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Autore: Pen_Inkwell    13/05/2015    1 recensioni
Tre figli delle tenebre all'alba partiranno,
Il flagello e la maledizione la verità trapelar faranno,
Il caos e la morte al tramonto della luna il dio caduto libereranno.
-SPOILER BLOOD OF OLYMPUS-
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto era cominciato quando i mostri avevano iniziato a infestare la sua terra, la Groenlandia.
Aveva dovuto combattere contro il grande Frænir, che lei credeva solo una leggenda, un personaggio ambiguo  della mitologia  nordica.  Inizialmente nano, successivamente trasformatosi in un Lindrom per la sua avidità.

Ma non era stato l’unico Lindrom che aveva incontrato, ce ne erano a centinaia di  quegli  orrendi drago—serpenti senza ali;ma fortunatamente era pronta a tutto quello,  aveva  vissuto i primi  sei anni  della sua vita  con la madre, grande sacerdotessa e guerriera,  che l’ aveva preparata già  da infante  ai pericoli  di  quella terra,  insegnandole  a combattere.

 Alla morte della madre, di cui lei non ricordava purtroppo niente, aveva iniziato a vagare da sola per i paesaggi groenlandesi, stando bene attenta a non superare quella che la  genitrice definiva  ‘la barriera’, la fine del territorio nordico, che si distendeva dopo un sempreverde da cui era stata sempre lontana.

Aveva rispettato quella regola fino a qualche settimana prima, i mostri si erano triplicati, e sebbene con la sua ascia bipenne riuscisse ad ucciderne molti, era esausta,aveva i vestiti in brandelli, era denutrita, e assetata per colpa  degli Hafgufa, orrendi mostri marini che avevano occupato i pochi fiumi.
E quando Miðgarðsormr, grande serpente anche chiamato "demone cosmicamente potente",  si era aizzato contro di lei , Alexei aveva capito che era ora di  scappare.
Era riuscita a salvarsi ferendo il  serpente, ma mentre correva senza sosta verso l’ albero, lo sentiva, sentiva la sua  presenza  dietro  di lei, sapeva che  se non  si  sarebbe  sbrigata  la sua  vita sarebbe  finita.

“Non correre,  combatti  da vera nordica” bisbigliò  una vocina dentro  di lei,  ma  Alexei la  ignorò e  finalmente superò  la barriera,  lì  dove  il serpente  non poteva  raggiungerla.

Fece un  sospiro di  sollievo,  sperando  che  i  suoi  problemi fossero finalmente terminati, ma il suo  pensiero  era  stato formulato troppo presto, appena fece un’ altro passo sulla neve che ormai non era più terra del nord, il suolo inizio a tremare e a creparsi, davanti a lei spuntò, letteralmente, un maestoso cavallo scheletro.

Istintivamente Alexei poggiò la mano sul muso del  destriero e un nome le si formo sulle labbra: «Bucefalo..»  non conosceva le storie che  non erano norrene, ma Alessandro Magno era l’unico personaggio  storico, non  nordico, di cui la madre le narrava, e lei adesso stava proprio accarezzando il suo fedele  compagno.

Senza pensarci ci  salì in  groppa  e appena il suo corpo tocco quello  dell’ animale, chiuse gli occhi e accompagnata dalla canzone che le cantava la madre,  si addormentò.

Non navighiamo sullo stesso mare, eppure così sembra.

La madre la guardò, uno sguardo  gelido, privo d’amore, i capelli  biondi  le incorniciavano il viso pallido facendola sembrare mistica  e  irraggiungibile , la donna avanzò nella sua direzione e  le tocco il volto  «Mia piccola bambina..» sussurrò mentre il suoi occhi si facevano  vitrei e la veste da sacerdotessa si macchiava di un vivido rosso sangue,  «Sei  destinata a fare  grandi  cose: distruzione, morte, follia..» la voce era diventata un flebile sussurro e negli  occhi ormai lontani si  accese l’ultimo  barlume di  pazzia.

Quella  non era sua madre.

Grossi tronchi e ferro in coperta, sabbia e cemento nella stiva.
 
Il sogno cambiò,  davanti a lei c’era la figura di una donna alta circa sei metri,  la veste tessuta con fili d’erba, la pelle bianca come il quarzo  i capelli castani  come tronchi d’albero. «SONO  SVEGLIA» urlava a gran  voce. Un grande ronzio riempi le orecchie  d’Alexei:  un’ esplosione.  La donna era sparita. Cenere e sabbia le pizzicavano la pelle, e davanti a lei apparse una grande  scritta, incisa  sul  cemento  “Camp Half-Blood”.
 

Io resto nel profondo, io avanzo con lentezza,a fatica nella tempesta
 
Buio, un ragazzo che  sentiva di fianco a sé  le prese la mano e lentamente la trascinò all’interno di quel nero che sembrava non poter più finire.
L’unica cosa che riusciva ad udire era il suo respiro affannato, e tra un respiro e l’altro, poteva giurare di aver sentito una richiesta d’aiuto.
 
 
Urlo nella nebbia..
 
«Salva il ragazzo, proteggi  il figlio di Nyx»   era avvolta nella nebbia quando queste parole squarciarono il cielo, insieme  alla  voce apparse anche  l’  immagine  di  un  ragazzo,  quello  che  intuiva  essere  la  causa   di  quell’’urlo  disperato
 

Tu veleggi in una barca di carta,e il sogno sospinge l’azzurra vela…
 
« È solo un incubo Alexei, ne avrai tanti d’ora in avanti, dopotutto sei figlia mia. » Un uomo vestito di nero la guardava fisso negli occhi, la ragazza rispose con sguardo inquisitorio «Lo so, lo so. Non ti ho mai riconosciuta, ma eri lontana, in una terra che non appartiene a questi dèi.. ma Bucefalo ti ha trovata e tra un po’ lo farà anche tuo fratello, apri gli occhi. »
 
Alexei aprì gli occhi e quando incontrarono  quelli del ragazzo che  la sorreggeva, svenne nuovamente.
 

…così dolce è il vento, così delicata l’onda.
 
«C’è qualcosa di  te, che ti  distingue dagli altri semidei, qualcosa che ti rende più forte, qualcosa che non riesco a comprendere” una brezza gelida  le soffiò sul collo e un  onda di emozione la travolse   «Si, Alexei,  sei una semidea. E sei anche figlia di uno dei.. come li chiamano  i mortali ..Ah sì..tre pezzi grossi.
Sei mia figlia, ed io sono Ade, il dio dei morti. »
 
La  melodia cessò, la giovane aprì gli occhi.
 
Davanti a lei  vide cinque ragazzi contro uno,  il figlio  di  Nyx.
 
Si  mise davanti  a lui per proteggerlo, ed  iniziò  la  battaglia.
 
Cinque  spade puntavano  contro di lei,  Alexei riuscì a sfuggire a quattro di esse, disarmando le due ragazze che si trovava davanti,  ma una spada la ferì.
Non parve curarsene molto, il fianco pulsava, ma non sarebbe stata una ferita a farla arrendere,in fondo era una  nordica!

 Iniziò a colpire ognuna delle persone contro di lei con il piatto delle lame dell’ ascia bipenne, sembrava una  forza  della natura,  il  suo addestramento le consentiva  di  affrontare più  nemici in  una sola  volta e  chi aveva contro sembrava davvero strabiliato dalle sue  doti  in  battaglia, ma dopo aver messo fuori gioco le ragazze (che dagli urli dei ragazzi, per avvisarle dei colpi in arrivo,  aveva  capito chiamarsi Piper e Annabeth),  i  giovani  uomini  si  svegliarono e insieme  l’ attaccarono. 

Riuscì  a immobilizzare  Percy  (che  nomi  strani  avevano,  si  disse  mentre  ascoltava  gli  avvertimenti che  si  urlavano  l’un  l’altro).
A  quel  punto, il biondo( Jason?) la disarmò ferendole la mano.
Era spalle al muro, ma per lo meno nessuno stava attaccando il figlio di Nyx.

I tre ragazzi la costrinsero a terra, lei li guardò e senza rendersene conto creo una grande crepa nel pavimento, i ragazzi si girarono per guardare quel  che c’era a terra, confusi.
Lei ne approfittò e riprese la sua ascia, riuscendo a disarmare sia Jason che Percy.
Nico aveva ancora l’arma in pugno e la guardava colmo d’ira.
 
«Chi sei? » tuonò con rabbia mentre con  un gesto fulmineo le  faceva cadere l’ascia a terra.
Alexei rimase in silenzio, mentre si  avvicinavano  a Nico  anche gli altri  due  ragazzi.
 
Intanto, dietro di loro,  un  ragazzo  con  i cappelli  color del grano  medicava Piper e  Annabeth.
 
«Ti ha chiesto chi sei. »  Rimarcò Percy,  mentre un rubinetto  esplodeva alle sue spalle.
 
Non fiatò e Jason portò l’elsa della spada sotto il suo collo.
 
«Digli chi  sei» le  ordinò, mentre un  vento freddo  gli  scompigliava  i capelli.
 
Alexei  avvertiva il  pericolo, ma  di certo  non si sarebbe piegata agli ordini dei ragazzi  di fronte a  lei, qualcosa crebbe dentro  di lei,  forse odio verso quegli sconosciuti? Non  lo sapeva, ma gli piacque quel che  successe poco dopo.
 
Un’ onda di tristezza travolse tutto  il gruppo, il curatore e Piper scoppiarono  in lacrime, anche  Jason lasciò cadere il gladius scosso da un brivido, Percy sembrava crollare, ma l’unica cosa che fece fu far andare una grande quantità  d’acqua contro il  viso della giovane,  con l’intenzione di affogarla.
 
Poi successe.
 
Il  figlio della notte si alzò e si avvicinò a lei, la guardò  con  i suoi occhi completamente neri e  allargo le braccia facendo sgorgare  dal ciondolo che aveva al collo decine di spiriti, che si lamentavano e gridavano pieni di tormento, la scena fu  al culmine del  caos, e Alexei la apprezzò più di quanto avrebbe dovuto.
 Le anime non le si  avvicinavano,  ma tutti gli altri semidei, compreso Nico,  erano a terra rannicchiati e scossi da pianti lamentosi.
 
La figlia  di Ade guardò  la scena e poi il ragazzo.
 
«Può bastare»   sussurrò come se quello  fosse stato un  ordine.
 
Il ragazzo  non  si fermò.  La giovane nordica  si  avvicinò a lui e gli prese la mano, come  nel suo sogno.
 
«Basta. » Decretò.
 
Il ragazzo  smise e  l’infermeria  cadde in un religioso silenzio.
 
«Stavano per ucciderci, non dimenticarlo»  disse  dopo una lunga pausa, indicando i corpi che giacevano a terra privi di sensi.

   
 
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