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Autore: MissBethCriss    16/05/2015    1 recensioni
-- TRATTO DAL CAPITOLO --
Sebastian non aveva mai creduto al caso, benché meno all’amore. Entrambe venivano considerate da lui come le peggiori delle malattie che potevano affliggere l’essere umano, ti rendevano miope e dipendenti da qualcuno dandogli troppo potere su di te.
Ma quando si trovò difronte ad entrambe non poté far altro che ricredersi poiché l’incontro con l’amore avvenne per caso e lo travolse.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Photograms

Crazy Little Thing Called Love

 
Sebastian non aveva mai creduto al caso, benché meno all’amore. Entrambe venivano considerate da lui come le peggiori delle malattie che potevano affliggere l’essere umano, ti rendevano miope e dipendenti da qualcuno dandogli troppo potere su di te.
Ma quando si trovò difronte ad entrambe non poté far altro che ricredersi poiché l’incontro con l’amore avvenne per caso e lo travolse.
Si ricorda ancora quel giorno, anche a distanza di mesi. Si era alzato presto per andare al parco, sapeva che quello era un momento propizio per lavorare al suo progetto del corso di fotografia: immortalare chi inscenava un concerto fra vie della città, quando non vi è anima viva e non ti riesci a trattenere, quella è la tua canzone e la devi cantare a squarciagola.
Sebastian dapprima era scettico, non gli piaceva, ma nel momento dello sviluppo fotografico si era fatto le peggiori risate, al riparo nella camera oscura, e si era convinto a continuare.
E fu proprio in un giorno di primavera che si imbatté in Blaine Anderson. O per meglio dire che sentì quel ragazzo dai ricci corvini indomabili cantare.
Quando ciò avvenne Sebastian istintivamente tirò fuori la sua Canon dalla custodia e incominciò a fotografare con la stessa frenesia di chi respira dopo che per molto tempo ha trattenuto il fiato.
Il ragazzo sconosciuto portava una canottiera bianca, gli cadeva larga sui fianchi gonfiandosi ad ogni passo facendo intravedere gli addominali allenati, e dei pantaloncini neri illegali – che a detta di Sebastian lo fasciavano fin troppo.  Invidiò gli occhi che potevano accarezzargli il corpo anche da lontano, nacque in lui un fuoco che lo stava facendo impazzire, e le sue mani bramarono quel corpo. Fu questo il motivo  per il quale non riuscì a contenersi, imprimendo sulla pellicola ogni suo minimo dettaglio. Sebastian indugiò fin troppo con l’obbiettivo sul corpo del ragazzo, lo sapeva, ma per conformazione professionale si era abituato a fotografare solo ciò che gli catturava l’occhio e quel ragazzo andava oltre a tutto ciò in cui aveva sempre creduto.
Ma se il suo corpo aveva acceso in lui una scintilla di ispirazione, il suo viso era la parte migliore. Delle espressioni come quelle non ne aveva mai viste prima, dovette lottare molto duramente contro l’impulso di lasciarsi andare a una genuina risata. In quel momento il moro misterioso si fermò, aprì le braccia e chiuse gli occhi, successivamente si portò un pugno alla bocca come se vi tenesse un microfono e incominciò quel tipo di spettacolo che si aspettava il suo professore.
Il moro, oltre a cantare con una voce di chi ha anni di studio dietro di sé, aveva un modo tutto suo di ballare e Sebastian non si lasciò sfuggire neanche una mossa. Saltava sul posto agile come i pugili muovendosi con l’eleganza dei ballerino, i muscoli si tendevano assecondando ogni movenza. Con uno scatto, poi, saltò sulla panchina verde, lì affianco, e incominciò a suonare una chitarra invisibile, rompendola anche, imitando i geni del rock. Ciò che lo faceva sorridere, come non accadeva da tempo, era che il ragazzo non si limitava a cantare la voce di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody, ma anche quella degli altri componenti dei Queen e i loro relativi strumenti. E Sebastian si ritrovò a pensare come era possibile che l’iPod del moro si trovasse ancora al sicuro nella fascia sull’avambraccio, la sua staticità andava contro ogni legge della fisica.
Quando capì che la canzone stava per giungere al termine e che da lì a breve lo avrebbe perso per sempre, sistemò con cura la macchinetta e corse verso quel palco improvvisato, che per i comuni mortali era solo una normalissima panchina arrugginita e segnata dal tempo, sedendosi sulla piccola porzione ancora libera. Da quel punto Sebastian riusciva a sentire ciò che stava perforando il timpano del cantante, non si meravigliò del fatto che non aveva captato il suo click impazzito. Si accorse della sua presenza solo quando gli sfiorò con delicatezza la coscia. Il suo viso si tinse di tutte le sfumature di rosso fino al bordeaux e come se gli avessero tolto  le pile si lasciò cadere sulla panchina col viso abbassato.
Mugugnava delle parole che a Sebastian suonavano molto come “ti prego fa che non è come penso, ti prego, ti prego.”
— Mi rincresce, ma è come pensi — disse Sebastian. E l’altro incominciò a valutare le vie di fuga disponibili, ma non vi erano, e si chiese perché tali situazioni capitavano sempre e solamente a lui. Il Karma amava giocare con lui.
— Ho visto di peggio — fece il più alto per tranquillizzarlo, con un sorriso che non riusciva più a nascondere.
— Ne dubito.
— Sono Sebastian Smythe, fotografo a tempo pieno e studente di legge a tempo perso.
— Blaine Anderson, esperto ideatore di scene imbarazzanti e attore a tempo perso.
Sebastian gli tese la mano e l’altro gliela strinse. — Piacere Blaine Anderson, eccelso creatore di scene imbarazzanti —  gli disse rubandogli un sorriso e poi aggiunse: —  Ma particolarmente sexy.
E Blaine si andò a nascondere il viso fra le mani e disse qualcosa che Sebastian non riuscì a captare.
— Scusa?
— Penso che è ora di andare e mi dispiace per il mio “spettacolo” — e dicendo ciò Blaine si alzò.
— A me non dispiace affatto — ribatté Sebastian alzandosi a sua volta. — Mi hai regalato gli scatti migliori per il mio progetto.
Blaine sbarrò gli occhi. — Ma è legale? Non puoi! — balbettò il moro.
— Certo che sì, sono uno studente di legge a tempo perso ricordi? Al mio insegnate interessa solo la tecnica, quando le ha visionate vengono distrutte.
— Non usarle, ti prego, è imbarazzante! — si lamentò l’atro.
Un sorriso sghembo si delineò sul volto di Sebastian e disse: —Non le uso se vieni a prendere un caffè con me.
— Affare fatto — disse senza pensarci.
— All’Oberon, alle quattro. Mi troverai lì con i tuoi scatti sviluppati.
Blaine annuì per poi scomparire dalla sua vista il più velocemente possibile.
 
E Blaine restò a far parte della  vita di Sebastian per molto più di un caffè.
 


Beth's Corner
Salut! Approfitto della lentezza della stampante per pubblicare questa cosa qui che partecipa al contest "One sho(r)t-circuit" della pagina Amici della Mangusta. E dopo questo piccolo scempio - frutto di poche ore di sonno, scritto fra una pausa studio e fra le mille repliche dello spettacolo che mi hanno distrutta - non vi rubo altro tempo e vi lascio, ritorno a studiare. 
Buon sabato e che la mangusta sia con voi.
DFTBA

Beth
 
 
   
 
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