Salve a tutti! ^^
Questa è la prima fanfiction che traduco. So che il film su cui è basata (Flypaper, di Rob Minkoff, venduto in Italia nel 2011 col titolo Le regole della truffa) non è molto popolare, né nel fandom “anglofono”, né tantomeno in quello italiano. Si tratta di una cosa che trovo stranissima, perché l'ho visto – in francese, purtroppo -_- il link per vederlo in inglese era passato a miglior vita da tempo T.T – e l'ho trovato adorabile ^^
Sarà che adoro quel tipo di humor, sarà che c'era Matt Ryan in un ruolo fighissimo... <3 Comunque sia, ho trovato questa fanfiction dolcissima incentrata proprio sul suo personaggio, il criminale informatico Rupert Gates, e mi è sembrato giusto darle un po' di visibilità qui su Efp traducendola :) Ho chiesto il permesso all'autrice, per farlo; ma, a giudicare dalla quantità di tempo passata dall'ultima volta che ha pubblicato una storia – più di un anno fa – immagino che probabilmente non visiti più il sito da un pezzo :/
Cercherò
di mettermi in contatto con lei, in qualche modo, anche per metterla
al corrente di eventuali recensioni alla sua storia!
Il link per
la storia originale è questo: https://www.fanfiction.net/s/10265385/1/Flyswatter
E
ora basta con le chiacchiere, vi lascio con la storia!!!
Ambaraba
:)
••••
Note
dell'autrice: Allora, ho scritto questa fanfiction un po' di tempo fa
e nessun altro ne ha scritta una per questo - che è il mio film preferito.
Sono mica l'unica ad averlo visto? - e ho cercato di capire come
pubblicarla. Parla di come immagino la vita di Rupert Gates, il mio
personaggio preferito. È
basata sul film Flypaper,
perciò andate a vederlo. Grazie per aver letto!
Clato 27
“Papà?”
Rupert Gates sollevò lo sguardo dal
libro per vedere la sua giovane figlia in piedi sulla soglia della
sua stanzetta. Sembrava piccola, nella sua vestaglietta rosa chiaro,
mentre stringeva in mano il suo vecchio orsetto strappato. Lui
sospirò, posò il libro sul divano sfondato che chiamava “il suo
letto”, e si alzò. “Che stai facendo in piedi, tesoro?” le
chiese, avanzando verso di lei e inginocchiandosi di fronte alla
ragazzina.
I grandi, marroni occhi della bambina
di cinque anni erano colmi di preoccupazione, quando disse: “So che
vai via, domani”. Gates sospirò, accarezzando i capelli biondo
chiaro di sua figlia prima di dire:
“È
solo per qualche giorno, Ellie.”
“Odio quando vai via. Mi manchi,
papà”, sospirò lei, e si mosse verso le braccia aperte di Gates.
Lui la sollevò e la portò in braccio per quei pochi passi che la
separavano dalla sua stanza.
“Anche voi due mi mancate, tesoro;
ma è necessario che io vada,
se vogliamo vivere,” le disse, adagiandola sul letto. Era un
vecchio materasso che avevano già trovato nel loro trasandato
appartamento di tre stanze, con solo un cuscino e una copertina
sottile. Era tutto quello che poteva permettersi, e il pensiero di
non poter provvedere pienamente ai bisogni di propria figlia da solo
lo feriva ogni giorno. Le rimboccò il lenzuolo rosa addosso.
“Ora dormi.”
Ellie si strinse addosso la
copertina. “Ti voglio bene, papà,” disse, e Gates sorrise.
“Ti voglio bene anch'io, Ellie. Ci
vediamo domattina.” Lebaciò la fronte e attese che gli occhi della
bimba si chiudessero, prima di spegnere la lampada e scivolare
silenziosamente fuori dalla stanza. Tornò nel salotto, imbattendosi
nello sguardo di sua sorella sedicenne, seduta sul ripiano della
cucina intenta a leggere il suo libro di codici.
“Sei ancora in piedi anche tu?”,
le chiese.
La ragazza sollevò gli occhi dai
suoi studi. Era la replica esatta di suo fratelle, nonostante
avessero padri diversi. I capelli biondo chiaro, gli occhi marroni e
il colorito pallido erano qualcosa che tutti e tre gli abitanti
dell'appartamento avevano in comune. “Volevo parlarti,” rispose
lei, scuotendo le spalle.
“Di cosa?” Gates domandò, mentre
il libro veniva posato sul ripiano.
“Non voglio che tu vada, domani”,
disse lei, e Gates ridacchiò.
“Maledizione, non vorrai dirmi che
mancherò anche a te, Al? Non mi hai più detto una cosa del genere
dal mio primo giorno di liceo, e ne è
passato di tempo,” la stuzzicò.
“Non chiamarmi Al. Sono Alison,”
replicò lei, alzando al cielo gli occhi scuri. “E non voglio che
resti per me. Voglio che resti per Ellie.” Gates imitò la
sorella e alzò gli occhi al cielo a sua volta.
“Ha già dovuto sentirsi dire che
sua madre è morta, non voglio
che perda anche te.”
Gates si passò una mano tra i
capelli e sospirò di nuovo. La madre di Ellie si era suicidata meno
di un mese dopo il terzo compleanno della bambina. Era una tossica,
proprio come la madre di Rupert e Alison, e si era impiccata mentre
Gates si stava prendendo cura della piccola. Gates non era rimasto
scosso più di tanto dalla sua morte, ma la cosa aveva avuto un
considerevole impatto su Ellie.
“Non ho in programma di morire, Al.
Questa è semplice routine.
Nessuno saprà che siamo stati noi finché
non tornerò in questo appartamento con la mia parte.”
“Ma se succede qualcosa?” chiese
Alison. “Stai per fare una cazzo di rapina, Rupert, potresti morire
o farti arrestare, e allora io ed Ellie saremmo completamente
fottute. Lei ne uscirebbe a pezzi, e dove finiremmo? Di nuovo con
mamma?”. La signora Gates era un'attiva tossicodipendente, e Gates
aveva dovuto farsi il culo per riuscire a portare via da casa Alison
e farla venire a stare da lui. Era diventato il suo tutore legale, e
ora era un rapinatore di banche che cercava di crescere due ragazze.
“Non tornerete mai da lei,”
disse, ma riusciva a scorgere la tristezza negli occhi della sua
sorellina. Era qualcosa che non aveva visto - perché
lei era diventata una persona molto controllata, dopo quello che la
madre aveva fatto loro. “Questa è
l'ultima, Al. Dopo questa ho chiuso per sempre.”
Alison si mosse il labbro e cercò di
impedire alle lacrime di scenderle dagli occhi. Non piangeva da
quando aveva sette anni, e non aveva intenzione di infrangere
quell'abitudine proprio in quel momento. “L'hai detto anche tre
anni fa, Rupert.”
“Ma questa è
la volta buona. Tornerò, Al. Ci trasferiremo in un posto che tu ed
Ellie adorerete, e non rapinerò mai più una banca. Saremo solo noi
tre, vivendo dei soldi che guadagneremo onestamente, e saremo felici,
finalmente. Te lo prometto.”
Rupert Gates non riuscì mai a
mantenere la promessa che aveva fatto alla sua sorellina quella sera.
Continuò a lottare per riuscire ad ottenere quel denaro, per la sua
sorellina e per Ellie.
Quando vide Drum puntargli una
pistola alla testa, nella banca buia, capì che era finita, e che non
avrebbe mai più rivisto le sue ragazze.