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Autore: Frava    14/05/2015    5 recensioni
[...]Non c'è tempo per discutere- la interruppe Harry, secco. - Prendete anche questi...- e ficcò i calzini in mano a Ron.
- Grazie- rispose Ron. – Ehm...perché mi servono dei calzini?-
- Ti serve quello che c'è dentro, è la Felix Felicis. Dividetela tra voi e Ginny. Salutatemela da parte mia. E' meglio che vada, Silente mi sta aspettando..-
-No!- esclamò Hermione, mentre Ron, intimorito, toglieva la bottiglietta di pozione dorata dai calzini. - Noi non la vogliamo, prendila tu, chissà che cosa dovrai affrontare...-
- Io sarò con Silente- ribatté Harry.- Voglio essere sicuro che voi stiate bene…non fare quella faccia, Hermione, ci vediamo più tardi..-
E se ne andò, attraversando di corsa il buco del ritratto, diretto alla Sala d'Ingresso. [...]
Missing Moment del sesto libro.
Storia partecipante al contest Harry Potter e le 5 W, indetto da rhys89 sul forum di EFP
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Luna Lovegood, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Storia partecipante al contest Harry Potter e le 5 W, indetto da rhys89 sul forum di EFP.

Nickname: Frava
Titolo della storia: La battaglia della Torre di Astronomia
Who? Ron Weasley
What? Leggere qualcosa su “La gazzetta del Profeta” (o “Il settimanale delle streghe” o “Il cavillo”).
Where? Nei pressi del lago.
When? Nel periodo tra la fine degli esami e il rientro a casa.
Why? Il volto tormentato di [Black] si aprì nel primo vero sorriso che [Harry] vi avesse scorto finora. (“Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”).
Avvertimenti: Nessuno.
Rating: Giallo.
Genere: Avventura, introspettivo, romantico.
Localizzazione: Credo che dal titolo sia chiaro xD Comunque è  un missing moment del sesto libro
Pairing: Ron/Hermione
Intro: Non c'è tempo per discutere- la interruppe Harry, secco. - Prendete anche questi...- e ficcò i calzini in mano a Ron.
- Grazie- rispose Ron. – Ehm...perché mi servono dei calzini?-
- Ti serve quello che c'è dentro, è la Felix Felicis. Dividetela tra voi e Ginny. Salutatemela da parte mia. E' meglio che vada, Silente mi sta aspettando..-
-No!- esclamò Hermione, mentre Ron, intimorito, toglieva la bottiglietta di pozione dorata dai calzini. - Noi non la vogliamo, prendila tu, chissà che cosa dovrai affrontare...-
- Io sarò con Silente- ribatté Harry.- Voglio essere sicuro che voi stiate bene…non fare quella faccia, Hermione, ci vediamo più tardi..-
E se ne andò, attraversando di corsa il buco del ritratto, diretto alla Sala d'Ingresso.
 
Note: Gli ultimi capitoli di Australia sono un parto complicato ( a chi interessa, qui il link :) 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2836194&i=1 ) e so di essere assente da EFP da un tempo immemore ma volevo che gli ultimi capitoli fossero belli, avvincenti e non avevo voglia di pubblicarli tanto per. Prometto che li finirò il prima possibile, ma intanto ( e nell'attesa) , dato che  non riuscivo a starmene buonina buonina senza scrivere nulla ho pubblicato questa  One-shot (Non  dovrete aspettare i miei immensi tempi di aggiornamento per un nuovo capitolo, che fortuna eh? ahah) Mi è stata ispirata da questo contest ( Sopra il titolo ) che subito ha attivato gli ingranaggi nel mio cervello...spero in positivo, me lo direte voi se riuscirete a finire di leggere questa interminabile storia :D Avrei tante di quelle note da fare che, devo dire la verità, non ricordo nemmeno più. Prima di tutto vorrei dirvi che ho cercato il più possibile di essere fedele ai libri, ho riletto i passi più volte per cercare di creare un Missing Moment più verosimile possibile, tentanto di mantenere uno stile simile a quello della Rowling ( bhè ci ho provato, se ci fossi riuscita non sarei qui e sarei già una scrittrice famosa:P). Per quanto riguarda la faccenda dei galeoni ( quelli usati dall'ES) non ricordavo se fosse solo quello di Harry ad  attivare gli altri ma mi serviva per lo svolgimento della trama per cui, non voletemene a male se non è così. ( Ma correggetemi se sbaglio! Magari non l'ho notato nei libri). Un' ultima cosa, la parte finale è stata quella più difficile perchè temevo che i personaggi potessero essere non IC... Ron è un amico fedele, profondamente buono ma ho immaginato che potesse essersi sentito geloso e frustrato nei confronti di Harry. Anche perchè non credo che i pensieri usciti dal medaglione di Serpeverde si siano creati in una notte, ma sarà stato un processo piuttosto lungo. Comunque mi auguro che le mie paure siano infondate. So che Ginny ed Harry si lasciano alla fine del libro ma Ron ancora non lo sa ancora quindi se sembra poco chiaro ve lo anticipo :) 
Allora dopo queste mie parole inutili vi avverto, la storia è un po' lunghetta ( anche se mi auguro si legga rapidamente) per cui : fate un bel respiro, stropicciatevi gli occhi e buona lettura!

 
 
 
 La battaglia della Torre di Astronomia.
 




Seduto nella solita poltrona di fianco al camino, Ron sfogliava divertito il Cavillo ridacchiando, di quando in quando, a qualche notizia particolarmente buffa.
-Mi chiedo come faccia il padre di Luna a trovare delle notizie tanto strambe- chiese allegro, socchiudendo la rivista.
-Lui non le trova, Ron. Le inventa- aggiunse Hermione, in tono piatto, continuando a scrivere sulla pergamena che teneva poggiata sulle ginocchia; borbottò un incantesimo a mezza voce e l’ultima riga si cancellò per l’ennesima volta.
- Ma che stai combinando? È la centesima volta che riscrivi quel papiro- le fece notare, mettendo con poca cura il giornale nella cartella.
-Non. Riesco. A. tradurre. Una. Runa- borbottò tra i denti tra un colpo di bacchetta ed un altro: la parola comparve per un istante per poi sparire miseramente un momento dopo. Hermione sembrava più esaurita del solito.
- La Professoressa Babbling  ha spiegato che in questo caso andrebbe tradotta molto letteralmente eppure non ha senso in relazione al contesto. E poi questa, guarda, a te cosa sembra? Io trovo sia un Quintaped eppure sono un po’ indecisa-
Ron guardò allucinato la pergamena che gli stava mostrando, non vedendo altro che una strana macchia di inchiostro. Come mai le persone decidessero di propria spontanea volontà di studiare le Antiche Rune, ancora gli era poco chiaro.
-Francamente, non ci capisco un accidente- constatò con onestà, stringendosi nelle spalle.
Ron la sentì mormorare qualcosa di non troppo lusinghiero, ma non se ne preoccupò particolarmente: fin quando non lo tartassava per fare i suoi, di compiti, andava tutto bene.
Si stiracchiò, sbadigliando sonoramente, sprofondando nei cuscini e osservando placidamente lo scoppiettare del fuoco. Anche Grattastinchi parve apprezzare l’idea tanto che gli saltò in grembo, acciambellandosi sulle sue ginocchia in ricerca di attenzioni; gli grattò debolmente il pelo tra le orecchie, mentre Hermione riponeva la piuma nella borsa e incominciava a ripetere sottovoce quello che aveva scritto.
Era bello, pensò Ron, stare così e godersi gli ultimi giorni di scuola; ed era ancora meglio essere ritornati a parlare con Hermione e non solo perché faceva i suoi compiti. Era certo che ormai qualcosa fosse cambiato nel loro rapporto, anche se non era troppo disposto ad ammetterlo… soprattutto ad alta voce.
Come se gli stesse leggendo la mente, Hermione  alzò improvvisamente gli occhi verso di lui. Gli mandò una strana occhiata e Ron ebbe il serio dubbio che Hermione praticasse la Legilimanzia; poi si accorse che aveva passato gli ultimi dieci minuti a fissarla e arrossì miseramente. Stranamente divertita, Hermione scosse la testa sorridente e lui si ritrovò a risponderle con una degna faccia da ebete.
Con imbarazzo, abbandonò la testa contro la spalliera della poltrona: se solo fosse stato tutto diverso, se solo avesse trovato un po’ di coraggio…
Sconsolato, sbuffò avvilito e tornò a contemplare il camino.
“Forse è giusto così” si ripeté più per convincersi che per altro, mentre le palpebre si facevano pesanti. Si accontentò di stare lì ad ascoltare il mormorio delle sue parole, il crepitio delle fiamme, le fusa di Grattastinchi e inconsciamente chiuse gli occhi, la stanza che sembrava diventare sempre più lontana mentre i suoi desideri prendevano forma almeno nella sua testa…

Fu però  Grattastinchi a riportarlo crudelmente alla realtà quando soffiò rabbiosamente conficcandogli le unghie nelle cosce; Ron imprecò quasi cascando dalla sedia e si guardò intorno allarmato: notò appena Harry che aveva fatto irruzione nella Sala Comune e si dirigeva di corsa verso di loro.
-Che cosa vuole Silente?- Chiese Hermione agitata, i compiti che le erano scivolati dalle mani per lo spavento – Harry tutto a posto?-
-Sto bene- rispose asciutto oltrepassandoli di corsa e sfrecciando verso il loro dormitorio.
-Che accidenti sta succendendo?- borbottò Ron mentre cercava di tornare ad una posizione decente. Hermione, che esibiva un’espressione sconvolta, rimase ammutolita e  fu per la prima volta incapace di dargli una risposta.  Rimase altrettanto silenziosa finché Harry si precipitò da loro armato di un paio di calzini e la Mappa del Malandrino. Lo guardarono esterrefatti.
-Non ho molto tempo- ansimò lui - Silente crede che sia venuto a prendere il Mantello dell’Invisibilità. Ha trovato un Horcrux e mi ha chiesto di accompagnarlo-
-Cosa?- lo interruppe Ron spaventato.
-Harry è pericoloso!- strillò Hermione isterica. Ma Harry sovrastò entrambi, continuando a parlare a voce più alta. - A molti chilometri da qui c’è una caverna sulla costa, quella in cui Riddle terrorizzò i due bambini dell’orfanotrofio e Silente ritiene che uno degli Horcrux dovrebbe trovarsi là-
Ron lo guardò a bocca aperta, incredulo. – Accidenti amico, ma come…come… Insomma ma ne è sicuro?-
-Silente ha dei dubbi, ma credo l’ abbia detto più per modestia che … che c’è?- sbottò nervoso verso Hermione che aveva iniziato a tirargli la manica della maglietta con una certa insistenza.
-Harry non puoi andare! Io non credo che il Professor Silente sia stato così irragionevole da chiederti di seguirlo, per cui…-
- Non sono stato io ad insistere!- borbottò irato. Guardò con impazienza verso la porta, tentando di rimanere calmo, e poi continuò decisamente più tranquillo.
-In ogni caso, capite cosa vuol dire? Silente non sarà qui stanotte, quindi Malfoy avrà un’ottima possibilità di tentare qualunque cosa abbia in mente-
- Ma…-
- Harry…-
-No, ascoltatemi!- sibilò nuovamente spazientito. –So che era Malfoy quello che festeggiava nella Stanza delle Necessità. Ecco…- Ficcò in mano a Hermione la Mappa del Malandrino. – Dovete sorvegliarlo, lui e anche Piton. Usate chiunque altro riusciate a mettere insieme dell’ES. Hermione, quei galeoni per comunicare funzionano ancora, giusto? Silente dice che ha imposto alla scuola una protezione supplementare, ma se Piton è coinvolto saprà di quale protezione si tratta e come evitarla…però non si aspetta che tutti voi stiate in guardia, no?-
-Harry…- cominciò Hermione, gli occhi dilatati dalla paura. Ron la guardò ed era certo che sul suo viso ci fosse la stessa espressione attonita.
-Non c'è tempo per discutere- la interruppe Harry, secco. - Prendete anche questi...- e ficcò i calzini in mano a Ron. Guardò alternativamente la propria mano ed Harry, ritenendo sempre più probabile che il suo amico si stesse bevendo il cervello.
- Grazie- rispose  perplesso. – Ehm...perché mi servono dei calzini?-
- Ti serve quello che c'è dentro, è la Felix Felicis. Dividetela tra voi e Ginny. Salutatemela da parte mia. E' meglio che vada, Silente mi sta aspettando...-
-No!- esclamò Hermione, mentre Ron, intimorito, toglieva la bottiglietta di pozione dorata dai calzini. - Noi non la vogliamo, prendila tu, chissà che cosa dovrai affrontare...-
- Io sarò con Silente- ribatté Harry.- Voglio essere sicuro che voi stiate bene…non fare quella faccia, Hermione, ci vediamo più tardi...-
E se ne andò, attraversando di corsa il buco del ritratto, diretto alla Sala d'Ingresso.

Ron e Hermione fissarono come imbambolati il retro del quadro che era tornato al solito posto; per un momento ebbero l’impressione che Harry sarebbe tornato indietro, che sarebbe rientrato sorridente e un po’ imbarazzato,  annunciando loro che quello era solamente uno scherzo di cattivo gusto, e che andava tutto bene. Ma la voce maschile che udirono dall’altra parte non era quella di Harry e i capelli castani che spuntarono dal buco non erano decisamente i suoi: Jimmy Peakes e Ritchie Coote varcarono l’ingresso con le facce allegre, salutandoli e dando loro la buonanotte.
Ron li salutò meccanicamente e così fece Hermione. Stettero in silenzio per qualche minuto mentre la testa parve sul punto di scoppiargli; se Harry era davvero andato via con Silente a cercare quell’ Horcrux, allora toccava a loro controllare la scuola e fermare Malfoy prima che combinasse qualche guaio. Sempre che Harry avesse avuto ragione e non fosse stata semplicemente una sua fissa... Eppure aveva dato loro la Felix Felicis e quindi doveva essere davvero convinto di quello che pensava, oppure si sentiva semplicemente al sicuro con Silente e non aveva bisogno di aiuti supplementari.
Si portò una mano alla testa scompigliandosi nervosamente i capelli, l’altra mano che stringeva la bottiglietta dorata. Qualsiasi cosa stesse succedendo, che Harry avesse ragione o meno, avevano bisogno di darsi una mossa perché a quanto pare erano tutti in pericolo.
-Ginny…- mormorò rauco Ron, non distogliendo lo sguardo dal punto in cui era appena sparito Harry e da cui erano comparsi i due ragazzi. - Dobbiamo sbrigarci, Hermione. Non so che diavoleria sta architettando Malfoy ma..-
- Ron...-
- ...dobbiamo assolutamente trovarla -
-Ron...-
- Dov'è che hai messo la Mappa del Malandrino?-
- Ron!- gridò Hermione sull'orlo delle lacrime. Ron ammutolì immediatamente, leggermente contrariato.
- Non dobbiamo perdere la testa, va bene?- mormorò tirando su con il naso. - Riflettiamo-
Ron la guardò come se fosse impazzita, non riuscendo a capire come potesse starsene lì senza darsi una mossa.
- Hermione, ma sei completamente matta? - borbottò sconvolto. - Non lo hai sentito Harry? Malfoy e tutte quelle altre diavolerie… non abbiamo tempo! Sta succedendo qualcosa nella Stanza delle Necessità- le lanciò un'occhiata eloquente. - Non abbiamo il tempo di…di… di riflettere!- aggiunse come se quell’ultima parola fosse quasi un’assurdità.
- Lo so, lo so!- urlò Hermione esasperata, torcendosi le mani.
Intorno a loro la gente risaliva verso i propri dormitori, con il viso stanco ma sereno, soddisfatta che quella giornata fosse giunta finalmente al termine. Ma in quel momento era difficile riuscire a credere che al mondo esistessero persone che potessero andare a dormire tranquillamente, ignare di tutto, il cui problema più grande fosse decidere se ripassare o meno gli appunti delle lezioni precedenti.
Hermione sembrava essere presa da un moto di ansia e, quando riportò lo sguardo su di lui, gli lanciò un'occhiata gravida di significati: a Ron parve che la prima battaglia stesse avvenendo nella testa di Hermione.
- Sai...- incominciò con quel tono che, lui sapeva bene, non prometteva nulla di buono. - ... ho paura che si ripeta la storia dell'anno scorso. Non credi che...che Harry si sia fatto prendere un po' troppo la mano? Insomma è dall'inizio dell'anno che cerca di convincerci del fatto che Malfoy sia diventato un Mangiamorte e no, non interrompermi! E poi il Professor Piton… Il professor Silente si fida di lui, no? Non credo sia giusto sorvegliarlo...-
- Può essere- disse Ron con un’espressione stranamente solenne. Hermione fece una strana faccia buffa in contrasto con la gravità della situazione; evidentemente si sarebbe aspettata di tutto, ma non che lui le desse ragione. Su Malfoy e Piton, per giunta. Ma Ron continuò ingnorando la sua perplessità.
- Ma ti sembra che abbiamo altre alternative? Harry pareva piuttosto convinto mentre dava di matto qui davanti a noi. Lo hai visto anche tu, no? E poi, insomma, secondo te ci avrebbe lasciato la Felix Felicis e la Mappa del Malandrino se non fosse sicuro di quello che dice?-
Hermione sembrava sul punto di ribattere che anche l'anno prima Harry era stato ''assolutamente certo'' che Sirius fosse stato portato nell'Ufficio Misteri  ma si astenne dal farglielo notare.
- E va bene...- mormorò stizzita. - Allora ci serve un piano. Prima di tutto dobbiamo avvertire i membri dell’ES e poi...- ma si bloccò, tastandosi le tasche della divisa con aria preoccupata. Ron la guardò impalato stringendo tra le mani la bottiglietta dorata.
-Oh no!- sussurrò Hermione febbrilmente guardandolo con occhi spalancati. – L’Incanto, l’Incanto sui galeoni…-
Ron la fissò impaziente.
- E’ il galeone di Harry che attiva tutti gli altri, i nostri non servono a niente!- strillò  gesticolando in preda al nervosismo. – Come facciamo adesso? Se Harry lo ha portato con sé? Ci metteremo un’eternità a trovare tutti i membri dell’ES sulla Mappa, e non abbiamo molto tempo! –
-Hermione avevi detto che non dovevamo perdere la testa!- le fece notare Ron cercando di mantenere una parvenza di calma anche se dentro sentiva il panico assalirlo sempre di più.
Come accidenti avrebbero dovuto fare? Era Harry lo specialista delle situazioni estreme, quelle in cui agire di impulso, mentre Hermione aveva dimostrato più volte che l’essere colta impreparata la destabilizzava, anche se compensava il tutto (più che ampiamente) con la sue infinite conoscenze. Toccava a lui inventarsi qualcosa, anche se non sapeva cosa. Eppure la soluzione sembrava così semplice, proprio davanti ai suoi occhi…

Strinse le palpebre cercando di concentrarsi il più possibile, tutti i sensi parevano acuirsi mentre metteva a fuoco varie possibilità ma non gli veniva in mente niente:   pensare sotto pressione era assurdamente difficile! Aveva tutti gli arti intirizziti dall’ansia, eppure sentiva la mano pesante, le dita rigide intorno a qualche cosa…
-La Felix!- urlò all’improvviso, facendo sussultare Hermione. – Se Harry è riuscito ad ottenere il ricordo di Lumacorno con il suo aiuto, trovare il galeone dovrebbe essere una sciocchezza, no?-
-Ma…ma se lo ha con sé?- ribatté Hermione anche se non sembrava del tutto convinta. –Però…sì, ecco, potremmo provare. Se si trova nel castello effettivamente dovremmo scovarlo facilmente, ma dovremo farlo in fretta perché l’effetto della Felix non è eterno-
-Allora la prenderò prima io, va bene? Così, insomma…- e sentì un vago calore in zona orecchie – cioè , così su di te durerà di più-
Ron non sentì le proteste di Hermione, che però era arrossita vistosamente per l’implicazione che la sua frase nascondeva, mentre beveva un sorso della pozione.
- Come ti senti?- gli chiese titubante Hermione osservandolo mentre richiudeva la bottiglietta ancora semipiena.
- Strano...- mormorò. Si guardò velocemente intorno come se si aspettasse che , da un momento all'altro, qualcosa piombasse giù dal soffitto. - Come se…come se…Non so spiegarti! E' una sensazione magnifica-
Il  disagio provato poco prima sembrò mano a mano svanire mentre la Felix Felicis iniziava a fare il suo effetto: non era per niente imbarazzato, anzi, uno strano senso di euforia sembrò assalirlo. La sua mente parve svuotarsi momentaneamente per poi affollarsi velocemente di pensieri frenetici, confusionari. Un'immagine vivida cercava di farsi prepotentemente spazio tra le altre ed ecco che improvvisamente ricordò…
-Ma certo!- esclamò, traboccante di fiducia. Guardò Hermione con rinnovato ottimismo, trovando immotivata la preoccupazione stampata sul suo volto: sembravano così stupide le loro preoccupazioni, adesso, gli pareva impossibile che giusto qualche momento prima avesse potuto pensare che qualcosa sarebbe andato storto.
Si mosse a grandi passi verso le scale del suo dormitorio, salendo i gradini a due a due e udendo il respiro di Hermione affievolirsi mentre raggiungeva la cima delle scale. Trovò la stanza vuota fatta eccezione per Neville, intento a scrivere su una vecchia pergamena, che sussultò spaventato quando lo vide precipitarsi come una furia sotto il materasso di Harry.
-Che succede?-  farfugliò asciugando alla bell’e meglio l’inchiostro che aveva rovesciato sulle coperte. Si alzò a fatica, con le lenzuola arrotolate intorno alle caviglie, avvicinandosi verso di lui.
-Neville dammi una mano!- tagliò corto Ron a carponi sul pavimento. -Tieni un po’ queste-
Gli gettò una serie di cianfrusaglie, tra cui un calzino sporco che aveva visto tempi migliori, sgombrando il pavimento da tutto quel ciarpame che gli impediva la vista: eppure era certo di averlo visto lì, il galeone. Ricordava di averlo guardato rotolare via dal baule di Harry giusto qualche giorno prima.
Allungò il braccio afferrando un po’ di cose alla rinfusa, gli parve quasi di aver  agguantato qualcosa (anche se si rivelò essere solamente la carta di una Cioccorana) quando Hermione finalmente li raggiunse.
-Hermione che ci fai qui?- balbettò Neville; ne fu tanto sorpreso che fece precipitare numerosi oggetti sul tappeto. Piegata in due per la milza dolorante , Hermione fece uno sforzo enorme per rispondergli: cercò di recuperare un po’ di fiato ma l’urlo di gioia di Ron la interruppe :
Ah-Ah!- esclamò lui, entusiasta, riemergendo con i capelli arruffati e il pugno serrato.- L’ho trovato!-
Hermione gli si avvicinò concitata porgendo la mano in avanti; Neville continuava a guardarli smarrito mentre iniziarono a parlottare fitto tra loro.
-Spero che agli altri bastino cinque minuti per raggiungere la nostra Torre- sussurrò Hermione perplessa. – Ma d’altro canto non abbiamo molta scelta-
-Bhè, almeno Neville lo abbiamo già beccato- aggiunse Ron fiducioso porgendole la moneta tra le dita.
Hermione le puntò la bacchetta contro, picchiettandola con numerosi colpetti: ad ogni colpo una parola e dei numeri venivano intarsiati sulla superficie liscia, per un istante  l’oro si tinse di un rosso fiamma, poi tornò al solito colore ambrato.
-Ahio!- gemette Neville. Estrasse dalla tasca del suo pigiama il proprio galeone diventato incandescente, e lo lanciò sul letto soffiandosi la mano dolente.
-Hai visto, ha funzionato- fiatò Ron allegro osservando la scena.
-Certo che ha funzionato- Borbottò Hermione stizzita. Ficcò il galeone in tasca e continuò, la voce determinata- Allora, l’appuntamento è davanti al ritratto della Signora Grassa tra…- gettò un occhio all’orologio al suo polso. – Quattro minuti! Dobbiamo muoverci!-
- Hermione basta preoccuparsi, andrà tutto bene-
Avevano la Felix, no? Perché doveva essere così negativa?
Allungò con naturalezza la mano verso quella di Hermione, stringedola nella sua. Lei lo guardò con gli occhi spalancati e lui le fece un breve cenno di incoraggiamento: probabilmente si sarebbe sentito molto in imbarazzo quando l’effetto della pozione fosse finito ma adesso gli sembrava la cosa giusta da fare. Infatti Hermione perse il cipiglio nervoso che aveva messo su, irritata dal suo sfacciato ottimismo, e ricambiò la stretta con aria colpita, lasciandosi tirare verso l’uscita del dormitorio, fissandolo  con gli occhi sgranati.
-E tu? Tu che fai?-
Ron si rivolse a Neville che sembrava ancora incredulo per tutta la situazione: lì, fermo nel suo pigiama a righe, pareva fosse convinto di stare sognando.
-Certo, certo che vengo!- biascicò  ridestandosi e afferrando la vestaglia e un paio di pantofole.
Caracollarono giù per le scale , evitando per un pelo un paio di studenti del terzo anno più sconvolti dalla presenza di Hermione che per la loro corsa forsennata, e raggiunsero il ritratto affannati e sudati.
-Manca ancora un minuto- fiatò Hermione debolmente aggiustandosi i capelli più gonfi del solito.
Aspettarono in silenzio, sussultando ogni volta che intravedevano qualcun in fondo al corridoio. Neville sembrava un po’ imbarazzato con la vestaglia al rovescio e con una sola ciabatta al piede (l’altra l’aveva persa per le scale) ma Ron fu molto orgoglioso di lui non solo perché  era stato disposto a seguirli in quelle condizioni, ma soprattutto perché non aveva esitato nemmeno un momento ad aiutarli, nonostante non fosse ancora a conoscenza di quello che stava succedendo. Non che poi loro fossero molto più informati.
-Non possiamo aspettare ancora- aggiunse Hermione , dopo un po’, con aria sconsolata. – Dobbiamo cavarcela da soli-
-Aspettiamo ancora un attimo- disse Ron, fiducioso. Sentiva che se se ne fossero andati adesso avrebbero commesso un grosso errore. Infatti, ebbe appena il tempo di terminare la sua frase che  in fondo al corridoio comparvero due figurine intente ad avvicinarsi sempre di più, gli inconfondibili capelli rosso fiamma che spiccavano ad ogni passo.
-Ginny!-
-Luna!-
Esclamarono all’unisono tutti e tre. Le due ragazze li raggiunsero di corsa, Luna con la sua solita camminata fluttuante.
- Ci siamo precipitate appena abbiamo visto il messaggio!- disse Ginny con la chioma che ondeggiava ancora –Cosa succede?-
- È perché volevi restituirmi la mia copia del Cavillo che ci hai chiamato, Ron?- chiese Luna con sincero interesse.
-Cosa?- borbottò stordito.
-Quella che ti ho prestato stamattina- flautò cordiale. – Avevi detto che l’avresti letta-
-Ah sì…- ridacchiò Ron. – Sì è stata molto…-
-Vogliamo concentrarci?sbottò Hermione innervosita. – Abbiamo i minuti contati.-
Ron la guardò mortificato mentre Luna non pareva particolarmente colpita: la scrutò con i suoi grandi occhi sporgenti, poi si guardò intorno come se il fatto non la riguardasse. Fu Ginny a mutare improvvisamente espressione, come colpita da un fulmine a ciel sereno.
-Dov'è Harry?- aggiunse lentamente, con innaturale freddezza. Calò un clima di tensione che Hermione cercò di stemperare con pochi risultati. Neville tossicchiò a disagio.
- Ehm... ha detto... ha detto che ti salutava- mormorò debolmente facendosi piccola piccola allo sguardo duro dell'altra. – E’ proprio per questo che siamo qui: Harry ci ha dato una missione e prima di portarla a termine...-
Hermione lanciò un’occhiata impaziente a Ron , agitando nervosamente la mano al suo indirizzo; Ron sbatté confuso le palpebre.
-La Felix!- sbottò irata.
-Oh, sì… certo.- Armeggiò con la tasca dei pantaloni ed  estrasse la pozione ed Hermione, con poche cerimonie, la stappò e ne bevve un breve sorso: i muscoli del suo volto si rilassarono immediatamente lasciandole un’espressione soddisfatta.
-Questa è Fortuna Liquida- disse porgendola a Ginny che la guardò perplessa. - Harry mi ha chiesto di  darvela. -
-Carino da parte sua non dirmi niente, ma immagino abbia avuto le sue buone ragioni- borbottò Ginny sottovoce. Con aria truce, ne mandò giù tanto quanto bastava per lasciarla anche agli altri due. Una volta che Hermione si accertò che tutti avessero preso la Felix ( A Neville ne era rimasta appena un goccio, ma se si fossero mossi velocemente non ci sarebbero dovuti essere problemi.)
 - Insomma cosa sta succedendo? – chiese Ginny spazientita.
Ron e Hermione si lanciarono uno sguardo eloquente. Come avrebbero potuto spiegare in poche parole quello che stava accadendo, cercando di non nominare gli Horcrux?
-Malfoy- spiegò Ron con ovvietà, come se quel singolo nome bastasse a chiarire la situazione.
Le facce dubbiose degli altri facevano ben intendere che avevano bisogno di una risposta più esauriente che di un semplice Malfoy. Guardò Hermione  sperando nel suo soccorso.
- Malfoy?- ripetè Ginny alzando un sopracciglio - Che spiegazione esaustiva, Ron. Volete dirci che diavolo sta succedendo o dovete sempre tenerci all'oscuro di tutto? Non abbiamo cinque anni, per la cronaca-
-Non è questo-itervenne Hermione cogliendo al volo la sua richiesta di aiuto – E’ che davvero Harry ci ha lasciato con un pugno di informazioni, tra cui quella di controllare Malfoy. E’ convinto che si trovi nella Stanza delle Necessità a combinare qualcosa, così come teme che il Professor Piton stia tramando con lui. Adesso, non so quanto sia vero perché temo si ripeta la storia dell’Ufficio Misteri ma…-
-Hermione stringi!- la incitò Ron sbuffando sonoramente.
-Sì, insomma, dobbiamo dividerci!- terminò lanciando un’occhiata generale al gruppo. Perfino la Signora Grassa sussultò inorridita: buttò all’ortiche la finta discrezione che aveva mostrato fino ad allora, cercando di sporgersi fuori dal ritratto, e gridò spaventata frasi incoerenti e allarmiste.
-Si faccia gli affaracci suoi!- sbottarono insieme Ron e Ginny che si scambiarono un sorrisetto di intesa quando quella gemette offesa. Spostandosi un po’ più in là, e guadagnandosi un epiteto non molto educato dalla Signora Grassa, si strinsero in cerchio parlottando fitto.
-Dividerci?- mormorò Ron dubbioso; dovette piegarsi sulle ginocchia per raggiungere l’altezza dei visi degli altri. -E come facciamo?-
Hermione, di fronte a lui, sembrava combattuta: forse anche lei non era particolarmente entusiasta della piega  che stava prendendo la vicenda ma, effettivamente, per controllare sia Piton che Malfoy avevano bisogno di separarsi. Come avrebbe voluto comunicarle con il pensiero… Poteva mai  aver capito che non voleva allontanarsi da lei e Ginny? E, con tutto il bene, chi se la sarebbe sciroppata Luna?
- Se vuoi io e Luna verremo con te- intervenne Ginny cercando l’approvazione di Luna.  Lei annuì con grazia. – Che ne dici, Hermione?-
-Non se ne parla nemmeno, tu vieni con me- ruggì Ron non ammettendo repliche.  Ignorò Ginny e le sue proteste e si rivolse verso Neville, battendogli una mano sulla spalla.
- Allora andrai tu con Hermione e Luna?-
Avrebbe voluto esserci lui al suo posto ma, in mancanza di altro, preferiva che ci fosse Neville a proteggerla nel caso di pericolo. E poi il suo buon carattere poteva fare facilmente da mediatore tra Hermione e Luna; non ci voleva un genio per capire che le due erano diametralmente opposte.
-No, lui verrà con te- disse Hermione infastidita dal fatto che le stesse cercando una balia . Si girò immediatamente verso Neville, temendo che fraintendesse le sue parole.
 –Non è certo per te Neville…- Si scusò con lui che però non pareva offeso ma più che altro abituato .- Ma ce la caveremo benissimo da sole, giusto Luna? Come quando incastrammo la Skeeter-
-Certamente- le confermò Luna entusiasta. –Sarà un ottima occasione per conoscerci meglio.-
-Ma sì, altro che una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa. Chi è che non fa amicizia con chissà cosa alle calcagna- confermò sarcastico Ron.
Non sapeva se essere più irritato dal fatto che Hermione, pur di non dargliela vinta, aveva deciso di sua spontanea volontà di trascorrere del tempo con Luna. (con Luna!) o perché erano capaci di litigare con tutta la Felix. Gli venne da sorridere nonostante la situazione. Quell’attimo di distrazione bastò per fargli perdere il succo del discorso e sentì la voce di Neville come da un’enorme distanza.
-Accidenti è fantastica!- guardò sconvolto la Mappa del Malandrino non credendo ai propri occhi. – Ma…ma come l’avete avuta?-
-Oh, è una lunga storia…- mormorò Hermione distrattamente, mentre con gli occhi stretti in due fessure scrutava la Mappa. –Vedete se trovate Malfoy e il Professor Piton-
-Eccolo!- gridò Ginny indicando un puntino fisso nei sotterranei. – Pare che Piton stia nel suo ufficio-
-Ottimo- esclamò Hermione convinta.
-Però non vedo Malfoy da nessuna parte- aggiunse Neville, mestamente.
-Forse si è Smaterializzato- obiettò Ginny.
-Non ci si può Materializzare e Smaterializzare da Hogwarts- ribattè Hermione, monocorde, abituata a dare questa risposta. Ron aggrottò le sopracciglia, pensieroso.
- Magari si trova davvero nella Stanza delle Necessità…non è inscrivibile?-
-In disegnabile…- lo corresse Hermione. – Però sì, a quanto pare si trova davvero lì.-
- Io direi che voi potreste sorvegliare Piton mentre noi andiamo a controllare Malfoy. Così se lo becchiamo ho anche una bella scusa per mollargli un pugno su quella sua brutta faccia.-
-E va bene…- confermò Hermione stancamente. Il fatto che non contestasse i suoi impulsi violenti ben faceva intendere la gravità della situazione.
-Tra l’altro potrei dire di aver bisogno di un aiuto con l’ultimo compito di Difesa dalle Arti Oscure, il tema sugli Inferi…Si, penso sia una scusa abbastanza credibile-
-E io potrei chiedergli spiegazioni sui Vampiri… non concordo sulla definizione che ci ha dato in classe- dichiarò Luna, tranquilla.
Ginny represse a stento un sorriso. – Luna non dovrete chiederglielo davvero…è solamente una scusa  nel caso vi scopra-
-Oh…- mormorò colpita. – Beh meglio così, l’ultima volta che  ho chiesto un chiarimento al Professor Piton ha minacciato di avvelenarmi con l’Estratto di cicuta. Che poi non è affatto pericolosa come si vuole far intendere, papà mi ha assicurato che è solamente un potente sonnifero-
-…Si che causa il sonno eterno- borbottò Hermione tra i denti.  Luna parve non sentire nulla o, se lo fece, non lo diede a vedere.
-Allora è deciso?- chiese Neville. – Ci dividiamo?-
-Sì, direi di sì…- confermò Hermione decisa. – Questa tenetela voi, potrebbe servirvi-
-No!- la contestò Ron, mentre Hermione consegnava loro la Mappa del Malandrino.
-Ron non fare lo sciocco! Noi sappiamo dove si trova il Professor Piton, ma Malfoy… questa storia non mi piace, è meglio che ci diate un occhio- e gli diede la Mappa senza accettare un no come risposta.
- Va bene…- borbottò poco convinto. – Ma fate attenzione-
Si schierarono in due gruppi, uno di fronte all’altro, le schiene rivolte  verso le due direzioni opposte del corridoio.
-Allora…allora a dopo- disse Hermione, la voce un po’ tremula. Luna sembrava molto serena e li guardò con fare incoraggiante, come se stessero semplicemente andando a fare una passeggiata.
-A… a dopo- rispose Ron, infelice, mentre le vide allontanarsi. Hermione si voltò un’ultima volta e lo guardò in un modo che gli fece mozzare il fiato, poi si girò nuovamente di spalle e sparì con Luna nell’oscurità del corridoio appena illuminato.

Ancora un po’ intontito, scrollò la testa come un cane bagnato; poi si rivolse agli altri due:
-Va bene…- cercò di riordinare un po’ le idee in testa. – Stanza delle Necessità, Stanza delle Necessità… di là!- E indicò le scale che portavano al settimo piano. Corsero come forsennati, non preoccupandosi minimamente di non fare rumore dato che la scuola sembrava deserta  (- Che fortuna!- fiatò Neville con le guance accaldate), salendo rampe e rampe di scale a chiocciola. Arrivarono sudati e ansimanti  davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo ma, per fortuna, non ci fu nessuno ad accoglierli. Non si dovettero nemmeno preoccupare di aver a che fare con Tiger e Goyle nelle sembianze di ragazzine sconosciute.
Neville si avvicinò al muro appoggiando entrambi i palmi delle mani sul punto in cui si trovava di solito la porta nera: sbatté i pugni nella vana speranza che quella comparisse ma, dopo un po’, si ritrovarono a fissare ancora una tratto di parete nuda.
-Così non funziona- disse Ron perplesso.- Bisogna camminarci davanti tre volte concentrandosi su quello che serve. Ce lo disse Harry l’anno scorso… a me e Hermione. Ma era sempre lui che lo faceva-
-Ci riusciremo anche noi- osservò Ginny, sicura. – Se ce l’ha fatta Malfoy non vedo perché dovremmo essere da meno-
-Ben detto!- l’appoggiò Neville e tutti e tre ne parvero rincuorati.
Incoraggiati dalle parole di Ginny, iniziarono ad andare avanti e indietro, facendo bruscamente dietrofront ogni volta che arrivavano alla fine del muro vuoto e poi all’altro capo accanto a un vaso grande come una persona. Neville borbottava tra i denti con il viso tondo sempre più corrucciato, Ginny guardava fisso davanti a sé con i pugni stretti mentre Ron aveva gli occhi ridotti a due fessure per lo sforzo.

Dobbiamo vedere cosa combina Malfoy qui dentro…
Dobbiamo vedere cosa combina Malfoy qui dentro…
Dobbiamo vedere cosa combina Malfoy qui dentro...


Passò tre volte davanti alla parete ma della porta nessuna traccia; provarono tutte le combinazioni possibili, perfino “ Compari stupida porta o ti facciamo saltare in aria” ma quella non si decideva ad apparire.
Dopo circa un’ora erano decisamente stanchi e frustrati e soprattutto innervositi da tutti quei tentativi falliti. Si accasciarono lungo la parete, Ron quasi lungo disteso a terra.
-Ci riprovo un’altra volta?- chiese Neville che non voleva  arrendersi e continuava a camminare e bisbigliare nuove frasi. Ron e Ginny emisero un grugnito poco incoraggiante.
-È inutile, non va- borbottò Ron scocciato. Forse se ci fosse stata Hermione si sarebbe aperta. Diede un occhio alla Mappa del Malandrino, non aspettandosi nessuna novità dato che in quell’ora nulla era mutato: anche Hermione e Luna si trovavano ancora davanti all’Ufficio di Piton e saperle là lo fece sentire un po’ meglio.
- Ehi…guarda!- era Ginny che, da sopra la sua spalla, indicava proprio il punto in cui si trovavano loro. Per un istante gli parve di vedere il nome di Malfoy, ma forse era solo un’allucinazione.  
-Ragazzi ha funzionato!- esclamò Neville allegro, fissando la porta lucida comparsa improvvisamente nella parete. Ron e Ginny ebbero appena il tempo di alzarsi che il pallido volto di Malfoy fece capolino dalla porta: fu allora che Neville, inorridito, capì che non era stato lui a richiamarla. Se Malfoy fu stupito della loro presenza non lo diede a vedere: sgranò appena gli occhi grigi e poi, con la mano che non reggeva quell’ orrenda Mano della Gloria ,gettò una finissima polvere nera sul pavimento.
Tutto divenne buio e un fumo denso, quasi solido, li circondò: tutto il corridoio si riempì di una spessa nube nera, come se una spaventosa onda scura si fosse innalzata avvolgendoli nelle sue creste. A Ron parve veramente di annegare con la polvere che gli impediva di respirare e la vista completamente annebbiata.
-Lumos!- gracchiò, una volta afferrata la bacchetta dai pantaloni, con la voce distorta: una flebile scintilla baluginò per poi  si spegnersi subito dopo.
-Incendio!- gridò Neville da qualche parte alla sua destra.
Fu l’ultima cosa che sentì prima che passi pesanti risuonarono tetri come tamburi da guerra, rendendogli impossibile udire qualsiasi cosa che non fosse la  sua voce.  
-Ginny…- mormorò preoccupato allungando le braccia un po’ a tentoni sperando di acciuffarla; afferrò qualcosa di morbido ma quella si divincolò così violentemente che gli fece perdere l’equilibrio, schiantandosi sullo stomaco.
Con le lacrime agli occhi, camminò a carponi tentando di uscire da quell’inferno, il fumo che invece di  diradarsi diveniva sempre più fitto.
Qualcuno gli pestò la mano e Ron imprecò di dolore: il suo aggressore rise divertito ma un rumoroso Ouch fece ben intendere che era stato zittito non verbalmente da un altro complice. Dolorante e arrabbiato, Ron afferrò la bacchetta e la puntò in aria: avrebbe lanciato un bello Stupeficium a Malfoy e a chiunque altro ci fosse con lui, ecco cosa. Ma era tutto buio e avrebbe potuto colpire qualcun altro, perfino Neville e Ginny.  Rinfoderò la bacchetta nella tasca e riprese a gattonare sul pavimento, evitando per un pelo un altro pestone e sperando che gli altri non si fossero fatti nulla. Trovò Ginny dopo quella che parve un’eternità, alla fine del corridoio, che tossiva e rantolava piegata in due. Si sedette accanto a lei, ansimante, respirando quanto più possibile l’aria finalmente pulita, anche se ancora nebulosa.
-N-Neville?- tossicchiò non appena riuscì a parlare.
-È lì…- rispose rauca, puntando il dito contro una figura rannicchiata a terra in un angolo: Neville si teneva la gamba con la faccia lucida di sudore e fuliggine; forse qualcuno gli aveva dato un calcio.
-Sto bene-  mugugnò, stringendosi il polpaccio dolente.- Penso che la Felix stia iniziando a perdere un po’ del suo effetto- e sorrise debolmente.
Appena recuperarono un po’ di fiato, Ron e Ginny si precipitarono ad aiutare Neville, che strinse le labbra in una dignitosa smorfia di dolore quando tentarono di rimetterlo in piedi.
-Ma sbaglio o era la Polvere Buiopesto dei Tiri Vispi Weasley?- chiese Ginny mentre Ron si tirava sulle spalle un braccio di Neville . – Che diavolo ci faceva Malfoy con quella?-
-A quanto pare non gli fanno così schifo, i nostri prodotti- borbottò funereo  maledicendo Fred e George: come accidentaccio era venuto loro in mente di venderla a Malfoy? Era pur vero che ci avevano guadagnato dei galeoni, ma che diamine! Se fosse uscito vivo da questa situazione, avrebbe fatto meglio ad avvertirli di scegliere la propria clientela con più attenzione…
Camminare con Neville abbarbicato a sè fu piuttosto complicato ma con Ginny che spianava loro la strada, illuminando il tragitto davanti a loro, riuscirono a procedere abbastanza velocemente, anche se piuttosto barcollanti. Le orme nere diventavano man mano più sbiadite fin quando scomparvero del tutto; Ginny si fermò all’ improvviso ( Ron quasi le cadde addosso) davanti ad un punto cieco: proseguire per le scale o continuare lungo il corridoio successivo?
-Dove saranno andati?- chiese Ginny, i capelli resi azzurri dalla luce della bacchetta.
Ron scosse la testa perplesso. Non aveva idea di dove fossero andati, potevano tanto aver imboccato la gradinata che portava al piano superiore, tanto essere scesi giù, magari diretti ai sotterranei.
Hermione.
Pensò immediatamente, ma si costrinse a non pensarci perché solo l’idea che potesse succederle qualcosa, proprio quando erano lontani, lo faceva impazzire. Anche Ginny  e Neville sembravano preoccupati, anche se chiaramente per motivi diversi, e continuavano a guardarsi intorno tesi.
-Sento…sento dei passi- osservò Neville dopo un po’,  mentre tentava coraggiosamente di stare in piedi da solo. Si allontanò da Ron con la bacchetta sguainata, il volto pallido e fiero insieme.
-F-fatevi avanti!- gridò e i passi cessarono immediatamente. Allarmati, si strinsero più vicino possibile, Ron che automaticamente si parò davanti Ginny, estraendo la bacchetta.
-Neville?- gridò una voce stranamente familiare.
-Professor Lupin?- esclamarono all’unisono, sconvolti.
Ron mai più fu più entusiasta di vedere una faccia amica: il professor Lupin corse verso di loro,  il vecchio mantello da viaggio che si allargava dietro di lui come una  macchia d’olio.
-State tutti bene?- chiese preoccupato osservando il tondo volto di Neville ormai verdastro dallo sforzo di tenersi in piedi: si accasciò nuovamente su Ron che gli ficcò un braccio sotto l’ascella. Una volta che si aggrappò alla sua maglietta, Neville riprese la parola  ignorando la domanda:
- Professore…Ma- Malfoy! Ci ha seminati… è uscito dalla Stanza delle Necessità reggendo un orrendo braccio raggrinzito e poi…poi ha gettato la Polvere Buiopesto e tutto è diventanto scuro e…e li abbiamo persi!- disse tutto di un botto perdendo il poco colore che aveva in viso.
-Professore è vero!- confermò Ginny dato che il Professor Lupin sembrava convinto che Neville stesse delirando dal dolore.
-Già-  aggiunse Ron assicurandogli che non se lo stavano inventando.
Lupin li studiò con espressione curiosa, soppesando le loro parole; durò giusto un istante poi, con calma, fece un breve cenno di assenso e afferrò la bacchetta: un grosso animale argenteo a quattro zampe apparì dalla punta, ululò verso il soffitto e , a grandi balzi, attraversò il corridoio sparendo dietro l’angolo. Lo osservò scomparire e dopo, come se niente fosse successo, si rivolse a loro con la voce calma e premurosa di sempre:
-Neville faresti meglio ad andare in Infermeria, Madama Chips saprà come guarire la brutta ferita che hai sulla gamba-
-Non è niente- borbottò, ma era chiaro che stava mentendo.
- E voi dovreste accompagnarlo, non credo che sia in grado di arrivarci da solo-
-Ma…e lei?- sbottò Ron, con gli occhi sgranati. – Non possiamo andarcene, come farà ad affrontare da solo Malfoy e la sua cricca? E se fossero in tanti?-
-Credo di saper tenere a bada un gruppo di ragazzini di sedici anni-
Lupin lo disse con tranquillità , ma Ron arrossì di imbarazzo chiedendosi se lo avesse offeso in qualche modo.
-E poi ho appena mandato a chiamare Bill che sta pattugliando il corridoio adiacente. La Professoressa Mc Granitt e Ninfadora invece dovrebbero essere …-
-Bill è qui?-
- Ma…ma allora lo sapevate!-
Sbottarono all’unisono Ron e Ginny: se erano stati avvertiti voleva dire che non si trattava semplicemente di Malfoy e quei due imbecilli di Tiger e Goyle, doveva esserci qualcosa di più grave sotto.
-Io non me ne vado!-  mugghiò Ron. – Harry ci ha detto di rimanere e non ho la minima intenzione di  nascondermi in Infermeria, non sapendo cosa sta succedendo nella scuola!-
-Anche io-
-E io pure!-
Confermarono Neville e Ginny.
Per un attimo il volto di Lupin si scurì, i lineamenti molto più simili a quelli di lupo che ai suoi, ma poi tornò a parlare e fu con dolce fermezza:
-Ragazzi siete minorenni non posso lasciarvi andare…-
-Io ho diciassette anni!- si lagnò Ron sapendo di sembrare ai suoi occhi solamente un bambino capriccioso.
-…Per cui andate in Infermeria e poi nel vostro dormitorio, sarete informati più tardi di tutto. Ma adesso non potete stare qui-
-Ma Harry…-
-Harry non è uno sciocco, sa che esistono delle regole e so che non avrebbe voluto che vi metteste nei guai-
-Ma…- 
-Niente ma-, disse e fu irremovibile. Avevano quasi deciso di rinunciarci quando la voce di Bill rimbombò prepotentemente per il corridoio, deformata e allarmata.
-Remus!-
Bill accorse verso di loro, alto e magro, con l’orecchino a zanna in bella vista e gli splendenti capelli rossi legati in una coda di cavallo. Tonks arrivò giusto qualche istante dopo, seguendo la sua scia con l’aria triste e i capelli color topo.
-Remus… i Mangiamorte! –
-Che cosa?- chiese Lupin, stupito. Bill era così stravolto che non notò nemmeno la loro presenza: li guardò ma senza vederli davvero.
-Nel corridoio, nel corridoio qui sopra… Era tutto buio e  quando improvvisamente si è diradata  un'orrenda nebbia nera sono riuscito a intravedere i Carrow. Alecto mi ha quasi colpito con una Cruciatus ma l’ho evitato per un soffio. Io ho visto loro due ma sono sicuro che non fossero soli, dobbiamo muoverci!-
Ci fu un attimo di panico in cui nessuno parlò, poi il Professor Lupin si rivolse ai ragazzi intimando loro di andarsene.
-Ha ragione- disse Bill scrutandoli severo assomigliando terribilmente a suo padre nei rari momenti in cui faceva le veci di sua madre nella parte del “cattivo”. – Non potete stare qui-
Ron lo guardò torvo ma un orrendo grido li fece trasalire, sussultando per lo spavento.
-Su, muoviamoci!- disse Tonks agghiacciata, spingendo Bill e Lupin verso il piano superiore.
-E voi non seguiteci!- gridò Bill, ma era già così lontano che poterono far finta di non averlo sentito. Aspettarono che sparissero del tutto lungo la gradinata, il mantello del Professore che scomparì per ultimo e  poi, senza parlare, Ron si precipitò dietro di loro e non ebbe bisogno di guardarsi indietro per sapere che anche Ginny e Neville avevano avuto la stessa pensata.
-Come ha fatto Malfoy a far entrare i Mangiamorte nella scuola?- chiese Ginny con il fiatone, esponendo ad alta voce  i suoi dubbi. – Che ci sia un passaggio segreto nella Stanza delle Necessità?-
-Non ne ho proprio idea- le rispose Ron, ed era la verità. Come avesse fatto quel piccolo fetente di Malfoy a fare una cosa del genere, in barba a Silente,  non gli era chiaro. Ancora meno chiaro gli fu lo scenario che gli si prospettò davanti quanto raggiunse il fratello e gli altri: Malfoy era nascosto dietro un manipolo di Mangiamorte che gli facevano da scudo, lanciando maledizioni a chiunque osasse ostacolarli mentre tentavano di raggiungere la Torre di Astronomia davanti al cui ingresso si erano parati la McGranitt e il Professor Vitious, ognuno impegnato con diversi Mangiamorte.
-Levati dai piedi, vecchia befana!- gridò un Mangiamorte che un attimo prima stava lottando con Lupin, dando una gomitata alla McGranitt girata di spalle: la professoressa cadde addosso al piccolo Professor Vitious che squittì inorridito cercando di sorreggerla, anche se inutilmente,  mentre l’altro se la filò lungo le scale della Torre.
-Morsmordre!- lo sentirono gridare da sopra mentre una tetra luce verde si proiettò lungo le pareti di pietra. Un grosso Mangiamorte biondo rise come un folle, rompendo le righe dalla protezione di Malfoy continuando contemporaneamente a sghignazzare e scagliare maledizioni a piena voce.
-Crucio, carina, crucio!- esclamò contro Tonks che produsse un Protego che la salvò per un soffio. Lupin, con espressione rabbiosa, gli lanciò contro uno Stupeficium ma l’altro lo evitò saltando di lato con espressione stupita.
-Ci hai provato eh, brutta feccia? Avada Kedavra!-
Ron chiuse automaticamente gli occhi temendo di vedere la scena successiva: sentì un tonfo, delle urla e poi qualcuno aveva ripreso a gridare incantesimi contro gli altri. Coraggiosamente aprì una palpebra e poi l’altra rasserenato da quello che vide: evidentemente il Professor Lupin era riuscito ad evitare la Maledizione Mortale ma questa aveva colpito il magro Mangiamorte che era salito ad evocare il Marchio Nero. Giaceva a terra, le braccia spalancate e gli occhi aperti, in un espressione di pura sorpresa. Nessuno parve importarsene particolarmente perché la battaglia riprese subito dopo, alcuni suoi compagni che scavalcarono il suo corpo per evitare di essere colpiti a loro volta.
-Ci uniamo alla mischia?- gridò Ginny sovrastando quel rumore infernale. Ron e Neville acconsentirono in silenzio, ognuno dirigendosi una direzione diversa. Ron si precipitò verso la McGranitt, che tentava ancora di alzarsi in piedi mentre il professor Vitious annaspava sotto di lei: Le porse la mano, che lei agguantò alla cieca, riuscendo a farla rimettere in piedi.
-Grazie- borbottò togliendosi la polvere dalla vestaglia scozzese e riacquisendo la sua solita compostezza: si mise una ciocca di capelli, sfuggita dal rigido controllo del suo chignon, dietro l’orecchio e poi alzò la testa aggiustandosi gli occhiali storti.
-Weasley, che cosa ci fai qui?- lo rimproverò appena si rese conto della sua presenza, ignorando il fatto che l’avesse appena aiutata. –E’ pericoloso dovresti essere nel tuo dormitorio e…Paciock!- esclamò quando vide Neville, poco lontano, sfuggire per un pelo ad un Sectumsempra scagliato da un Mangiamorte che, intuì dalle grida, si chiamasse Selwyn.
-Che ci fate qui, dovete immediatamente tornare alla vostra torre!- gridò isterica non avendola mai vista in quelle condizioni.
-Filius, accompagnali di sotto e vai a chiamare il Professor Piton, per favore-
Il Professor Vitious si rimise in piedi a fatica acconsentendo con il capo. Ron raggelò pensando a cosa sarebbe successo se giù nei sotterranei avesse trovato Hermione e Luna intente a spiare il professore e cercò di trattenerlo per come poté: sentendosi un miserabile, allungò la sua lunga gamba e il professore inciampò nel suo piede.
-Weasley ma cosa…-
Un grido tremendo lo costrinse a tapparsi le orecchie e qualcuno lo gettò a terra; si ritrovò schiacciato contro il pavimento mentre la McGranitt gli intimava calorosamente di andarsene al più presto da lì. Si trascinò sui gomiti, mentre il professor Vitious sgambettò in avanti convinto che lo stesse seguendo. Ron, alzandosi con  gambe incerte, si avvicinò a Neville , chiaramente in difficoltà a causa della gamba, che stava lottando contro un Mangiamorte smilzo e con il naso storto.
-Petrificus Totalus!- gridò Ron e quello si bloccò, rigido, cadendo a terra come un sacco di patate.
-Dov’è Ginny?- chiese a Neville superando disgustato il corpo di quell’uomo che gli stava lanciando occhiate malevole.
-Era…era lì, vicino a Bill ma l’ho persi di vista quando lui ha iniziato ad attaccarmi- ed indicò il Mangiamorte che continuava a fissarli tetro.
-Lì…lì dove?-
Ma non ebbe bisogno di chiederlo ulteriormente perché la notò, accovacciata in un angolo nascosto vicino ad una figura stesa a terra, in una pozza di sangue. Si avvicinò con cautela, le maledizioni che miracolosamente continuavano a mancarlo, arrivando verso di lei: quello che vide gli provocò un conato di vomito e una dolorosa morsa nel petto: il viso di Bill era lacerato, squarciato, grosse ferite grottesche avevano deturpato il suo viso mentre il sangue continuava a sgorgare incessantemente.
-È…è…- non ebbe la forza nemmeno di pronunciarle quelle parole; si lasciò cadere sulle ginocchia accanto a Ginny, che non piangeva ma che tremava visibilmente.
-N-no…è vivo. Ho sentito il battito-
Contemplò orripilato il viso del fratello, non credendo possibile che fosse successa una cosa del genere; se avesse bevuto la Felix forse non sarebbe successo ma come poteva immaginare che…che…
-Ma chi è stato?-  chiese con voce roca; distolse lo sguardo da Bill perché solo la sua vista lo faceva sentire male.
-Non…non so il suo nome, era tutto così confuso...C’è stato quel grido orrendo e Tonks mi ha protetta…poi è corsa via ad aiutare il Professor Lupin che ha Schiantato il Mangiamorte con cui stava lottando e si è precipitato su quell’ orrendo Mangiamorte che credo abbia aggredito Bill. Era grosso e con i capelli grigi arruffati. Ha attaccato Bill e poi è sparito…-
-Sparito?- esclamò perplesso. – E dove diavolo è andato? I corridoi sono bloccati e davanti la torre ci sta la McGranitt…-
-Non più!-  ed indicò l’ingresso ormai sgombro; il Mangiamorte giaceva ancora a terra ma, a parte lui, non c’era nessuno di vivo a bloccare la risalita dei Mangiamorte. La McGranitt stava lottando con tre Mangiamorte sconosciuti poco distante e cercava contemporaneamente di sopravvivere e  di evitare che qualcuno colpisse Neville che si trascinava zoppicante in giro.   Un Mangiamorte con gli occhi strabici gli diede uno spintone e Neville perse l’equilibrio; la tozza sorella lo seguì ridacchiante e Neville, il volto rosso dalla vergogna, si alzò a fatica ma con espressione risoluta. Era chiaro che si sentiva inutile e stufo che tutti stessero cercando di proteggerlo per cui, con un enorme sforzo, si lanciò all’inseguimento ma nessuno si aspettava quello che successe dopo: Neville venne scaraventato con forza in aria, rimanendo sospeso per un istante, e poi precipitò a terra con un  cupo suono sordo.
-Neville!- gridò Ron avanzando verso di lui. Il Mangiamorte biondo provò a colpirlo con un Avada Kedavra ma riuscì ad evitare il getto verde abbassandosi rapidamente poi, tutto ingobbito, si avvicinò a Neville crollato a terra: sembrava proprio KO.
-Neville, Neville stai bene?-
Neville mugugnò qualcosa di incomprensibile ma almeno era vivo. Lo afferrò per le braccia e lo trascinò verso una parte più riparata, sperando che in questo modo non lo colpissero. Ebbe appena il tempo di adagiarlo vicino al Mangiamorte immobile a terra che il Professor Piton comparve all’improvviso, non degnandoli nemmeno di uno sguardo, ma scavalcandoli semplicemente come se fossero due grossi oggetti ingombranti. Con un movimento fluido, rendendolo ridicolmente simile ad un enorme pipistrello saltellante, procedette lungo la scalinata che ritornò magicamente accessibile.
Evidentemente  il Professor Lupin si accorse della cosa perché, dopo aver evitato la beccata di un Mangiamorte ( che la McGranitt aveva trasfigurato in un buffo strarnazzante pappagallo) si lanciò contro le scale ma venne violentemente scagliato all’indietro, come Neville.
-Professore sta bene…- chiese allarmato protendendosi verso di lui ma quello si passò una mano sul viso e si rialzò in piedi.
-Hanno bloccato le scale…Reducto! Reducto!-
Ma era tutto inutile: nonostante continuasse a provarci, non si riusciva a passare. Anche Ron provò ad oltrepassare la barriera ma venne inutilmente lanciato a terra, atterrando sul sedere.
-È inutile  che continuate a provarci, siete spacciati!- gridò entusiasta il grosso Mangiamorte biondo che puntò nella loro direzione la bacchetta: Ron fu convinto che stesse per ucciderli ma invece deviò improvvisamente direzione indirizzando il braccio verso l’alto: esclamò un incantesimo a lui sconosciuto e un boato, un fortissimo suono sconquassò la scuola e fu certo che il pavimento sotto i piedi stesse precipitando… ma non fu quello. Il soffitto sopra di lui iniziò a cedere e, con una prontezza di riflessi che nemmeno lui sapeva di possedere, acciuffò Neville e si gettò a sinistra evitando di essere schiacciato da un pezzo di pietra grosso quanto una zucca.
Polvere e intonaco resero l’aria ancora più irrespirabile, già satura del puzzo di sudore, sangue e paura. Mezzo soffitto era andato distrutto e non si vedeva nulla ad un palmo di naso; arrancando con gli occhi socchiusi, si alzò cercando di capire cosa stesse succedendo. Notò appena la pallida figura di Malfoy scendere le scale, seguita da quella scura di Piton che gridava qualcosa a gran voce.
-È finita, andiamo!-
Vide Lupin e la McGranitt ognuno impegnato con un Mangiamorte, Ginny  che cercava di evitare le fatture del Mangiamorte con gli occhi strabici. L’altra donna tozza che cercava di colpire Ginny alle spalle… si avventò su di lei con la bacchetta sguainata, pieno di rabbia.
Finita? A lui pareva appena iniziata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Il sole splendeva alto nel cielo in quel caldo giorno di giugno e Ron, pieno di infelicità, si ritrovò a pensare che era crudelmente ironico avere una giornata del genere in un momento come quello. La luce si rifletteva sulla candida superficie della tomba con un pallore quasi spettrale e, nonostante tutti i suoi sforzi, il suo sguardo cadeva sempre lì. Socchiuse gli occhi, non riuscendo più a tollerare quel bagliore, notando a malapena le facce vicine: Harry e Ginny parlottavano fitto fitto tra loro e lui non era proprio dello stato d’animo adatto per sapere quello che si stavano dicendo. Si sentiva così depresso, così stanco, che se lo avessero incluso nella conversazione gli sarebbe uscito un orrendo suono stridulo. Era stato talmente tanto tempo in silenzio, da quando Hagrid in singhiozzi aveva trasportato Silente davanti a loro, che non era certo di saper ancora parlare. Perfino Hermione era stata incredibilmente silenziosa per tutta la cerimonia, lasciandosi sfuggire di quando in quando un gemito tremulo.
Il canto di Fanny e dei Maridi gli aveva messo la pelle d’oca, un rumore tanto straziante che avrebbe fatto fatica a dimenticare.
E pensare che l’ultimo funerale a cui aveva partecipato era stato quasi divertente; lo zio Bilius era stato un uomo così allegro in vita che aveva voluto un funerale che rispecchiasse il suo carattere esuberante e, nonostante la ovvia tristezza per il lutto, gli era sembrato tutto meno solenne, meno grave e a tratti quasi buffo.
Ma adesso non aveva mai avuto meno voglia di sorridere, soprattutto perché  Hermione, di fianco a lui, aveva abbandonato il suo pianto silenzioso e  aveva iniziato a singhiozzare a piena voce, lasciandolo confuso e spaventato.
Le accarezzò la schiena impacciato e lei, dopo averlo guardato con gli occhi sgranati e appannati, gli si buttò praticamente tra le braccia, affondando il viso lucido nell’incavo del suo collo e inondandolo di lacrime.
Era mai possibile, rifletté desolato, che avessero sempre bisogno di situazioni tragiche per avvicinarsi? Il processo di Fierobecco, il suo avvelenamento e adesso questo…
Quanto tempo avevano sprecato nel corso degli anni e quanto tempo ancora avrebbero buttato inutilmente? Aveva gettato nel cestino mesi e mesi interi, comportandosi come un imbecille, nella speranza di far ingelosire Hermione e conquistare  finalmente le sue attenzioni. Ma cosa aveva ottenuto? Delle nuove cicatrici che andavano ad aggiungersi a quelle dell’anno prima all’Ufficio Misteri ed aver ferito e fatto arrabbiare Hermione.
E adesso? Cosa sarebbe successo? Silente era morto ed Harry era rimasto più solo di quanto non fosse mai stato. Loro invece… Non sapeva nulla tranne che il futuro gli sembrava del tutto incerto.

Lisciò con tenerezza i capelli crespi di Hermione, appoggiando il mento sulla sua testa cespugliosa; Hermione si aggrappò alla sua veste con forza e lui la avvicinò di più a sé.
Non riusciva a togliersi dalla mente l’ipotesi in cui Harry non avesse dato loro la Felix Felicis; avrebbero potuto ritrovarsi come Bill o peggio, ci sarebbe potuto essere uno di loro accanto a Silente: lui o Neville o Ginny… o Hermione.
Lacrime bollenti gli scivolarono dagli occhi e si ritrovò a stringerla in un abbraccio convulso dal quale non avrebbe mai voluto lasciarla andare. Stettero così, l’uno tra le braccia dell’altro, per quello che gli parve un’eternità; poi Hermione si staccò leggermente da lui tirando su con il naso.
-Grazie- mormorò debolmente. Erano così vicini che sentiva il suo respiro sulla pelle del collo e, in impeto di coraggio ( avrebbe tanto desiderato possedere ancora un briciolo di quella sicurezza infusa dalla Felix) Ron le diede un’ultima carezza impacciata sui capelli, scendendo sul viso e indugiando un po’ più del dovuto sulla sua guancia.
-E di che- riuscì a dire con un’orrenda voce gracchiante.
Hermione sollevò lo sguardo su di lui e, non interrompendo l’occhiata, si alzò un po’ traballante appoggiando una mano sulla sua spalla che utilizzò come sostegno: lo studiò con i suoi occhi scuri ed intelligenti e Ron si sentì avvampare sotto quel piglio indagatore; socchiudendo gli occhi si abbassò verso di lui, solleticandogli il volto con i capelli  mossi.
Ron trattenne pesantemente il fiato quando Hermione gli stampò un lieve bacio pericolsamente vicino all’angolo della bocca e, piena di commozione, gli rispose:
-Grazie e basta-
Ron avvertiva chiaramente quanto quello non fosse il momento adatto per le parole che aleggiavano tra di loro in attesa di essere espresse, ma anche quanto allo stesso tempo non fosse in momento di essere poco chiari.
Le parole di suo padre gli ritornarono alla mente “ Gli uomini giovani e sani non restano necessariamente tali” dandogli forza: quanto tempo ancora avevano a disposizione?
-Hermione- proruppe improvvisamente determinato.
-No…- lo bloccò Hermione scuotendo la testa sconsolata.
Come se tutto il vigore di prima fosse evaporato dal suo corpo, Ron si afflosciò sulla panca evitando con forza di guardarla in faccia. Fu una magra consolazione il fatto che, da come lo aveva interrotto, anche Hermione stava riflettendo  sulle stesse cose… Anche se non era tanto sicuro di voler sapere cosa voleva dirgli, a questo punto. Dopo un lungo sospiro, Hermione continuò:
-Siamo stanchi e sconvolti, e io non voglio che tu dica niente di cui potresti pentirti in un altro momento-
-Pentirmi?- esclamò Ron improvvisamente arrabbiato, il volto contratto dal sole e dal nervosismo. – No io…io…-
Le afferrò la mano incapace di parlare, cercando di trasmettere attraverso quella stretta i suoi pensieri che non riuscivano a prendere una forma coerente a voce. Hermione sostenne il suo sguardo prima incerta ma, quando scrutò qualcosa nel profondo dei suoi occhi azzurri, mutò improvvisamente espressione: il volto tormentato di Hermione si aprì nel primo vero sorriso che Ron vi avesse scorto finora. Fu però con infinita tristezza che lei lasciò andare la sua mano, allontanando quella piccola e sottile da quella lunga e dalle nocche sporgenti.
-C’è Harry…- disse lei, mestamente.
-C’è Harry-  ripetè lui stupidamente fissandosi con improvviso interesse i piedi.
Un’irrazionale, istantanea gelosia lo colpì; il mostro dagli occhi verdi che da sempre aveva cercato di sopprimere fiutò l’aria affamato: erano anni che non vedeva la luce del sole. Fu con immenso sforzo che cercò di metterlo in gabbia, l’altro lato della coscienza che lo tormentava facendolo sentire un verme. Alzò appena gli occhi scorgendo lo sguardo allarmato di Hermione.
Lo fissò, spaventata da quello che aveva appena detto, e gli sfiorò il petto, vicino al cuore, alla ricerca di un contatto più profondo: Ron non si ritrasse e, dal sorriso tremulo di Hermione, immaginò che l'avesse preso come un buon segno.
-Ron io... Tu concordi con me nel ritenere che non siamo due egoisti.-
Ron la scrutò di sottecchi , aggrottando le sopracciglia; aveva un'espressione così distrutta che gli provocò quasi un dolore fisico.
Si erano sempre mossi con mezze frasi, mezze parole, e questioni lasciate in sospeso; l'ambiguità del loro rapporto era arrivata ad un punto di non ritorno e lui non lo tollerava più, aveva bisogno di sentirselo dire.
-Che vuoi dire?- chiese intestardito.
-Che a volte bisogna mettere i bisogni degli altri prima dei propri e  quello che desideriamo non è sempre possibile ... Almeno non al momento- abbassò la testa, con gli occhi lucidi. – Tutto è così confuso e in equilibrio precario. Abbiamo  bisogno l’uno dell’altro…come amici. Lo capisci, vero?-
Ron fece un pietoso cenno con la testa perché se le avesse risposto di sì non sarebbe stato del tutto sincero.
Il mostro parve ruggire di disapprovazione ma, lottando contro questa improvvisa follia, il viso depresso di Harry gli balenò in testa e tutto il risentimento sfumò immediatamente nel senso di colpa: non era certo colpa sua se erano tutti coinvolti in questo casino, e lui era il suo migliore amico…che razza di traditore sarebbe stato se gli avesse fatto una cosa del genere? Harry aveva bisogno di entrambi, così come erano adesso, senza drammi e senza nuovi incomprensioni. Non si sarebbe mai, mai perdonato di abbandonarlo, Harry, che era praticamente un fratello. Come aveva potuto anche solo pensarlo per un attimo?
Si alzò di scatto, facendo sussultare Hermione che piegò un po’ la testa  all’indietro, come faceva sempre, per guardarlo bene in viso: le lanciò un nuovo sguardo determinato e, questa volta, lei intuì che aveva davvero compreso la situazione.
-Andiamo a cercarlo- disse Ron  avvicinandosi di qualche passo verso la riva del lago dove gli pareva aver intravisto la testa corvina dell’amico. –L’ultima volta che l’ho visto stava parlando con Ginny…spero non lo stia consolando con qualche bacio.- aggiunse accennando un sorriso.
Hermione gli lanciò un’occhiataccia, alzando gli occhi al cielo. – Credo…credo che invece ci sia Scrimgeour con lui- mormorò socchiudendo gli occhi, scrutando in lontananza.
Corsero verso di Harry con il vento che frustava loro il viso, avanzando verso un futuro incerto e spaventoso fianco a fianco. Tutto convergeva sempre di più verso l’attimo finale, ma una certezza andava a depositarsi in fondo all’animo di Ron: che loro tre insieme avrebbero affrontato qualsiasi cosa sarebbe successa, come avevano fatto in tutti questi anni e come avrebbero dovuto fare in futuro. E, se nel frattempo qualcosa sarebbe dovuta accadere, beh, sarebbe semplicemente successa.
E dopotutto, osservando Hermione stretta accanto a sé, qualcosa gli faceva ben sperare che sarebbe  davvero andato tutto bene.
Sì, sarebbe andato tutto bene.


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