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Autore: kenjina    02/01/2009    3 recensioni
I ritiri, se fatti con persone "normali", sono quasi sempre piacevoli, istruttivi e formativi. Il problema sorge quando queste persone tanto normali non lo sono. E Takenori Akagi e Shin'ichi Maki avranno un bel da fare per tenere a bada le teste calde delle loro relative squadre!
"Si sa, il cognome Sakuragi riporta sempre alla memoria delle grandi teste calde. Hanamichi primo fra tutti. Ma Hime, la sorella gemella dizigote, non era certo da meno. Anzi.
Per Takenori Akagi, il Gorilla dello Shohoku, era una continua lotta fisica e interiore tenere a bada quegli scalmanati dei Sakuragi. Dopo aver conosciuto Hanamichi sperava che almeno la sorella, in quanto donna, potesse essere più alla mano e meno imbecille del fratello.
Risposta sbagliata."

Storia revisionata nell'Agosto 2016
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hanamichi Sakuragi, Nobunaga Kiyota, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wild Boys'
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La cena, a differenza del pranzo, fu più movimentata

Capitolo XXI

An evening with her… bye bye!

Assistere agli allenamenti del Kainan fu istruttivo quanto distruttivo.

Istruttivo per il Gorilla dello Shohoku che, vedendo con che tenacia e decisione Maki allenava i suoi compagni, affiancato ovviamente dal severo Takato, ne trasse numerosi spunti per la sua squadra. Il Kainan King era conosciuta ovunque per la sua rapidità e gli allenamenti a cui erano sottoposti i suoi giocatori erano sfiancanti, ma soprattutto ottimi. Non per niente era una delle squadre più forti del Campionato Nazionale.

Distruttivo, invece, per i ragazzi dello Shohoku che, vedendo da una parte il Kainan che si allenava e dall’altra l’espressione diabolica di Akagi, capirono che le loro mattinate e serate passate in palestra sarebbero state un tantino più pesanti. Era faticoso soltanto guardarli, figurarsi allenarsi con quei ritmi!

«E noi che ci lamentavamo di Akagi», biascicò Hisashi, corrugando la fronte. Sarebbe dovuto andare a correre la mattina presto, per aumentare la sua resistenza. Altrimenti era sicuro che non avrebbe retto.

«Già… quella vecchia ciabatta ci da dentro!», esclamò Hanamichi, che si beccò un colpo dalla prima manager.

«Ma porca paletta, Hanamichi! Un po’ di rispetto per un tuo senpai!».

«Do’aho».

«E zitto tu!».

«La volete smettere?».

I ragazzi del Kainan si voltarono verso le panchine, per osservare perplessi quei particolari spettatori che gli erano piombati in palestra alle tre del pomeriggio in punto.

«Ehi, Rosso-Scimmia! Tappati la bocca, ci stiamo allenando!», gridò Kiyota, da fondo campo, mentre si sistemava la fascia viola sulla fronte.

«Tanto non ti serve a niente, babbuino!», replicò l’altro, scatenando la solita reazione a catena.

…Che finì con un bel pugno in testa ad entrambi.

Rossi per l’affronto, i due si guardarono in cagnesco, poi uno riprese ad allenarsi e l’altro a braccia incrociate e visino imbronciato a bordo campo.

Hime, seduta tra il fratello e Ryota, guardava interessata lo stile del Kainan. Scatti, salti, ancora scatti, passaggi rapidi, canestri, nuovamente scatti, attacco e difesa… era incredibile quanto quei ragazzi reggessero quei ritmi incalzanti. Maki era un ottimo capitano, carismatico e severo al punto giusto. Sapeva cosa voleva e come ottenerlo. La ragazza sorrise, ammirata. Valeva proprio il titolo di Most Value Player della Prefettura, non aveva dubbi.

Ma ancora più ammirata guardava gli altri giocatori, instancabili, veloci, decisi a diventare sempre più forti. Tra loro come non notare la sua scimmietta, che come un fan sfegatato, pendeva dalle labbra del suo Capitano? Qualunque cosa gli dicesse di fare lui la eseguiva immediatamente, chiedendo subito dopo come fosse andato e cosa dovesse migliorare. Ed era tenerissimo quando veniva rimproverato dallo stesso Maki perché sorpreso a guardarla, sognante come un bambino. Per non parlare di quanto si stesse mettendo in mostra. Durante la partitella di allenamento, infatti, correva da una parte all’altra, inveendo contro i compagni per passagli la palla e segnando dunk ogni qual volta ne avesse avuto la possibilità. Era egocentrico, ma solo un pochino!

Appena gli allenamenti finirono, Nobunaga ebbe ancora le forze per precipitarsi allegro verso le docce, con l’intento di rinfrescarsi per bene, vestirsi a puntino e starsene in santa pace con la sua Hime. Certo, non poteva portarla a fare una passeggiata in paese come l’ultima volta per via della caviglia un po’ dolorante, ma aveva già una mezza idea sul come rimediare alla cosa. Del resto lui era Nobunaga Kiyota, pensava sempre a tutto, lui! Era o non era il migliore?

La trovò seduta sempre sulla stessa panca, con il fratello sdraiato sulle sue gambe, entrambi intenti a chiacchierare con Mitsui. I ragazzi non si accorsero di lui finché non arrivò tutto balzante e pimpante. «Ehilà, scimmia! Mitsui!», salutò allegramente, mentre Hanamichi scattava in piedi per cantargliene quattro. Nobunaga, invece, focalizzò la sua attenzione sulla rossa, che li guardava divertita. «Ciao Hicchan!».

«Ehi! Solo io posso chiamarla Hicchan!», sbraitò Sakuragi, sotto lo sguardo truce di Hisashi, a cui stava iniziando un bel mal di testa a velocità record.

«Sono o non sono stato il migliore in campo, prima?», continuò orgoglioso il dieci del Kainan, rivolto alla ragazza.

Mitsui si passò una mano sul viso. Non solo doveva sorbirsi gli sproloqui di quell’esagitato del compagno di squadra, ora ci si metteva anche quell’altra scimmia del Kainan! Quei due avevano il potere di portare all’esaurimento nervoso chiunque si trovasse nel raggio di cinque chilometri da loro. A volte non riusciva neanche a capire come Hime potesse sopportare il fratello ventiquattro ore su ventiquattro, figurarsi se ora si ritrovava un altro pazzo come fidanzato!

«Ma quale migliore e migliore! Dovresti vederti, scimmiottando di qua e di la verso il Nonno Maki!», esclamò Hanamichi.

E mentre Kiyota gli saltava addosso per riempirlo di botte e Hisashi si alzava e si allontanava con fare indifferente, Hime arrossì di vergogna per il fratello. In quel momento, infatti, stava facendo la sua comparsa proprio il buon vecchio capitano del Kainan, che seriamente stava iniziando a mettersi problemi sulla sua forma fisica.

«Ma ho anche capelli bianchi?», chiese Shin’ichi a Takasago al suo fianco, che non fece in tempo a rispondergli perché la voce squillante di Hanamichi glielo impedì.

«Eh, Nonnetto! Se controlli bene ne troverai anche parecchi! Per non parlare delle rughe!».

«Hanamichi!», si lamentò la sorella, mentre un Maki avvilito tornava velocemente negli spogliatoi per controllare i segni della vecchiaia.

Quando l’ambaradan si concluse con le due scimmie ansanti sul parquet della palestra, Hime si alzò a fatica, mettendosi le mani sui fianchi. «Hana, possibile che non riesca a tenere a bada la lingua?», disse con un sospiro, guardando mesta il fratello. «Se non fosse che ti adoro, mi vergognerei di esserti sorella».

«Hi-Hicchan!», piagnucolò il rosso, saltandole addosso per cercare affetto.

«E a me? A me? Mi adori?», chiese geloso Nobunaga, aggrottando triste le sopracciglia.

«Pussa via, scimmia!», esclamò Hanamichi, agitando le mani per allontanarlo. «Hicchan adora me, ed è anche mia sorella! Fatene una ragione!».

Hime scosse la testa, mentre Nobunaga sorrideva malizioso. «Sul fatto che non sia mia sorella mi solleva, e non poco! L’incesto non è una bella cosa!».

«Nobunaga!», scattò lei, arrossendo fino al midollo, mentre Hanamichi, fumante come una teiera, sbraitava incessantemente.

«Argh! Maledetto depravato!».

E nuovamente giù a insultarsi e a pestarsi, sotto lo sguardo rassegnato di una povera Hime che, mestamente, si risedette sulla panca, in attesa che quei due smidollati la finissero di bisticciare. Dovette aspettare parecchio, dato che le scimmie in questione riuscirono anche a litigare su chi dei due dovesse portare in braccio la ragazza, dato che “non poteva camminare agevolmente”. Peccato che l’idea fosse stata di Kiyota che si vide la ragazza letteralmente rubata dal fratello indemoniato.

«Accidenti a te, Rosso-Scimmia!», esclamò Nobunaga arrabbiato e offeso, che gli camminava a fianco con un viso più che imbronciato. E lui che voleva tenersela sulle spalle tutta la sera! Era stata sua l’idea, sua!

Hanamichi, in risposta, gli fece dondolare il medio sotto al naso. «Ahaha! Crepa!».

Hime, stretta al collo del fratello, gli tirò un buffetto in testa, rivolgendo un sorrisone al moro. Che dopo due secondi partì bel bello per la tangente.

Il problema, per la piccola scimmietta, non era solo il fatto che quel rossino della malora gli avesse fregato la ragazza, no. Il fatto che più lo fece imbestialire era che con loro si fossero aggregati come due cozze agli scogli anche Mitsui e Miyagi. Gran bella rottura, dato che i due non stavano facendo altro che scannarsi ogni tre per due, da bravi migliori amici. Dietro di loro, pronta a far risuonare il suo micidiale ventaglio per le stradine del villaggio, camminava Ayako, affiancata dalla ciliegina sulla torta: signori e signore, Kaede Rukawa!

Seratina romantica: tristemente andata a farsi friggere.

Inutile dire che Nobunaga continuò a borbottare come uno schizofrenico fino a che non arrivarono a un locale tranquillo, dove faceva bella mostra di sé un tavolo da biliardo. Da incazzato nero che era, divenne sorridente come una pasqua, tanto che gli amici lo guardarono preoccupati, temendo qualche diavoleria di lì a poco. Ebbene sì, Nobunaga Kiyota adorava giocare a biliardo e non se la cavava neanche tanto male, a dirla tutta! Quello sì che era il momento giusto per dimostrare al mondo che, non solo era un giocatore di basket formidabile, ma che le sue doti andavano ben oltre il parquet della palestra!

«Aww! Biliardo! Non ci ho mai giocato!», esclamò Hime, saltellando su una sola gamba verso il tavolo verde.

Kiyota stava per aprir bocca e presentarsi trionfante come il suo nuovo insegnante, ma la voce pimpante del fratello lo zittì in men che non si dica. «Ahaha! Non preoccuparti, Hicchan! Il sottoscritto ti insegnerà l’abcd del biliardo!».

Ryota alzò perplesso un sopracciglio. «Sai giocare?».

«Certo che no!», rispose candidamente il rossino, con un sorrisone più grande di lui. «Ma sono un genio, non sarà così difficile, no?».

Ai presenti scese un bel coccolone davanti alla spudoratezza del rosso, che continuava a ridere come un deficiente e a blaterare cose insensate come “Il segreto di un buon biliardista è quello di far girare le palle nel verso giusto! Ahaha!”.

Eccome se ci riesci”, aveva saggiamente detto Rukawa, facendo rotolare dalle risate Hisashi e Ryota.

Nuovamente Kiyota stava per parlare, ma questa volta a zittirlo fu Mitsui. «Hime, lascialo perdere quello lì. Ti insegno due mosse io, se aspetti tuo fratello stai fresca!».

Con quasi le lacrime agli occhi e la bocca spalancata per essersi visto la ragazza sottratta dall’altro maniaco del gruppo, Nobunaga strinse i pugni, deciso a farsi valere una volta per tutte.

«Ehi, chiudi quella bocca. Hai un’espressione da ebete».

Eh, no. Accettava tutto, ma non prese per i fondelli dal suo acerrimo nemico, Rukawa! «Che hai detto?!», gridò, con gli occhi infuocati.

«Nobu-chan, tu non giochi?».

E nel sentire la voce dolce e soave della sua musa ispiratrice, il numero dieci del Kainan tornò mansueto come una scimmietta ammaestrata nel giro di due millisecondi. «Ma certo, Hicchan! Stavo giusto per dirti che–».

«Sei una pippa e vuoi che ti insegni qualcosa io, vero?», fece saputello Hanamichi, battendogli amichevolmente una pacca sulla spalla.

Ci mancò poco che Kiyota gli spalmasse sul muso tutte e sedici le palle che, si sa, non sono tanto leggere. «Veramente dovresti imparare tu, da me, caro il mio Sakuragi!».

«Ecco l’altro invasato», fu il serafico e puntuale commento di Kaede, che veramente stava rischiando l’incolumità, a sua insaputa. «Due idioti al prezzo di uno».

«Checcosa?!», esclamarono in coro i due idioti della situazione, facendo sospirare gli altri e i pochi presenti nel locale.

«Fatevi riconoscere anche qui, mi raccomando», li rimbeccò Ayako, mentre Ryota al suo fianco si perdeva tra i suoi boccoli.

Hime scosse la testa, divertita. «Allora, si gioca a squadre?».

«Io sto con te!», esclamarono in brodo di giuggiole le due scimmie del gruppo, che poi videro bene di riempirsi d’insulti due secondi dopo.

Dovettero passare tre ore e mezza affinché si calmassero le acque e creassero civilmente due semplicissimi gruppi. Il primo duo vedeva Hisashi, spavaldo all’inverosimile, e Rukawa, sull’orlo di un bel sonnellino pomeridiano; il secondo formato proprio dalle due scimmie, dato che Hime, per riappacificare le teste calde del fratello e del ragazzo, si era fatta da parte, decretando che avrebbe provato due tiri più tardi. Su chi, poi, avesse dovuto insegnarglieli, questi due benedetti tiri, ci sarebbe stato da ridere nuovamente.

Inutile dire che passò un’altra mezz’ora per decidere chi dovesse battere per primo tra Hanamichi e Nobunaga, dato che avevano vinto a “testa o croce”.

«Ehi! Ho il diritto di battere io!», stava esclamando la scimmietta del Kainan. «E anche il dovere, se non voglio che la palla bianca finisca in buca per colpa tua!».

«Aha!», schioccò le dita il rosso. «Cos’è? Abituato a battere, Nobu-scimmia?».

«Checcosahaidetto?!».

«Oh Kami, fulminateli!», pregò Ayako, alzando gli occhi al cielo.

«Ma davvero!», annuì Ryota, al suo fianco come fedele compagno. «Hai proprio ragione, Ayakuccia!».

La prima manager lo guardò di sbieco. «E per darmi ragione è necessario che mi metta un braccio sulla spalla?».

«Ayako! Che tatto!», esclamò ridendo Hime, mentre il play dello Shohoku si faceva piccolo piccolo e rosso peggio dei capelli dei Sakuragi.

Gli unici due che guardavano il battibecco in silenzio erano Hisashi e Rukawa, che più che osservare passivi e sopportare tutto quel casino, stavano pensando a un modo per placare quelle teste calde.

E infatti ecco che, con un colpo secco e ben piazzato, batterono in sincrono contro due palline, che finirono bel belle sui musi delle due scimmie in questione.

«Porca vacca, Mitsui! Mi hai fatto male!», piagnucolò Nobunaga, portandosi le mani sul viso.

La guardia ghignò. «Ma no?».

Chi invece passò direttamente dalle parole ai fatti fu Hanamichi, che ingaggiò, ovviamente, lotta libera contro il volpino.

«Ce la faranno a giocare?», chiese Ayako, incrociando le braccia e guardandoli mesta. «Che branco di caproni».

«Ci vorrebbe Akagi, ora», disse sospirando Hime.

Un brivido corse lungo la schiena dei nostri eroi, al solo pensiero di quello che avrebbe potuto fare il Gorilla in quel momento, sapendo anche che ormai il limite della sua sopportazione era superato da tempo.

«Non dirlo neanche per scherzo», fece Mitsui, poggiandosi sulla sua stecca. «Quello scimmione è capacissimo di comparire da un secondo all’altro e stenderci tutti a suon di pugni».

«Come se ti facessero male, poi», disse sarcastico Miyagi, che due secondi dopo la provocazione all’amico, se lo ritrovò addosso mentre gli sfregava un pugno tra i capelli.

«Ecco, sono belli che andati anche questi due», decretò Ayako, sedendosi sul divanetto lì vicino e guardando impietosita lo “spettacolo” che aveva davanti: Hanamichi e Rukawa, i due migliori nemici, che se le davano di santa ragione; Mitsui e Ryota che si davano amichevoli pacche sulle spalle, che di amichevole non avevano nulla, Hime che guardava divertita tutto quel macello, e Kiyota che guardava Hime trasognato. Quella fu l’unica scena che la fece ridere di cuore, pensando a quello che probabilmente la scimmietta aveva avuto in mente per passare la serata con l’amata, e che invece era andato in frantumi nel momento in cui si erano uniti a loro.

Scosse la testa, pensando ai ragazzi. Decisamente quello era un branco di caproni.

 

* * * *

Piccolo siparietto per l’autrice:

Salve a tutti, cari lettori e lettrici!

Passato un buon Capodanno? Spero di sì! *O*

Vi annuncio già da ora [così vi preparo alla notizia brutta brutta] che questo mese sarò moooolto moooolto impegnata con ben quattro, e ripeto, quattro esami da preparare. E mica piccoletti, no. ç_ç

Quindi se dovessi tardare con gli aggiornamenti non preoccupatevi, son solo sommersa di studio fino al collo! X°D

Many thanks to:

Miha_Chan: Carissima! :* Sopravvissuta sei? xD Solo una cosa: grazie. :) [questo è il famoso capitolo dove mi hai sbloccata! Ringraziatela tutti!!] x*

lilli84: Arigatoo, lilli-san! Buon anno anche a te! :*

Black_Moody: eheh, piaciuto il discorso con Kaede? Non nego che mi sia passato per la testa qualcosa di malefico, qualche tempo fa… devo solo ragionarci bene. XD Nobu-chan questa volta stava per scoppiare veramente… ma di nervi, però! Poveretto, non gliene va bene una! ;___; [anche se sono io che non gliene faccio andare una, vabbè XD] E’ così puccho, quel ragazzo, che mi diverto troppo a trattarlo male! *o* Un bacione grande, cara! :*

Un ringraziamento anche a tutti i lettori anonimi! <3

Un abbraccio strittoloso,

Kenjina.

 

 

   
 
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