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Autore: Dagyr    14/05/2015    0 recensioni
“ Non vedo timore nei tuoi occhi...elfa “ proruppe poi con voce pacata e calma girandole lentamente attorno.
“ Non ne ho infatti...” Kora alzò il mento e guardò il pari con fierezza, seguendone i movimenti sin dove lo sguardo le permetteva. “ So che mi ucciderai, su questo non mi faccio illusioni, ma di una cosa sono sicura... Gaia è al mio fianco e mi aiuterà, proteggerà me e le mie sorelle “ gli rispose con una sicurezza che non provava. L'elfo le apparve dinanzi all'improvviso, le labbra carnose e piene arricciate in un ghigno rabbioso e gli occhi verdi ridotti a due fessure.
“ Tzè...Illusa...” Le gridò sibilando fra i denti bianchi come perle, lo schiaffò le che arrivò la scosse tutta facendole scattare il capo verso la spalla, mentre i capelli dorati come l'oro si sparpagliarono disordinati sul volto coprendolo al di lui sguardo. La pelle candida e delicata della parte di viso colpita si arrossò in un solo istante, un singulto impercettibile e soffocato ne scosse il piccolo petto e dagli occhi limpidi e chiari di Kora sgorgarono leggere le lacrime che solcandole le gote andarono a cadere in terra senza rumore alcuno.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era un grande bagliore quella sera nella foresta di Kendahar, in una grande radura dal prato verde e morbido si ergeva un obelisco e attorno ad esso veleggiavano alte le lingue di un grande fuoco. Le punte lambivano quasi la punta arrotondata del menir e davano alle immagini scolpite sulla superficie liscia e dura della pietra, sembianze magiche, e in qualche modo esse lo erano.
Le figure aggraziate che danzavano attorno al fuoco invocavano la benedizione della madre Terra Gaia e dei suoi figli: gli elementi.
Aria, Acqua, Terra e Fuoco, nella loro litanìa le elfe sacerdotesse, votate al culto di Gaia ne ricercavano la protezione, per loro stesse e per il popolo elfico, levando le braccia dalla diafana pelle verso il cielo stellato cantavano e pregavano. I decori in oro che ornavano le vesti bianche e lunghe luccicavano alla luce del fuoco, di tanto in tanto la suprema sacerdotessa Kora gettava su esso incenso profumato, e le fiamme crepitavano forte mentre fumi colorati e densi si innalzavano verso l'alto profumando intensamente l'aria intorno a loro.
“ Gaia...madre terra...madre di tutti noi, proteggici ti prego come sin'ora hai fatto...” un'altra manciata di incenso e le fiamme ruggirono forte innalzandosi in una miriade di scintille colorate,
“ I nostri fratelli e le nostre sorelle ti invocano... Dea magnanima... affinchè i nostri raccolti siano abbondanti per sopravvivere al duro inverno che si appropingua, e ti affidiamo le anime dei fratelli che hanno lasciato questa terra...”
Le consorelle facevano eco alle parole infervorate di Kora, le braccia tese verso l' alto si muovevano lente e ritmate e con movimenti circolari, creando leggeri mulinelli nel fumo denso che impregnava la radura.
Erano così intente a pregare che non si accorsero di ciò che avveniva nel sottobosco che circondava il magico luogo, il loro udito di solito così acuto e fine era attutito dal crepitìo del grande fuoco e dalle preghiere che le loro labbra ripetevano allo sfinimento.
L'attacco fu fulmineo, rapido, immediato, come nere fiere gli elfi scuri, armati di affilati e raffinati pugnali kriss si gettarono sulle giovani sacerdotesse che non ebbero nemmeno il tempo di urlare, le donne erano in dieci, compresa la suprema sacerdotessa; per ognuna c'era un elfo dalla pelle nera come la notte e gli occhi rossi come la brace, che con la mano tenevano stretti i capelli lunghi e dorati di ciascuna ragazza, mentre con l'altra poggiavano le lame dei pugnali sulle loro gole delicate e candide. Kora guardò la scena restando senza fiato, sembrava un sogno dove tutto si muoveva con lentezza esasperante sino a che si riscosse sentendosi afferrare in malo modo per le braccia e scossa con violenza. Un elfo imponente, bellissimo da mozzare il fiato e dai lineamenti delicati quanto malvagi uscì dal bosco e con passo tranquillo e regale attraversò la radura dove il silenzio ora regnava padrone, rotto solo dal crepitare del fuoco e l'ansimare delle giovani tenute in ostaggio, era diverso dagli altri notò Kora, nel colore della pelle e degli occhi, che erano di un verde intenso. Il guerriero guardò con i freddi smeraldi ognuna di loro, soffermandosi sulla sacerdotessa in piedi trattenuta da due oscuri e che lo guardava con orgoglio, senza paura.
“ Non vedo timore nei tuoi occhi...elfa “ proruppe poi con voce pacata e calma girandole lentamente attorno.
“ Non ne ho infatti...” Kora alzò il mento e guardò il pari con fierezza, seguendone i movimenti sin dove lo sguardo le permetteva. “ So che mi ucciderai, su questo non mi faccio illusioni, ma di una cosa sono sicura... Gaia è al mio fianco e mi aiuterà, proteggerà me e le mie sorelle “ gli rispose con una sicurezza che non provava. L'elfo le apparve dinanzi all'improvviso, le labbra carnose e piene arricciate in un ghigno rabbioso e gli occhi verdi ridotti a due fessure.
“ Tzè...Illusa...” Le gridò sibilando fra i denti bianchi come perle, lo schiaffò le che arrivò la scosse tutta facendole scattare il capo verso la spalla, mentre i capelli dorati come l'oro si sparpagliarono disordinati sul volto coprendolo al di lui sguardo. La pelle candida e delicata della parte di viso colpita si arrossò in un solo istante, un singulto impercettibile e soffocato ne scosse il piccolo petto e dagli occhi limpidi e chiari di Kora sgorgarono leggere le lacrime che solcandole le gote andarono a cadere in terra senza rumore alcuno. Le altre ragazze intanto trattenevano il respiro impietrite, tremavano assistendo impotenti alla scena prigioniere fra le mani di quegli elfi oscuri, qualcuna piangeva in silenzio.
“ La tua Dea...” sputò in terra nel pronunciarne il nome con disgusto “ ...la tua Gaia, non ti salverà...” L'elfo girò ancora una volta attorno a Kora, ancora sostenuta per le braccia da due oscuri coperti da una leggera armatura in cuoio nero e borchiato sul torace nudo, allacciato in vita un cinturone con due sciabole gemelle, neri i pantaloni che ricoprivano le loro gambe. Gli occhi rossi dei guerrieri che la sostenevano la guardavano con disprezzo, sulle loro labbra scure e sottili era disegnato un malevolo sorriso, i capelli lunghi e argentati erano legati per metà dietro il capo mentre il resto scendeva leggero dietro la loro schiena.
“ ...E non salverà loro...” continuò il pari allungando il braccio destro dalla pelle bianchissima coperto da un bracciale di cuoio adornato da piccole punte acuminate, e indicò le giovani che, inginocchiate nell'erba guardavano la loro sacerdotessa con occhi imploranti, come se pregassero in silenzio vers'ella per la loro salvezza. Kora volse il capo con dolore verso la radura, lo schiaffo che aveva ricevuto le aveva provocato un forte strappo ai muscoli del collo, poi distolse lo sguardo, aveva la morte nel cuore, sapeva che non poteva far nulla per loro e per se stessa. Le dita della mano affusolata dell'oscuro le strinsero il mento costringendola a guardarlo.
“ Sei bella...altera...fiera ...è un peccato ucciderti...” Il bellissimo elfo staccò la mano di poco dal di lei viso per poi lasciarla scivolare sulla pelle morbida e liscia, un brivido percorse Kora al di lui tocco.
I polpastrelli del giovane guerriero tremando impercettibilmente la sfioravano leggeri, ne esplorarono ogni centimetro sino a scendere verso il collo dove si soffermò sulla giugulare che pulsava forte, affondò le dita nella pelle, oscultandone con soddisfazione il battito. Le gemelle scure si arcuarono in un sorriso.
“ A quanto pare la paura sta attanagliando il tuo cuore...elfa” accompagnò le sue parole ad una piccola e sommessa risata mentre la mano inesorabile procedeva nel suo cammino, si fermò sullo scollo della veste bianca sotto la quale si intravedevano in trasparenza alla luce del fuoco, i piccoli seni.
“ Cosa...cosa vuoi da noi? “ gli chiese Kora con un filo di voce, le gambe le tremavano, sembravano non voler sostenere più il suo peso e se non fosse stato per gli elfi che la tenevano stretta sarebbe di certo caduta sulle ginocchia.
“ Non possediamo nulla, siamo solo sacerdotesse devote alla Dea, non possediamo nulla. “ mormorò con tono accorato.
L'iridi di freddo smeraldo dell'elda si posarono fintamente sorpresi sulla sacerdotessa “Mmm..nulla hai detto? “ scoppiò in una risata che riempì la piccola radura e gli altri lo imitarono, poi la mano d'egli si posò sul basso ventre di Kora facendola sussultare, sentì il contatto con essa mentre scivolava leggera avanti e indietro sulla veste “ e cosa mi dici di quello che custodite qui? Non è anch'esso un prezioso tesoro da rubare? Ai miei uomini a caccia da lungo tempo e lontani da casa, mancava lo spasso.”
IL gesto e la risposta del giovane le gelò il sangue nelle vene e allora capì che per lei, e le sue consorelle, non c'era scampo e allora gridò...gridò con quanto fiato aveva in gola.
“ Pregate mie dilette...Pregate, perchè da stasera noi saremo le degne martiri della Dea...”
“ No...” gli sibilò quasi in viso l'elfo congelandole le parole in gola, la guardò con uno sguardo che le trapassò l'anima “ ...non degne...” lasciò a metà la frase, mentre la mano che ancora aveva poggiata sulla veste della donna, si contrasse stringendo il tessuto fra le diafane dita e lacerò con un gesto deciso e secco la leggera stoffa mettendo a nudo il corpo esile della ragazza.
Kora urlò dibattendosi come una furia fra le mani dei suoi aguzzini, mentre le altre ragazze piangevano disperate consce ora del loro destino.
“ Su..cosa aspettate miei prodi? “ rise malevolo l'elda dalla pelle di luna mentre si rivolgeva alla sua banda di rinnegati bastardi, “ si dia inizio alla festa...chi rimane senza donna aspetterà il proprio turno...”
La banda di oscuri alzò in aria in un sincrono movimento la mano che stringeva il pugnale inneggiando in coro il loro capo.
“ Lode a Elyzar...Elyzar !!! “
la sua risata crudele riecheggiò al di sopra delle urla mentre con soddisfazione osservava i suoi compari che trascinavano giù nell'erba le giovani fra pianti e urla strazianti, brandelli di bianca stoffa volavano nell'aria imbiancando come neve l'erba intorno ad essi.
“ No....no...” sussurrava Kora con voce flebile e pietosa, “ ti prego...no..”
I suoi occhi chiari come il cielo guardavano raggelata le schiene scure degli elfi che si alzavano e si abbassavano convulsamente sulle sue consorelle profanandone i verginei templi.
“ Ti piace lo spettacolo? “ il tono divertito dell'oscuro fece fremere d'ira Kora che gli sputò in faccia, il sorriso scomparve dal di lui viso mentre la mano si ripuliva dalla saliva della donna, le prese il volto fra le dita stringendolo forte ed ella gemette dal dolore.
“ Maledetta, per quello che hai fatto sopravviverai alle tue sorelle, ma la tua sorte non sarà diversa dalla loro.” Le lasciò di scatto il viso e la prese per un braccio liberandola dalla stretta dei suoi mercenari, ma solo per scaraventarla in malo modo sul terreno. Kora soffocò un grido e quasi intontita si appoggiò sulle braccia nude al prato cercando di allontanarsi strisciando mentre le lacrime sgorgavano copiose. Il suo incedere fu bloccato da una presa sui suoi capelli e gridò forte mentre il capo le veniva portato indietro a guardare dal basso verso l'alto il suo aggressore.
“ Dove credi di andare donna? Tu mi appartieni...per il momento.”
“ Ti...prego...no...ti prego...”
“ Le tue preghiere non ti salveranno...elfa non hanno effetto alcuno su di me, io non ho cuore...non ho pietà per le mie vittime...” la guardò e lei vide passare in quegli occhi freddi come lo smeraldo un guizzo dorato e famelico, “ non temere, fra un attimo sarà tutto finito.” Le mormorò con un sussurro che solo ella poteva udire e la atterrò sulla schiena con un gesto veloce, poi con la mano scacciò quasi infastidito i suoi due attendenti che ubbidirono all'istante lasciando solo il capo al suo divertimento.
L'elfa piangeva disperata e con la schiena nuda sull'erba fredda e umida, si avvolse in uno stretto abbraccio spinta da un gesto di pudicizia.
Elyzar, una volta solo, fece scivolare lo sguardo verde sul corpo della pari, gli occhi gli brillavano febbricitanti e vogliosi, allungò una mano e sentì sotto le dita la pelle morbida e tremante della ragazza, e questo lo eccitò ulteriormente. Indurì il suo cuore mentre le mani, ora, sganciavano i fermagli che chiudevano la sua leggera corazza di cuoio, e le vesti. Rimase nudo, in ginocchio davanti alla sacerdotessa raggomitolata in posizione fetale, le sue spalle sussultavano per i singhiozzi. Per un istante lo sguardo dell'elfo si addolcì, ma fu appunto solo un istante, le mani avide afferrarono le ginocchia di Kora e con uno scatto secco le aprì.
Il sole rischiarò la punta degli alberi mentre il venticello d'autunno ne scuoteva dolcemente le fronde, Kora scosse mollemente il capo, aprì piano gli occhi ma subito li richiuse, le facevano male, feriti dai raggi del sole, si fece scudo al viso con la mano poi li riaprì. Le doleva tutto e nella sua mente andò a ricercarne la causa, un lieve brivido percorse la sua pelle e con la mano libera si toccò. Era nuda e allora ricordò e cominciò a piangere sommessamente provando ribrezzo per se stessa e per quello che le era capitato. Sentiva ancora su di se le mani sudice dell'essere ignobile che l'aveva posseduta levandole la dignità di donna e di sacerdotessa. Sentì un leggero peso al collo e abbassò gli occhi sul proprio petto, sulla pelle candida spiccava appesa ad una catena di sottile argento un bellissimo gioiello, una rosa nera. Cominciò ad ansimare dalla rabbia e con uno sforzo immane si strappò la catenina dal collo gettandola contro il menir che si ergeva poco lontano da lei. Si mise seduta e si guardò attorno, c'era una calma mortale nella radura, aveva quasi paura di alzarsi e andare a vedere cosa fosse accaduto alle altre, ma si fece coraggio e andò barcollando verso l'obelisco, raccolse la sua veste dai gradoni di bianco calcare e con mani tremanti la infilò. Gli occhi azzurri della donna vagarono per la radura e dall'alto dei gradini videro, come inebetita scese i tre scalini che la separavano dal prato e con passi incerti si avvicinò alla prima figura anch'essa nuda e immobile che giaceva supina nell'erba.
“Raja...sorella...che ti hanno fatto? “ mormorò con la voce rotta fissando lo squarcio profondo che ella aveva sulla gola, il sangue limpido e limaccioso era rappreso sulla pelle, allungò verso il cadavere la mano che subito ritirò, non aveva il coraggio di chiuderle gli occhi divenuti di un celeste opaco e spento e che erano fissi verso cielo terso. Indietreggiò guardando Raja, scuotendo il capo incredula e sgomenta, passò in rassegna le altre, non ne avevano risparmiata nessuna...perchè lei si?
“ Perchè io?? “ gridò al cielo, e allargando le braccia cadde in ginocchio, si sedette sui talloni, poggiò le mani in terra e con il viso candido rigato di lacrime reclinò il busto sino a toccare con la fronte i fili d'erba dondolandosi lievemente.
“Perchè io? “ si domandò ancora sottovoce piangendo, mentre il corpo veniva scosso da forti brividi.
   
 
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