Finalmente ho pubblicato qualcosa su One Piece…
Sono emozionata, era da tanto che aspettavo di pubblicarla,
e questa si è scritta da sola.
Buona lettura!
Tick Tick Tick
Un suono metallico, ripetutamente, interruppe la quiete
notturna della Sunny.
Un ragazzo fa mostra dei suoi muscoli, allenati duramente,
alla luce della luna, inconsapevole della ragazza che lo sta guardando – come ormai
da tempo fa – ben nascosta nell’oscurità.
Tick Tick Tick
Il suono delle lame risuona familiare nelle orecchie dello
spadaccino, tanto che ormai lo aiuta a rilassarsi come una nenia.
La ragazza, con un sospiro, uscì allo scoperto, chiedendosi
quale sarebbe stata la reazione del compagno alla sua improbabile richiesta.
Si premurò di farsi sentire da Zoro e, quando questo si
fermò, comincio a parlare.
“Voglio che tu mi alleni”. Una semplice frase, fatta di
cinque parole, può scioccare una persona? Evidentemente sì, perché per Zoro
quelle cinque parole messe in quell’ordine e pronunciate da quella
ragazza erano scioccanti.
“E perché dovrei acconsentire ad allenare una mocciosa come
te? Potresti farti male…”
Se il tono all’inizio era vagamente sprezzante – come a
dimostrare egocentricamente che l’unico spadaccino della nave era lui – con le
ultime parole era diventato incredibilmente dolce.
Nami lo sapeva, sapeva che Zoro non voleva che si facesse
del male, ma per lei era necessario.
“Sono debole, la più debole del gruppo. Anche Usopp se ci si
mette è più abile di me. Se dobbiamo combattere, voglio essere in grado di
farlo”
Il tono di voce incredibilmente determinato e la postura che
aveva preso la navigatrice, fecero intuire a Zoro che non avrebbe cambiato
idea. E se Nami si convince di una cosa, la ottiene. Scocciando fino allo
stremo per averla. Perciò….perché farsi infastidire? Tanto valeva accontentarla
subito.
“Lo so che me ne pentirò….ma d’accordo, se ci tieni tanto…ti
insegnerò a combattere come si deve”
Si diedero appuntamento la notte, perché a detta di Zoro ci
si allenava meglio anche alla percezione non visiva.
Le serate trascorsero, e gli allenamenti davano lentamente i
loro frutti. Nami riusciva a controllare perfettamente il suo bastone, ma non
era ancora riuscita a sconfiggere Zoro.
Tock Tock Tock
Un paio di settimane dopo, il suono metallico prodotto dalla
spada contro il bastone, risultava ancora alieno alle orecchie dello
spadaccino.
Stavano combattendo, Nami contro Zoro, Bastone contro Spada,
e lui faceva il possibile per non ferirla.
La sua pelle perfettamente liscia e morbida non doveva
ritrovarsi ricoperta di cicatrici.
Tuttavia, un colpo più forte del bastone spostò la spada,
che andò a tagliare superficialmente il braccio della ragazza.
Zoro prese, piano, il braccio della ragazza, esaminano il
taglio e vedendo che non era assolutamente niente di grave. Solo un piccolo graffietto,
che sarebbe guarito in qualche giorno senza lasciare traccia, per fortuna.
Però, sapendo di averla ferita, Zoro diventò inquieto.
Doveva proteggerla, non tagliarla a fettine. Se si fosse
fatta qualcosa di più grave, non se lo sarebbe mai perdonato.
Nami, appoggiata al parapetto della nave, fissava il mare,
nero come la pece, e l’orizzonte, dal quale si poteva cominciare a vedere una
sottilissima striscia di cielo blu chiaro, segno che l’alba stava arrivando.
Zoro la raggiunse, e rimase dietro di lei, cingendole le
braccia attorno al ventre piatto, in un dolce abbraccio.
Inspirò profondamente contro il collo della ragazza,
inebriandosi del suo profumo.
Nami si rilassò contro di lui, sospirando piano.
“Perché vuoi a tutti i costi diventare una brava
combattente?” Zoro parlò con voce bassa, per paura di svegliare qualcuno.
“Perché sì”
Zoro la guardò con un sopraciglio alzato
“E ti sembra una risposta?”
“Lo è. E se non ti sta bene peggio per te”
Zoro ridacchiò piano. Poi volse lo sguardo all’orizzonte,
aspettando l’alba abbracciato a Nami.
Rimase silenzioso per qualche istante, combattuto sul se
dare voce ai suoi pensieri, e prima che se ne potesse accorgere, aveva già
mormorato quello che stava pensando.
“Non pensare di essere un peso per noi. Sei un’ottima
navigatrice, senza di te saremmo persi. E non ti preoccupare per gli scontri,
ci sarò sempre io a proteggerti”.
Nami sorrise, lieve.
“Grazie, Zoro”