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Autore: HZLNL_1D    15/05/2015    9 recensioni
Dopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persona, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore.
Ti abitui alla solitudine, oltre a quella esteriore, anche a quella interiore, che è peggio.
Impari a fare affidamento solo tu stesso.
È così la vita: ti toglie e ti da.
Sta a te trovare un modo per sopravvivere.
Qualcuno, per cui sopravvivere.
_______________________________
Dicono che gli opposti si attraggono.
Ma se per una volta, fossero due persone apparentemente diversi ma così profondamente uguali ad attrarsi?
Dalla storia:
"Allora, vado così ti lascio sola."
"Tanto ci sono abituata."
"Ok, vado."
"Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Confusion.


 
A volte succede, di avere dei risvegli bruschi o strani. Di svegliarsi con l'ansia senza saperne il perché, di svegliarsi con una sensazione di vuoto, o di paura. Accade alle persone di avere brutti risvegli. Come ad altre accade di avere brutte notti. E come ad altre accade di avere brutte giornate.
Ad esempio, ad Haley e Ashton succedeva di avere brutti risvegli, ma anche brutte notti e spesso brutte giornate. O un brutto periodo nella vita.
Quella notte però, Haley non aveva avuto una brutta nottata. E non poteva non soffermarsi su questo pensiero. Negli ultimi due anni, non c'era stata una sola notte in cui il suo sonno non era stato interrotto da quegli incubi, dai sensi di colpa. Quella notte però accadde. Tra le braccia di Ashton, riuscì a dormire. Un sonno sereno, tranquillo. Niente incubi, niente sensi di colpa. Niente risvegli bruschi nel bel mezzo della notte.

Quando aprì gli occhi ebbe bisogno di un paio di minuti per ricordarsi dove si trovasse. Le pareti bianche, i letti vuoti e la stretta ferrea sul suo fianco le diedero una mano a farle tornare velocemente tutto in mente. Alzò il volto e distante dal suo c'era quello di Ashton, che ancora dormiva.
Il volto rilassato, le labbra appena socchiuse e alcuni ricci che gli cadevano sulla fronte. Haley sorrise. Lui continuava a ripeterle che si sarebbero fatti del male, che se lo stavano già facendo. E lei avrebbe voluto far finta di non capire, come il primo periodo in cui si erano conosciuti. Ogni qual volta lui dicesse quella frase lei non capiva davvero, poi però ne prese coscienza anche lei. Lo sapeva fin troppo bene, purtroppo. Ma il fatto che ora fosse lì tra le sue braccia, dimostrava che entrambi stavano stupidamente, o forse non proprio stupidamente, ignorando la cosa. Forse un giorno ne avrebbero pagato le conseguenze, ma le veniva difficile da pensare dopo che era riuscita a passare una notte lontana dai suoi demoni, tra le braccia di quello stesso ragazzo che, a detta di lui, le avrebbe fatto del male. Avrebbe dovuto pensarlo come il veleno che l'avrebbe uccisa, e lo pensava, ma nello stesso tempo non riusciva a non vederlo anche come il suo antidoto.
Ashton si mosse nel sonno avvicinandola ancora di più a sé, e Haley non poté fare a meno di sentirsi al sicuro, difesa, accettata. Pur sapendo che forse non era proprio così, però erano quelle le sensazioni che Ashton le dava. Però in quel momento, un pensiero le attraversò la mente interrompendo il suo attimo di tranquillità. Anche lui, un giorno, se ne sarebbe andato.
Ne era più che sicura che sarebbe successo. Succedeva sempre. E lei lo sapeva, per questo si era fatta una promessa. Niente più illusioni, niente fiducia alle persone, niente più legami. E da quando era arrivata qui li aveva infrante tutte quelle promesse che si era fatta a sé stessa.
Si era così facilmente affezionata a Josh, sentendosi parte di una famiglia con lui. Si era lasciata andare al forte legame creatosi con Calum. E poi Ashton. Forse uno dei casini più grande della sua vita, che non sapeva come definire. Quello che c'era tra di loro, non sapeva cosa fosse né se in realtà fosse qualcosa. Una cosa che sapeva però, era che di lui aveva provato a farci a meno. Ma non poteva, non voleva. Era soccorsa in suo aiuto, un aiuto che lui non le aveva nemmeno chiesto. Ma lei sentiva quello strano bisogno di salvarlo da lui stesso, proprio come voleva che qualcuno salvasse lei da se stessa. Stava infrangendo una delle promesse più importanti che si era fatta, e sapeva che presto si sarebbe odiata per ciò. Perché un giorno, se ne sarebbe andato. Avrebbe aperto gli occhi, visto quanto poco fosse lei, e l'avrebbe lasciata.
Perché lei si definiva un problema, una responsabilità. Qualcosa di troppo grande, troppo impegnativo, una responsabilità troppo grossa. E lei sapeva bene che queste cose, alla gente non piacciono. Tutti cercano la via più facile, il modo più semplice per avere una vita felice, non complicata. E lei non rientrava in niente di tutto questo. Lei non si reputava abbastanza da poter rendere la vita di qualcuno felice, semplice. Una bella vita, insomma. Lei non sarebbe mai stata niente per nessuno.
Si allontanò cauta dal corpo del biondo e si alzò dal letto. Sul suo viso non c'era più neanche una minima traccia del sorriso che prima era stampato sul suo volto.
Quel pensiero l'aveva turbata. Era arrivata al punto in cui si era resa conto di avere un bisogno. Quel bisogno era Ashton. Quel bisogno era sbagliato. Lei non doveva avere bisogno di nessuno. Lei doveva essere forte, da sola. Lei doveva andare avanti, da sola. Perché nessuno sarebbe rimasto con lei. Doveva essere sempre pronta agli addii silenziosi.

Rivolse un ultimo sguardo ad Ashton, per poi uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle. Si appoggiò contro un momento, per poi fare un respiro profondo e incamminarsi per i corridoi dell'ospedale.
"Ehi, Haley!" Quella voce ormai perfettamente conosciuta, la fece fermare davanti l'ascensore. Si girò e vide il moro andarle incontro con un sorriso stampato sul volto, che sparì non appena le fu di fronte "Dove stai andando, Hal?"
"A casa. " rispose piano abbassando automaticamente lo sguardo sul pavimento sporco.
"Cos'è successo?"
"Nulla, semplicemente.. è sbagliato. Spero che al risveglio starà bene, ciao Calum." Si voltò, pronta per salire sull'ascensore che l'avrebbe portata al piano di sotto ma Calum la fermò ancora.
"Haley, non farlo. Non far vincere la paura, non questa volta. Ci sono io con te" le si avvicinò e capì che non avrebbe ottenuto nessuna risposta da lei, così le alzò il viso facendo incontrare i loro sguardi. "Torna, ha bisogno di te ormai."

Mosse le braccia, sentendo un vuoto accanto a lui. E non solo. Il vuoto che sentiva accanto a lui sapeva da cosa potesse essere procurato, quello dentro no. Forse.
Aprì gli occhi, riparandosi dalla luce che entrava dalla finestra e anche dalla luce fastidiosa della stanza. Era tutto così bianco, e lui odiava il bianco. Odiava anche quel posto. L'ultima volta in cui aveva messo piede in un ospedale era stato due anni prima, quel giorno dal quale la sua vita avrebbe preso un'altra piega.
"Buongiorno " Quella voce lo portò a voltarsi automaticamente in direzione della sedia che la sera prima era occupata dalla ragazza, sulla quale adesso però era seduto Calum.
"E' andata via" affermò, con lo sguardo perso nel vuoto. Provò un fastidio a non trovarla lì con lui, e si diede dello stupido. Non doveva importargli della sua presenza, ma ormai era troppo tardi e pian piano stava riuscendo a capirlo. Ma non ad accettarlo.
"Tornerà" disse serio Calum, per poi alzarsi e prendere la colazione che gli aveva preso prima di entrare lì "Ti ho portato qualcosa da mangiare, la colazione dell'ospedale è piuttosto scadente si sa"
"Ti ha detto se torna?" chiese Ashton, per poi pentirsene "Io.. niente, lascia perdere. Tanto non m'importa." Il suo sguardo divenne serio, quello di sempre. Occhi spenti e vuoti, inespressivi.
"Ashton, lei resta. Non se ne andrà. Ma tu non farla scappare, okay? Se non lo farai, starne certo che lei non andrà via." Ashton lo guardò e rimase a fissarlo per un po', riflettendo davvero su quelle parole. E lui in quel momento si rese conto che era questo il problema, aveva paura. Paura di affezionarsi a lei, paura di provare qualcosa, paura di essere lasciato solo di nuovo. Prese il caffè che Calum gli porgeva e ne bevve qualche sorso, per poi tirare fuori un argomento qualunque da trattare con l'amico. Sarebbe stato lì ad aspettarla, ma non lo avrebbe ammesso a nessuno.

C'erano tante buone ragioni per prendere quella decisione, quante ce n'erano per non farlo. Aveva saltato scuola e passato tutta la mattina a pensare ad Ashton, a ciò che era successo e alle parole di Calum. La testa era sul punto di scoppiarle, non sapeva più a cosa pensare. Voleva un po' di tranquillità, quella le mancava davvero tanto. Le parole di Calum non riusciva proprio a togliersele di testa, ma le veniva impossibile credere che Ashton avesse bisogno di lei. Aveva sicuramente bisogno di qualcuno, perché non c'è un solo essere umano che non abbia bisogno di una persona al suo fianco, ma lei non credeva di essere la persona di cui Ashton avesse bisogno. Si sarebbe voluta arrendere all'idea che lei, per Ashton, non sarebbe mai stata abbastanza.
Nell'arco della giornata aveva pensato più volte che la cosa giusta da fare sarebbe stata quella di rompere quel loro rapporto, che non sapeva come definire se non un rapporto quasi malato. Qualsiasi cosa fosse, sarebbe dovuta finire e andare avanti ognuno con la propria vita. Ma poi pensava a lui, a quei ricci biondo cenere e a quei occhi verdi. Finiva con il sorridere amaramente e ammettere che gli sarebbero mancati. Gli sarebbero mancati i loro baci, le frasi sussurrate e la sensazione di protezione che le sue braccia le facevano sentire. Arrivò alla conclusione che forse era troppo tardi per fare finta di niente.
Forse un giorno se ne sarebbe pentita o forse no, ma in quell'istante non le importava.
Bussò contro quella porta blu d'ospedale, ma non ricevette risposta. Sentì delle voce provenire dall'interno e così aprì, un po' titubante. Non riuscì a non sorridere quando vide Ashton e Calum battibeccare come due bambini. Il primo a voltarsi verso di lei fu Calum, che le rivolse un grande sorriso e si avvicinò a lei.
"Sapevo che avresti fatto la cosa giusta per entrambi" le sussurrò, stringendola in un breve abbraccio.
Haley gli sorrise e quando sciolsero l'abbraccio, si voltò verso Ashton e vide che la stava già fissando. Abbassò lo sguardo involontariamente e un mezzo sorriso le spuntò sul viso.
"A questo punto, io vado che ho da fare. Sei in buone mani tanto" disse Calum, sorridendo all'amico. Ashton annuì, mentre Haley guardava fuori dalla finestra.

Non sapeva se essere felice o meno del fatto che da lì a poco si sarebbe ritrovata, di nuovo, sola con Ashton. Dopo aver salutato entrambi e aver fatto le sue raccomandazioni all'amico, Calum uscì dalla stanza lasciandoli soli.
Haley era abbastanza decisa di risultare disinvolta, come se per l'intera giornata Ashton non fosse stato il suo pensiero fisso. Prese una sedia e l'avvicinò al letto, per poi sedersi.
Stava pensando di porgere qualche domanda ad Ashton riguardante le sue condizioni per rompere quel silenzio opprimente che regnava la stanza, ma Ashton la precedette.
"Sei andata via presto questa mattina"
"Sì, dovevo tornare a casa" rispose titubante, mentre cercava di capire il suo stato d'animo. Il tono di voce che aveva usato non l'aiutava, non riusciva a capire se fosse infastidito o sollevato di non averla ritrovata al suo fianco una volta sveglio.
Ashton annuì solamente, senza distogliere lo sguardo dalla finestra. Il cielo era ricoperto da nuvole grigie e gli alberi erano mossi dal forte vento e presto la città si sarebbe ritrovata sotto la pioggia. Haley aspettò qualche secondo nella speranza che dicesse altro, ma quando vide che stava in silenzio decise di tentare a non far calare nuovamente il silenzio tra loro.
"Cosa ti hanno detto i dottori questa mattina?" Chiese, rilassandosi sulla sedia. Ashton si voltò e rimase fermo a guardarla per un po', senza proferire parola. Haley sentì la gola stringersi e in quel momento le sembrava difficile anche respirare. Quello sguardo penetrante aveva sempre lo stesso effetto su di lei.
"Potresti prendermi una maglia pulita?" le chiese tutto d'un tratto e Haley gliene fu quasi grata. Scattò dalla sedia, dirigendosi verso il piccolo armadietto blu nella parete di fronte. Lo aprì e rimase a fissarne distrattamente il contenuto, approfittando del momento per riprendersi. Succedeva ogni volta che la coglieva impreparata. Quello sguardo profondo, che non sapeva se dover temere o meno. L'anima di una persona è nascosto nel suo sguardo, per questo si ha paura di essere guardati negli occhi. Haley aveva sempre saputo mascherare tutto, nel suo volto non c'era nessuna traccia dei suoi demoni, il suo sorriso risultava sempre sincero a tutti. Gli occhi invece, quello che c'era lì dentro non poteva nasconderlo in nessun modo. I suoi occhi erano come un libro aperto, sarebbe bastato uno sguardo per capire. Ma la gente sembrava sempre essere analfabeta, e lei è sempre stata grata di ciò. Ma lo sapeva che lui, ci sapeva leggere benissimo. E se averne paura o meno, doveva ancora capirlo. Questo era uno dei motivi per cui reagiva così al suo sguardo.
Fece un respiro profondo e prese la prima maglia che gli capitò davanti subito dopo aver riaperto gli occhi. Fece appena in tempo a chiudere l'anta blu dell'armadietto, prima di sentir posare due grandi mani sui suoi fianchi e la sua schiena premuta contro il petto di Ashton. Sentì il volto del ragazzo molto vicino al suo e i suoi ricci biondo cenere le sfioravano il viso.
"Perché sei andata via questa mattina?" le sussurrò all'orecchio e lei chiuse gli occhi, sentendo i brividi salirle lungo la spina dorsale. Quando vide che non rispondeva, strinse la presa sui fianchi assicurandosi di non farle male.
"Ero confusa" rispose titubante, indecisa se continuare. Ashton si spinse in avanti, annullando ogni minima distanza tra i loro corpi, incitandola a continuare. "Tu mi confondi. Niente sembra avere senso. Non mi fido di me stessa quando sono vicino a te." sentì il tocco di Ashton sparire, giusto il tempo di chiedersi cosa avesse detto di così stupido ma Ashton la voltò quasi bruscamente. Successe tutto così velocemente che ci volle del tempo per accorgersi che ora tra le sue labbra e quelle di Ashton c'era una distanza quasi inesistente.
Ashton portò la mano destra sul volto di lei, accarezzandola delicatamente senza smetterla di fissarla negli occhi.
"Non farlo più, non andartene. " le soffiò sulle labbra, per poi far sparire la distanza tra di loro. Quello che inizialmente era un bacio gentile, si trasformò in qualcosa di più. Attaccò completamente il suo corpo a quello di Haley, bloccandola tra lui e l'armadietto. Haley legò le braccia intorno al suo collo senza interrompere il bacio, mentre la mano di Ashton si insidiò sotto il tessuto leggero della maglia di lei accarezzandole il fianco. Sembrava che Ashton volesse trasmetterle qualcosa attraverso quel bacio così bisognoso, sembrava volesse farle capire quello che non riusciva ad ammettere a parole e che forse non avrebbe mai ammesso. Haley interruppe il flusso di pensieri, concentrando la sua attenzione sul momento. Si strinse a lui, ammettendo a se stessa quanto quelle labbra le fossero mancate, quanto avesse ignorato inutilmente il bisogno di quel contatto tra di loro.
Ashton interruppe il bacio, poggiando la fronte su quella di lei.
Era lì in piedi, con il capo chino e le braccia intorno alla vita di Haley e in quel momento si sentì più leggero. Le ferite sul suo corpo sembravano essere sparite, non avvertiva nessun dolore.
Aveva desiderato baciare ancora quelle labbra da quando l'aveva cacciata dallo spogliatoio, prima dell'incontro.
La guardò negli occhi, adesso languidi e così azzurri. Gli piacevano i suoi occhi, e gli piaceva ancor di più che attraverso quelli lei non riuscisse a nascondergli nulla. Era felice di saper leggere quello che si celava dietro essi.
Sentì il braccio di lei scivolarle lungo il fianco e la vide abbassare il volto.
"I dottori mi hanno detto che domani mi dimetteranno, dovrò tornare la settimana prossima per dei controlli." disse piano, rispondendo alla sua precedente domanda. Haley annuì senza guardarlo, così la prese per il mento e le alzò il volto lasciandole un bacio sulla fronte. Quel gesto sorprese entrambi, ma nessuno dei due disse niente. Haley si limitò a nascondere il viso tra la spalla e il collo di Ashton e sospirò, mentre lui la stringeva forte a sé.  

"Tornerò domani, se ti va ti accompagno a casa con Calum" disse Haley, spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro. L'infermiera aveva fatto irruzione nella stanza dicendo che le condizioni di Ashton erano migliorate e che avrebbe potuto passare la notte da solo e solo i pazienti che non avevano la possibilità di muoversi autonomamente avevano il diritto di essere assistiti da una persona durante la notte. Quindi una volta finita l'ora delle visite, Haley sarebbe dovuta tornare a casa.
"Va bene, ti aspetterò allora. " disse guardandola.
Haley annuì per poi voltarsi e dirigersi verso la porta. Prima che afferrasse la maniglia, si sentì fermare per i fianchi e voltare velocemente.
"Salutami prima" le disse, spingendola contro il muro e chinando leggermente il capo, così da poter posare la fronte sulla sua.
Haley si morse il labbro, indecisa su cosa fare. Poi si alzò sulle punte e gli stampò un leggero bacio sulle labbra.
"A domani, Ashton" sussurrò.
Questa volta fu Ashton ad avvicinarsi alle sue labbra e dopo averle morse piano, la baciò "A domani, Haley"
Durante il tragitto verso casa, Haley non smise di sorridere neanche un attimo. Che fosse giusto o meno non le importava, perché qualsiasi cosa fosse, la faceva stare bene. Se questo le avrebbe causato dei problemi, al momento non le importava. Non si aspettava niente da Ashton, ma quel pomeriggio, era un altro. Si era lasciato andare e lei non voleva illudersi, ma nel profondo sperava ancora che il vero Ashton si facesse ancora vivo in sua presenza.

Aprì la porta di casa e si diresse direttamente in salotto, dove vide le luci accese. Era sicura che Josh fosse rientrato già a casa e la stesse aspettando.
"Josh, sono tornata!" esclamò sorridente, ma non appena vide Josh affiancato da quella persona il sorriso si spense, lasciando spazio ad un espressione triste, confusa. Sentì lo stomaco stringersi e la testa girare, una fitta al petto e il forte dolore che aveva sentito negli anni passati tornò forte, quasi a ricordarle quanto quella persona l'avesse ferita. 



________________Spazio autrice_______________________

Quanto mi mancate, owh. Davvero. Una volta aggiornavo frequentemente e vi sentito molto più spesso, attraverso le recensioni o messaggi privati. Ora invece ho pochissimo tempo e entro su EFP troppo poco. Mi manca sentirvi davvero, però è bellissimo vedere che siete sempre qui ad aspettarmi e a farmi sorridere con le vostre bellissime recensioni, e ancor più bello è vedere che dopo tutto questo tempo continuate a sostenermi. Vi adoro, davvero. Siete fantastiche e ne approfitto per ringraziarvi. 
Detto questo, aggiungo che avevo questo capitolo pronto da un po' ma sono riuscita a postarlo solo ora su EFP, quindi perdonatemi il ritardo. Come sempre, uff. Sono le ultime settimane di scuola, è la mia situazione è moolto complicata. Ho interrogazioni e verifiche ogni giorno, infatti dovrei essere a studiare ma ci tenevo a postarvi questo capitolo. Nonostante questo problema, cercherò di scrivere un po' tutti i pomeriggi così da non far passare tantissimo tempo. Ragazze scusatemi davvero, odio fare tardi. Ma non posso farci niente. Scusatemi, sinceramente. Sono dispiaciuta davvero molto. 
Okay, può bastare. Non voglio farvi annoiare. Spero il capitolo sia di vostro gradimento e spero di trovarvi ancora tutte quei. Scusatemi se nel testo è presente qualche errore, lo leggerò una volta sistemate le cose.
Baci,
Giada
  
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