per gli adulti, e innamorato di mare e vento, di stelle e vecchi racconti. Di coraggio e libertà.

Osservò il suo bambino che ancora si passava, disgustato, la mano sulla bocca.

“Ma come che schifo?” ribatté, arruffandogli i capelli. “Ricevere un bacio è una cosa bellissima. Ogni Capitano che si rispetti porta nel cuore una signorina speciale. E quando le è accanto non vorrebbe fare altro che ricoprirla di baci.”

Finnick tirò fuori la lingua per esternare il suo disgusto e rise malandrino, quando il padre incominciò a fargli il solletico.

“Anche Capitan Sebastian aveva un’innamorata[1]” rivelò poi Gannet, facendo riferimento al protagonista della favola preferita del figlio. Fece sedere nuovamente il bimbo sulle sue ginocchia e si dondolò a destra e a sinistra, imitando l’andamento di una nave.

Finnick sorrideva con fare da birbante e ogni tanto, quando il padre minacciava di farlo cadere, ridacchiava coprendosi il volto.

“E più tardi ebbe anche un figlio” aggiunse Gannett, accarezzando i capelli del bambino.

Finnick scivolò via dal suo abbraccio e si mise in piedi di fronte a lui.

“Anche io un giorno avrò una signorina, papà?” chiese, schermandosi gli occhi con una mano, per difendersi dal sole. “Come Capitan Sebastian ha la sua innamorata e come tu hai la mamma?”

“Credo proprio di sì, Finn” confermò il padre con un sorriso. “Ci spero tanto.”

Il bambino rifletté per un po’, prima di stringersi nelle spalle.

“E va bene!” approvò infine, tornando ad appoggiarsi le mani sui fianchi. “Però non le darò tutti quei baci!”

Fece una smorfia birichina e il padre rise di nuovo. L’osservò mentre si allontanava correndo verso i compagni di gioco, vivace e pieno di entusiasmo come solo i bambini così piccoli sanno essere.

Era un Peter Pan in costumino da bagno, circondato dai suoi bimbi sperduti.

E mentre il figlio scorrazzava per la riva, cercando di sfuggire all’ennesimo abbraccio di Giglio Tigrato, Gannet non poté fare a meno di tornare a immaginarselo già grande, ma ancora con quello sguardo da bambino.

Forse sarebbe stato proprio quello sguardo a catturare l’attenzione di una fanciulla speciale.

E a quel punto, si disse, anche il suo Peter Pan avrebbe trovato una Wendy a cui dare un bacio.

 

 

Note Finali.

Torno a rompere le palline con l’ennesima storia dedicata al parallelismo Finnick/Peter Pan. Questo è un paragone nato nella one-shot Un Bimbo Sperduto, incentrata su Finnick e un giovane tributo a cui lui ha fatto da mentore. Di recente, ho cercato di approfondire le somiglianze fra Finnick e Peter Pan in “Footprints in the Sand”, dove per la prima volta Gannet paragona il figlioletto a Peter e ne “Il figlio di Peter Pan”, che è invece dedicata al piccolo di Annie e Finnick (Sebastian). Mi diverto sempre tanto a scrivere su Finnick da piccolino e spero di averlo reso abbastanza IC! L’ho sempre immaginato tanto vivace e un po’ birichino, sempre pronto a giocare con gli altri bambini in spiaggia e a fare il ‘Capitano’ della situazione!


Grazie mille alle persone che hanno recensito i capitoli scorsi! Spero tanto possa piacervi anche questo capitolo!

Un abbraccio e a presto

Laura



[1] Riferimento a “Footprints in the Sand”. La storia di Capitan Sebastian è stata inventata dallo stesso Gannet per il figlioletto. Finnick, una volta cresciuto, la racconterà a diverse persone e Annie deciderà di chiamare suo figlio Finnick Sebastian proprio in onore del marito.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Kary91