Laura prova a fare la versione. Guarda quel participio situato alla fine della terza riga. L’ha iniziata un’ora fa, ma le voci nella sua testa si moltiplicano. Chiude la porta, così forse spariscono. È passata un’oretta, e sta ancora alla fine della terza riga. Si sente vuota. Il fratello canta nella doccia, neanche fosse un cantante lirico. Squilla un telefono. Breve pausa tra un urlo e un altro. <
Il fato le è avverso anche nelle cose più stupide. Fa davvero tanto caldo, ma si infila sotto le coperte, sono la sua unica protezione. Vuole scappare. Si addormenta, inizia a sognare. Sogna l’estate. Un’estate, che perlomeno nel suo mondo parallelo è senza debito. È tranquilla, si sente amata, non si sente più vuota. Gli altri sono felici, e anche lei lo è. Si sente piena, come se avesse mangiato tantissime mele. Così tante che quando si sveglia va in cucina, vuole il gelato.
Apre il freezer, ma non c’è più. Vede solo una cartaccia sul tavolo. Qualcuno lo ha mangiato, senza neanche curarsi di buttarne i resti. Eppure c’è una busta per la carta riciclabile.