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Autore: kate95    14/05/2015    3 recensioni
Voleva trovare il responsabile, quell'uomo che uccideva fingendosi lui, incastrandolo e scatenandogli addosso l’intero corpo di polizia.
Immaginò di aver il suo arco tra le mani, di tendere la corda, la freccia in posizione, l’occhio fisso sul suo obbiettivo, le dita pronte e reattive a lasciar volare la sua arma, il battito del cuore che sentiva pulsare forte nelle orecchie, il respiro controllato per evitare anche la più piccola imprecisione.
Tutti i suoi sensi erano in allerta, capaci di percepire anche il più debole soffio di vento, il più sottile dei movimenti, tutti fruscii nell'aria intorno a lui.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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cap7

Everything I did, everything that happened has led me right here.

 

Cap.1- Il mio nome è Oliver Queen!

Afferrò la spada del cadavere più vicino a lei mentre gridava il suo nome: "Oliver!"

Si scagliò verso Ra's, l'arma stretta nel palmo, spinta da un improvviso ed incontrollabile scatto di rabbia.

Lo sguardo di Oliver fu l'ultima cosa che vide, poi il buio.

 

Pensò che ce l’avrebbe fatta, che questa volta la lama avrebbe trafitto il petto di Ra’s mettendo fine a tutta quella assurda storia.

Non seppe dire cosa avvenne in quei pochi secondi: un attimo prima stava correndo verso il suo bersaglio, quello dopo era stesa a terra con un dolore lancinante alla testa.

La vista le si era annebbiata e rimanere in piedi le parve impossibile: le gambe le cedettero e cadde sbattendo le ginocchia per terra.

La stretta delle dita sull’elsa della spada si affievolì e l’arma le scivolò di mano, vibrando rumorosamente sulla superficie fredda del pavimento.

Oliver alzò lo sguardo verso Felicity, terrorizzato per quello che stava succedendo: la vide afflosciarsi su sé stessa, i suoi occhi chiari che si chiudevano mentre perdeva i sensi, il suo corpo che impattava contro il pavimento lucido.

Nyssa, in piedi dietro di lei, fissava suo padre con sguardo infuocato, mentre abbassava il bastone con cui l’aveva colpita sulla nuca.

“Ho salvato la tua vita, padre” disse con determinazione senza staccare lo sguardo.

Oliver avrebbe voluto urlare il suo disgusto e la sua rabbia ma l’unica cosa che uscì dalle sue labbra fu il suo nome, in un debole sussurro.

Si precipitò da lei, allontanandosi dal corpo senza vita di Maseo, per stringerla fra le sue braccia.

“Felicity” sussurrò al suo orecchio “Felicity, mi senti?”

Sfiorò le sue guance con la punta delle dita, spostando le ciocche di capelli che erano ricadute sul suo viso.

Rimase inginocchiato accanto a lei, sorreggendo il suo corpo contro il proprio petto, la testa ciondolante che posava sulla sua spalla.

Mentre il profumo di lei gli invadeva le narici, Oliver cercava di capire quello che stava accadendo: non aveva idea di cosa Nyssa avesse intenzione di fare, ma era quasi certo che il suo intervento non sarebbe stato a suo favore.

Ra’s rimase in silenzio davanti all’affermazione della figlia, lo sguardo imperscrutabile e distaccato.

“Chi ti dice che mi hai salvato?” domandò infine, con voce profonda e controllata.

“Ho visto l’incertezza nei tuoi occhi” rispose lei “Sono pur sempre la figlia della testa del Demone e come tale so riconoscere le debolezze che perfino Ra’s Al Ghul possiede”

“Pensavo mi volessi morto, dopo averti data in sposa ad Al-sah-him” disse lui, muovendosi di un passo verso di lei.

“È così” confermò lei “ma preferirei ucciderti di persona, piuttosto che rimanere a guardare qualcun altro farlo al posto mio”

“Per questo mi hai salvato?”

“No, non ti ucciderò questa volta”

Oliver rimase in silenzio mentre ascoltava quel discorso che non sapeva che cosa avrebbe comportato per lui e i suoi amici.

“Voglio qualcosa in cambio, per questa mia gentilezza”

Ra’s la guardò senza proferire parola, in attesa che la figlia proseguisse.

“Voglio la mia libertà: dalla Lega, dalla promessa di matrimonio, da te”

“Sai che tutto questo non è possibile, Nyssa”

“Se non posso avere la libertà allora esigo ciò che mi spetta di diritto: il mio posto come unica erede della testa del Demone, come capo indiscusso della Lega degli Assassini”

“Quel posto spetta ad Al-sah-him” ribadì con fermezza.

“Ad un uomo che ha tradito la tua fiducia?” Nyssa alzò la voce, fin quasi ad urlare.

Oliver fece correre lo sguardo da Ra’s a sua figlia e viceversa, attendendo una reazione da parte dell’uomo.

Sapeva che la sua copertura era compromessa e di certo non credeva di avere ancora la fiducia di Ra’s.

“Questo non ti riguarda”

“Io credo di sì” svitò il bastone con cui aveva colpito Felicity che cedette aprendosi a metà.

All’interno vi era nascosta una piccola fiala, dall’aspetto fin troppo noto.

“Penso di avere qualcosa che ti appartiene” disse lasciando cadere l’arma e tenendo stretta fra le dita il piccolo cilindro di vetro “L’ho sottratta poco prima dell’inizio della cerimonia come garanzia, nel caso le cose avessero preso una brutta piega”

Guardò suo padre negli occhi, sperando di leggere disperazione e sconfitta ma nessuna emozione brillò nelle sue iridi scure.

“Questa è l’ultima fiala di Alpha & Omega. E tutti noi sappiamo quanto tu ne abbia bisogno: senza questa non puoi distruggere Starling City, senza di lei Oliver Queen non sarà Al-sah-him e di conseguenza Al-sah-him non diventerà mai il nuovo Ra’s Al Ghul. E questo ti porterà a rivolgerti all’unica persona in grado di prendere il tuo posto: me” spiegò “Perciò puoi scegliere quale strada percorrere, ma sappi che il risultato sarà sempre lo stesso”

Il silenzio cadde nella grande sala: John, Laurel, Ray e Malcolm rimasero immobili, cercando di capire che cosa sarebbe successo, mentre Oliver era ancora inginocchiato al centro della sala con Felicity priva di sensi tra le braccia.

Tatsu stava accanto a Maseo, dilaniata dal dolore per quella perdita mentre ascoltava il dibattito tra padre e figlio.

Nyssa e Ra’s continuavano a guardarsi in silenzio, poi l’uomo si mosse avvicinandosi alla figlia.

Batté le mani in un breve e sarcastico applauso mentre la sua voce rompeva la tensione palpabile che aleggiava nella stanza: “Saresti disposta a tutto per distruggere l’ultima fiala di Alpha & Omega, non è così?”

“Morirei piuttosto che vederlo nelle tua mani” le parole di Nyssa traboccavano veleno ed odio nei confronti dell’uomo che stava di fronte a lei “sarei disposta ad avvelenare ogni uomo presente in questa stanza, compresa me stessa”

“Allora fallo, Nyssa” la spronò lui, senza staccare gli occhi da quelli di lei.

Lei esitò, indecisa sul da farsi, vacillando per un solo istante.    

“Lo vedi? Non saresti in grado di prendere il mio posto” le fece notare, voltandole le spalle “Il tuo tentennamento è il chiaro segno della tua debolezza, della tua inadeguatezza per diventare il nuovo capo della Lega”

“Questo non è vero!” ribadì mentre le dita della sua mano si aprivano e la fiala scivolava inesorabilmente verso il basso.

Nel momento in cui il vetro s’infranse a contatto con il pavimento, il tempo parve fermarsi.

Oliver deglutì a fatica mentre guardava la boccetta creparsi ed esplodere in una polvere di migliaia di schegge.

Il tintinnio dei cocci rimbombò nelle sue orecchie, amplificandosi a dismisura, mentre l’Alpha & Omega si allargava in una piccola pozza trasparente sulla superficie scura.

Le immagini degli uomini colpiti dall’arma biologica ad Hong Kong gli offuscarono la vista, prendendo possesso della sua mente, fino ad invadere il suo cuore di paura.

Felicity si mosse, riprendendo conoscenza, infastidita da quell’odore acre e pungente che si era rapidamente diffuso nell’aria.

Rimase stordita, senza capire quello che stava accadendo intorno a loro, ritrovandosi fra le braccia di Oliver.

Lui la strinse a sé come a volerla proteggere, ricordando perfettamente quell’intenso e ripugnante odore che caratterizzava l’Alpha & Omega.

Vide gli occhi di Tatsu, sbarrati dalla paura e dal dolore, consapevoli di quello a cui andavano incontro.

Nyssa fissò la fiala distrutta ai suoi piedi mentre Ra’s si voltava di nuovo, attirato dal quel rumore di vetro infranto.

“Tutti i tuoi sforzi per trovare il nuovo erede sono stati vani, padre” disse con un sorriso compiaciuto “Ora lui morirà con te”

“Mi sottovaluti a tal punto, Nyssa?” domandò lui, le braccia dietro la schiena e una calma invidiabile a distendere i lineamenti del suo volto “Credi davvero che io abbia lasciato incustodita un’arma così potente?”

Nyssa non rispose e suo padre continuò il suo discorso: “La fiala che hai appena rotto non è altro che banalissima acqua con lo stesso nauseante profumo”

Nyssa deglutì vistosamente, indecisa se credere o meno quelle parole.

“Menti!”disse infuriata, avvicinandosi all’uomo.

“Il vero Alpha & Omega è in un posto sicuro, lontano da qui.” spiegò “Temevo una possibile rimpatriata degli amici dell’ormai defunto Oliver Queen, perciò ho deciso di portarmi avanti con il piano, nel caso qualcosa andasse storto. E devo dire che ho fatto bene”

“Che cosa hai fatto?” Oliver si alzò in piedi, lasciando Felicity seduta sul pavimento, incredulo alle sue orecchie.

“L’arma biologica si trova già da qualche ora a Starling City” disse mentre si voltava in direzione di Al-sah-him “e i miei uomini non esiteranno a liberarla sulla città, distruggendo la tua vecchia e amata casa. E non ci sarà nulla che tu o i tuoi amici possiate fare per salvarla. Nessuno di loro è così veloce da poter scovare e fermare tutti e quattro i punti di diffusione dell’Alpha & Omega, non prima che l’intera popolazione venga contaminata ed annientata”

Oliver si gettò su di lui, la spada in pugno mentre la rabbia s’impossessava del suo corpo.

“Ti avevo promesso che me l’avresti pagata per il tuo tradimento” gli ricordò mentre parava abilmente il suo attacco.

“Scappate!” urlò Oliver ai suoi amici, proprio mentre Felicity riusciva a stento a rialzarsi.

La testa le girava e le gambe parevano troppo deboli per sorreggerla ma nonostante ciò riuscì a rimanere in piedi.

La battaglia tra gli uomini della Lega e i suoi compagni di squadra era di nuovo scoppiata nella grande sala, in un turbinio di movimenti  e suoni che misero a dura prova la sua testa già frastornata.

John, Ray, Malcolm e Ray iniziarono a muoversi verso l’uscita, creandosi un varco fra gli uomini incappucciati.

Lei si mosse verso Oliver, impegnato a fronteggiare l’attacco della Testa del Demone e di alcuni suoi seguaci.

“Felicity, vattene!” le disse quando la vide avvicinarsi.

“Devi venire anche tu” ribatté mentre si difendeva da un uomo che voleva attaccarla “Non puoi più restare qui!”

“Felicity, va’ via!” la supplicò mentre il rumore delle spade che si scontravano risuonava nell’aria.

 “Non senza di te!”

Non gli avrebbe permesso di sacrificarsi ancora, non quando Ra’s era a conoscenza del suo tradimento.

Non poteva nemmeno pensare a quello che gli avrebbe fatto se fosse rimasto prigioniero a Nanda Parbat.

“Vai!” la voce di Nyssa stupì entrambi mentre si frapponeva con il corpo fra Oliver e Ra’s “Qui ci penso io”

Oliver le rivolse per un solo attimo uno sguardo di riconoscenza mentre lei iniziava a combattere contro suo padre, per lasciargli il tempo di scappare.

Prese la mano di Felicity mentre con l’altra stringeva ancora la spada, pronto a difendere entrambi lungo il cammino verso l’uscita.

Parò diversi attacchi mentre correvano uno accanto all’altro senza fermarsi.

Si aprirono un varco fino alla porta della sala, per poi imboccare quel dedalo di corridoi che li avrebbe portati verso l’ingresso del palazzo.

Sentivano i passi degli uomini della Lega rincorrerli mentre i muscoli di Felicity gemevano per lo sforzo e il cuore le batteva forte nel petto.

Si staccarono quando Oliver dovette fronteggiare l’ennesimo nemico che stava alle loro calcagna mentre lei riprendeva fiato e cercava di ritrovare le forze che pareva aver perso.

La testa le scoppiava per via del forte colpo alla nuca che Nyssa le aveva inferto: le tempie le pulsavano dolorosamente e il cuore non voleva saperne di rallentare la sua corsa.

Quando Oliver stese quell’uomo ripresero a correre, raggiungendo il resto del team che li precedeva di qualche metro.

Il vento della sera sferzò piacevolmente i loro visi con tutto il suo profumo che sapeva di libertà, mentre la luna illuminava placidamente il cielo scuro della notte.

La numerosa presenza di guardie sul perimetro del palazzo li obbligò a cambiare strada, percorrendo uno dei scoscesi versanti della collina.

Le pietre rotolavano sotto i loro piedi sollevando nuvole di sabbia, che ricadevano a terra poco dopo in polverosi sbuffi e centinaia di granelli. 

Felicity rischiò di perdere l’equilibrio ma non rallentò la sua andatura, consapevole che Oliver manteneva il suo passo dietro di lei per proteggerla, anche se avrebbe tranquillamente potuto superarla.

Se si fosse fermata gli uomini di Ra’s che continuavano ad inseguirli li avrebbero raggiunti e il primo a pagarne le conseguenze sarebbe stato Oliver.

Ray la precedeva di un paio di metri mentre il resto del gruppo li aveva distaccati, andando in avanscoperta.

Dovevano raggiungere il jet prima che fosse troppo tardi ma un dardo infuocato vibrò nell’aria, per poi infilzarsi nel terreno morbido, ad un passo da Felicity.

Si spaventò e perse l’equilibrio, ruzzolando a terra con poca grazia.

Sentì un paio di braccia possenti stringerla per la vita, cercando di rallentare la sua caduta.

Invece di trovarsi completamente sdraiata sul terreno, Felicity constatò di essere riuscita a mantenere in parte l’equilibrio grazie all’aiuto di Oliver, affondando nella sabbia soltanto con le ginocchia.

Ma lui non ebbe la sua stessa fortuna.

Lo vide stringere i denti quando prese una brutta storta alla caviglia che lo costrinse a terra per qualche istante.

Lei si tirò immediatamente in piedi, fornendo ad Oliver l’aiuto per rialzarsi a sua volta.

Le pianse il cuore quando vide che zoppicava, scendendo a fatica per il pendio ripido ed insidioso.

Gli uomini dietro di loro continuavano a guadagnare metri fino a quando Oliver fu costretto a sguainare nuovamente la spada e fronteggiarli, per evitare di venire catturati.

Ma più uomini sconfiggeva più ne arrivavano, mentre una pioggia di frecce dalla punta infuocata si scagliava contro di loro.

“Felicity, corri!” la spronò a continuare a muoversi quando notò che lei si era fermata accanto a lui.

“Oliver, devi venire anche tu”

“Vi rallenterei soltanto” le disse mentre si reggeva a fatica sulla caviglia slogata “devi andartene via subito, io mi occupo di loro”

“Non ti lascerò qui da solo” la voce determinata di Felicity arrivò forte e chiara alle sue orecchie “Non di nuovo”

“Felicity, per una volta, ascoltami” la supplicò, consapevole che la situazione non avrebbe fatto altro che peggiorare di minuto in minuto.

“Non me ne vado senza di te!”

La lama di Oliver ferì l’uomo incappucciato di fronte a lui mentre lei si accucciava per evitare l’ennesima freccia.

“Va’ via da qui!”

“Ho detto che non ti lascio!”

Gli occhi di Felicity erano ormai lucidi a causa delle lacrime, mentre cercava di trovare una soluzione a quel problema.

“Ray!” Oliver urlò il suo nome e l’uomo, avvolto nella sua tuta ATOM, si voltò nella loro direzione.

Si precipitò verso i due, per fornir loro aiuto.

“Portala via da qui” disse con fermezza guardandolo un solo istante negli occhi “portala in salvo. Adesso!”

Ray prese Felicity in braccio mentre lei si opponeva a quella stretta intorno al suo corpo.

“No!” la sua voce disperata straziò il cuore di Oliver, così come lo sguardo arrabbiato e deluso che gli rivolse, un attimo prima di sparire fra le braccia di Palmer.

“Lasciami!” protestò ma un singhiozzo le impedì di parlare, facendola deglutire.

Le prime lacrime caddero dai suoi occhi bagnandole il viso mentre Ray azionava la sua tuta con il chip di riserva, sperando che reggesse la funzione di volo di ATOM.

Si librò nell’aria, grazie alla propulsione della sua tuta, tenendo la bionda stretta fra le sue braccia.

Quando atterrò accanto al resto del gruppo, Felicity guardava ancora verso Oliver, lontano ormai centinaia di metri nella notte scura.

“Non possiamo abbandonarlo così!” urlò frustrata guardando Ray negli occhi.

“È troppo tardi, Felicity” le disse amareggiato mentre in lontananza scorsero due uomini catturare Oliver e portarlo con sé su per la collina “mi dispiace tanto”

Felicity avrebbe voluto urlare ma l’unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un rantolo, prima che le lacrime bagnassero ancora il suo viso.

 

 

 

Quando si risvegliò si stupì di essere ancora vivo.

Si mise a sedere, sentendo i muscoli fargli male per lo sforzo.

La donna accanto a lui si svegliò a sua volta, sbattendo più volte le palpebre, incredula di quanto era successo.

La sera prima, dopo che Ray era riuscito a portare in salvo Felicity, due uomini della Lega lo avevano catturato, riportandolo nel palazzo.

Nyssa aveva perso il duello contro suo padre ma lui l’aveva graziata, evitandole la morte, ma obbligandola a sposare Al-sah-him.

Il rito nuziale era stato ripreso esattamente da dove si era interrotto, unendo Nyssa ed Oliver nel sacro vincolo del matrimonio.

Erano stati legati loro i polsi, per evitare che potessero ribellarsi ancora, poi Ra’s li aveva rinchiusi in una delle tante celle del palazzo.

Oliver credeva che la furia della testa del Demone si sarebbe riversata su di lui dopo la scoperta del suo tradimento, invece nulla di tutto ciò era successo.

Ricordava ancora lo sguardo che Ra’s gli aveva rivolto subito dopo il matrimonio: era lo stesso dei giorni precedenti, quello verso il suo amato erede Al-sah-him.

E questo spaventata Oliver perfino più delle punizioni fisiche che si aspettava di ricevere: sapeva che Ra’s Al Ghul si sarebbe vendicato, distruggendo la sua vita, annientandolo, colpendo la sua città.

Il pensiero dei cittadini innocenti che sarebbero morti a causa dell’Alpha & Omega lo mandava fuori di testa, quasi quanto il ricordo dello sguardo di Felicity quando Ray l’aveva trascinata a forza lontano da lui.

Anche lei era in pericolo.

Così come tutti i componenti del team, sua sorella, tutte le persone a cui voleva bene e che in quel momento si trovavano a Starling City.

Sperava di poter fare qualcosa, qualunque cosa per salvare quelle vite ma doveva prima scappare da Nanda Parbat e non ci sarebbe mai riuscito da solo.

Strattonò con rabbia la catena che lo legava al pavimento, ottenendo come risultato soltanto un lancinante dolore ai polsi, stretti dalle manette metalliche.

“Per quanto vorrei liberarmi anch’io di queste maledette catene, non credo che così tu possa risolvere qualcosa in questo modo, marito” commentò Nyssa, calcando la parola marito con particolare disappunto.

“Hai forse un’idea migliore?” chiese seccato.

“Pensavo mi avresti chiamato moglie”

“Perdonami, ma tu non sei decisamente la moglie che avrei voluto” disse mentre cercava un punto debole della catena, senza trovarlo.

“Non dirlo a me. Avrei decisamente preferito una moglie invece che un marito” rispose mentre osservava l’uomo alzarsi e percorrere quella poca distanza che la catena gli permetteva.

“Dobbiamo trovare un modo per uscire da qui” disse dopo qualche attimo di silenzio.

“Non c’è modo di uscirne, a parte la porta, che sfortunatamente è chiusa. Cosa abbastanza consueta se si parla di una prigione”

“Perché sei così scontrosa e inutilmente sarcastica?” le chiese mentre respirava a fondo, cercando di riflettere lucidamente.

“Obbligarmi a sposare qualcuno controvoglia mi rende particolarmente acida” rispose alzandosi in piedi ed avvicinandosi ad Oliver.

“Non posso permettere che tuo padre distrugga Starling City”

“Per quanto mi riguarda non è neanche più mio padre. Da parecchio tempo, in realtà”

“Ho bisogno di tutto l’aiuto possibile, Nyssa” la supplicò “se hai anche solo una minima idea di come uscire da questo palazzo allora ti chiedo di darmi una mano a fuggire. Per il bene di tutta la città”

“Per quanto ne so, Ra’s non condonerà mai il tuo tradimento. Se sei ancora vivo è perché sta progettando un metodo peggiore della morte per farti soffrire” spiegò “e farti assistere alla distruzione della tua stessa città, senza che tu possa fare qualcosa per salvarla, sarebbe una punizione esemplare.

Forse non avrai bisogno di scappare da Nanda Parbat perché lui stesso ti farà uscire da qui. Potresti sfruttare questa occasione a tuo vantaggio”

“Potresti aver ragione” concordò Oliver “ma se ciò accadesse devo potermi mettere in contatto con i miei amici per avere anche la più piccola speranza di salvare la città. E non ho idea di come farò”

“C’è una cosa che puoi fare, Oliver” Nyssa lo guardò negli occhi, cercando di fargli capire quanto importante fosse quello che stava per dire “Devi batterlo a duello. Devi uccidere mio padre”

Oliver la guardò e nei suoi occhi non vide altro che determinazione e spietata lucidità.

“È l’unico modo per mettere fine a questa storia” aggiunse poi “Promettimi che lo farai, Oliver”

Lui annuì mentre dei passi risuonavano in lontananza per i corridoi bui ed umidi delle segrete del palazzo.

Pochi istanti dopo Ra’s Al Ghul giunse davanti alla loro cella, trovando i due seduti sul pavimento lastricato.

“Buongiorno, sposi” li salutò con un irritante sorriso sul volto “Spero abbiate trascorso una favolosa notte di nozze”

Nyssa alzò lo sguardo, trattenendo a stento la sua rabbia.

“È arrivato il tuo momento, Al-sah-him” gli comunicò “Andremo a Starling City, quest’oggi”

Aprì la cella e liberò Oliver dalle catene che lo costringevano a terra.

“Non c’è liberazione maggiore di quella che stai per compiere” gli ricordò “L’annientamento della propria casa”

Oliver rimase piuttosto sorpreso da quel comportamento ma decise di stare al gioco: “È necessario per completare la mia ascesa”

“Io sarò lì a darti la mano quando sarà il momento”

“Apprezzo il tuo supporto” mentì guardandolo dritto negli occhi.

“Presto indosserai questo” indicò una specie di anello che ricopriva interamente il suo indice, l’oro lavorato a formare decine di squame simili a quelle di un pesce “E allora comanderai una moltitudine di uomini ed io ti chiamerò Ra’s”

Al-sah-him annuì, sottomettendosi al volere del capo della Lega degli Assassini.

“Tua moglie verrà con noi” annunciò Ra’s stupendo entrambi “Potete andare a cambiarvi d’abito”

Nyssa venne liberata a sua volta dalle catene mentre Ra’s continuava a parlare: “Lui vi accompagnerà alla stanza matrimoniale che ho fatto preparare per voi”

Indicò un uomo della Lega, appena giunto nella cella, che scortò i due prigionieri per i corridoi bui, diretti alla loro camera.

 

 

 

 

Starling City si preparava ad un’altra frenetica giornata quando Felicity, Laurel, Diggle, Ray e Malcolm tornarono a casa.

Era stato un viaggio devastante per ognuno di loro, con la consapevolezza di quello che li aspettava.

L’Alpha & Omega sarebbe stata rilasciata sulla città e loro non avevano idea di come fermare quella assurda situazione.

Ra’s aveva detto loro che aveva piazzato l’arma biologica in diversi punti della città, rendendo impossibile il loro ritrovamento.

Felicity si era già messa alla ricerca di possibili piste da seguire, nella speranza che gli uomini di Ra’s avessero lasciato delle tracce, ma purtroppo non era riuscita a scoprire nulla.

Era già pomeriggio e le ore scorrevano rapide, molto più velocemente di quanto Felicity avrebbe voluto.

Le fiale con quell’arma devastante potevano essere ovunque ed una volta dispersa la sostanza nell’aria, fermare la sua propagazione era impossibile.

“A che punto siamo con le ricerche?” chiese Diggle ad un’esausta Felicity, seduta alla scrivania del suo ufficio alla Palmer Technologies.

“Non sono riuscita a trovare assolutamente nulla: nessun indizio, nessuna prova, nessuna pista” rispose sconsolata sfilando gli occhiali e massaggiandosi le tempie con le mani “Chiunque abbia posizionato l’Alpha & Omega l’ha fatto molto bene, senza lasciare traccia”

“Questo significa che lasceremo Starling City in preda ad una violenta contaminazione?” domandò seccato “Che non c’è nulla che possiamo fare per evitare la morte di centinaia di innocenti?”

“Significa che se c’è un modo per salvare la città, io non ho idea di quale sia” disse lei “quindi sì, non c’è nulla che possiamo fare! Nulla che riporti indietro Oliver, nulla che possiamo sfruttare a nostro vantaggio contro quel farabutto di Ra’s”

Sospirò, ricacciando indietro le lacrime.

Laurel sospirò frustrata mentre Ray faceva ingresso nell’ufficio di Felicity: “Nessuna buona notizia, purtroppo” disse “Ho sorvolato la città ma non ho visto nulla di sospetto o insolito”

Si sfilò il casco della tuta di ATOM, mentre osservava il resto del team.

“Immagino che le ricerche di Felicity non abbiano dato i risultati sperati” commentò.

“Non posso credere che ci arrenderemo così” la voce di Laurel destò i presenti dai loro pensieri “Oliver non sarebbe d’accordo”

“Oliver non è qui!” Felicity si alzò dalla sua poltrona, la voce rotta dal dolore “E probabilmente non tornerà mai più, ammesso che sia ancora vivo. Quindi dobbiamo smettere di tirarlo in ballo nelle nostre discussioni, come se fosse colpa sua non essere qui. Siamo stati noi ad abbandonarlo a Nanda Parbat e ora che avremmo bisogno di lui e delle sue capacità, paghiamo le conseguenze delle scelte che abbiamo fatto!”

Respirò a fatica mentre pronunciava quelle parole ed il dolore che sentiva nel petto cresceva ad ogni istante.

Laurel rimase in silenzio mentre la bionda fissava Ray, con rabbia.

Se non l’avesse trascinata via a forza da lui, se avesse aiutato Oliver a scappare forse non si sarebbero trovati in quella situazione.

“Felicity, smettila con questa storia” la voce di Palmer la rimproverò “Ho fatto soltanto ciò che lui mi ha chiesto”

“Lo so” rispose amareggiata.

“Io torno là fuori, forse sarò più fortunato con una seconda esplorazione” comunicò Palmer.

“Non c’è abbastanza tempo per controllare ogni parte della città, non potremmo mai farcela nemmeno se avessimo una settimana a disposizione. Non saremo mai abbastanza veloci” disse Diggle.

“Ma certo!” la voce di Felicity risuonò come un’eco di speranza nell’orecchie dei suoi amici “Come ho potuto non pensarci prima”

Si mosse rapidamente, afferrando il suo cellulare abbandonato sulla scrivania.

“Rispondi, ti prego. Rispondi!” disse mentre camminava avanti ed indietro per l’ufficio.

“Barry!” esultò entusiasta quando l’uomo rispose dall’altro capo “Abbiamo bisogno del tuo aiuto”

 

 

 

Il viaggio verso Starling City fu lungo e silenzioso.

Al-sah-him sedeva a fianco di Ra’s Al Ghul mentre Nyssa era stata legata al sedile, per evitare ritorsioni, sul lato opposto di quello strano aereo militare che la Lega usava per i lunghi trasferimenti.

Oliver non riusciva a spiegarsi come Ra’s pareva ancora fidarsi di lui, dopo quello che era successo la sera precedente.

Quando giunsero a destinazione era ormai pomeriggio inoltrato e il sole era già basso all’orizzonte, scomparendo dietro ai palazzi della città.

Ra’s li condusse sul tetto di uno dei grattacieli più alti di Starling, per godere dell’immenso spettacolo che si sarebbe scatenato da lì a poco.

Oliver fremeva, incapace di stare a guardare mentre la sua città veniva distrutta sotto i suoi occhi.

Ra’s Al Ghul stava sul cornicione del tetto, lo sguardo rivolto verso le strade trafficate di auto e affollate di gente lungo i marciapiedi.

Al-sah-him stava accanto a lui, cercando di scoprire dove erano state nascoste le fiale dell’arma biologica.

Nyssa, alle sue spalle, aggredì uno dei due uomini della Lega che li avevano scortati fin lì, rubando la sua spada.

Fu la questione di un attimo e mentre Ra’s si voltava, insospettito dai rumori dietro di lui, un auto parcheggiata nella strada decine di piani sotto di loro esplodeva attirando l’attenzione dei passanti.

Oliver si mosse rapidamente aggredendo il secondo uomo ed appropriandosi della sua spada.  

Sia lui che Nyssa si scagliarono contro Ra’s Al Ghul, il quale era già pronto a difendersi con la sua arma stretta in pugno.

“Dove hai nascosto l’Alpha & Omega?” gli domandò Oliver mentre Ra’s rimaneva bloccato fra loro, le spade puntate contro di lui.

“Credete davvero che ve lo dirò?” domandò ridendo “Forse non avete capito con chi avete a che fare” disse mentre con un movimento rapido dava inizio all’ennesimo duello.

 

 

Quando Barry giunse con la sua scia nell’edificio della Palmer Tecnhologies, un’auto in strada esplose e la sua onda d’urto fece vibrare i vetri dell’ufficio.

Felicity e John accorsero alle finestre per capire quello che stesse succedendo.

Un gruppo di persone si era radunato intorno alla macchina in fiamme, cercando di spegnere l’incendio che avviluppava la carrozzeria.

Fu la questione di un attimo prima che una donna cadesse a terra, perdendo i sensi.

Non potevano sentire l’odore acre e pungente che si stava diffondendo velocemente nell’aria ma lo sguardo terrorizzato che si scambiarono bastò a far capire loro che stavano pensando tutti alla stessa cosa.

La prima dose di Alpha & Omega era appena stata rilasciata nell’aria.

 

Il rumore proveniente dalla strada sovrastava il clangore metallico delle spade che si scontravano rapidamente l’una contro l’altra, in una vorticosa danza.

Ra’s Al Ghul fronteggiava Nyssa ed Oliver insieme senza troppa fatica: parava ogni colpo ed attaccava con sempre più ferocia.

Oliver rischiò di farsi ferire un paio di volte, ma per fortuna riuscì ad evitare la lama con un movimento fulmineo.

Nyssa colpiva con rabbia ma i suoi affondi non andavano a segno la maggior parte delle volte: l’unica cosa che riuscì ad infierire fu un taglio sul braccio del padre, che sanguinò copiosamente senza che lui se ne curasse.

Poco dopo la donna venne disarmata e la sua arma cadde a terra, lontana da lei.

Oliver si abbatté su Ra’s ma lui afferrò la lama con la una mano, poco prima che questa tagliasse la sua gola.

Proprio come nel loro primo scontro, la testa del Demone scattò verso di lui, mirando al collo di Al-sah-him con un pugno.

Oliver precedette la sua mossa, allontanandosi abbastanza da schivare il suo colpo ma perse la spada, che Ra’s stringeva ancora nel palmo.

Arretrò ma c’era solo il vuoto dietro di lui: se avesse fatto ancora un passo sarebbe precipitato di sotto, in mezzo alla folla urlante.

Il capo della Lega puntò le due spade contro di loro: una verso la gola di Nyssa, l’altra verso quella di Oliver, facendo correre velocemente lo sguardo da un avversario all’altro.

“Forse ti ho sopravvalutato, Al-sah-him” disse mentre lo guardava negli occhi “Non sei così abile come avevo pensato”

“Non mi importa del tuo giudizio” ribatté lui con fermezza “L’unica cosa che voglio è salvare la mia città!”

“La tua città verrà distrutta, perché solo così potrai finalmente diventare il nuovo Ra’s Al Ghul”

“Io non diventerò mai come te, né prenderò il tuo posto a capo di un gruppo di assassini spietati!” disse scandendo ogni parola con determinazione.

“La profezia ti ha destinato a questa vita” gli ricordò “L’uomo che non morirà per mano della spada di Ra’s Al Ghul sarà destinato a diventare il nuovo Ra’s Al Ghul!”

“L’uomo che non muore per mano della spada di Ra’s Al Ghul sarà destinato ad uccidere Ra’s Al Ghul” rispose “Questa è l’unica profezia che si avverrà!”

“Se non accetterai di diventare il nuovo capo della Lega allora io ti ucciderò! E l’ultima cosa che vedrai sarà la tua città soccombere a malattia … e morte”

“Questo non accadrà mai!”

“Sta già accadendo!” aumentò la pressione della punta della spada sul suo collo, costringendo Oliver a retrocedere di mezzo passo “Guarda la tua città, Al-sah-him! Osserva il panico negli occhi della gente, guardali soccombere e morire fra atroci sofferenze e sappi che nessuno potrà mai salvarli!”

Oliver guardò verso il basso e quello che scorse tra quella calca di persone fu una scia, che serpeggiò veloce come un lampo.

Più rapida di un flash.

Poi tutto tornò alla normalità e il caos e la paura che serpeggiava fra le persone gli strinse il cuore in una morsa.

Uomini e donne cadevano a terra, svenendo, mentre un rivolo di sangue colava dalle loro bocche.

I loro occhi si chiudevano per l’ultima volta mentre le loro deboli voci gridavano aiuto, senza riceverne.

Vide una ragazza bionda correre per la strada e la riconobbe immediatamente: Felicity Smoak stava soccorrendo le persone, cercando di dare loro aiuto come poteva.

Il dolore che si diffuse in ogni cellula del suo corpo lo devastò, mentre sentiva le lacrime voler scendere dai suoi occhi.

Il solo pensiero che lei si trovasse lì, rischiando di essere contaminata dall’Alpha & Omega lo riempì di rabbia, facendolo scattare come una molla contro Ra’s.

Non gli importava cosa sarebbe successo, che cosa sarebbe rimasto di lui dopo quello scontro.

L’unica cosa di cui era sicuro era che non sarebbe rimasto nulla di Oliver Queen se Felicity fosse uscita dalla sua vita.

Una seconda esplosione rimbombò nell’aria, proveniente da sud e fu allora che capì che un’altra zona di Starling sarebbe caduta sotto l’Alpha & Omega.

L’unico compito che gli restava da portare a termine era uccidere Ra’s, a qualunque costo.

“Non vincerai, Ra’s” gli disse “Non questa volta”

“Sei così ingenuo, Al-sah-him”

“Non chiamarmi così!” disse con rabbia.

“Il tuo nome è Al-sah-him!”

“Il mio nome … è Oliver Queen!” urlò con tutta la forza di cui era capace.

 

 

 

Barry corse fuori dall’edificio cercando di fare il possibile per trovare gli altri punti della città in cui sarebbe esplosa la contaminazione dell’Alpha & Omega, mentre Felicity, John, Laurel e Malcolm lo seguivano per prestare soccorso a coloro che si trovavano in strada.

La scena che si presentò davanti ai loro occhi li paralizzò: la gente urlava impazzita, mentre scappava da coloro che cadevano a terra, con il sangue che colava dalle loro labbra.

Ovunque Felicity guardasse vedeva solo morte e distruzione, solo panico e disperazione.

Voleva urlare a coloro che erano lontani dall’auto di scappare, di mettersi in salvo, ma la voce le morì in gola.

Ordinò ai suoi muscoli di muoversi, di reagire a quella paralisi che sembrava averli colti.

Vide un bambino con lo sguardo perso e le lacrime agli occhi, a pochi metri da lei.

Corse verso di lui, prendendolo fra le braccia e portandolo al sicuro, lontano da quell’apocalisse che si abbatteva su Starling, senza alcuna pietà.

Notò Diggle correre a perdifiato verso la piazza, cercando anche lui di rendersi utile, mentre le persone continuava a cadere a terra, prive di sensi.

Decine e decine di uomini stesi sull’asfalto furono la prova tangibile del loro fallimento, della sconfitta che Ra’s stava infliggendo loro.

Odiava quell’uomo e odiava sé stessa per non essere riuscita a fermare quella catastrofe.

Vide una saetta passare al suo fianco, più rapida di un battito di ciglia e per un attimo si aggrappò a quella speranza che albergava nel fondo del suo cuore: Barry Allen.

Lui era l’ultima possibilità che avevano per contenere quella dilagante epidemia.

Alzò lo sguardo al cielo quando un rumore attirò la sua attenzione: Ray, avvolto nella sua tuta ATOM stava sorvolando la città, cercando di capire dove fosse più necessario il suo aiuto.

Fu quando lo vide indugiare sopra un palazzo in fondo alla strada che vide quello che stava succedendo.

Strizzò gli occhi, cercando di vedere meglio fin laggiù: tre figure indistinte si muovevano rapidamente, come se stessero combattendo l’una contro l’altra.

Non poteva sapere di chi si trattasse ma il suo cuore fece una capriola nel petto, suggerendole che lassù poteva esserci il suo Oliver Queen, impegnato a battersi per la salvezza della loro città.

 “No, no, no, no, no, no!” la voce terrorizzata di Diggle attirò la sua attenzione.

Lo guardò e fu allora che capì che cosa lo avesse spaventato a tal punto: un uomo vestito di scuro, a pochi passi da lei, lasciò cadere quello che stava tenendo stretto in pugno.

Una piccola fiala, simile a quella che Ra’s aveva mostrato loro a Nanda Parbat, scivolò dalle sue dita precipitando inesorabilmente verso il basso.

Lei rimase pietrificata mentre teneva lo sguardo incollato a quella piccola boccetta che cadeva tintinnando sui gradini in pietra, quelli della scalinata che dividevano la parte bassa della piazza dalla zona alta.

La fiala rotolò verso di lei e Felicity giurò di averla vista infrangersi ai suoi piedi, un millisecondo prima di incrociare lo sguardo terrorizzato di Dig.

Lo vide muoversi al rallentatore, correndo verso di lei, nel disperato tentativo di salvarla da quei vapori che si stavano levando nell’aria, fino a raggiungere le sue narici.

L’odore pungente dell’Alpha & Omega la investì con tutta la sua rivoltante intensità mentre chiudeva gli occhi e il cuore batteva come un tamburo contro le sue costole, come a volerle uscire dal petto.

Sentì una folata di vento e una frazione di secondo più tardi riaprì gli occhi, trovandosi ad un centinaio di metri dalla piazza.

Riconobbe l’abbraccio protettivo di Barry e la consistenza del suo costume rosso sotto i polpastrelli. Si rese conto di essersi aggrappata a lui e di aver trattenuto il respiro, mentre il suo cuore non accennava a rallentare la sua folle corsa.

“Grazie” sospirò, prima che Barry ripartisse come un fulmine tra le vie di Starling.

 

 

Il mio nome è Oliver Queen!

La sua voce rimbombava ancora nell’aria intorno a loro e quelle parole riecheggiavano nelle orecchie dell’uomo che le aveva appena pronunciate.

In quello stesso istante un raggio di luce azzurra colpì la mano di Ra’s Al Ghul che teneva stretta la spada di Oliver.

Ray Palmer volava sopra di loro, dando libero sfogo alle armi tecnologiche della sua super tuta.

La presa della testa del Demone venne meno, mentre il dolore s’irradiava nelle sue dita, e la spada scivolò velocemente verso il basso.

Oliver l’afferrò al volo, impugnando con forza l’elsa.

Colpì con rabbia, cogliendo il suo avversario alla sprovvista.

Ra’s riuscì a parare per un soffio il colpo con l’altra spada ma presto cedette sotto i continui affondi di Oliver.

Arretrò fino a raggiungere l’altro cornicione del tetto, muovendosi rapidamente per non perdere l’equilibrio e cadere nel vuoto.

Il clangore delle spade che si scontravano riempì l’aria, mentre scintille scaturivano dallo scontro delle loro lame.

I loro sguardi s’incatenarono mentre i loro corpi erano separati solo dall’intreccio delle loro armi, all’altezza del viso.

Ra’s spinse con forza contro di lui, aiutandosi con il peso del suo corpo per sbilanciare all’indietro il suo avversario.

Oliver perse l’equilibrio rischiando di cadere.

Scattò per evitare l’affondo del Demone diretto all’addome e si allontanò da lui con una capriola.

Si rialzò in piedi, abbastanza velocemente da imprimere tutta la forza necessaria per far volare in aria la spada di Ra's.

E nell’istante in cui vide l’espressione stupita dipingere il volto del suo avversario, Oliver affondò con decisione la lama nel suo petto, all’altezza del cuore.

Il sangue di Ra’s macchiò l’impugnatura dell’arma e tinse di scarlatto le dita di Oliver, mentre cadeva in ginocchio di fronte a lui.

Oliver estrasse la spada con un unico fluido movimento mentre la vita abbandonava il corpo di Ra’s, rendendo vitrei i suoi occhi.

Nyssa corse verso di loro, mentre il cuore bruciava nel petto come una ferita cosparsa di sale.

Deglutì, ricacciando indietro quel dolore che non pensava avrebbe potuto provare.

Suo padre era un mostro e la sua morte avrebbe migliorato la vita di ogni uomo sulla faccia della terra, ma in quel momento lei non riusciva ad impedire al suo cuore di sanguinare.

Gli occhi le si fecero lucidi ma nessuna lacrima solcò il suo viso.

E quando la vita di Ra’s Al Ghul terminò con un rantolo, il dolore di Nyssa vibrò nell’aria, come il suono metallico della spada di Oliver che cadeva sul cemento, per poi spegnersi nel buio della sera.

 

 

Barry tornò dai suoi amici sfrecciando, portando buone notizie.

Aveva rintracciato e reso inoffensive le altre dosi di Alpha & Omega in giro per la città, limitando i danni dell’arma biologica.

Felicity sospirò di sollievo mentre si guardava intorno, cercando di stimare quante persone innocenti avessero pagato il prezzo più alto.

John le si avvicinò abbracciandola, ringraziando poi Barry per aver salvato Felicity da quella dose di Alpha & Omega che l’avrebbe sicuramente uccisa.

Ray Palmer atterrò accanto a loro, sorridendo.

“Felicity” la chiamò, sapendo che quello che stava per dirle l’avrebbe resa felice.

Quando lei si voltò a guardarlo lui continuò a sorridere, avvicinandosi a lei e abbracciandola: “C’è una cosa che devi vedere”

Non le diede il tempo di rispondere che partì come un razzo, volando alto nel cielo.

Felicity rimase frastornata da quel passaggio inaspettato.

Palmer atterrò sul tetto di quel palazzo in fondo alla strada, per poi sparire di nuovo, lasciandola sola.

Per un attimo credé di sognare: Oliver Queen stava di fronte a lei, guardandola negli occhi.

Steso a terra c’erano tre cadaveri: due uomini della Lega e Ra’s Al Ghul.

Cercò di non vomitare davanti a quello scempio, mentre sentiva lo stomaco contorcersi.

Si concentrò sul viso dell’uomo di fronte a sé, ancora incredula.

Chiuse gli occhi, sperando di vederlo ancora lì, una volta riaperti.

“Oliver …” il suo sussurro dolce giunse all’orecchie di Oliver, leggero come un soffio di vento.

Corse verso di lui, come spinta da una forza invisibile e si tuffò tra le sue braccia, pronte ad accoglierla in un abbraccio.

“Felicity” lui la strinse a sé, lasciando un bacio sui suoi capelli, mentre il cuore batteva forte dentro il suo petto.

“Sei davvero qui?” chiese mentre le lacrime bagnavano il suo viso “Credevo che non ti avrei più rivisto”

“Sono qui, Felicity” la rassicurò guardandola negli occhi e accarezzando il suo viso “È tutto finito, ormai”

Lo abbracciò ancora, lasciandosi cullare dalle sue carezze e dai movimenti dolci e rassicuranti delle sue mani sulla sua schiena.

Nyssa sorrise, guardando intenerita quella scena, prima di imboccare le scale che conducevano nel sottotetto.

 

 

 

Erano tornati nell’edificio della Palmer Technologies quando ormai la sera aveva ceduto il posto alla notte fonda.

Ognuno aveva riaccolto Oliver a modo suo, ma tutti furono felici di sapere che Ra’s Al Ghul era definitivamente un capitolo chiuso della loro vita.

Oliver raccontò loro quanto era successo ma la notizia del matrimonio tra lui e Nyssa non fu ben accolta, soprattutto da Felicity.

Quando tutti andarono a casa a riposare dopo quella estenuante giornata, solo Oliver e Felicity rimasero nell’ufficio, illuminato debolmente dalla luce della luna che filtrava dalle grandi vetrate.

“Nyssa sembra felice” disse lei a bassa voce, rompendo quel silenzio imbarazzante che si era venuto a creare, mentre gesticolava nervosamente con le mani “Siete in luna di miele?”

Oliver deglutì mentre cercava il suo sguardo per incatenarlo al proprio.

Si sentiva così in colpa per quanto era successo che quando vide i suoi occhi lucidi credé di impazzire.

Felicity attese mentre il cuore le batteva nel petto, facendo male ad ogni respiro. Il solo pensiero di Oliver sposato con un’altra donna le annodava lo stomaco e le faceva venir voglia di piangere.

“Felicity …” la sua voce dolce, ridotta a poco più di un sussurro, richiamò la sua attenzione “Ti ricordi quello che ti ho detto, nella cella, vero?”

“Mi hai detto così tante cose che non so a cosa ti riferisci. E non so nemmeno quante di quelle fossero vere, visto che hai mentito a tutti quanti pur di farci credere che ti fossi alleato con Ra’s Al Ghul” disse dura, sostenendo il suo sguardo.

“Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto, Felicity” si scusò mortificato “Se ci fosse stato un altro modo, se avessi potuto percorrere un’altra strada senza mettervi in pericolo lo avrei fatto. Non c’è mai stato nulla di più doloroso per me che mentirti in questo ultimo mese, ma ho dovuto farlo”

Lei incrociò le braccia al petto mentre ripensava a tutte quelle bugie che lui le aveva detto pur di salvare la copertura con Ra’s.

In fondo sapeva che non c’erano molte possibilità di scelta quando si parlava della testa del Demone ma quelle menzogne facevano ugualmente male, come un pugno nello stomaco.

“Tutto quello che ti ho detto in quella cella, è vero” puntualizzò.

Lo vide avvicinarsi a lei, senza staccare gli occhi dai suoi, fino a che le sue labbra sfiorarono il lobo del suo orecchio, facendola tremare.

“Non ho mai voluto sposare Nyssa perché già so chi vorrei davvero, per il resto della vita” sussurrò al suo orecchio “voglio quella ragazza che sa emozionarmi con un solo sorriso, quella ragazza il cui nome stesso significa felicità, l’unica che è davvero capace di farmi sentire a casa”

Il cuore di Felicity perse un battito mentre il suo cervello elaborava quelle parole sussurrate al suo orecchio e un brivido percorreva la sua schiena.

Quando lui si allontanò da lei per guardarla negli occhi, Felicity pensò di sognare: presto si sarebbe risvegliata ed avrebbe realizzato che Oliver era ancora a Nanda Parbat, non lì davanti a lei con quel meraviglioso sorriso che le faceva battere forte il cuore.

“Voglio farti una proposta, ora che è tutto finito” le annunciò senza staccare lo sguardo dal viso della donna “Vorrei vivere davvero la mia luna di miele, ma non con la donna che sono stato obbligato a sposare. Voglio passare un po’ di tempo con te, lontano da Starling City, dai problemi della Lega, dalla questione di Arrow … per una volta voglio essere semplicemente Oliver e concedermi un po’ di quella felicità che per tanto mi sono negato. E se tu sarai con me allora io … io sarò l’uomo più fortunato del mondo per i prossimi giorni”

Felicity rimase spiazzata da quella richiesta e per un attimo non seppe che cosa dire.

“Mi stai chiedendo di …”

“Ti sto chiedendo di andare ovunque tu voglia, per un paio di giorni, io e te insieme” disse al posto suo “soltanto noi due”

Lo vide torturarsi il labbro inferiore con i denti mentre i suoi occhi azzurri brillavano di speranza e aspettativa.

Non avrebbe mai voluto essere motivo di delusione per quello sguardo.

“Ovunque io voglia?” domandò.

Lui annuì sorridendo, mentre Felicity si alzava in punta di piedi per raggiungere il suo orecchio.

“Non dovresti fare certe proposte visto che sei un uomo sposato ma …” bisbigliò al suo orecchio, sottolineando la parola sposato “… accetto molto volentieri”

Si allontanò da lui superandolo e dirigendosi verso la porta a vetri dell'ufficio, quando la voce di Oliver la richiamò.

“Dove vorresti andare?” chiese, felice che lei avesse accettato.

“Stupiscimi” gli rispose mentre i suoi occhi brillavano d’entusiasmo, per poi sparire verso l’uscita.

 

 

Il mattino seguente qualcuno bussò alla sua porta.

Felicity, già pronta per partire, corse ad aprire trovandosi di fronte l’unica persona che avrebbe voluto vedere per un paio di giorni.

“Entra pure” gli disse facendolo accomodare “prendo le mie cose e sono pronta”

Si voltò, diretta nella sua camera per prendere la valigia che aveva preparato con cura quella stessa mattina ma venne trattenuta.

Oliver la bloccò per il polso attirandola gentilmente a sé.

“Che cosa …” non fece in tempo ad esprimere la sua perplessità che si trovò il viso dell’uomo ad un soffio dal suo e quella vicinanza le fece morire la voce in gola.

“Ieri sera te ne sei andata prima che potessi fare ciò che volevo” le disse, a pochi centimetri dalle sue labbra.

Non le diede nemmeno il tempo di replicare: fece incontrare le loro labbra dando vita ad un lungo ed intenso bacio.

“Mi era mancato così tanto” sussurrò mentre sfiorava ancora la sua bocca con gentilezza, senza stancarsi del sapore che avevano le sue labbra.

Felicity sorrise nel bacio mentre allacciava le sue braccia intorno al suo collo, approfondendo il contatto e stringendo fra le dita i suoi corti e soffici capelli.

Quello che era iniziato come un semplice ed innocente contatto si trasformò in un bacio infuocato, a cui nessuno dei due riusciva a mettere fine.

Felicity gemette quando sentì la bocca di Oliver abbandonare la sua per scendere sul suo collo, stuzzicando la sua pelle sensibile con lingua e denti.

Le sue mani calde scesero dal suo viso, percorrendo il suo corpo ed indugiando sui fianchi per un lungo istante.

“Se continuiamo così …” la sua voce era poco più che un flebile sussurro, incrinata dal piacere che si diffondeva a poco a poco nel suo corpo “… faremo tardi”

“Non so te, ma io non ho alcuna fretta” le rispose mordendo dolcemente il lobo del suo orecchio, mentre la voce calda s’infrangeva sul suo collo.

Questa volta fu lei a catturare le sue labbra per un altro bacio mentre Oliver afferrava il bordo della maglietta che indossava e lo sollevava lentamente.

Infilò le mani al di sotto della stoffa e accarezzò il suo ventre con le mani calde, per poi liberarsi completamente di quella t-shirt.

Non passò molto tempo prima che anche lui si trovasse a torso nudo, mentre si muovevano lentamente verso la camera da letto.

I loro movimenti erano piuttosto impacciati visto che erano troppo presi l’uno dal corpo dell’altro per prestare attenzione a dove stavano andando.

Sbatterono contro lo stipite della porta ma nessuno dei due si lamentò per la botta, ancora decisamente impegnati a spogliarsi a vicenda.

Quando non rimase più molta stoffa a coprire i loro corpi si staccarono, giusto il tempo necessario per liberare il letto dalla valigia di Felicity, abbandonata sul materasso.

Felicity si lasciò cadere all’indietro mentre Oliver si posizionava sopra di ei, intrappolandola nel suo abbraccio.

Quando chinò il capo verso il viso di lei, la bocca di Felicity era già pronta ad accogliere la sua lingua che la esplorò con irruenza e devozione.

Si aggrappò alle sue spalle mentre lui scendeva con la bocca sul suo petto, giocando con i suoi seni e facendola eccitare ad ogni bacio.

Oliver poteva sentire il battito accelerato di Felicity proprio sotto le sue labbra: la baciò sul seno sinistro, nell’esatto punto in cui sentiva più forte il suo battito attraverso la pelle morbida e liscia.

Felicity lo accolse dentro di sé con un gemito, mentre chiudeva gli occhi e godeva di quella meravigliosa sensazione che era sentirsi uniti come una cosa sola.

Non seppe quanto tempo rimasero tra quelle lenzuola, a coccolarsi a vicenda come una coppia qualunque, con dolcezza.

Si addormentarono abbracciati e si risvegliarono qualche ora dopo, ancora stretti l’uno all’atro.

Quando si rivestirono e partirono finalmente per la loro vacanza era già pomeriggio.

“Da quando possiedi una Porsche?” domandò stupita Felicity, nel vedere la costosa auto sportiva parcheggiata sotto casa sua.

“Da un po’, in realtà” le confessò mentre caricava il bagaglio della donna “Era di mio padre e quando anche mia madre è morta l’ho ereditata. Né io né Thea l’abbiamo usata per tutto questo tempo e ieri mi sono detto che forse era il momento giusto per tirarla fuori dal garage”

Felicity lo guardò, sperando che la sua domanda non l’avesse incupito facendogli pensare ai suoi genitori.

Il sorriso che trovò sul suo viso le fece capire che era felice, nonostante quel velo di malinconia che era sempre presente nei suoi occhi quando parlava dei suoi genitori.

“Allora dove mi porti?” domandò quando salirono in auto.

“È una sorpresa” le rispose sorridendo.

 

 

Erano in viaggio da un po’ di ore ormai ed il giorno si stava preparando a lasciare il suo posto alla notte.

Oliver si voltò a guardare Felicity che da qualche minuto era silenziosa, lo sguardo perso ad osservare il cielo.

Accostò in un piccolo spiazzo a lato della strada panoramica che stavano percorrendo e la ragazza parve destarsi dai suoi pensieri.

“Perché ci fermiamo?” chiese.

“C’è una cosa che devo fare” le disse scendendo dall’auto e sfilandosi gli occhiali da sole che indossava.

Le aprì la portiera e la fece scendere a sua volta, per poi prenderla per mano ed avvicinarsi al guard-rail che delimitava lo spiazzo.

Il tramonto del sole all’orizzonte tingeva il cielo d’arancio con sprazzi di rosso porpora e riflessi dorati, proprio davanti ai loro occhi.

“È bellissimo” commentò lei estasiata “ma ancora non capisco perché ci siamo fermati”

“Per vedere il tramonto” le disse, abbassando lo sguardo poco dopo.

“So riconoscere quando dici una bugia” gli rispose sicura di sé, per poi correggersi “O almeno credo, a parte la storia di Ra’s e …”

“Shh” la zittì, posandole un dito sulle labbra “Hai ragione: non è per questo che ci siamo fermati. C’è una cosa che devo dirti”

Il suo sguardo improvvisamente serio e profondo la fece preoccupare.

“Che cosa succede?” domandò, impaurita da quello che avrebbe potuto dirle “Non dirmi che c’è un’altra minaccia di morte che pende sulle nostre teste, per favore. Non sopporterei tutta questa situazione un’altra volta né potrei …”

“No, nulla di tutto ciò” la rassicurò interrompendola, prima che la sua parlantina fluente ed inarrestabile prendesse il sopravvento.

“Per fortuna” si tranquillizzò “Allora per quale motivo sei così serio ed agitato?”

“Non sono agitato” disse ma lo sguardo di Felicity lo obbligò ad arrendersi di fronte alla realtà.

“D’accordo, sono un po’ nervoso” ammise “È solo che … ho paura di quale potrebbe essere la tua reazione”

“Davvero?”

Ora sì che Felicity era curiosa di sapere di cosa si trattasse.

“Sai che non sono esattamente il tipo di persona che parla apertamente dei sentimenti che prova e …” si fermò, cercando di raccogliere le idee “questa cosa che voglio dirti forse ti sembrerà avventata, forse è una delle pazzie che più grandi che io abbia mai fatto e sicuramente è troppo presto ma … con la vita che faccio, con la vita che conduciamo, temo che non ci sarà mai un momento adatto, perciò tanto vale farlo adesso”

“Oliver, che cosa stai cercando di dirmi?” domandò a metà tra l’agitato e il divertito.

“Quello che voglio dirti è che sono cambiato. Le parole che ho pronunciato quel giorno in ospedale, dopo il nostro unico appuntamento, non valgono più.

La questione di Ra’s, le vicende legate alla Lega, mi hanno fatto capire che voglio di più dalla vita, voglio essere Oliver Queen e non solo Arrow. Ed Oliver Queen ha sempre e solo desiderato una cosa dalla vita: essere felice, al tuo fianco” la guardò negli occhi, cercando di capire cosa lei stesse pensando in quel momento “Voglio impegnarmi, voglio far funzionare questa storia, voglio potermi addormentare accanto a te tutte le notti e svegliarmi al tuo fianco ogni mattina. Voglio che tu sappia che puoi contare su di me, che farò qualunque cosa per proteggerti e per avere un futuro insieme. E questo …” tirò fuori una piccola scatola dalla tasca dei pantaloni, rigirandola nervosamente tra le dita “… questo vuole essere la prova evidente e tangibile che mi sto impegnando per noi due, voglio che sia ciò che ti ricordi che ti amo più di ogni altra cosa, anche quando perderò il senno e la mia testardaggine mi farà fare qualcosa di incredibilmente stupido”

Felicity prese un lungo respiro mentre guardava Oliver negli occhi, incredula per quelle parole che le stava dicendo.

“Non devi rispondermi subito. Avremo parecchio tempo per capire se tutto questo potrà mai funzionare, nel nostro mondo fatto di criminali e notti insonni, ma non potevo aspettare oltre a chiedertelo. Quindi” si inginocchiò di fronte a lei, sulla ghiaia che ricopriva lo spiazzo e che ora gli pungeva fastidiosamente il ginocchio, attraverso la stoffa dei pantaloni “Felicity Megan Smoak, in un futuro più o meno lontano, vorrai mai sposarmi?”

Lei guardò quell’anello che teneva stretto tra le dita, luccicante sotto i riflessi del sole al tramonto, mentre sentiva le lacrime invaderle gli occhi.

Si abbassò a sua volta e lo abbracciò, le braccia strette intorno al suo collo, mentre posava la testa sulla sua spalla e lasciava che le lacrime cadessero copiose dai suoi occhi.

Pianse.

Pianse per averlo perso e poi ritrovato, pianse per aver creduto che Ra’s lo avesse trasformato in un altro uomo per poi accorgersi che in realtà lui non l’aveva mai abbandonata.

Pianse per quelle parole che le avevano fatto battere forte il cuore e per quell’amore che esplodeva nel suo petto, per l’occasione di felicità che Oliver aveva deciso di vivere insieme a lei.

Oliver la tenne stretta a sé senza sapere che cosa dire.

Le accarezzò i capelli mentre respirava il suo profumo ed attendeva una qualunque risposta.

Quando il suo pianto si calmò, Felicity sciolse il loro abbraccio e sorrise, incrociando quegli occhi limpidi come il mare.

Annuì poiché la voce sembrava non voler uscire dalla sua gola, non prima di un paio di profondi respiri.

“Sì” riuscì finalmente a dire, con gioia ed entusiasmo “Sì, voglio sposarti, in un futuro non troppo lontano”

Il viso di Oliver si distese in un sorriso sincero mentre asciugava con i polpastrelli le lacrime sulle guance della donna.

Cercò la sua mano e le infilò l’anello al dito, per poi stringerla forte fra le sue.

“Ti amo” le disse, e lei non ebbe bisogno di sapere nient’altro.

Note: E siamo giunti alla conclusione anche di questa storia!

Volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito pazientemente ogni capitolo: grazie davvero, di cuore!

Spero che questa fine sia di vostro gradimento ;)

Buon season finale a tutti quanti! A presto!

   
 
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